IL MEDITERRANEO E LE ROTTE COMMERCIALI FRA LA PENISOLA APPENNINICA ED IBERICA  

testo di Iwona Modrzewska-Pianetti
Istituto di Archeologia
Universita’ di Varsavia

traduzione di F.Pianetti ISDGM CNR

Foto

Dopo  aver  accertato  la  presenza  di  contenitori spagnoli nell’ Alto Adriatico,  ci  si  e'  domandato  quali fossero le vie di arrivo di  queste  anfore.  Ne  consegue che bisognava  risolvere  un  altro  problema e cioe' se le forme e le quantita'  presenti  nel  Veneto sono in qualche maniera eccezionali oppure  se  i  ritrovamenti   nelle  altre  zone  dell'  Impero  mostrano  anch'essi una presenza simile di anfore spagnole. Per  poter  dare  delle  risposte  occorre non solo  analizzare i   ritrovamenti  terrestri,  ma fare anche una revisione dei carichi  dei naufragi mediterranei che sono anche depositi di anfore. Pur  se  sono  trascorsi circa  quaranta anni dallo sviluppo delle  ricerche   subacquee,  le  ricerche  nel  Mediterraneo non  sono  uniformi.  Per  fare  un esempio diremo che le coste francesi, al  contrario  delle  coste adriatiche italiane. sono da anni oggetto  d' indagini subacquee che hanno portato alla scoperta di numerose  navi  sommerse  che  trasportavano  anche contenitori spagnoli. I  naufragi  presso  le  coste  venete  sono  esplorati solo da poco  tempo.  Potrebbero essere interessanti per i percorsi adriatici e  le relazioni-via terra e via acqua- fino ad Aquileia.

 Vorremmo  presentare qui i  naufragi  ed  i  loro carichi di maggiore   importanza  per la relazione dell'
Italia con l' Hispania: Betica  e  Tarraconensis.  Si  deve dire che, dagli anni sessanta, sono  stati scoperte ed esplorate lungo le coste iberiche numerose navi   naufragate, pero' la loro distribuzione non e' tanto uniforme  (vedi figure allegate).  Le  coste  catalane  ci  forniscono materiali molto importanti sia  con  l'  organizzazione  dei  lavori  subacquei in Catalogna, per  esempio  quelli svolti dal gruppo del Museo di Gerona, che per il riconoscimento delle rotte antiche. Sono note anche una ventina  di  navi  di  varie epoche naufragate nelle vicinanze delle coste  valenzane .  Si  puo' dire che presso le coste catalane prevalgano  le  navi  medie e piccole naufragate mentre trasportavano carichi  repubblicani  di  anfore  locali  :le  Pascual  1  e  Dr 2-4 sono  sommerse presso Port de Selva, Cap de Creus,Llafranc.Erano destinate per trasportare  il vino prodotto nelle coste e lungo la Valle di Ebro.  Vi  sono  anche navi naufragate che transportavano anfore Dr 20 per olio  e  Dr  7-11  per garum a  Messe d' Or(Cap de Creus),Cap Salou (Tarragona),Ses Negres(Beyur). Anfore  di  altri tipi, pur se non numerose ,sono state ritrovate  nei naufragi avvenuti presso Cele Culip, Ses Negres: anfore Dr 12  nel   naufragio  di  Ametlle  de  Mar  (Tarragona),  Dr  16-17  a  Roses-Cadoques,  Haltern  7O a Tosse(Port de Selva).I due primi tipi erano usati per il trasporto delle salse e conserve di pesci invece le Haltern erano i contenitori per il vino andaluso prodotto dal I sec.A.C alla prima meta’ del I sec.D.C. I Naufragi  avvenuti   in  questa  zona  presentano  vari  tipi  di  anfore: e'difficile essere d' accordo con J.Miro' che ritiene incidentale  la  presenza  di contenitori betici sulle navi sommerse presso le  coste  catalane(vedi bibliografia);  forse  nel  senso  che non erano destinate alla  Tarraconensis,  ma passavano per quella zona, o per completare il carico  o  per passare la brutta stagione, dirette verso le coste  francesi.  Al  momento  sembra  che  la  zona  costiera  catalana  fornisca  un  maggior  numero  di  materiali repubblicani e tardo  romani. Una  delle  recenti scoperte, degli anni ottanta, e' quella fatta  nelle  vicinanze  di  Cabo  de  Creus(Gerona)  che  offre  grandi  possibilita'  di  analizzare  la composizione del carico.La nave, dell'   epoca   vespasiana,  trasportava  una  settantina  di  Dr  20,provenienti probabilmente da Arva sul Guadalquivir, una grande  regione  produttrice  di  questo tipo di anfore olearie.Trasportava anche  terra  sigillata sud-gallica(piu' che mille esemplari) prodotta a  Graufesenque  negli  anni  6O-7O  del  I sec.d.C. I calcoli fatti  permettono  di  stabilire  che  si trattava di un carico di circa  sette  tonnellate.La  merce  gallica  veniva portata insieme alle  anfore   betiche;  cioe'  nella  Tarraconensis  dovevano  essersi  trovati  due  carichi,  uniti  poi  per  il  trasporto conclusosi  sfortunamente all' inizio del viaggio.  Vale  ricordare  che  la  famosa nave del I sec.a.C. scoperta nel  195O  da  N.  Lamboglia presso Albenga(Liguria) trasportava  piu’ di  seimila anfore ed aveva una capacita' di quattrocento tonnellate. Tornando  alla  zona di Gerona, ricorderemo che si sono ritrovate  anche  navi  che  trasportavano  la  merce  dall' Italia verso la  Spagna.  Lo  indicano  le  Dr  1  e  l'  epigrafia anforica del  naufragio a Cabo de Creus del I sec.a.C.  Lo  sviluppo  della  produzione  delle  anfore  in Catalogna,tipo  Pascual   1   e   Layetane,  e'  dimostrato  dai  circa  duecento  contenitori  che  facevano  parte del carico della nave ritrovata  anch' essa  nelle vicinanze, a Los Ullastret.   Questo  carico  dimostra che la produzione locale di anfore  vinarie  veniva  esportata  nel  I  sec.a.C.  e  che  sulle coste  catalane non solo venivano portati i vini dell' Italia. I  materiali  ceramici  della  Catalogna settentrionale, come per  esempio   quelli   ritrovati   a  Riells  la  Clota,  provano  la  coesistenza  delle ceramiche italiche con i prodotti spagnoli del  periodo  repubblicano  e  con  i contenitori provenienti anche da  Ibiza.   Nella   zona   sono   state   ritrovate  insieme  anfore  greco-italiche, Lamboglia 1 A, C tirreniche del II -I sec.a.C. ed  anche Pascual 1 e Dr 2-4 di produzione locale. Fra i ritrovamenti  dominano  le  Dr  2-4  come ad Ampurias, mentre nella Costa Brava  sembrano  prevalere  le  Pascual 1, anch' esse usate per il vino,  prima  delle  Dr 2-4. Nella zona di Riells la Clota ci sono stati  pero'  anche  ritrovamenti  di  Dr 20 e di Dr 7-11, Dr 14 e Dr 38  anche  se  in quantita' minori. Di produzione spagnola sono le Dr  28(per molluschi oppure per miele)  anche  se in questo caso occcorre verificarne la provenienza perche’ le anfore a fondo piatto erano prodotte anche in Catalogna e servivano per vino come dimostrano gli studi di V.Revilla Calvo per la zona di Tivissa.  La  Clota,  vicino  ad Ampurias, non era il piu' importante porto  intermedio  per  la  merce  betica  e per questo motivo le anfore  della Spagna meridionale non sono tante.La maggioranza della merce betica passava per la Costa Blanca e per le Baleari verso l’Italia.

 E'  da  aggiungere  che alcuni ritrovamenti nelle vicinanze delle  coste  non provengono dagli stessi carichi e da qui la diversita'  delle  epoche.  Cio' succede vicino alle coste, alle spiagge, ove  venivano  depositati  per  secoli  i  diversi  carichi delle navi  sommerse. I  ritrovamenti di Ben Afei, sulla costa di Castellon, sono  per  esempio molto variati e vanno dalle Dr 1, Lamboglia 2,  Dr 2-4, greco-italiche tutte per vino prodotte in Italia alle Dr 7-11, Dr 20 per garum e olio  prodotte in Andalusia .Sono presenti anche Dr 30 prodotte nell’ Africa del Nord.Questo fatto  dimostra che dal periodo repubblicano al tardo imperiale, le navi  potevano   accostare   in   questo   luogo.Lo   confermano  altri  ritrovamenti  sulla  costa di Castellon e di Valencia. Il ruolo  del porto di Saguntum e' noto dalle fonti antiche; i ritrovamenti  subacquei  lungo  tutta la costa orientale della Penisola Iberica  dimostrano   pero'   l'esistenza  di  altre  zone  dove  le  navi  approdarono  per  secoli. Sono noti ritrovamenti di anfore greche  del  IV  sec.a.C.  che  indicano  le  vie gia' allora seguite per  raggiungere   la   Penisola   per   esempio   con  le  anfore  massaliote.  I  carichi che ci interessano particolarmente sono  quelli composti di anfore betiche, usate specialemte per le varie  salse di pesce.Lungo le coste orientali della penisola sono state  individuate  varie  navi naufragate che avevano a bordo le anfore  betiche per le salse di pesce Dr 7-11 ma anche Dr 17 e Dr 38. Una  di  questi  navi,  detta del Pecio Gandolfo presso Almeria, aveva un  carico  composto di Dr 14, Dr 17 e Dr 38 betiche, il che dimostra  la  loro  contemporaneita'.  Gia'  venti anni fa, R.Pascual Guasch   cercava   di  confrontare  questo  carico  con  quelli  di  altri  naufragi.  Come  pero'  dimostrano i naufragi, i tipi di anfore  variavano  da  una  nave  all'  altra; per esempio le Dr 14 erano  spesso accompagnate dalle Dr 17.Il valore del ritrovamento presso  Almeria  e'  tanto  piu' grande in quanto una delle iscrizioni su   una  Dr 14 ne riporta il contenuto: liquamina flos excellens, una  specie di salsa di pesce pero di buona qualita’. Anfore simili erano ritrovate ad Ibiza,  a Roma e nel Veneto (anche se solo ad Altino ed Aquileia). Le  ricerche  su questo tipo di anfore sono oggi molto avanzate e  si  sa  che  erano prodotte nelle manifatture della Lusitania (Dr  14B);  ultimamente sono stati ritrovati i luoghi della produzione  vicino  al  fiume Tago.Una variante di queste anfore si produceva anche nella Betica, cio’ dimostrano  anche le ultime ricerche nella regione di Malaga. Anche gli studi sulle Dr 38 presenti a  Gandolfo, sono abbastanza avanzati cio’ che possiamo verificare nelle monografie di L.Lagostena  Barrios e E.Garcia Vargas(vedi bibliografia).  La divisione proposta da M. Beltran LLoris per le forme II A e II  B  facilita  la  distinzione(vedi testo per il progetto Raffaello da Veronica Di Folco).  Non si puo' escludere che il Pecio  Gandolfo  portasse un carico misto dalla Lusitania e dalla vicina  zona di Cadice in Betica.  I  ritrovamenti  di  navi naufragate, da quelle repubblicane alle  imperiali,   presso   le  isole  Baleari,  hanno  anch'  essi  un  significato  importante  per  il riconoscimento delle vie di mare  seguite.  Alcune  di  esse  portavano  carichi  provenienti dalla  Betica.  I  ritrovamenti  di  navi  naufragate presso l' isola di  Cabrera  sono  formati  da  anfore tarde del tipo Almagro 5O e 51  (Cabrera  1)  ma  anche dalle anfore Beltran IB augustee (Cabrera  3).  Una  sessantina  di  anfore  Dr  7 da garum  e Dr 20 da olio erano  ritrovate sul Cabrera 3 insieme ad una moneta del I sec.d.C.

 La  lunga  tradizione  di  seguire  le  stesse rotte marittime e'  dimostrata  dalle  scoperte  presso  Alayor(Minorca) ove vennero  ritrovati  materiali  dal  IV  sec.a.C. al III sec.d.C. Fra altri  materiali  vi  erano  ceramica campana, terra sigillata, ceramica  comune,  anfore  puniche,  anfore  romane  Dr 1, Dr 2-4, Dr 7-11,  Pascual  1  e tripolitane. Gli antichi percorsi furono seguiti  fino   al   tardo   periodo  imperiale,  come  dimostra  uno  dei  ritrovamenti  presso  l'  isola  di Conjera(Ibiza), deposto su un  fondale  a  venticinque metri di profondita', con anfore lusitane  14B.   Vi   e'   anche   la   possibilita'  di  stabilire  la  distribuzione  delle  anfore  betiche  che  lungo  le coste della  Penisola  arrivavano  via  costa  catalana.  In questo caso, come  dimostrano  i  naufragi,  la  maggior parte era ricaricata per il  trasporto  esterno,  ma  una  parte  doveva  essere  destinata al  mercato  interno.Almeno  cosi'  si  puo' dedurre dai ritrovamenti  delle  forme  Dr  7 e Beltran IB delle fornaci andaluse ritrovate  nel deposito di Saragozza.  Queste  forme  si trovano anche in vari naufragi e nelle province  renano-danubiane,  a  Pompei  e  nel  Veneto.I ritrovamenti dei  naufragi  indicano  che  anche  la  costa  della  Galizia  veniva  frequentata come itinerario di questo tipo di anfore.

  Non  sappiamo  dire  se  esse  erano  destinate  ad  un ulteriore  viaggio.  Puo'  essere  che seguivano un itinerario  verso  le  isole  Britanniche,  ove  arrivavano  anche  le anfore  betiche cio’ che dimostrano gli studi di C.Carreras Monfort sulla Britannia dove arrivava il garum ed olio iberico. Ci  sono  anche  altri  naufragi lungo le coste iberiche che sono  carichi  con  la merce anadalusa. Specialmente sono significativi  quelli  della  costa  Levantina,  di Murcia, Valencia e Cartagena  dove  si  trovano le anfore che servivano per il vino,olio, salse di  pesci. E'  da  pensare  che,  con  le  piccole navi, una parte  venisse  trasportata  dalla  costa  specialmente  di  Cadice.  Le  scoperte lungo le coste andaluse non lo escludono.Le fonti storiche raccolte da  J.Millan Leon lo confermano(vedi bibliografia).  Pero'  non  si  puo'  evitare  di  pensare  anche  al  ruolo  del  Guadalquivir,   antico   Betis,   che  era  molto  utile  per  la  navigazione  (Strabone,  Geographica,  libro  III,3).Nelle monografie di G.Chic Garcia e anche J.Martin Ribes e’ ben testimoniato (vedi bibliografia) .Strabone  riporta  i  dati  sulla  produzione delle conserve prodotte nella  zona data l' abbondanza di pesce. Oggi sappiamo, che in Andalusia  sono stati scoperti stabilimenti antichi per salagione (tesi di dottorato di L.Lagostena Barrios discussa nel 1999 nell’ Universita’ di Cadice).Percio' la  via  fluviale  per  arrivare  alla  costa  di  Levante  non e' da  escludere, solo che le navi oppure meglio ,le barche portavano poca merce per volta. I diversi ritrovamenti della costa fra Murcia ed Alicante,a punto  de Palos, nei luoghi Dunas del Pintar(Dr 20), San Ferreol(Beltran  III),  Pecio  Castillo(Beltran  II  A),  Los Espinas (Beltran I), Pudrimel  Norte  (Dr  14),  Bajo  de  la  Campan II (Beltran IV), Escoletas(forme  Almagro  51),  testimoniano  la  intensita'  del  traffico con la Andalusia. Come pare, fra i ritrovamenti dominano  le  anfore  varie  per  le  salse di pesce poi vengono i tipi per  olio,  vino  dalle  repubblicane  alle tardoimperiali. Proprio  presso  questa  costa il trasporto andaluso veniva diviso per la via delle Baleari  o verso la Catalogna odierna. Naturalmente, con gli anni  sono  stati  scoperti anche i forni della costa valenziana, fra i  quali  quelli che producevano le forme  Dr 8 similis per garum. Qui pero'e' difficile seguire il  loro  percorso   marittimo   perche'   esse   venivano   chiamate  generalmente  Dr  7-11  prima  di  conoscere  la  produzione  del  Levante.  Ma  solo  poco  tempo fa si e' conosciuta la produzione  della  costa di Cartagena, anche se si avevano  fonti scritte per  la  produzione  ivi  svolta  delle  salse  di pesce. Ora siamo al  corrente,  che  nella zona di Cartagena, Mazzaron, ad Aquilas, El  Castellar, Puerto de Mazzaron, funzionavano fornaci per le anfore  fino al IV e VI sec.d.C.Le nuove scoperte di D.Bernal Casasola a Solobrena,  nella zona di  Granada mostrano le produzioni betiche fino al periodo tardo antico. La  datazione e' data dalla presenza della terra sigillata chiara  D.  Puo'  anche  darsi che la tradizione delle fornaci venisse da  tempi  piu'  antichi  quando  esse  servivano  per le anfore tipo  Beltran  II  A  e  III  presenti  in  questa zona. le forme tarde  prodotte  qui  sono simili allle Dr 17 o Beltran II B. Le  forme  tarde  della  zona  di  Cartagena  sono state ritrovate in  naufragi  come Cap Dramont F ,presso la costa francese,sempre con  la sigillata chiara D.La destinazione di queste anfore tarde alle  conserve   di   pesce   e'   stata   attestata dalle  analisi  del  contenuto.Le  forme  Dr  7-11  ,presenti anch' esse nella zona di  Mazzaron, erano solo un terzo delle forme tarde ivi prodotte.  Seguendo  gia'  le  coste orientali della Spagna, in relazione ai  percorsi  verso  le  isole  del  Mar Hispanorum, occorre guardare  anche  verso  le  coste francesi. Come e' stato detto, i risultati  delle  ricerche   subacquee  francesi  portano  interessantissimi  materiali per lo studio delle anfore eppero’ per il commercio. L' archeologia  subacquea francese ha gia' una lunga storia di ricerche risalendo agli anni  cinquanta  e  ai lavori di J.Y.Cousteau. Da lui e' stata fatta la  scoperta  di  una  grande nave romana presso Marsiglia e le isole  Grand  Congloue'.  La  nave di tre piani portava anfore per il  vino  provenienti  da Rodi, Chios e Campania.Negli stessi anni di  scoperte  e'stato  ritrovato  un  altro naufragio, Titan, situato  presso  l'  isola  di  Levant;  la scoperta e' stata fatta da P.  Taillez.  La nave Titan portava piu' di mille anfore che pero' all' epoca non sono state studiate a sufficenza. Il  terzo dei piu' famosi naufragi francesi e' stato scoperto nel  1967 in un luogo chiamato Madrague de Giens presso Tolone. Questo  naufragio riposava allla profondita' di diciotto metri( mentre il  famoso  Yassi  Ada era a 46 metri presso le coste turche) i lavori di recupero condotti  dall' Universita' di Aix en Provence durarono undici stagioni. Il  relitto  aveva  un carico di vino del Lazio meridionale della  meta' del I sec.d.C.come e’ stato dedotto in base alle anfore.  Un  carico diverso aveva un' altra nave ritrovata presso la costa  vicino Montpellier a Grau du Roi. Dopo tanti anni dalla scoperta, risalente  agli  anni  cinquanta,  oggi si possono identificare i  contenitori  come  appartenenti  ai tipi Dr 7-14, Beltran II e Dr  20; cioe' un carico proveniente dalla Andalusia. La diversita' delle  rotte  dei  trasporti non deve stupire perche, gia' nel VI  sec.a.C. e' cominciato il commercio del vino etrusco non solo con  l'  Italia  meridionale ma anche con le coste francesi. Sempre il  vino, nel III sec.a C  veniva portato in Francia anche dal Lazio, Campania  in  contenitori greco-italici.Le anfore dall’ inizio del II sec.a.C. portavano i marchi dei vasai e dei commercianti cio' che permette  la  loro identificazione. Per esempio nel relitto Grand Congloue'  del II sec. a.C. qualche anfora portava il nome del produttore di   Cosa  in  Etruria.  Questa  nave,  come succedeva spesso, portava  pero' un carico misto greco ed italico. Un altro relitto chiamato Chretienne  C  portava  invece,  a meta' del II sec.a.C., solo le  anfore vinarie italiche.Importante e’  lo studio di J.Molina Vidal sulle importazioni delle anfore nella Hispania Citerior(vedi bibliografia).L’ autore dimostra l’esistenza dei mercati individuali per le cittŕ’ nella costa levantina. In  questa epoca,cioe’ nel II sec.a.C., in Italia, viene inventato un nuovo contenitore  per  il vino, la Dr 1, caratteristico per le grandi dimensioni. Le  prime  produzioni  tirreniche  di  questo  contenitore,  gia'  in   esportazione  circa  dal  150  a.C.,  sono state trovate sul Gran  Congloue'.  Questi  grandi  contenitori  cominciano  a sparire in  epoca  augustea respinti dalle produzioni provinciali come quella  della  Hispania Tarraconensis che produceva i suoi tipi per vino, Pascual  1  e  dopo Dr 2-4. I contenitori catalani per il vino si  ritrovano nella Gallia, Bretagna ed Inghilterra. Pero' questo non  significa  che solo la Tarraconensis producesse le Dr 2-4 perche'esse  sono state prodotte  nelle varie provincie ove si produceva  vino. Lo   scambio   sembra  essere  reciproco,  anche  se,  secondo  i  periodi,possono essere favorite le provincie  occidentali, sia per  i  prezzi  concorrenziali,  sia  per le quantita' richieste. I  carichi  di  vini catalani si ritrovano lungo le coste francesi e  Mar Tirreno, lungo i percorsi verso la Campania e Roma(vedi la carta dei naufragi).  I relitti  piu'  famosi,  con questa merce, sono La Garoupe (Antibes), Grand  Ribaud     D(Tolone);     e     dopo,   nel   I   sec.d.C.,   Ile Rousse(Corsica),Diano        Marina        (Liguria),       Petit  Congloue'(Marsiglia). Tutte queste navi portavano le anfore della  Tarraconensis, ma purtroppo hanno buona conservazione solo le due  ultime.  Finora  cercavamo  di mostrare il ruolo delle coste catalane come  intermediario  del  mercato  betico,  ma  anche  produttore  ed  esportatore dei prodotti propri.  Vogliamo  ora  vedere  anche  come  i  contenitori  betici  siano  presenti presso le coste francesi.  Qui, come pare, il ruolo dei porti della costa orientale spagnola  era simile a quello svolto per i carichi che viaggiavano verso le  isole  Baleari:  trasbordo  e completamento del carico. La prima  lista  dei naufragi presso la costa della Provenza, che portavano  le  anfore  spagnole, e' stata preparata quarant' anni fa' da F. Benoit. Essa e' stata criticata,ma vale ugualmente notarla per la  storia  della  ricerca.  Si  puo' pero' confermare la presenza delle  Dr  20  sul  Planier B(foce del Rodano), Maire B( vicino a  Croisette),  le forme Beltran IIB sul Chretienne B(chiamato anche  Anthenor).  Queste  ultime si possono paragonare con le anfore prodotte nella  zona   di   Cadice   e  ritrovate  anche  nei  naufragi  di  Fos,  Villafranche(Cap Ferrat) presso Nizza. Un' anfora simile e' stata  ritrovata  presso  le  coste  liguri  a  Diano  Marina. Le anfore  Beltran IIA/B e simili alle Pompei VII ci sono anche nel Veneto e  specialmente ad Aquileia. Frammenti degli orli simili, a quelli di  Verona,  Dr  7  o  Beltran  IB sono stati ritrovati a Frejus dove  passava un percorso da Nizza verso l' Italia. Anfore   comuni  di  Frejus  e  Verona  indicano  come  zona  di  produzione   Cadice( Modrzewska, bibliografia).   Questo  tipo  di  anfore,  gia'  in  epoca  augustea,veniva  portato  anche  neglii  accampamenti  delle  legioni nelle  provincie renane.  Invece  le  Dr  38,  venivano  probabilmente  imitate  in Gallia,  questione che si tenta di risolvere in Francia con l' aiuto delle  analisi archeometriche.  E'  da  tenere  sempre  presente  che anche nella costa narbonese  venivano prodotte salse di pesce.  Dall'  epoca  augustea vediamo che dalla Spagna vengono sempre di  piu'  esportati  i prodotti a base di pesce ( tonno, scombri e sardine );  il   miglior   esempio   e' il   naufragio  di  epoca  claudia  di  Port-Vendres   II.   Tra  le  trasformazioni  di  pesci  la  piu'  apprezzata sembra essere il garum prodotto nelle zone di Cadice e   Huelva   ma  anche  in  quella  di  Cartagena (vedi il testo: menu degli antichi   realizzato per il programma Raffaello da Veronica Di Folco e I.Modrzewska).   La  quantita'  di  contenitori  con  le salse e conserve di pesce spediti dalla fine  del I sec.a.C. alla fine del I sec.d.C.  pare essere vicina a quella italiana per il vino esportato.  Il  relitto  Titan  portava  circa  15OO  anfore, peso totale 120  tonnellate, con forme tutte conosciute della Betica.Dentro alcune  si  sono  conservate  spine  di pesce e resti di molluschi. Le monete e la  ceramica  campana ritrovate insieme possono suggerire che la nave  proveniva  dall'  Italia  ed  era  destinata  a prendere la merce spagnola come carico di ritorno.  Dai  naufragi  ed  insiemi  archeologici  come Longarina o Lione,  risulta   il  ruolo  molto  importante,  se  non  dominante,  dei  contenitori  per  merce spagnola fino dal I sec.d.C. Dal III sec.  d.C.  la  Spagna  cede  questo  posto all' Africa del Nord e alla  Lusitania. I  ritrovamenti   subacquei   e  terrestri  ,per  esempio  Ostia,  dimostrano  la sempre crescente presenza dei contenitori tunisini  e  tripolitani  anche     nelle   provincie   renano-danubiane.E'  interessante  la  presenza dei contenitori di forme di produzione  lusitana  tarda evidente nel Veneto accanto a quelle africane. Le  forme  lusitane,  destinate  anche per pesce, sono state scoperte  anche presso Rondello in Sicilia e  probabilmente sono tutte delle  manifatture delle  vicinanze  del  fiume  Sado.  Anche questa scoperta  testimonia  che  in epoca tardoromana dalla Penisola  Iberica  venivano  spedite  le  anfore  o  per  Italia  o  per le  provincie.   Pero' il ruolo della Lusitania non e' cominciato tardi; essa produceva prima le forme simili alle betiche ed anch'  esse  destinate per i pesci. Il carico del naufragio Fos I presso  la  costa francese, chiamato anche Saint Gervais,  era carico con  le forme Dr 14 gia' del I sec.  d.C.,  come  risulta  dalla presenza della terra sigillata. Il  carico  di  questa nave era composto anche da forme Dr 12 e forme  Pompei  VII  (nome  tradizionale), che si possono avvicinare alle  Beltran  IIB oppure alle Beltran I prodotte nella zona di Cadice.  Cosi,  ancora una volta torniamo alla questione dei carichi misti  che  erano  composti  non  solo  da contenitori di vari forni, ma  anche  di  diverse zone di produzione. Il carico del Fos I non e'  l'unico  che  portasse  le anfore lusitano-betiche  perche’ queste  anfore  sono  state  trovate insieme presso Bonifacio, Tour Saint  Marie  presso  la  Corsica , a Longarina di Ostia ed a Pompei.  Percio'  doveva  essere una pratica usuale di unire il trasporto.  Il  Fos  I  che  e' datato, in base alla ceramica e alle lucerne,  alla  fine  del I sec.d.C. e che portava le anfore conosciute dai  forni  di  Setubal,  non e' l'unica testimonianza di contatti fra  Penisola Iberica, Gallia ed Italia.  Nella  tarda  Repubblica  sono sommersi: Madrague le Giens(circa.  7O-5O  a.C.),  Planier  3  ( circa. 5O a.C.), Dramont A(circa. 5O  a.C.),   Plane   I(circa.   5O  a.C.),  Tutti  erano  di  piccolo  tonnellaggio  (circa 27  tonnellate) e lunghezza di 13 metri come  mostra  anche  un naufragio del II/I sec.a.C., il Cavaliere, presso  la  costa  francese.Per le datazioni ultimamente A.Tchernia ci fa  notare  dobbiamo verificare alcune date per  i ritrovamenti piu’ vecchi.  I piu' grandi di lunghezza di 20-3O metri sono  le  navi  sommerse  di Grand Congloue', Chretienne A,Titan;  Albenga.  Questo  fatto  viene capito se pensiamo ai trasporti di  vini  italici  in  Inghilterra  ed  Africa. I naufragi qualche  volta  servono  anche  di  aiuto  per  capire  la provenienza dei  contenitori.Cosi'  e' successo con le anfore chiamate , dal posto  dove  sono  state  scoperte  e  descritte,  Haltern  70 . La  loro  provenienza  era  sconosciuta fino a poco tempo fa, fino a quando  cioe'  non  e'  stato  trovato il naufragio Port-Vendres II del I  sec.d.C.,  che  portava  un carico della Betica. La importanza  della  rotta marittima via Baleari e' da rilevare per i trasporti  della merce betica.  Nel  caso del naufragio presso l'isola Cabrera( vedi la carta)con le anfore Dr 7 e Beltran IB la epigrafia dei mattoni trasportati assieme  con le  anfore  Dr 7 e Beltran IB conferma i nomi di produttori della zona  di  Cadice. Un altro naufragio ritrovato nei pressi di Cabrera  era  carico  delle  anfore  puniche  cio'  che  indica  la  lunga  tradizione  dei  percorsi  marittimi  che  risale  almeno  al  IV  sec.a.C. che era la rotta piu' veloce verso Roma.Non lontano dalla  Cabrera  e'  stato scoperto il naufragio Moro Boti che portava un  carico  simile  al  Cabrera  I con le anfore, lingotti di piombo,  ceramica  sigillata, tutto del secondo decennio del I sec.d.C. Sulla  nave  si  trovano  tutti  le  varianti delle Dr 7-8 oppure  Beltran  IB.Su  una  anfora  Dr 20 appare un graffito, letto SAX,  frequente  sulle  anfore  per  olio  della  betica. Cosi il carico  veniva  da  questa  regione; fatto che ha una importanza speciale  per l' insieme di Verona che ha forme simili(vedi il testo da I.Modrzewska sul commercio di alimentari nella X Regio, per il progetto Raffaello ).  Abbiamo  un'  immagine  piu'  completa  dei  carichi  e  naufragi  sommersi  presso  le coste catalane e del Levante di quella delle  coste   andaluse.   Per  questa  ragione  la  ricostruzione   dei  trasporti  betici  puo' essere solo parziale.Di sicuro, le anfore  chiamate  Beltran  IB,   presenti sulle navi sommerse vicino alle  isole  Baleari,  tipo  presente anche in Veneto e a Saragozza dovevano fare una  parte del viaggio per via terrestre e fluviale.  Le  rotte  vicino  a  Maiorca,  nel III sec.d.C. sono indicate da  naufragio  Cabrera 3 dove le anfore Dr 20 erano trovate insieme  con  le  Almagro  5O  e  51 C, Dr 20, Beltran 72 e tripolitane.La  datazione  e'  data da una moneta di Gordiano. Anche in questo   caso  abbiamo  un  carico  misto che in grande parte veniva dalla  Spagna   che   testimonia   sopratutto  la  tradizione  della  navigazione via Baleari.  Per  completare il quadro dei naufragi con merce spagnola occorre  riferirsi ai ritrovamenti degli anni sessanta fatti da A.Tchernia  presso  le coste della Provenza e della Corsica. In questi lavori  sono  stati  rilevati  vari  naufragi con  anfore massaliote come ad Antibes,   presso  l'  Anse  de  la  Salis,  italiche  a  Garoupe  (sopratutto  Dr  2-4)  e  altri  con   anfore  greco-italiche  ed  italiche  come  Dramont  A  e B (presso l'isola d' Or), Cavaliere  presso  Cap  Cartaya,  presso isola Levant e tanti altri scoperti  allo  sbocco  del  Rodano.  Fra  essi  uno dei piu' famosi presso  Marsiglia  e' Congloue' B con le anfore simili a quelle sul Titan  presso l'isola Levant (per esempio Dr 1O e e Dr 12). Le anfore  affusolate  Dr  12,  poche  nel  Veneto,  sono presenti anche sul  naufragio  Tour Saint Marie presso Capo di Corsica.Interessante e'  il  fatto   che anche esse si conoscono dal deposito di Saragozza  dove erano insieme con Dr 7 o Beltran IB.Le anfore sono simili ai tipi ritrovati anche a Verona presso la Tomba di Giulietta.(Modrzewska,bibliografia).   Non  solo  i  carichi di queste navi si possono comparare, ma una  somiglianza  mostrano  anche  quelli del Planier 3 ed Albenga.  Carichi  con   anfore  spagnole,  li  troviamo anche nei naufragi  presso  la  Corsica:  Calvi,  con  le  anfore  Dr 19 e Dr 20, Sud  Lavezzi 2 ( chiamato anche Bonifacio), con le Dr 8 e Dr 1O simili  al  carico  di  Tour  Saint  Marie (Capo di Corsica) ed anche con  altre  forme  betiche.  Il  ritrovamento  del  Sud  Lavezzi  2 e'  specialmente  importante  per  la cronologia delle anfore, per la  presenza  comune dei vari tipi betici per le salse di pesce e per  il vino.Fra le centinaia di anfore presenti, ce' un gruppo con  i  tappi bollati.E' possibile identificarle con le produzioni dei  forni  di Algeciras e Puerto Real  nella zona di Cadice. L' analisi dei  materiali  ritrovati   nel  naufragio  puo'  essere  esemplare.In  confronto  alle  scoperte degli anni quaranta e cinquanta, presso  la   isola  di  Levant  (Titan, Grand Congloue'),la scoperta degli   anni  settanta  a  Sud della Corsica, nello stretto di Bonifacio,  del  naufragio Sud Lavezzi 2  e la metodologia dei lavori fornisce  materiale molto ricco per lo studio. Il naufragio era avvenuto  lungo  il  percorso piu' diretto dalla Spagna per Roma. Il carico  e'  di  epoca  augusteo - claudia con anfore per salse di pesce,  vino  e  alcune  per  olio. La  nave  portava anche lingotti di  metalli  segnati  con   cifre  e nomi. Il carico in totale veniva  dalla  Betica  e  da'  l' idea della grandezza dell' esportazione  anche se si tratta di una sola nave cio' dimostra la composizione  dell'  esportazione  di questo periodo generalmente dedicata alle  salse di pesce, vino e all' inizio dell' esportazione dell' olio.  Invece il naufragio ritrovato presso Mal di Ventre presso la costa occidentale della Sardegna si componeva in prevalenza dei  lingotti di piombo in numero di mille circa sul una nave.  Un  altro  naufragio  scoperto  negli anni settanta, questa volta  presso  la  costa della Catalogna ma gia' in acque un parte francesi  Port-Vendres II, conferma il volume della merce esportata. Questa  nave, portava gli stessi tipi di anfore betiche di Sud Lavezzi 2,  pero' con un gran numero di olearie Dr 20.  Sono  cambiate  solo  le  proporzioni  a  favore  delle Dr 20. Il  carico,  abbastanza uniforme, proveniente della Betica su ambedue  le navi, indica che sia sulla via lungo le coste francesi, sia su  quella  presso  la  Corsica  viaggiava  parallelamente  la  merce  betica.  Non  sempre e' dominante il materiale spagnolo ritrovato  sui naufragi, ma qualche volta puo' essere solo presente in pochi  esemplari. Qui si puo' citare la nave sommersa presso Var e Saint  Raphael  in  Francia ove, sul Dramont D, si e' rinvenuta una sola  Dr  9,  fra  le  anfore  portate dall' Italia. In questo caso, l'  unica  anfora  per  le  salse  di  pesce spagnola o di imitazione  francese,  faceva parte delle provviste di bordo. Non e' l' unico  caso  fra i ritrovamenti delle navi sommerse.  Ora  proviamo  a  vedere piu' dettaglitamente la composizione del  carico  del naufragio cosi importante per la storia del commercio  spagnolo  che e' Port -Vendres II. La datazione di questa nave e'  stabilita al 41 o 42 d.C.  in  base  al nome riportato sui lingotti di piombo. Ci sono anche  le  anfore  che  portano  i  nomi  di produttori e speditori.  Confermano  la  datazione le lucerne, terra sigillata, ceramica a  vernice rossa tarda,ceramica a pareti sottili e quella comune. La  quantita'  dei  lingotti  di  metalli che provengono dalla Betica  conferma  il  ruolo  di questa regione non solo per la produzione  agricola  ma  anche  per  la metallurgia. Anche per la produzione  vinicola  questo naufragio ci ha fornito  nuovi dati; la presenza  dei  contenitori  Haltern 7O per vino betico e' accertata. Questi  contenitori,  prima  della  scoperta della nave, venivano confusi  con  le  Dr 10 oppure con le Pascual 1 catalane. Le anfore per le  salse  di  pesce  tipo Pompei VII che conservano in questo caso i  tappi,  sono  state  studiate  in  laboratorio.  Le analisi hanno  evidenziato  la  presenza di resti di alcune specie di pesce cio'  che  permette di  identificare anche la destinazione di queste forme  ritrovate presso i forni di Puerto Real (Cadice) e El Rinconcillo  (Algeciras)( vedi la carta).   Queste  anfore  sono  state  ritrovate  anche  nel  naufragio  Tour Saint-Marie presso la Corsica e Sud Lavezzi 1. La  scoperta  dell'  insieme  di Port-Vendres II ha portato anche una  conferma delle produzioni  delle Dr 28  diverse dalle  forme Oberaden 74 catalane. In questo caso, le Dr 28 sarebbero, secondo le  iscrizioni che portano, di provenienza catalana e non andalusa .  Questo  fatto  suggerisce  il  percorso della nave, come nei casi  gia'  indicati  prima, dalla Andalusia verso Tarragona come luogo  di  ricaricamento  e  poi  verso  le  coste francesi.E' difficile  sapere  se  questa era la sua destinazione, oppure solo un' altro  scalo  sulla  strada  finita  male. Le iscrizioni ritrovate sulle  anfore del Port-Vendres II indicano i molti nomi di mercatores che  hanno  caricato  la  loro  merce  ,  cioe'  il  vino e le salse e   conserve  di  pesce  ed  olio.  Si  tratta  probabilmente  sia di  mercanti  sia di negoziatori. Invece la ceramica sigillata sul  Port-Vendres  II  era  di produzione sudgallica, a vernice rossa, tarda ed a pareti sottili, i vetri erano iberici. Lo studio delle  iscrizioni  anforiche ha dato la carta di distribuzione di questi  nomi  in Europa. I nomi che si incontrano sulle anfore di Port  -Vendres  II  sono  presenti  nelle localita' vicine ai corsi del  Rodano,  Saona e Reno; i piu' distanti si trovano nella Bretagna.  Sono  presenti  nei  luoghi  degli  accampamenti  delle  legioni  romane a  Windisch  (Svizzera);  Magonza,  Mogumia, Xanten e Hofheim , piu'  frequenti  ad Arles, Lione, Augst, come ha dimostrato E.Ettlinger(vedi bibliografia).  Le iscrizioni del Port-Vendres  II  hanno  dato  l'  informazione  che  i  negoziatores seguivano i  trasporti anche nei punti di sbarco.Torniamo  ancora ai ritrovamenti presso la Corsica ove si trovano  molti naufragi tutti chiamati  Lavezzi, situati a sud dell' isola  nello stretto di Bonifacio(vedi la carta). Ogni  nave  naufragata portava un carico diverso:Lavezzi 1 anfore  lusitane  del  IV sec.d.C., il Sud-Lavezzi 2 un carico betico dei  primi  decenni del I sec.d.C., Lavezzi 3 le Dr 2-4 catalane e Sud  Lavezzi  2  varie  anfore  betiche:  Dr  20,  Haltern 7O, Dr 28 e  sopratutto  diciasette Dr 8. ventitre Dr 9, centododici Dr 7-11 e  Pompei VII.  Risulta  da  cio' decisamente che  le  anfore  per salse di pesce e conserve  formavano il  carico.  Anche  in  questo  carico si  trovano  dei lingotti di piombo e rame betici. Normalmente i lingotti  di rame avevano forma rotonda e quelli di piombo erano rettangolari. Le anfore danno  grande possibilita' di studiare le forme e loro varianti dato che  sono  numerose;  specialmente  al  confronto  con  le  anfore  di  Port-Vendres  II,  piu'  recenti di circa un quarto di secolo.Per  esempio  la  forma  chiamata  Pompei  VII, secondo R.Schoene, ( secondo   CIL  IV,  Berlino 187O) rientra nello schema delle  varianti  delle  Dr  7  e  semmai questa variante potrebbe essere  confrontata con Beltran IIB.  Sud  Lavezzi  2  portava  le  Dr  20 arcaiche di forma che si  osservano anche a Longarina agli inizi del I sec.d.C. La nave Sud   Lavezzi  2  non era molto grande ma, oltre alle circa 300 anfore  piu'  o  meno di 5O kg ciascuna, portava 100 lingotti di piombo e  300 di rame ;il carico pesava circa 26 tonnellate.  Le  navi piu' grandi come Albenga, Madrague le Giens portavano un  carico  maggiore  (anche  due  volte  di  piu'). Il Sud Lavezzi 2  composto  di  merce betica conferma la osservazione fatta per le  altre  navi  sommerse, che i carichi betici in grande parte erano  composti  di  anfore  varie per merce diversa. Le altre navi,  cariche di merce betica del I sec.d.C.  come  Sud  Perduto  a  Ovest  della  Corsica (chiamato Perduto 2)  oppure  Tour  Saint  Marie a Capo di Corsica  assieme alle anfore  per  l' olio portavano contenitori per salse di pesce e vino. Nei  grandi  depositi, come  Longarina  presso  Ostia,  si ha la evidente  presenza di contenitori betici.  Nel secondo quarto del I sec.d.C. cominciano a prevalere le Dr 20  ,specialmente nelle zone renano-danubiane e sui naufragi come per  esempio di Fos.  La  osservazione  si  conferma per Roma dove le  anfore  per salse di pesce sono presenti accanto a quelle betiche  per  olio  che  cominciano ad arrivare in gran numero dalla meta'  del I sec.d.C.  Per  completare  il  quadro  dei  naufragi  e della via marittima  vicino  la  Corsica, ritorniamo al Sud Lavezzi 1 ( chiamato anche  Gavello  dall’  isola  di  questo  nome).  Una revisione, dopo la  scoperta  negli anni sessanta, ha portato nuovi dati.Anche  questa nave,come Sud Lavezzi 2, portava le Dr 20, Haltern 7O e Dr  28.  Di piu' il carico era composto dalle Dr 2-4 forse catalane e  dalle  Dr 38 e Dr 14 in grande quantita'; queste ultime non erano  presenti sul Sud Lavezzi 2.  E'  interessante  la  presenza  di  questi tipi di anfore perche'  conferma  la  contemporaneita'  delle forme. Le Dr 38 (Beltran  IIA)  sono  presenti  anche sui naufragi di St.Tropez, Fos presso  Tolone,  Grand  Ribaud B presso l' isola di Hyers, St.Albans e in  qualche  esemplare  sul  Chiessi presso l' Elba datate al 6O d.C.  circa;   esse  ci  sono  anche  sul  Planier  4 e Pecio  Gandolfo  (Almeria).  Anche la presenza sul Lavezzi 3 ha importanza data la  datazione  del  carico  al  primo  quarto  del I sec.d.C.  Le  anfore  di  questo  tipo trovate sul Saint Gervais 3 nel Fos sono  della  meta'  del  II sec.d.C.; esse sono una testimonianza della   produzione molto antica che e' durata fino  al II sec. d.C. Non  mancano  sul  Sud  Lavezzi  1 anche le varie forme Dr 7-11 e  Pompei  VII  che  abbiamo elencato anche per Sud Lavezzi 2. Pero'  sul Sud Lavezzi 1 sono le piu' numerose assieme con le Dr 9.  I naufragi Sud Lavezzi 1 e Sud Lavezzi 2 ed anche Port-Vendres II  sono  le  piu'  antiche  testimonianze  materiali della scala del  commercio spagnolo in epoca augusteo-claudia.  I  carichi  di  Sud  Lavezzi 1 e 2 mostrano la contemporaneita'di  varie   forme  di  contenitori  ivi  presenti  che  servivano  in  prevalenza per trasporto delle salse di pesce.  Vedremo  ora  altri  carichi  scoperti  sulle navi naufragate che  hanno  significato  per  la  storia  del  commercio  antico: Sant  Gervais 3, Chretienne H, Diano Marina. Il naufragio Saint Gervais  3  a  Fos  sur  Mer  per  il  suo tonnellaggio puo' considerarsi  medio(circa  8O tonnellate). A  bordo  c'  erano  diciotto  Dr  20  e  sei  Beltran  II  B con  iscrizioni dipinte, una Dr 14 A riferibile a quelle del Lavezzi 1  (forma betica).  Dalle  iscrizioni  si  sa' che le Dr 20 provengono da Malpica sul  fiume  Genil (Astigi). Questi dati sono interessanti perche’ il  naufragio  portava  anche  una   quantita'  di  Beltran  IIB  che  ritroviamo  anche  nel Veneto (Roncaglia) dove vi sono sei anfore  Beltran IIA/IIB su un totale di circa duecento anfore diverse. Il  numero  delle  anfore  portate  dal  Saint  Gervais 3 non era  eccessivo,   pero'   dimostra   le  proporzioni  fra  i  tipi  di  contenitori.  Naturalmente non sempre il numero di un tipo di contenitori in un  carico  e'  cosi'  basso.  Per esempio sul Chretienne H presso la  costa  francese  (all'  altezza  di  Frejus), si trovano trecento  anfore  Dr  2-4  catalane( vedi  carta)  In tale quantita' venivano spedite  probabilmente  ad  Ostia  via  stretto  di  Bonifacio,  via  gia'  indicata da Plinio (HN XIX,3-4). Altre grandi quantita' di anfore  esportate dalla Catalogna sono state scoperte sul naufragio Diano  Marina  presso  la  costa  ligure, cio' che indica anche un altro  percorso dei trasporti dalla Penisola Iberica verso l'Italia.  Il  naufragio  Diano  Marina ha anch' esso significato importante  data  la  presenza  a  bordo  di  un' anfora Pompei VII o Dr 7-8,  comparabile  con  le forme di Algeciras di epoca claudia e con le  forme  del  deposito  di Verona. Questa anfora di Diano Marina e'  segnata ANTHE, interpretato come il nome Antheros dalla Pallares,  e  riferito a questo nome conosciuto dai ritrovamenti di Ampurias (Catalogna).(vedi bibliofrafia)  Si puo' supporre che questa anfora, probabilmente  di produzione catalana, e' imitazione delle forme betiche, come le   cosidette Dr 8 ampuritane.  Pero'  siccome sul Diano Marina c'e' solo un esemplare di questa  forma,  ,avvicinata  alla  produzione di Algeciras, probabilmente  con  salse di pesce, e' ovvio che faceva parte delle provviste di  bordo.  Il  resto  del  carico del Diano Marina, costituito da dolia, (il   peso  di un dolio era equivalente a quello di 4O anfore), lucerne  e   ceramica  della meta' del I sec.d.C. Il ritrovamento presso le  coste liguri indica il percorso delle navi che senza dubbio era piu'  lungo  che quello per le isole partendo dalla Spagna. Puo' essere  che  questa  rotta  venisse  scelta per i trasporti che toccavano  anche   la   Francia  ed  erano  prevalentemente  destinati  alle  provincie   del   Nord.   I   ritrovamenti   delle  anfore  della  Tarraconensis  a Narbona mostra che esse venivano distribuite via  Aude  e  Garonna.  Pero'  scoperte  di carichi simili a quello di  Diano  Marina  si  sono  fatte  anche su Chretienne H e Perduto I  (nello  stretto  di Bonifacio) cio' che mette in luce che le navi  percorrevano ambedue le rotte.Al congresso di Sevilla-Ecija nel dicembre 1998 Ex Baetica Amphorae, B.Liou ha presentato il tema delle anfore spagnole sui naufragi; atti in stampa.  Per la distribuzione della merce spagnola dai porti intermedii in  Francia,  occorreva  servirsi  del trasporto terrestre e fluviale  con  scarico,  per esempio, nel porto di Fos e poi lungo Rodano e  Saona e via terra per raggiungere di nuovo i fiumi: Loira, Senna,  Meuse, Mosella e Reno.  Questi  percorsi  misti  devono  essere  presi  in considerazione  riguardo  ai  ritrovamenti  dei  contenitori  spagnoli  anche nel  Veneto.   Qualche volta i ritrovamenti poco numerosi di anfore dei naufragi  come  Chretienne  H,  composto di anfore della Tarraconensis e di   qualche  esemplare  delle  Dr  9-1O,  ci lasciano in dubbio sull'  origine di quelle in minoranza. In questi casi e' possibile la  provenienza delle forme dalla Betica ma anche dalla Tarraconensis  e/o dal Lionese.  Comunque  il  confronto con l' insieme di Longarina  di Ostia puo'  essere  significativo  per  la  datazione  ai primi decenni del I  sec.d.C.  anche  se,  nel  deposito ostiense, prevalgono le forme  della  Betica  su  quelle della Tarraconensis. Molti trasporti di  anfore ritrovate in mare sono composti in prevalenza delle anfore  catalane.  Uno  di  questi e' il Gavello 1 a Est della Corsica  (presso  l' isola  dello stesso nome) dove fra le Dr 2-4 catalane  si  e'  trovata  una Pompei VII o Dr 7-8 (Beltran IB) comparabile  alle forme di Port Vendres II della prima meta'del I sec.d.C.  Queste  forme in singoli esemplari confermano la cronologia delle  anfore simili dell’ Alto Adriatico.  Lo  stesso  significato  ha  la  presenza  della  Dr  14  fra una  cinquantina  di  anfore  Dr 2-4 tarraconensi sul Lavezzi 3 (a Sud  della Corsica); la presenza anche dell' anfora Pascual 1 layetana  indica,  che  si  tratta  del periodo intermedio quando le Dr 2-4  sostituivano  le  Pascual  1,  sempre  per il vino. La data di  questo  cambiamento  delle forme risulta cadere nei primi decenni  del  I  sec.d.C.  per cui la Dr 14 per le salse di pesce, trovata  assieme,  deve essere dello stesso periodo anche se probabilmente  e'  betica. Percio'  anche  le  forme  che  compaiono in esemplari  singoli  sui  naufragi  hanno  un  valore. In questo caso abbiamo  accertato  che  le  Dr 14 sono dei primi decenni del I sec.d.C, e  nel caso del Cavallo 1 le Pompei VII hanno una cronologia simile.

 Un altro esempio delle scoperte di insiemi sui naufragi e' quello  di  Chiessi, ritrovato presso l'Elba, datato alla meta' o seconda  meta'  del  I  sec.d.C.La  datazione e' data dalla presenza delle  anfore  ebusitane(  di  produzione  di  Ibiza) accanto alle Dr 38  presenti sulla nave. Pertanto si ha una datazione approssimata  delle forme prodotte in Betica chiamate Dr 38 o Beltran IIA.  Assieme  con  le  anfore venivano  portati,  nello stesso  periodo,  anche  i  dolia.  Pesanti  circa  una tonnellata l' uno  contenevano  quasi duemila litri di vino. Questo fatto fa pensare  allo sviluppo delle produzioni locali dei vini specialmente nella  Catalogna.   Forse   in   questi   casi   occorre   prendere   in  considerazione anche il trasporto delle anfore vuote che venivano  riempite sul luogo d' arrivo.  Poiche'  nel  Veneto  i  contenitori  vinari della Catalogna sono  scarsi,  non  diamo  piu' spazio del necessario per illustrare la composizione  dei  carichi misti con la merce che proveniva dalle  diverse  zone iberiche che viene praticato gia'dagli inizii del I  sec.d.C.   Tanti   altri   naufragi   ne  danno  evidenza,per  ricordarne  solo  uno  citiamo  il Grand Ribaud D delle vicinanze  delle  coste di Tolone, che in base alla epigrafia e' datato agli  inizii  del  I  sec.d.C.  che univa nel carico  Dr 2-4 pompeiane,  tarraconense,  layetane  Pascual  1,  greche  di  Cos e frammenti  probabilmente   delle   Dr   9  .  Dallo  studio  della  loro  collocazione   sul  naufragio,  risulta  il  loro   probabile  uso  quotidiano,  insieme con le altre ceramiche trovate a bordo della  nave.  In  questa  maniera abbiamo saputo che, accanto alle altre  forme  betiche, la Dr 9 probabilmente betica veniva prodotta agli  inizii  del  I  sec.d.C.  La  epigrafia  anforica  in certi casi, specialmente  come  in  quello  dei naufragi del golfo di Fos in  Francia,  ha  portato  a  conoscere  non  solo  i  manifattori ed  organizzatori  del commercio per i tipi di contenitori singolari,  ma  anche  le relazioni fra le varie forme delle anfore secondo i  nomi  che  piu'  spesso  appaiono  nei  diversi  ritrovamenti  in  Europa(vedi testo di I.Modrzewska-Pianetti per il programma Raffaello sul  commercio fra Hispania e le altre provincie europee).  La  epigrafia  delle  anfore  salvate  dal  mare e la loro, tipologia sono  servite, anche nel caso di Fos, per calcolare le  percentuali  delle  anfore  ivi  presenti.  Generalmente le Dr 20  presentano un miglior materiale epigrafico delle anfore per salse  di pesce trovate nel Fos. La  prevalenza  quantitativa  delle  Dr  20  appare  anche  nelle  provincie,  dalla meta' del I sec.d.C., come per esempio lungo la  Valle   del  Rodano  e  va'  diminuendo  dalla  fine  del  secolo  successivo.  La  verifica della cronologia di queste anfore viene  effettuata   recentemente  sul  Monte  Testaccio  dalla  missione  italo-spagnola  diretta da J.M.Blazquez e J.Remesal Rodriguez(vedi bibliografia).  La  prima  immagine della esportazione olearia betica si e' avuta  dagli  scavi  delle Terme del Nuotatore di Ostia che viene sempre  di piu' confermata dai ritrovamenti subacquei.  Finora   abbiamo  presentato le navi sommerse nelle zone distanti  dal  luogo ove garum ,olio e anche vino betico venivano prodotti,  ora e' tempo di dire che non mancano anche ritrovamenti subacquei  presso  le  coste  andaluse.Ma ancora vent' anni fa' dei naufragi  presso  queste  coste  non si sapeva molto. Da quel tempo sono  state  preparate le carte di alcuni ritrovamenti subacquei e cosi  possiamo  osservare  una certa concentrazione dei ritrovamenti di  anfore  presso  la  Baia  di  Cadice  situata vicino ai luoghi di  produzione di Puerto Real e San Fernando(vedi carta).Recentemente i dati piu completi di dove  si  sono  ritrovati molti resti di naufragi ed anfore sono stati presentati da L.Lagostena Barrios e E.Garcia Vargas(vedi bibliografia). Nel  naufragio  chiamato Pecio del Lingote si sono trovate le Dr 9, Dr  12 (tipo El Rinconcillo) Beltran IIB tipo Puerto Real.  Vicino  al  Pecio del Clavo sono stati trovati frammenti delle Dr  20  e materiali dispersi fra La Caleta e San Sebastian; nel Pecio  del  Boncentaure  le  Dr  20  e Dr 9 ritrovate insieme con i tipi  punici  ed  italici. Nella stessa zona, vicino alla Punta del Nao  ci sono numerosi ritrovamenti di anfore puniche.Il problema delle eventuali imitazioni delle forme italiche nella zona di Cadice rimane ancora da studiare. Nella manifattura di El Palomar presso Puerto Santa Maria fra piu’ di trecento anfore Beltran I e II si e’ trovata una anfora Dr 1 che potesse essere importata o imitata localmente (vedi testo di V.Di Folco per il programma Raffaello sulla manifattura El Palomar).  Esse,  nel  Pecio  del  Aculedero,  sono  ritrovate  con le forme  Beltran  IIB  (del  Puerto  Real)  e  anche delle Dr 9, cioe' una  grande varieta' di materiali.  La  mescolanza  testimonia  il  lungo  uso  di  questo  tratto di  mare.  Nelle  vicinanze del Pecio del Pantera, si ritrovano le  anfore puniche ma anche quelle repubblicane Lamboglia 1 A.  Gli  altri  naufragi  localizzati  nella zona mostrano carichi di  lingotti  e ceramica che indica l' uso di questa rotta almeno dal  III sec.  a.C  al  III sec.d.C .Questo percorso veniva ovviamente usato con  diversa  intensita'  per  il  trasporto delle anfore che appaiono  alla  fine anche nel nel Veneto. Una parte veniva senza dubbio  portata  verso   la  costa  valenzana  come  tappa  intermedia,La  concentrazione  dei  vari  ritrovamenti sia italici repubblicani,  sia  gallici e betici mostra la importanza mercantile della costa  di Valenza.Le anfore betiche arrivavano la' gia' agli inizi del I  sec.d.C.  Si trovano anche le anfore come le Dr 28 e/o Dr 2-4 che  venivano  prodotte  con  varia intensita' sia nella Catalogna sia  nella  Andalusia.Ci  sono  anche tutte le forme betiche Beltran I  riferibili  alle  forme  del  Cerro de los Martires, e le Beltran  IIB.  Questa  ultima  forma sembra essere stata imitata nel "pais  valenciano"  come le altre forme che chiamiamo Dr 8 similis .  Gli  inizi  degli  studi  sulle  paste  iniziati   per   questa   zona,  possono  essere  indicativi  per  conclusioni  sulle  produzioni  e  somiglianze  con le produzioni  della zona di Cadice(le analisi di laboratorio si stanno svolgendo nel 1999 presso l’ Universita’ di Sevilla, dal prof. M.Gonzales Rodriguez).Una parte delle  analisi e’ stata preparata dalla M.Feliu Ortega(vedi bibliografia). Anche  per  la  costa  di  Cartagena,  lo sviluppo delle ricerche  subacquee iniziato negli anni cinquanta, ha dato ricchi materiali  per   lo  studio  del  commercio ( vedi carta). Per  esempio,  nella  costa  cartagena  fra  i  ritrovamenti  di San Ferreol ci sono le anfore  betiche  Beltran  III  (comparabili  a quelle del Titan) scoperte  insieme  con  gli  altri tipi anforici Dr 2-4 italiche, rodie, Dr  6/Lamboglia  2  e  ceramiche  di  varie  epoche che confermano l'  immagine  della  continuita'  della  funzione  della costa. Al  contrario  che  nella  zona di Cadice, nella costa valenzana sono  piu'   evidenti  le  anfore  che  venivano  importate  dal  mondo  greco-italico prima dello sviluppo delle produzioni iberiche.  Dopo  aver seguito le presenze delle anfore spagnole dei naufragi  dedicheremo  l'  attenzione  alle possibili vie di trasporto  terrestre nelle diverse provincie europee.  Per  seguire l' intensita' dello sviluppo della produzione betica  il  miglior  materiale  sono le Dr 20. La loro ricca epigrafia,la  concentrazione  delle  produzioni lungo il Betis, la quantita' di  ritrovamenti  in  tutte  le  provincie  europee  e i ritrovamenti  subacquei  ne   costituiscono   una   categoria    particolarmente  importante.  E'  passata  gia'  una  decina  di anni da quando  G.Chic Garcia ha proposto una carta di ritrovamenti delle Dr 20 e  di  alcune forme per salse di pesci nel mondo romano. Anche se  dopo  anni di scoperte essa deve essere completata, il suo valore  e' dato dal comprendere anche i ritrovamenti sui naufragi.  In  base  ai  ritrovamenti  andalusi  in  situ  si puo' provare a  ricostruire  il primo passo dei viaggi dei contenitori, in questo  caso olearii.La grande parte dei percorsi delle Dr 20 ed anche di  tutte  le forme per le salse di pesce era comune.Dallo sbocco del  fiume  Betis  ,odierno  Guadalquivir,  venivano  spedite via mare  verso  la  prima  tappa  del  lungo  viaggio  cominciato  da  San  Sebastian  andaluso  verso  La  Caleta  per  arrivare al porto di  Cartagena(fonti scritte vedi in J.Millan Leon,bibliografia).Come   pare,anche   Malaga  aveva  un  certo ruolo nelle  spedizioni della merce.  Invece  Siviglia aveva la funzione di  organizzazione  dei  trasporti  dell' olio ma probabilmente anche  delle  salse  e  conserve  di  pesce. Venivano spediti anche i  metalli   provenienti   dalla  Sierra  Morena.  I  carichi  misti  ritrovati  sui  naufragi  per esempio presso Gerona, Port Vendres  II,  Tour Saint Marie, Chiessi gia' elencati prima, confermano il trasporto di varie forme di anfore, destinate a merce diversa, ed  anche vari lingotti.  Il  ritrovamento  vicino  alle  coste spagnole, il Pecio Gandolfo  (Almeria)  mostra  assieme   varie forme di contenitori destinati  alle  salse di pesce. Con le scoperte delle manifatture presso  il fiume Tago in Portogallo, sappiamo che le manifatture lusitane  producevano assieme varie forme, quali le Dr 14 e quelle presenti  sul  naufragio,  Beltran IIA, Beltran 72 e Almagro 5O,51 C, Dr 28  accanto  alle  forme  tipiche per la zona dette lusitane 9. Le   anfore potevano essere spedite dai porti betici data la vicinanza   e la scala della produzione betica.  Invece  per  il  trasporto interno lungo il Guadalquivir dovevano  servire  barche  di  circa cinque tonnellate come quelle che sono  state   trovate  nei  fiumi  in  Europa  centrale.  Le  barche  percorrevano  il Guadalquivir fermandosi probabilmente a Barbate,  Bolonia  andalusa,  Guadairo,  Tarife  e  El  Rocadillo e poi San  Roque,  Guadanza,  rio  Verde,  Fuengirale, Rio Velez, Almunecar,  Adre,  Campo de Delicias presso Almeria. Cosi, strada facendo, le barche potevano raccogliere i prodotti delle varie manifatture  destinati alla spedizione fuori della penisola. I trasporti erano  composti  anche da lingotti di piombo e rame come per esempio sui naufragi  presso  Cartago  Nova  ed  altri  gia'  nominati prima.  Plinio,  nella  Historia  Naturalis,  racconta della bonta' delle  salse di pesce della zona di Cartagena che raggiungevano il prezzo di  mille sesterzi per sei litri e mezzo.  L'  importanza  della  zona  della  costa e di Cartagena e' anche  rivelata  da  Strabone.  Senza  dubbio anche le vicine miniere d'  argento  aumentavano  il  ruolo  della zona.  Dalla costa i  carichi  dei  contenitori  con  prodotti alimentari e lingotti di  metalli si indirizzavano verso la costa francese con scalo presso  i  porti catalani oppure prendevano la via verso le isole Baleari direttamente verso  l'  Italia. La rotta, che abbiamo seguito in  base  ai  naufragi  passava per lo stretto di Bonifacio, cioe' il  percorso  piu' diretto per Ostia. Secondo le condizioni del tempo  e  la  stagione,  il  percorso  da  Cadice  fino  ad Ostia poteva  prendere  circa  da una alle due settimane.Questo calcolo non  tiene  conto degli scali che sicuramente facevano le navi durante  il lungo viaggio. In Italia, dopo Pozzuoli, il porto di Ostia,  sviluppato   sotto   Traiano,  poteva  ricevere  la  piu'  grande  quantita'  di  merce spagnola. I metodi di carico e scarico delle  anfore  sono  conosciuti  dai  rilievi, e dimostrano come, con il  semplice  aiuto  di corde e bastoni, i portatori spostavano la  merce.  Tutte  queste attivita' di trasporto erano regolate da  leggi che naturalmente avevano uno scopo fiscale. Ma l' impero  non  solo  richiedeva   di  rispettare  i  regolamenti,  ma anche  favoriva  i  trasporti  regolando  i fiumi che venivano usati dai  trasportatori  come  il  Guadalquivir oppure il Tevere. La piu'  grande  testimonianza  della  intensita'  del commercio  spagnolo  dell'  olio  e'  data dalla collina di cocci, in prevalenza di Dr  20,  del  Monte Testaccio a Roma cresciuta fino a 40 metri in tre  secoli  di  importazione dell' olio betico.Non cosi grandi, pero'  lo  stesso  significativi,  sono  i  ritrovamenti  nei campi delle  legioni  in  Gallia, Germania, nella Retia e Norico ove il numero  delle  anfore  olearie  betiche  e' dipendente anche dalla durata  del campo.  La  quantita'  di  ritrovamenti  delle  anfore betiche ad Augusta  Raurica  ha  dato la base per la tipologia e cronologia di questi  contenitori   dispersi   in   Europa(S.Martin-Kilcher, bibliografia).   Le  anfore  betiche  e  tarraconense  venivano  trasportate lungo le  coste catalane verso   Narbona  ad Arles sul Rodano.I carichi spagnoli arrivavano  a  porti  come  Marsiglia e Nizza per essere distribuiti verso il  Nord.Il  trasporto  era fatto poi via Rodano fino alla Saona e  Doubs,  per  proseguire  via  terra  fino  alla  Senna  la  quale  raggiunge l' Oceano.  Come  documentano  i  ritrovamenti,  per  la  Manica,  le  anfore  raggiungevano la Britannia(C.Carreras Monfort,bibliografia);  i trasporti passavano anche via Loira  verso  l'  Oceano.Il  percorso via Reno dalla valle del Doubs era  anche  navigabile.Il  canale  che  ha  unito  Saone e  Mosella ha  aperto  un  altro percorso per i trasporti. Gia' nel I sec.d.C si  poteva  navigare  da  Arles  a  Lione  e  sulla Saona e Rodano si  raggingeva il Nord.  Uno dei percorsi passava dal Rodano verso  il  lago  Lemano  e  da Ginevra a Losanna ,con un breve intervallo  terrestre,  a  Neuchatel  verso  il  Reno  ad Avenche. Il percorso  andava  dal  lago di Neuchatel verso il fiume Aar al Reno. Questo  fiume era una divisione naturale protetta dai campi delle legioni  di  Windisch,  Augst,  Neuss.  Sotto Domiziano furono fortificate  nuove  zone  danubiane  con postazioni legionarie come Coblenza e  Colonia.   La  zona  fra  Reno  e  Danubio  era  protetta  con  fortificazioni   fino   a   Ratisbona;   vi  furono stanziati  dai  quarantamila ai centomila legionari.

 Sembra,   che   per   la   organizzazione   del  trasporto  e  la  distribuzione  delle  merci,  Lione  sul  Rodano,  Treviri  sulla  Mosella,   Colonia   e   Nimega   sul   Reno  avessero  un  ruolo  importante.  La  grande quantita' delle anfore olearie betiche , ed a un  certo  numero  di  anfore  per  salse e conserve di pesce , mostrano il ruolo di queste cittŕ'.  L'  importanza  della  navigazione  sul  Reno crebbe con la  costruzione  di  canali  gia'  sotto  Augusto  poi sotto Nerone,  lavori  che  si  sono  estesi  allo  sbocco  del fiume cio'che ha  facilitato  l'  accesso verso la Britannia, che era raggiungibile  non  solo  della  parte  della Garonna. Queste spedizioni lontane  venivano  organizzate  dai collegia sia marittimi sia fluviali di  trasportatori.   Le   iscrizioni   nominano   i  naviculari  come  organizzatori   del  trasporto .  Le  iscrizioni  si  riferiscono  non  solo  alla merce trasportata ma sopratutto alla provenienza  e  agli  organizzatori  della spedizione.  Per la  storia   del   trasporto   sono   particolarmente   importanti  i  ritrovamenti  del Golfo di Fos dove si incontrano le rotte da Est  e da Ovest.  Qui arrivava la merce dai porti sul Guadalquivir, Gades, Carteia,  Malaga,   dalla   costa   cartagena,   valenzana,  catalana,  per  proseguire  il  viaggio in tutta la Gallia via Rodano,Saona e in  Germania  via Reno: i piu' distanti ritrovamenti dei contenitori  spagnoli,  nella  Britannia, mostrano la necessita' di soddisfare i  legionari  nel  lontano  Nord dell' Europa. Questo trasporto era,  senza  dubbio,  piu'  difficile  che  quello verso Roma e Pompei.  Sulle   anfore   veniva   qualche   volta  segnato  il  luogo  di  destinazione, ma non spesso.  Naturalmente non tutti i trasporti passavano per il Golfo di Fos.  Verso  l'  Italia  la via delle Baleari era piu' diretta anche se  pericolosa  come  mostrano  le  numerose  navi sfortunate. Per il  trasporto  delle  anfore  betiche,  sembra  che venisse usata, in  epoca  augustea,  con  piu'  frequenza  che  il percorso verso la  Catalogna che viene usato anche nel I sec.d.C. Per  raggiungere  l'  Italia  potevano  essere  usati  ambedue  i  percorsi,  anche  in  senso contrario cioe' dall' Italia verso le  coste  francesi; i ritrovamenti delle anfore sommerse con le navi  del  II  sec.a.C.  mostrano  che  il percorso per il Golfo di Fos  veniva  usato  per trasporto dei vini gia' sotto la Repubblica. La  capacita'di  carico  delle navi repubblicane puo' essere anche di  trecento  tonnellate;  per  Albenga  si  calcolano  cinquecento o  seicento  tonnellate.  Le  anfore generalmente non contenevano  piu'  che duemilacinquecento ettolitri di vino che sopratutto era  trasportato  in questa epoca. Naturalmente il peso e la capacita'  dei  dolia erano enormemente piu' grandi anche della piu' pesante  anfora con l' olio.  Si  prova  anche a risalire  ai  costi  approssimati  di trasporto  secondo  i  pesi  trasportati. Non solo per il costo, ma anche  per  completare  il  carico  le  anfore betiche venivano di nuovo  imbarcate nei porti del Nord-Est della Penisola Iberica. Possiamo  supporre  che  le anfore venissero collocate sulle navi piu'grandi  con   capacita'  piu' adeguata al trasporto distante. Le coste  iberiche erano conosciute per le buone possibilita’ di navigazione  gia' da secoli.  Invece  non  abbiamo  molte  notizie  sulle coste liguri e molto  meno  per  le coste adriatiche quando si tratti delle navi  con   merce  spagnola.  Solo  ora  le coste adriatiche del Veneto   cominciano  ad essere esplorate. L' uso della costa ligure per le  navi  spagnole  si  conferma  con  il naufragio Diano Marina, che  abbiamo presentato sopra.  Non  si  puo'  attribuire  senz' altro a questo percorso un ruolo  piu'  grande che i ritrovamenti permettano, ma poiche', anche per  la  Liguria,  non si ha un quadro completo delle anfore spagnole,  possiamo  ora  solo  ipotizzarlo.  Dai  percorsi  adriatici verso  Aquileia, possiamo solo segnare una probabile rotta marittima. La storia del Mediterraneo con le scoperte delle navi sommerse si e’ completata decisamente dai tempi delle monografie basate sulle fonti scritte e iconografiche cosi come  hanno fatto L.Casson e J.Rouge.Per la ricostruzione delle rotte commerciali i ritrovamenti dei  naufragi hanno carattere essenziale.Nel Mediterraneo,presso le coste lavorano ogni anno  vari gruppi subacquei.Da loro dipendono le nuove scoperte.

 

traduzione Franco Pianetti

 

 

 

Bibliografia tematica ed abbreviazioni

 

 

AEArq                                 Archivo Espanol de Arqueologia, Madrid 

                   

 Amphores romaines       Amphores romaines et histoire 

                     economique  dix ans des recherches, Actes du colloque

                     de Sienne(22-24 mai), Rome 1989

               

Les amphores              Les  amphores,  lusitaniennes.Production,commerce

lusitaniennes              Actes des journees d' etudes tenues a' Coimbriga

                           ( 13-14 octobre), 1988, a cura di A.Alarcao,

                           F.Mayet, Coimbriga 199O

 

 

Aranegui Gasco             C.Aranegui Gasco, La produccion de anforas

                           romanas en pais valenciano; estado de la cuestion,

                           in Archivo de Prehistoria Levantina XVI,1981,

                           pp.529-538

 

La arqueologia             La arqueologia subaquatica en Espana,a cura di

subaquatica                L.Roldan Gomez,ed. Ministerio de Cultura,

                           Madrid 1988

 

 

Baldacci 1972              P.Baldacci,Le principali correnti del commercio

                           di anfore romane nella Cisalpina.Importazioni ed

                           esportazioni alimentari nella pianura Padana

                           centrale del III s.A.C. al II D.C.,in I problemi

                           della ceramica romana di Ravenna della Valle

                           padana e dell' Alto Adriatico, Atti del Convegno

                           Internazionale (Ravenna 1O-12 maggio 1969),

                           Bologna 1972,pp.1O3-131

 

Balil 1975                 A.Balil, Historia social y economica de

                           la Espana romana(siglos I-III),Madrid 1975

 

Becker,Constantin          C.Becker, C.Constantin et al.,Le depot

                           d'amphores augusteen de la rue de la Favorite

                           a' Lyon, in Figlina 7,1986,pp.65-89

 

Beltran Lloris 197O        M.Beltran LLoris, Las anforas romanas en

(Beltran)                  Espana, Zaragoza 197O

 

Beltran LLoris 1977        M.Beltran Lloris, Problemas de la morfologia

                           y del concepto historico-geografico que recube

                           la notion tipo.Aportaciones a la tipologia de las

                           anforas beticas, in Methodes Classiques,pp.97-131

 

Beltran Lloris 198O        M.Beltran Lloris, El comercio del aceite en

                           el Valle del Ebro a finales de la Republica

                           y comienzos del Impero romano, in Produccion

                           y comercio 198O,pp.187-224

 

Berni  1997                 P.Berni Millet,Las anforas de aceite de la Betica y su presencia

                           en la Catalunia romana, barcelona 1997

 

Bezeczky                   T.Bezeczky,roman Amphorae along the Amber

                           Route in Western Pannonia, BAR Int.Ser.368,

                           Oxford 1987

 

Blazquez 1978              J.M.Blazquez, Economia della Hispania

                           Romana, Madrid 1978

 

Blazquez 1983              J.M.Blazquez Martinez, Ultimas aportaciones

                           a los problemas de la produccion y comercio

                           del aceite en la Antiguedad, in Produccion

                           y comercio 1983, pp.19-99

 

Blazquez 199O e 1992       J.M.Blazquez; Excavacones espanolas en el Monte

                           Testaccio, in Revista de Arqueologia 1O7, 199O,pp.

                           29-35;Idem, Testaccio.Un programma espagnol de

                           investigaciones, in Revista de Arqueologia 135,

                           1992,pp.42-49

 

Blazquez et al               J.M.Blazquez,Estudios sobre el Monte Testaccio,Roma

1999                   1999

 

Blazquez et al.           J.M.Blazquez, J.Remesla,E.Rodriguez,Excavaciones

1994                     arqueologicas en el Monte Testaccio(Roma).Memoria

                              campana 1989, Madrid 1994

 

 

Bonsor                     G.Bonsor,Archaeological Expedition along the

                           Guadalquivir, Nueva York 1931

 

Bruno,Bocchio              B.Bruno,S.Bocchio, Anfore, in Scavi MM3.

                           Ricerche di archeologia urbana a Milano

                           durante la costruzione della linea 3 della

                           metropolitana 1982-199O,3.1.I reperti,Milano

                           1991, pp.26O-298, tav.CXII-CXXXII

 

Bruno                          B.Bruno,Importazione di merci e itinerari

1998                 commerciali nella Liguria transapeninica.Alcune

                         considerazioni sulla presenza delle anfore tra la

                         fine del II sec.a.C.e il II sec.d.C, in Optima via

                         Atti di convegno internazionale di studi;Postumia

                         storia e archeologia di una grande strada romana alle radici

                         di Europa,Cremona 1996,Cremona 1998,pp.273-282

 

Buchi 1973                 E.Buchi, Banchi di anfore a Verona.Note

                           sui commerci cisalpini, in Il territorio

                           veronese in eta' romana.Atti del Convegno

                           tenuto a Verona 1973,pp.531-637

 

 

Callender                  M.H.Callender, Roman Amphorae with Index of

                           Stamps, London 1965

 

Carre 1985                 M.B.Carre, les amphores de la Cisalpine

                           et de l' Adriatique au debut de Empire, in

                           MEFRA 97(1),1985,pp.2O7-245

 

Carreras,Funari          C.Careras Monfort, P.P.A.Funari,Britannia y el

1998                     Mediterraneo:estudios sobre el abastecimineto de aceite betico

                             y africano en Britannia,Barcelona 1998                      

 

Chevalier 1983             R.Chevalier, La romanisation de la Celtique

                           du Po:Essai d' histoire provinciale,Rome 1983

 

Chic Garcia 1981           G.Chic Garcia, Rutas comerciales de las anforas

                           olearias hispanicas en el occidente romano,in

                           Habis 12,1981, pp.223-249

 

Chic Garcia 1985           G. Chic Garcia, Epigrafia anforica de la Betica I.

                           Las marcas impresas en el barro sobre anforas

                           olearias(Dressel 19,2O y 23), ed,Universidad

                           de Sevilla, Sevilla 1985

 

Chic Garcia 1990           G.Chic Garcia,La navegacion por el

                             Guadalquivir entre Cordoba y Sevilla en epoca

                              romana, Ecija 1990       

 

Cipriano, Carre            M.Cipriano,M.B.Carre, Note sulle anfore

                           conservate nel Museo di Aquileia, in Antichita'

                           Altoadriatiche XXIX, 1987,pp.479-494

 

Colls,Etienne 1977         D.Colls, R.Etienne et al.,L'epave Port-Vendres II

                           et le commmerce de la Betique a l' epoque de

                           Claude, in Archaeonautica 1,1977,pp.1-143

 

VI Congreso                VI Congreso Internacional de

Internacional              Arqueologia Submarina, Cartagena 1982, Madrid 1985

 

Cordeiro Raposo,           J.M.Cordeiro Raposo, A.L.Castanheira Duarte,

Castanheira Duarte   Anforas lusitasnas:los alfares del Tajo, in

                                  Rivista di Archeologia XVI, 1992,pp.97-114

 

Corsi-Sciallano,Liou       M.Corsi-Sciallano,B.Liou,Les epaves de Tarraconaise

                           a' charagement d' amphores Dressel 2-4, in

                           Archaeonautica 5,1985

 

Dangereau,Desbat           B.Dangereaux,A.Desbat et al., La production

                           d' amphores a' Lyon ,in Les amphores en Gaule,

                           production ey circulation, Actes du Colloque de Metz

                           1992,pp.37-5O

 

Dressel                    H.Dressel, Inscriptiones urbis Romae latinae.

                           Instrumentum domesticum,partis posterioris, in

                           CIL XV,2 fasc I,Berolina 1899

 

EAA                        Enciclopedia dell' Arte Antico, Roma ed.Trecani

 

Eckoldt                    M.Eckoldt,Navigation on smaoll Rivers in roman

                           amd medieval Times, in The International Journal

                           of Nautical Archaeology 13(1),1984,pp.3-11

 

Etienne 197O               R.Etienne, A propos du "garum sociorum", in

                           Latomus XXiX,197O,pp.297-313

 

Ettlinger                  E.Ettlinger, Aspects of Amphorae-Typology, seen

                           from the North, in Methodes Classiques, pp.9-16

 

 

Garcia 1998             E.Garcia Vargasm La produccion de anforas en la

                             Bahia de Cadiz en epoca romana(siglos II a.C-IV d.C),

                             Ecija 1998

 

Giacobbi-Lequement         M.T.Gacobbi-Lequement,La ceramique de l' epave

1987                       Fos 1, in Archaeonautica 7,1987,pp.169-191

 

 

Hesnard 198O               A.Hesnard, un depot-augusteen d' amphores a'

                           la Longarina, Ostie, in The Seaborne Commerce

                           of Ancient Rome:Studies in Archaeology and

                           History, in Memoirs of the American Academy

                           in Rome XXXVI;198O,pp.141-156

 

Jacquin,Becker             J.Jacquin, C.Becker et al., Un depot d' amphores

                           lyonaises sur le site de l' ilot 24, in Revue

                           Archeologique de l' Est et du Centre-Est 44(1),

                           1993, pp.1O5-141

 

Jimenez Cinceros           J.Jimenez Cinceros,Beobachtungen in einem

                           roemischen Topferbezirk bei Puerto Real, Prov.

                           Cadiz, in Germania 36.1958,pp.469-475

 

Joncherey                  J.P.Joncherey,Nouvelle classification des

                           amphores decouvertes lors des fouilles

                           sous-marines,(2 ed.),Frejus 1976

 

 

Lagostena 1996             L.Lagostena Barrios, Alfareria romana en la Bahia de

                             Cadiz, Cadiz 1996

 

 

Laubenheimer               F.Laubenheimer,Les temps des amphores en Gaule.

                           Vin,huiles et sauces, Paris 199O

 

 

Liou 1987                  B.Liou, Inscriptions peintes sur les amphores:

                           Fos(suite),Marseille, Toulon, Port le -Nautique,

                           Arles, Saint-Blaise, Saint Martin de-Cran, Mecon,

                           Calvi, in Archaeonautica 7,1987,pp.55-139

 

Liou 199O                  B.Liou, Le commerce de la Betique au I er siecle

                           de notre ere.Notes sur l' epave Lavezzi 1

                           (Bonifacio,Corse du Sud), in Archaeonautica 1O,

                           199O,pp.125-157

 

Liou, Domerque 199O        B.Liou, C.Domerque, Le commerce de la Betique

                           au I er siecle de notre ere.L'epave Sud-Lavezzi 2

                           (Bonifacio,Corse du Sud), in Archaeonautica 1O,

                           199O,pp.11-125

 

Liou, Gassend 199O         B.Liou, J.M.Gassend, L' epave Saint Gervais 3

                           a' Fos sur Mer(milieu du I er siecle ap.J.C).

                           Inscriptions peintes sur amphores de Betique.

                           Vestiges de la coque, in Archaeonautica 1O, 199O,

                           pp.157-264

 

 

Liou, Marichal 1978        B.Liou, R.Marichal, Les inscriptions peintes

                           sur amphores de l' anse Saint-Gervais a Fos sur

                           Mer, in Archaeonautica 2, 1978-1979, pp.1O9-183

 

Lopez Mullor               A.Lopez Mullor, Los talleres anforicos de Darro'

                           (Villanueva i le Geltri, Barcelona).Notizia de

                           su hallazgo, in Empurias 48-5O(II),1986-1989,

                           pp.64-76

 

Keay,Jones                S.Keay,L.Jones,Differentiation of early imperial

 1982                   Amphorae Production in Hispania Tarraconensis, in

                           current Research in Ceramics,Thin-Section Studies,

                           the British Seminar 198O,British Museum Occasional

                           Papers 32, a cura di J.Freestone,C.Johns,T.Potter,

                           London 1982,pp.45-61

 

Manacorda 1977             D.Manacorda,Anfore spagnole a Pompei, in

                           L' instrumentum domesticum di Ercolano e Pompei

                           nella prima eta' imperiale,1.Quadreni di cultura

                           materiale, Roma 1977,pp.121-131

 

Martin-Kilcher             S.Martin-Kilcher,Die romischen Amphoren

                           aus Augst und Kaiseraugst.

                           Forschungen zur romischen Handels und

                           Kulturgeschichte 1:die sudspanischen Olamphoren

                           (Gruppe 1), Augst 1987

 

Mas 1985                   Excavaciones en el yacimento submarino de San

                           Ferreol(costa de Cartagena), in VI Congreso

                           Internacional, pp.188-224

 

Methodes Classiques        Methodes classiques et methodes formelles

                           dans L' etude des amphores, Rome 1977

 

Martin 1984            J.Martin Ribes, El Guadalquivir.Recorrido grafico

                            del rio, Cordoba 1984 

 

 

Millan 1998               J.Millan Leon, Gades y las navigaciones oceanicas en la

                           Antiguedad(1000 a.C-500 d.C),Ecija 1998

 

 

Miro'                      J.Miro', La produccion de anforas romanas

                           en Catalunya.Un estudio sobre comercio del

                           vino de la Tarraconense siglos I A.C.-I D.C.,

                           BAR Int.Ser.473,Oxford 1988

 

Modrzewska                 I.Modrzewska, Anfore della laguna di Venezia.

                           Scelta di ritrovamenti, Technical Report 168,

                           IDGM CNR, Venezia 1993

 

 

Modrzewska 1991              I.Modrzewska, Alcuni segni e bolli di anfore scelte della

                            laguna di Venezia, in Boletin del Seminario de Estudios de

                             Arte y Arqueologia, LIX,1998,pp.171-177

 

 

 

 

Modrzewska,                    I.Modrzewska,F.Pianetti, Anfore spagnole del deposito                                                                                                                                                                 

Pianetti 1994          di Verona(Italia).Intepretazione dei dati analitici, in AEspA

                                 1994,pp.147-155

 

Modrzewska,Oddone,         I.Modrzewska, M.Oddone,F.Pianetti, Una esperienza

Pianetti                   e una proposta per los studio delle anfore:il caso

                           della Tomba di Giulietta(Verona), in Archeologia

                           e Calcolatori 5, 1994, pp.39-51

 

 

Modrzewska et al.           I.Modrzewska,M.Oddone,F.Pianetii, Forms and pastes of Spanish

1995                     amphoras found in the Veneto region(Italy),in The ceramic Cultural

                             Heritage, ed.P.Vincenzini, Firenze 1995,pp.505-512

 

Modrzewska 1995           I.Modrzewska, Anfore spagnole nel Veneto.Testimonisnze

                              dei contatti Betica -Venetia, Pisa 1995

 

 

Modrzewska 1995               I.Modrzewska,Anfore spagnole nella laguna e nella

bis                           terraferma veneta(Italia).Commento alla carta di ritrovamenti,

                                in Acts of Meeting on Ancient Ceramics,Barcelona 1993,Barcelona

                                1995

 

Modrzewska,               I.Modrzewska,F.Pianetti,Anfore spagnole nel Veneto(Italia);

Pianetti 1995         analisi statistica di caratteristiche mineralogiche, in Acts of

                               Meeting on Ancient Ceramics,Barcelona 1993,Barcelona 1995  

 

 

Modrzewska et al.        I.Modrzewska,L.Azzarelli,S.Cerrri et al.,Studio delle paste

1996                      ceramiche di anfore della laguna di Venezia mediante una procedura

                              basata sulla elaborazione di immagini, in Archeologia e Calcolatori

                              7,1996,pp.469-486

 

 

Nolla Brufau               J.M.Nolla Brufau, Las anforas romanas de

                           Ampurias, in Ampurias 36,1974,pp.147-197

 

Ostia I                    C.Panella, Anfore, in Ostia I,Studi Miscellanei

                           13,Roma 1968,pp.97-116

 

 

Ostia II                   C.Panella, Anfore, in Ostia II,Studi Miscellanei

                           16, Roma 197O,pp.1O2-156

 

Ostia III                  C.Panella, Anfore, in Ostia III, Studi Miscellanei

                           21, Roma 1973, pp.463-633

 

Ostia IV                   D.Manacorda,Anfore, in Ostia IV,Studi Miscellanei

                           23, Roma 1977, pp.116-266

 

Pallares                   F.Pallares, La nave romana di Diano Marina,in

                           VI Congreso Internacional,pp.285-289

 

Panciera                   S.Panciera, Strade e commerci tra Aquileia e le

                           regioni alpine, in Antichita' Altoadtriatiche

                           IX,1976,pp.153-172

 

Panella 1972               C.Panella, Annotazioni in margine alla stratigrafia

                           delle terme ostiensi del Nuotatore, in

                           Recherches, pp.7O-1O7

 

Parker                     A,J,Parker, Lusitanian amphoras, in Methodes

                           Classiques, pp.35-4O

 

Pascual Guasch 1968        R.Pascual Guasch, El pecio Gandolfo(Almeria),

                           in Pyrenae 4,1968,pp.141-155

 

Peacock 1975               D.P.S.Peacock, Amphorae and the baetican

                           fish Industry, in The Antiquaries Journal

                           LIV(2),1975,pp.232-243

 

Pelichet                   F.Pelichet, A propos des amphores romaines

                           trouves a' Nyon, in Zeitschrift fur

                           Schweizerische Archaologie und Kulturgeschichte

                           VIII,1946, pp.189-2O2

 

Peterson                   J.Peterson, Salvation from the Sea:Amphorae and

                           Trade in the Toman West, in the Journal of

                           Roman Studies LXXII,1981,pp.146-157

 

Ponsich,Taradell           M.Ponsich,M.Taradell, Garum et industrie antique

                           de salsaison dans le Mediteranee occidantale,

                           Paris 1965

 

Ponsich 1988                    M.Ponsich,Aceite de oliva y salazsones de pescado.Factores 

                            geoeconomicas de Betica y Tingitana,Madrid 1988

 

Produccion y comercio      Produccion y comercio del aceite en la Antiguedad,

198O                       Primer Congreso Internacional, ed.Universidad

                               Complutense, Madrid 198O

 

Produccion y comercio      Produccion y comercio del aceite en la Antiguedad,

1983                       Segundo Congreso Internacional,ed.Universidad

                              Complutense, Madrid 1983

 

Radulescu                  A.Radulescu,Anfore romane si romano-bizantine

                           din Scitia Minor, in Pontica IX,1976,pp.99-114

 

Recherches                 Recherches sur les amphores romaines, coll.

                           Ecole Francaise de Rome 1O,Rome 1972

 

Remesal Rodriguez 1986       J.Remesal Rodriguez,La Annona Militaris y

                           la exportacion del aceite betico a Germania, Madrid 1986

 

Remesal Rodriquez 1991     J.Remesal Rodriguez, Die Erforschung der Werkstatten

                           im Lichte der Reproduzierten Inschriften, in

                           Specimina Nova Universitatis Quinqueeclesiensis,

                           Peci 1991,pp.157-176

 

Revilla Calvo 1993             V.Revilla Calvo,Produccion ceramica y economia rural en

                           el bajo Ebro en epoca romana.El alfar de l’ Aumedina Tivissa

                           (Tarragona), Barcelona 1993

 

Riley 1981                 J.A.Riley, The Pottery from the Cisterns, in

                           Excavations at Carthage 1977 conducted by the

                           University of Michigan, Ann Arbor(ed.J.H.

                           Humphrey),1981,pp.85-125

 

Rodriguez Almeida 1984     E.Rodriguez Almeida, Il Monte Testaccio.Ambienti,

                           storia e materiali, Roma 1984

 

Rouge                      J.Rouge,Recherches sur l' organisation du

                           commerce maritime en Metiterrenee sous l' Empire

                           romain, Paris 1966

 

 

Serrano Ramos              E.Serrano Ramos, Ceramica comun del alfar de

                           Cartuja(Granada), in Baetica 1,1978,pp.243-257

 

Sciallano,Sibella         M.Sciallano.P.Sibella, Les amphores, comment

                          les identifier?,Aix-en-Provence 1991

 

 

Settefinestre II          Settefinestre.Una villa schiavistica nell' Etruria

                          romana,II.La villa e i suoi reperti, a cura di

                          A.Ricci,Modena 1985

 

Schallmayer               E.Schallmayer,Romische Okkupationslinien in

                          Obergermanien und Raetien.Zur chronologischen

                          Typologie der Amphoren, in Produccion y Comercio

                          1983,pp.281-336

 

Schmitt                   A.Schmitt, Les productions d' amphores dans

                          la moyenne Vallee du Rhone:mise du point sur

                          quelques types, in S.F.E.C.A.G., Actes du

                          Congres d'Oranges, 1988,pp.25-33

 

Societa' romana e         Societa' romana e impero tardoantico,III.Le

impero tardoantico        merci, gli insediamenti, a cura di A.Giardina,

                          Roma-Bari 1986

 

Stoppioni Piccoli         M.L.Stopioni Piccoli, Le anfore in Ravenna in Classe

                          Venti anni di ricerche archeologiche, a cura di

                          G.Bermond Montanari, Bologna 1982,pp 1O3-146

 

Tchernia 1964             A.Tchernia, Amphores et marques d' amphores de

                          Betique a' Pompei et a' Stabies, in Melanges

                          d' Archeologie et d' Histoire LXXVI,1964

                          pp.42O-449

 

Tchernia 1967             A.Tchernia, Les amphores et l' histoire

                          economique, in Journal des Savantes 1967,

                          pp.216-234

 

Tchernia 1971             A.Tchernia,Les amphores vinaires de Tarraconaise

                          et leur exportation au debut de l' Empire, in

                          AEArq 44,1971,pp.38-85

 

Tchernia 1986             A.Tchernia, Le vin d'Italie romaine. Essai

                          d'histoire economique a partir des amphores

                          Paris 1986

 

Tchernia,Villa            A.Tchernia,J.P.Villa, Note sur lr materilel

                          recueilli dans le fouille d' un atelier d'amphores

                          a' Velaux(Bouches-du-Rhone), in Methodes Classiques,

                          pp.231-239

 

Thouvenot                 R.Thouvenot,Essai sur la province romaine de

                          Betique,Paris 1873

 

 

Toniolo 1991              A.Toniolo, Le anfore di Altino, in Archeologia

                          Veneta XIV, 19991(ed.1993)

 

La Venetia                La Venetia nel' area padano-danubiana.Le vie

                          di communicazione, Convegno Internazionale

                          Venezia 6-1O aprile 1988, a cura di M.pavan,G.Rosada,

                          Padova 199O

 

Vallespin                 O.Vallespin, Carta arqueologica de la Caleta, in

                          VI Congreso Interpnational, pp.59-74

 

Veny                      C.Veny, Nuevos materiales de Moro Boti,in

                          Trabajos de Prehistoria 36,1979,pp.466-479

 

 

Widemann,Laubenheimer     F.Widemann, F.Laubenheimer et al.,Analytical

                          and typological Study of gallo-roman Workshops

                          producing Ampgorae in the Area of Narbonne, in

                          Archaeophisica 1O,1978,pp.318-341

 

Williams, Peacock         D.F.Williams,D.P.S.Peacock, The Importation of olive

                          -Oil into Iron Age and Roman Britan,in Produccion y

                          comercio 1983, pp.265-28O

 

Zerbinati                 E.Zerbinati, Anfore romane del Polesine, in

                          Padusa VI(3),197O,pp.117-136

 

Zevi                      F.Zevi, Appunti sulle anfore romane,I.La tavola

                          tipologica del Dressel, in Archeologia Classica

                          XVIII(1),1966,pp.2O8-247