Vorremmo presentare
qui i naufragi ed i loro carichi di maggiore importanza
per la relazione dell'
Italia con l' Hispania: Betica e Tarraconensis.
Si deve dire che, dagli anni sessanta, sono stati scoperte ed esplorate lungo le coste
iberiche numerose navi naufragate,
pero' la loro distribuzione non e' tanto uniforme (vedi figure allegate). Le
coste catalane ci
forniscono materiali molto importanti sia
con l' organizzazione
dei lavori subacquei
in Catalogna, per esempio
quelli svolti dal gruppo del Museo di Gerona, che per il riconoscimento
delle rotte antiche. Sono note anche una ventina
di navi di
varie epoche naufragate nelle vicinanze delle coste
valenzane . Si puo'
dire che presso le coste catalane prevalgano le navi
medie e piccole naufragate mentre trasportavano carichi
repubblicani di anfore locali
:le Pascual 1
e Dr 2-4 sono sommerse presso
Port de Selva, Cap de Creus,Llafranc.Erano destinate per trasportare
il vino prodotto nelle coste e lungo la Valle di Ebro.
Vi sono anche
navi naufragate che transportavano anfore Dr 20 per olio e Dr
7-11 per garum a
Messe d' Or(Cap de Creus),Cap Salou (Tarragona),Ses Negres(Beyur).
Anfore di altri tipi, pur se non numerose ,sono state ritrovate nei naufragi avvenuti presso Cele Culip, Ses
Negres: anfore Dr 12 nel naufragio
di Ametlle de Mar
(Tarragona), Dr 16-17
a Roses-Cadoques, Haltern 7O a Tosse(Port
de Selva).I due primi tipi erano usati per il trasporto delle salse
e conserve di pesci invece le Haltern erano i contenitori per il vino
andaluso prodotto dal I sec.A.C alla prima meta’ del I sec.D.C. I
Naufragi avvenuti
in questa zona presentano
vari tipi di
anfore: e'difficile essere d' accordo con J.Miro' che ritiene
incidentale la
presenza di contenitori betici sulle navi sommerse presso
le coste catalane(vedi bibliografia); forse nel
senso che non erano destinate alla Tarraconensis, ma passavano per quella zona, o per completare il carico o per
passare la brutta stagione, dirette verso le coste francesi.
Al momento sembra che
la zona costiera catalana fornisca
un maggior numero
di materiali repubblicani e tardo romani. Una
delle recenti scoperte,
degli anni ottanta, e' quella fatta
nelle vicinanze di Cabo
de Creus(Gerona) che offre grandi possibilita'
di analizzare
la composizione del carico.La nave, dell' epoca vespasiana, trasportava
una settantina di Dr
20,provenienti probabilmente da Arva sul Guadalquivir, una
grande regione
produttrice di questo
tipo di anfore olearie.Trasportava anche terra sigillata
sud-gallica(piu' che mille esemplari) prodotta a Graufesenque negli anni 6O-7O del
I sec.d.C. I calcoli fatti
permettono di stabilire
che si trattava di un carico di circa sette tonnellate.La
merce gallica veniva
portata insieme alle anfore
betiche; cioe' nella
Tarraconensis dovevano essersi
trovati due carichi,
uniti poi per
il trasporto conclusosi sfortunamente
all' inizio del viaggio. Vale
ricordare che la
famosa nave del I sec.a.C. scoperta nel
195O da N.
Lamboglia presso Albenga(Liguria) trasportava
piu’ di seimila anfore ed aveva una capacita' di quattrocento
tonnellate. Tornando alla zona di Gerona, ricorderemo che si sono ritrovate
anche navi che
trasportavano la merce
dall' Italia verso la Spagna. Lo
indicano le Dr 1 e
l' epigrafia anforica del naufragio
a Cabo de Creus del I sec.a.C. Lo sviluppo della produzione
delle anfore in
Catalogna,tipo Pascual 1 e
Layetane, e' dimostrato
dai circa duecento
contenitori che facevano
parte del carico della nave ritrovata
anch' essa nelle vicinanze, a Los Ullastret. Questo carico
dimostra che la produzione locale di anfore
vinarie veniva esportata
nel I sec.a.C. e che sulle
coste catalane non solo venivano
portati i vini dell' Italia. I materiali
ceramici della Catalogna
settentrionale, come per esempio
quelli ritrovati
a Riells la Clota,
provano la coesistenza
delle ceramiche italiche con i prodotti spagnoli del
periodo repubblicano e con
i contenitori provenienti anche da
Ibiza. Nella zona
sono state ritrovate
insieme anfore greco-italiche,
Lamboglia 1 A, C tirreniche del II -I sec.a.C. ed anche Pascual 1 e Dr 2-4 di produzione locale.
Fra i ritrovamenti dominano
le Dr 2-4
come ad Ampurias, mentre nella Costa Brava
sembrano prevalere
le Pascual 1, anch'
esse usate per il vino, prima delle Dr
2-4. Nella zona di Riells la Clota ci sono stati pero' anche
ritrovamenti di Dr
20 e di Dr 7-11, Dr 14 e Dr 38 anche
se in quantita' minori. Di produzione spagnola
sono le Dr 28(per molluschi
oppure per miele) anche se in questo caso occcorre verificarne la provenienza perche’ le
anfore a fondo piatto erano prodotte anche in Catalogna e servivano
per vino come dimostrano gli studi di V.Revilla Calvo per la zona
di Tivissa. La Clota,
vicino ad Ampurias, non era il piu' importante porto intermedio
per la merce betica e per questo motivo le anfore della Spagna meridionale non sono tante.La
maggioranza della merce betica passava per la Costa Blanca e per le
Baleari verso l’Italia.
E' da
aggiungere che alcuni ritrovamenti nelle vicinanze delle
coste non provengono dagli stessi carichi e da qui la diversita' delle epoche.
Cio' succede vicino alle coste, alle spiagge, ove
venivano depositati
per secoli i diversi
carichi delle navi sommerse. I
ritrovamenti di Ben Afei, sulla costa di Castellon, sono per esempio
molto variati e vanno dalle Dr 1, Lamboglia 2, Dr 2-4, greco-italiche tutte per vino prodotte
in Italia alle Dr 7-11, Dr 20 per garum e olio prodotte in Andalusia .Sono presenti anche
Dr 30 prodotte nell’ Africa del Nord.Questo fatto dimostra che dal periodo repubblicano al tardo imperiale, le navi
potevano accostare in questo luogo.Lo
confermano altri ritrovamenti
sulla costa di Castellon e di Valencia. Il ruolo
del porto di Saguntum e' noto dalle fonti antiche; i ritrovamenti
subacquei lungo tutta la costa orientale della Penisola Iberica
dimostrano pero' l'esistenza
di altre zone
dove le navi
approdarono per secoli.
Sono noti ritrovamenti di anfore greche del IV
sec.a.C. che indicano
le vie gia' allora seguite per raggiungere la Penisola per esempio
con le anfore
massaliote. I carichi
che ci interessano particolarmente sono quelli composti di anfore betiche, usate specialemte
per le varie salse di pesce.Lungo
le coste orientali della penisola sono state individuate
varie navi naufragate
che avevano a bordo le anfore betiche
per le salse di pesce Dr 7-11 ma anche Dr 17 e Dr 38. Una di questi navi, detta
del Pecio Gandolfo presso Almeria, aveva un carico composto
di Dr 14, Dr 17 e Dr 38 betiche, il che dimostra la loro
contemporaneita'. Gia' venti
anni fa, R.Pascual Guasch cercava
di confrontare
questo carico con quelli
di altri naufragi.
Come pero' dimostrano
i naufragi, i tipi di anfore variavano
da una nave
all' altra; per esempio le Dr 14 erano spesso accompagnate dalle Dr 17.Il valore del
ritrovamento presso Almeria e' tanto
piu' grande in quanto una delle iscrizioni su
una Dr 14 ne riporta il contenuto: liquamina flos
excellens, una specie di salsa
di pesce pero di buona qualita’. Anfore simili erano ritrovate ad
Ibiza, a Roma e nel Veneto (anche se solo ad Altino
ed Aquileia). Le ricerche su questo tipo di anfore sono oggi molto avanzate
e si sa che erano prodotte nelle manifatture della Lusitania
(Dr 14B); ultimamente sono stati ritrovati i luoghi della
produzione vicino al fiume
Tago.Una variante di queste anfore si produceva anche nella Betica,
cio’ dimostrano anche le ultime
ricerche nella regione di Malaga. Anche gli studi sulle Dr 38 presenti
a Gandolfo, sono abbastanza avanzati cio’ che
possiamo verificare nelle monografie di L.Lagostena Barrios e E.Garcia Vargas(vedi bibliografia). La divisione proposta da M. Beltran LLoris
per le forme II A e II B facilita la
distinzione(vedi testo per il progetto Raffaello da Veronica
Di Folco). Non si puo' escludere
che il Pecio Gandolfo
portasse un carico misto dalla Lusitania e dalla vicina
zona di Cadice in Betica.
I ritrovamenti di navi naufragate, da quelle
repubblicane alle imperiali,
presso le isole
Baleari, hanno anch'
essi un significato
importante per il
riconoscimento delle vie di mare
seguite. Alcune di esse
portavano carichi provenienti
dalla Betica. I ritrovamenti
di navi naufragate
presso l' isola di Cabrera
sono formati da
anfore tarde del tipo Almagro 5O e 51
(Cabrera 1) ma
anche dalle anfore Beltran IB augustee (Cabrera
3). Una sessantina
di anfore Dr
7 da garum e Dr 20 da olio erano ritrovate sul Cabrera 3 insieme ad una moneta
del I sec.d.C.
La lunga
tradizione di seguire
le stesse rotte marittime e' dimostrata
dalle scoperte presso Alayor(Minorca)
ove vennero ritrovati
materiali dal IV
sec.a.C. al III sec.d.C. Fra altri
materiali vi erano
ceramica campana, terra sigillata, ceramica
comune, anfore puniche,
anfore romane Dr
1, Dr 2-4, Dr 7-11, Pascual 1 e
tripolitane. Gli antichi percorsi furono seguiti fino al tardo periodo
imperiale, come dimostra
uno dei ritrovamenti
presso l' isola
di Conjera(Ibiza), deposto su un
fondale a venticinque metri di profondita',
con anfore lusitane 14B.
Vi e' anche
la possibilita' di stabilire la distribuzione
delle anfore betiche
che lungo le
coste della Penisola arrivavano
via costa catalana.
In questo caso, come dimostrano
i naufragi,
la maggior parte era
ricaricata per il trasporto esterno, ma
una parte doveva essere destinata
al mercato interno.Almeno cosi' si puo' dedurre dai ritrovamenti delle forme
Dr 7 e Beltran IB delle fornaci andaluse ritrovate
nel deposito di Saragozza.
Queste forme si
trovano anche in vari naufragi e nelle province renano-danubiane, a Pompei e nel
Veneto.I ritrovamenti dei
naufragi indicano che anche la
costa della Galizia
veniva frequentata come itinerario di questo tipo
di anfore.
Non sappiamo
dire se esse
erano destinate
ad un ulteriore viaggio. Puo'
essere che seguivano un itinerario verso le
isole Britanniche, ove arrivavano anche le
anfore betiche cio’ che dimostrano
gli studi di C.Carreras Monfort sulla Britannia dove arrivava il garum
ed olio iberico. Ci sono anche altri
naufragi lungo le coste iberiche che sono
carichi con la
merce anadalusa. Specialmente sono significativi quelli della
costa Levantina,
di Murcia, Valencia e Cartagena
dove si trovano le anfore che servivano per il vino,olio,
salse di pesci. E' da pensare
che, con le
piccole navi, una parte venisse trasportata
dalla costa specialmente
di Cadice. Le
scoperte lungo le coste andaluse non lo escludono.Le fonti
storiche raccolte da J.Millan Leon lo confermano(vedi bibliografia).
Pero' non si
puo' evitare di
pensare anche al
ruolo del Guadalquivir,
antico Betis, che
era molto utile
per la navigazione
(Strabone, Geographica, libro III,3).Nelle monografie
di G.Chic Garcia e anche J.Martin Ribes e’ ben testimoniato (vedi
bibliografia) .Strabone riporta i dati
sulla produzione delle conserve prodotte nella
zona data l' abbondanza di pesce. Oggi sappiamo, che in Andalusia
sono stati scoperti stabilimenti antichi per salagione (tesi
di dottorato di L.Lagostena Barrios discussa nel 1999 nell’ Universita’
di Cadice).Percio' la via
fluviale per arrivare alla
costa di Levante
non e' da escludere, solo che le navi oppure meglio ,le
barche portavano poca merce per volta. I diversi ritrovamenti della
costa fra Murcia ed Alicante,a punto
de Palos, nei luoghi Dunas del Pintar(Dr 20), San Ferreol(Beltran III), Pecio
Castillo(Beltran II A),
Los Espinas (Beltran I), Pudrimel
Norte (Dr 14),
Bajo de la Campan II (Beltran IV), Escoletas(forme Almagro 51),
testimoniano la intensita'
del traffico con la Andalusia. Come pare, fra i
ritrovamenti dominano le anfore varie
per le salse
di pesce poi vengono i tipi per olio,
vino dalle repubblicane
alle tardoimperiali. Proprio
presso questa costa
il trasporto andaluso veniva diviso per la via delle Baleari o verso la Catalogna odierna. Naturalmente,
con gli anni sono stati scoperti
anche i forni della costa valenziana, fra i quali quelli
che producevano le forme Dr
8 similis per garum. Qui pero'e' difficile seguire il loro percorso
marittimo perche'
esse venivano chiamate
generalmente Dr 7-11 prima
di conoscere
la produzione del Levante.
Ma solo poco
tempo fa si e' conosciuta la produzione
della costa di Cartagena, anche se si avevano fonti scritte per la produzione ivi svolta
delle salse di
pesce. Ora siamo al corrente,
che nella zona di Cartagena, Mazzaron, ad Aquilas,
El Castellar, Puerto de Mazzaron,
funzionavano fornaci per le anfore
fino al IV e VI sec.d.C.Le nuove scoperte di D.Bernal Casasola
a Solobrena, nella zona di Granada mostrano le produzioni betiche fino al periodo tardo antico.
La datazione e' data dalla
presenza della terra sigillata chiara
D. Puo' anche darsi
che la tradizione delle fornaci venisse da tempi piu'
antichi quando esse
servivano per le anfore tipo Beltran II A e
III presenti in questa zona. le forme tarde prodotte qui
sono simili allle Dr 17 o Beltran II B. Le
forme tarde della
zona di Cartagena
sono state ritrovate in naufragi come Cap Dramont F ,presso la costa francese,sempre con la sigillata chiara D.La destinazione di queste
anfore tarde alle conserve di pesce
e' stata attestata
dalle analisi del contenuto.Le
forme Dr 7-11
,presenti anch' esse nella zona di
Mazzaron, erano solo un terzo delle forme tarde ivi prodotte.
Seguendo gia' le coste
orientali della Spagna, in relazione ai percorsi verso le isole
del Mar Hispanorum, occorre guardare anche verso
le coste francesi. Come e' stato detto, i risultati
delle ricerche
subacquee francesi portano interessantissimi
materiali per lo studio delle anfore eppero’ per il commercio.
L' archeologia subacquea francese ha gia' una lunga storia
di ricerche risalendo agli anni cinquanta
e ai lavori di J.Y.Cousteau. Da lui e' stata
fatta la scoperta di una
grande nave romana presso Marsiglia e le isole
Grand Congloue'.
La nave di tre piani
portava anfore per il vino provenienti
da Rodi, Chios e Campania.Negli stessi anni di scoperte e'stato ritrovato
un altro naufragio,
Titan, situato presso l' isola
di Levant; la
scoperta e' stata fatta da P. Taillez.
La nave Titan portava piu' di mille anfore che pero' all' epoca
non sono state studiate a sufficenza. Il
terzo dei piu' famosi naufragi francesi e' stato scoperto nel
1967 in un luogo chiamato Madrague de Giens presso Tolone.
Questo naufragio riposava allla profondita' di diciotto
metri( mentre il famoso Yassi Ada
era a 46 metri presso le coste turche) i lavori di recupero condotti dall' Universita' di Aix en Provence durarono
undici stagioni. Il relitto
aveva un carico di vino del Lazio meridionale della
meta' del I sec.d.C.come e’ stato dedotto in base alle anfore.
Un carico diverso aveva un' altra nave ritrovata
presso la costa vicino Montpellier
a Grau du Roi. Dopo tanti anni dalla scoperta, risalente agli anni
cinquanta, oggi si possono identificare i contenitori
come appartenenti ai tipi Dr 7-14, Beltran II e Dr 20; cioe' un carico proveniente dalla Andalusia.
La diversita' delle rotte dei trasporti
non deve stupire perche, gia' nel VI sec.a.C. e' cominciato il commercio del vino etrusco non solo con
l' Italia
meridionale ma anche con le coste francesi. Sempre il
vino, nel III sec.a C veniva
portato in Francia anche dal Lazio, Campania
in contenitori greco-italici.Le anfore dall’ inizio
del II sec.a.C. portavano i marchi dei vasai e dei commercianti cio'
che permette la loro identificazione. Per esempio nel relitto Grand Congloue'
del II sec. a.C. qualche anfora portava il nome del produttore
di Cosa
in Etruria. Questa
nave, come succedeva spesso, portava pero' un carico misto greco ed italico. Un
altro relitto chiamato Chretienne
C portava invece, a
meta' del II sec.a.C., solo le anfore
vinarie italiche.Importante e’ lo
studio di J.Molina Vidal sulle importazioni delle anfore nella Hispania
Citerior(vedi bibliografia).L’ autore dimostra l’esistenza dei mercati
individuali per le cittŕ’ nella costa levantina. In questa epoca,cioe’ nel II sec.a.C., in Italia, viene inventato un
nuovo contenitore per il vino, la Dr 1, caratteristico per le grandi
dimensioni. Le prime produzioni
tirreniche di questo contenitore,
gia' in esportazione
circa dal 150
a.C., sono state trovate sul Gran Congloue'.
Questi grandi contenitori
cominciano a sparire
in epoca augustea
respinti dalle produzioni provinciali come quella della Hispania
Tarraconensis che produceva i suoi tipi per vino, Pascual 1 e
dopo Dr 2-4. I contenitori catalani per il vino si
ritrovano nella Gallia, Bretagna ed Inghilterra. Pero' questo
non significa che solo la Tarraconensis
producesse le Dr 2-4 perche'esse
sono state prodotte nelle
varie provincie ove si produceva
vino. Lo scambio sembra essere reciproco,
anche se, secondo i
periodi,possono essere favorite le provincie
occidentali, sia per i
prezzi concorrenziali, sia per
le quantita' richieste. I carichi
di vini catalani si ritrovano lungo le coste francesi
e Mar Tirreno, lungo i percorsi
verso la Campania e Roma(vedi la carta dei naufragi). I relitti
piu' famosi, con questa merce, sono La Garoupe (Antibes),
Grand Ribaud D(Tolone); e dopo,
nel I sec.d.C.,
Ile Rousse(Corsica),Diano
Marina (Liguria), Petit Congloue'(Marsiglia).
Tutte queste navi portavano le anfore della Tarraconensis, ma purtroppo hanno buona conservazione
solo le due ultime. Finora cercavamo
di mostrare il ruolo delle coste catalane come
intermediario del mercato betico,
ma anche produttore
ed esportatore dei prodotti propri. Vogliamo ora
vedere anche come
i contenitori betici siano presenti
presso le coste francesi. Qui,
come pare, il ruolo dei porti della costa orientale spagnola era simile a quello svolto per i carichi che
viaggiavano verso le isole Baleari: trasbordo
e completamento del carico. La prima
lista dei naufragi presso la costa della Provenza,
che portavano le anfore spagnole,
e' stata preparata quarant' anni fa' da F. Benoit. Essa e' stata criticata,ma
vale ugualmente notarla per la storia della ricerca. Si
puo' pero' confermare la presenza delle
Dr 20 sul
Planier B(foce del Rodano), Maire B( vicino a
Croisette), le forme Beltran IIB sul Chretienne B(chiamato
anche Anthenor). Queste ultime
si possono paragonare con le anfore prodotte nella zona di
Cadice e ritrovate
anche nei naufragi
di Fos, Villafranche(Cap
Ferrat) presso Nizza. Un' anfora simile e' stata ritrovata
presso le coste liguri
a Diano Marina.
Le anfore Beltran IIA/B e
simili alle Pompei VII ci sono anche nel Veneto e specialmente ad Aquileia. Frammenti degli orli simili, a quelli
di Verona, Dr 7 o Beltran
IB sono stati ritrovati a Frejus dove
passava un percorso da Nizza verso l' Italia. Anfore
comuni di Frejus e
Verona indicano come
zona di produzione
Cadice( Modrzewska, bibliografia).
Questo tipo di
anfore, gia' in
epoca augustea,veniva portato anche neglii accampamenti
delle legioni nelle provincie renane. Invece
le Dr 38,
venivano probabilmente imitate in Gallia, questione che si tenta di risolvere in Francia
con l' aiuto delle analisi
archeometriche. E' da tenere
sempre presente che
anche nella costa narbonese venivano
prodotte salse di pesce. Dall'
epoca augustea vediamo che dalla Spagna vengono sempre
di piu' esportati
i prodotti a base di pesce ( tonno, scombri e sardine ); il miglior
esempio e' il naufragio
di epoca claudia
di Port-Vendres II. Tra le trasformazioni
di pesci la
piu' apprezzata sembra essere il garum prodotto
nelle zone di Cadice e Huelva ma anche
in quella di
Cartagena (vedi il testo: menu degli antichi
realizzato per il programma Raffaello da Veronica Di Folco
e I.Modrzewska). La quantita'
di contenitori
con le salse e conserve
di pesce spediti dalla fine del
I sec.a.C. alla fine del I sec.d.C.
pare essere vicina a quella italiana per il vino esportato.
Il relitto Titan portava
circa 15OO anfore,
peso totale 120 tonnellate,
con forme tutte conosciute della Betica.Dentro alcune si sono
conservate spine di
pesce e resti di molluschi. Le monete e la ceramica campana ritrovate
insieme possono suggerire che la nave proveniva dall' Italia ed
era destinata a prendere la
merce spagnola come carico di ritorno.
Dai naufragi ed insiemi
archeologici come Longarina o Lione, risulta il
ruolo molto importante,
se non dominante,
dei contenitori
per merce spagnola
fino dal I sec.d.C. Dal III sec.
d.C. la Spagna
cede questo posto
all' Africa del Nord e alla Lusitania.
I ritrovamenti subacquei
e terrestri ,per esempio
Ostia, dimostrano
la sempre crescente presenza dei contenitori tunisini e tripolitani
anche nelle
provincie renano-danubiane.E' interessante la presenza dei contenitori
di forme di produzione lusitana
tarda evidente nel Veneto accanto a quelle africane. Le
forme lusitane, destinate
anche per pesce, sono state scoperte
anche presso Rondello in Sicilia e
probabilmente sono tutte delle
manifatture delle vicinanze del fiume
Sado. Anche questa scoperta testimonia
che in epoca tardoromana
dalla Penisola Iberica venivano spedite
le anfore o
per Italia o per le provincie.
Pero' il ruolo della Lusitania non e' cominciato tardi; essa
produceva prima le forme simili alle betiche ed anch'
esse destinate per i pesci. Il carico del naufragio
Fos I presso la costa francese, chiamato anche Saint Gervais,
era carico con le forme Dr 14 gia' del I sec. d.C., come
risulta dalla presenza della terra sigillata. Il
carico di questa nave era composto
anche da forme Dr 12 e forme Pompei
VII (nome tradizionale),
che si possono avvicinare alle Beltran IIB oppure alle
Beltran I prodotte nella zona di Cadice.
Cosi, ancora una volta
torniamo alla questione dei carichi misti
che erano composti non
solo da contenitori di vari forni, ma anche di
diverse zone di produzione. Il carico del Fos I non e'
l'unico che portasse
le anfore lusitano-betiche
perche’ queste anfore sono
state trovate insieme presso Bonifacio, Tour Saint
Marie presso la Corsica , a Longarina di Ostia ed a Pompei.
Percio' doveva essere
una pratica usuale di unire il trasporto. Il Fos
I che e' datato, in base alla
ceramica e alle lucerne, alla fine del
I sec.d.C. e che portava le anfore conosciute dai forni di
Setubal, non e' l'unica testimonianza di contatti fra
Penisola Iberica, Gallia ed Italia.
Nella tarda Repubblica sono sommersi: Madrague le Giens(circa. 7O-5O a.C.),
Planier 3 (
circa. 5O a.C.), Dramont A(circa. 5O
a.C.), Plane I(circa.
5O a.C.), Tutti erano
di piccolo tonnellaggio
(circa 27 tonnellate) e lunghezza di 13 metri come
mostra anche un naufragio del II/I
sec.a.C., il Cavaliere, presso la
costa francese.Per le datazioni ultimamente A.Tchernia
ci fa notare dobbiamo verificare alcune date per i ritrovamenti piu’ vecchi. I piu' grandi di lunghezza di 20-3O metri sono
le navi sommerse di Grand Congloue', Chretienne A,Titan; Albenga. Questo
fatto viene capito se pensiamo ai trasporti di
vini italici in Inghilterra
ed Africa. I naufragi
qualche volta servono anche di aiuto
per capire la
provenienza dei contenitori.Cosi'
e' successo con le anfore chiamate , dal posto
dove sono state scoperte
e descritte,
Haltern 70 . La loro provenienza
era sconosciuta fino a poco tempo fa, fino a quando
cioe' non e' stato trovato
il naufragio Port-Vendres II del I sec.d.C., che portava un
carico della Betica. La importanza
della rotta marittima
via Baleari e' da rilevare per i trasporti
della merce betica. Nel caso del naufragio presso l'isola Cabrera(
vedi la carta)con le anfore Dr 7 e Beltran IB la epigrafia dei mattoni
trasportati assieme con le anfore Dr
7 e Beltran IB conferma i nomi di produttori della zona di Cadice.
Un altro naufragio ritrovato nei pressi di Cabrera era carico
delle anfore puniche
cio' che indica
la lunga tradizione
dei percorsi marittimi
che risale almeno
al IV sec.a.C.
che era la rotta piu' veloce verso Roma.Non lontano dalla Cabrera e'
stato scoperto il naufragio Moro Boti che portava un
carico simile al
Cabrera I con le anfore, lingotti di piombo, ceramica sigillata,
tutto del secondo decennio del I sec.d.C. Sulla nave si
trovano tutti le
varianti delle Dr 7-8 oppure
Beltran IB.Su una
anfora Dr 20 appare un graffito, letto SAX, frequente
sulle anfore per olio
della betica. Cosi il carico veniva da
questa regione; fatto che ha una importanza speciale
per l' insieme di Verona che ha forme simili(vedi il testo
da I.Modrzewska sul commercio di alimentari nella X Regio, per il
progetto Raffaello ). Abbiamo
un' immagine piu'
completa dei carichi
e naufragi sommersi
presso le coste catalane e del Levante di quella delle
coste andaluse. Per questa ragione
la ricostruzione dei trasporti betici puo'
essere solo parziale.Di sicuro, le anfore chiamate Beltran IB, presenti
sulle navi sommerse vicino alle isole Baleari, tipo presente
anche in Veneto e a Saragozza dovevano fare una parte del viaggio per via terrestre e fluviale.
Le rotte vicino a Maiorca,
nel III sec.d.C. sono indicate da
naufragio Cabrera 3 dove le anfore Dr 20 erano trovate
insieme con le Almagro 5O e
51 C, Dr 20, Beltran 72 e tripolitane.La datazione
e' data da una moneta
di Gordiano. Anche in questo caso abbiamo un
carico misto che in grande parte veniva dalla Spagna che
testimonia sopratutto
la tradizione della navigazione
via Baleari. Per completare il quadro dei naufragi con merce
spagnola occorre riferirsi
ai ritrovamenti degli anni sessanta fatti da A.Tchernia presso le coste della Provenza
e della Corsica. In questi lavori
sono stati rilevati vari
naufragi con anfore massaliote come ad Antibes, presso l'
Anse de la
Salis, italiche a
Garoupe (sopratutto
Dr 2-4) e altri
con anfore greco-italiche
ed italiche come
Dramont A e
B (presso l'isola d' Or), Cavaliere
presso Cap Cartaya, presso
isola Levant e tanti altri scoperti allo sbocco del Rodano.
Fra essi uno
dei piu' famosi presso Marsiglia
e' Congloue' B con le anfore simili a quelle sul Titan
presso l'isola Levant (per esempio Dr 1O e e Dr 12). Le anfore affusolate
Dr 12, poche nel Veneto, sono
presenti anche sul naufragio
Tour Saint Marie presso Capo di Corsica.Interessante e'
il fatto che anche esse si conoscono dal deposito di
Saragozza dove erano insieme
con Dr 7 o Beltran IB.Le anfore sono simili ai tipi ritrovati anche
a Verona presso la Tomba di Giulietta.(Modrzewska,bibliografia).
Non solo i carichi
di queste navi si possono comparare, ma una somiglianza
mostrano anche quelli del Planier 3 ed Albenga. Carichi con
anfore spagnole,
li troviamo anche nei
naufragi presso la Corsica:
Calvi, con le
anfore Dr 19 e Dr 20, Sud Lavezzi 2 ( chiamato anche Bonifacio), con le Dr 8 e Dr 1O simili
al carico di Tour Saint
Marie (Capo di Corsica) ed anche con
altre forme betiche.
Il ritrovamento del Sud Lavezzi 2
e' specialmente importante
per la cronologia delle
anfore, per la presenza comune dei vari tipi betici per le salse di
pesce e per il vino.Fra le
centinaia di anfore presenti, ce' un gruppo con
i tappi bollati.E'
possibile identificarle con le produzioni dei
forni di Algeciras
e Puerto Real nella zona di Cadice. L' analisi dei materiali
ritrovati nel naufragio
puo' essere esemplare.In confronto alle scoperte degli anni quaranta e cinquanta, presso
la isola di Levant (Titan,
Grand Congloue'),la scoperta degli anni settanta a Sud
della Corsica, nello stretto di Bonifacio, del naufragio Sud Lavezzi
2 e la metodologia dei lavori
fornisce materiale molto ricco
per lo studio. Il naufragio era avvenuto
lungo il percorso
piu' diretto dalla Spagna per Roma. Il carico e' di
epoca augusteo - claudia con anfore per salse di
pesce, vino e alcune per olio.
La nave portava anche lingotti di metalli segnati
con cifre e
nomi. Il carico in totale veniva
dalla Betica e da'
l' idea della grandezza dell' esportazione
anche se si tratta di una sola nave cio' dimostra la composizione
dell' esportazione di questo periodo generalmente dedicata alle
salse di pesce, vino e all' inizio dell' esportazione dell'
olio. Invece il naufragio
ritrovato presso Mal di Ventre presso la costa occidentale della Sardegna
si componeva in prevalenza dei lingotti
di piombo in numero di mille circa sul una nave. Un altro
naufragio scoperto negli
anni settanta, questa volta presso
la costa della Catalogna ma gia' in acque un parte
francesi Port-Vendres II,
conferma il volume della merce esportata. Questa nave, portava gli stessi tipi di anfore betiche di Sud Lavezzi 2, pero' con un gran numero di olearie Dr 20.
Sono cambiate solo le proporzioni
a favore delle
Dr 20. Il carico, abbastanza uniforme, proveniente della Betica
su ambedue le navi, indica
che sia sulla via lungo le coste francesi, sia su
quella presso la Corsica
viaggiava parallelamente la merce betica. Non
sempre e' dominante il materiale spagnolo ritrovato
sui naufragi, ma qualche volta puo' essere solo presente in
pochi esemplari. Qui si puo' citare la nave sommersa
presso Var e Saint Raphael
in Francia ove, sul Dramont D, si e' rinvenuta
una sola Dr 9, fra le anfore
portate dall' Italia. In questo caso, l'
unica anfora per
le salse di pesce spagnola o di imitazione francese,
faceva parte delle provviste di bordo. Non e' l' unico caso fra
i ritrovamenti delle navi sommerse.
Ora proviamo a vedere
piu' dettaglitamente la composizione del carico del
naufragio cosi importante per la storia del commercio spagnolo che
e' Port -Vendres II. La datazione di questa nave e' stabilita al 41 o 42 d.C. in base
al nome riportato sui lingotti di piombo. Ci sono anche
le anfore che
portano i nomi
di produttori e speditori.
Confermano la datazione
le lucerne, terra sigillata, ceramica a vernice rossa tarda,ceramica a pareti sottili
e quella comune. La quantita'
dei lingotti di
metalli che provengono dalla Betica
conferma il ruolo
di questa regione non solo per la produzione
agricola ma anche
per la metallurgia. Anche per la produzione vinicola questo
naufragio ci ha fornito nuovi
dati; la presenza dei contenitori
Haltern 7O per vino betico e' accertata. Questi contenitori, prima della scoperta della nave, venivano confusi con le
Dr 10 oppure con le Pascual 1 catalane. Le anfore per le
salse di pesce
tipo Pompei VII che conservano in questo caso i
tappi, sono state
studiate in laboratorio.
Le analisi hanno evidenziato la presenza
di resti di alcune specie di pesce cio' che permette
di identificare anche la destinazione
di queste forme ritrovate
presso i forni di Puerto Real (Cadice) e El Rinconcillo (Algeciras)( vedi la carta). Queste anfore
sono state ritrovate
anche nel naufragio
Tour Saint-Marie presso la Corsica e Sud Lavezzi 1. La
scoperta dell' insieme di
Port-Vendres II ha portato anche una
conferma delle produzioni
delle Dr 28 diverse
dalle forme Oberaden 74 catalane. In questo caso,
le Dr 28 sarebbero, secondo le iscrizioni
che portano, di provenienza catalana e non andalusa . Questo fatto
suggerisce il percorso
della nave, come nei casi gia'
indicati prima, dalla Andalusia verso Tarragona come
luogo di ricaricamento e poi verso
le coste francesi.E' difficile sapere se
questa era la sua destinazione, oppure solo un' altro
scalo sulla strada finita
male. Le iscrizioni ritrovate sulle
anfore del Port-Vendres II indicano i molti nomi di mercatores
che hanno
caricato la loro
merce , cioe'
il vino e le salse e conserve di pesce ed
olio. Si tratta
probabilmente sia di mercanti
sia di negoziatori. Invece la ceramica sigillata sul
Port-Vendres II era di
produzione sudgallica, a vernice rossa, tarda ed a pareti sottili,
i vetri erano iberici. Lo studio delle
iscrizioni anforiche
ha dato la carta di distribuzione di questi
nomi in Europa. I nomi
che si incontrano sulle anfore di Port
-Vendres II sono presenti
nelle localita' vicine ai corsi del
Rodano, Saona e Reno; i piu' distanti si trovano nella
Bretagna. Sono presenti nei
luoghi degli accampamenti
delle legioni romane
a Windisch (Svizzera);
Magonza, Mogumia, Xanten
e Hofheim , piu' frequenti ad Arles, Lione, Augst, come ha dimostrato
E.Ettlinger(vedi bibliografia). Le
iscrizioni del Port-Vendres II hanno dato
l' informazione che i negoziatores seguivano i trasporti anche nei punti di sbarco.Torniamo
ancora ai ritrovamenti presso la Corsica ove si trovano
molti naufragi tutti chiamati
Lavezzi, situati a sud dell' isola
nello stretto di Bonifacio(vedi la carta). Ogni
nave naufragata portava
un carico diverso:Lavezzi 1 anfore
lusitane del IV sec.d.C., il Sud-Lavezzi 2 un carico betico
dei primi decenni del I sec.d.C., Lavezzi 3 le Dr 2-4
catalane e Sud Lavezzi 2 varie
anfore betiche: Dr
20, Haltern 7O, Dr 28 e sopratutto
diciasette Dr 8. ventitre Dr 9, centododici Dr 7-11 e
Pompei VII. Risulta da cio'
decisamente che le anfore per
salse di pesce e conserve formavano
il carico. Anche in
questo carico si
trovano dei lingotti
di piombo e rame betici. Normalmente i lingotti
di rame avevano forma rotonda e quelli di piombo erano rettangolari.
Le anfore danno grande possibilita'
di studiare le forme e loro varianti dato che
sono numerose; specialmente al confronto con le
anfore di Port-Vendres
II, piu' recenti
di circa un quarto di secolo.Per esempio la forma chiamata
Pompei VII, secondo R.Schoene, ( secondo CIL IV,
Berlino 187O) rientra nello schema delle
varianti delle Dr
7 e semmai questa variante
potrebbe essere confrontata
con Beltran IIB. Sud Lavezzi 2 portava le
Dr 20 arcaiche di forma che si osservano
anche a Longarina agli inizi del I sec.d.C. La nave Sud Lavezzi 2
non era molto grande ma, oltre alle circa 300 anfore
piu' o meno
di 5O kg ciascuna, portava 100 lingotti di piombo e 300 di rame ;il carico pesava circa 26 tonnellate.
Le navi piu' grandi come Albenga, Madrague le
Giens portavano un carico maggiore (anche
due volte di
piu'). Il Sud Lavezzi 2 composto di
merce betica conferma la osservazione fatta per le
altre navi sommerse,
che i carichi betici in grande parte erano composti di
anfore varie per merce diversa. Le altre navi, cariche di merce betica del I sec.d.C. come Sud
Perduto a Ovest
della Corsica (chiamato Perduto 2) oppure Tour
Saint Marie a Capo di Corsica assieme alle anfore per l'
olio portavano contenitori per salse di pesce e vino. Nei grandi depositi,
come Longarina presso Ostia,
si ha la evidente presenza di contenitori betici. Nel secondo quarto del I sec.d.C. cominciano
a prevalere le Dr 20 ,specialmente
nelle zone renano-danubiane e sui naufragi come per esempio di Fos. La osservazione si conferma per Roma dove
le anfore per salse di pesce sono presenti accanto a quelle betiche per olio
che cominciano ad arrivare in gran numero dalla
meta' del I sec.d.C. Per completare
il quadro dei
naufragi e della via marittima vicino la
Corsica, ritorniamo al Sud Lavezzi 1 ( chiamato anche
Gavello dall’ isola
di questo nome).
Una revisione, dopo la scoperta negli
anni sessanta, ha portato nuovi dati.Anche questa nave,come Sud Lavezzi 2, portava le
Dr 20, Haltern 7O e Dr 28. Di piu' il carico era composto dalle Dr 2-4
forse catalane e dalle Dr 38 e Dr 14 in grande quantita'; queste ultime
non erano presenti sul Sud
Lavezzi 2. E' interessante la presenza di
questi tipi di anfore perche'
conferma la contemporaneita'
delle forme. Le Dr 38 (Beltran
IIA) sono presenti
anche sui naufragi di St.Tropez, Fos presso
Tolone, Grand Ribaud
B presso l' isola di Hyers, St.Albans e in qualche esemplare
sul Chiessi presso l' Elba datate al 6O d.C.
circa; esse ci sono anche
sul Planier 4
e Pecio Gandolfo (Almeria).
Anche la presenza sul Lavezzi 3 ha importanza data la datazione
del carico al primo
quarto del I sec.d.C. Le anfore di questo
tipo trovate sul Saint Gervais 3 nel Fos sono
della meta' del
II sec.d.C.; esse sono una testimonianza della
produzione molto antica che e' durata fino
al II sec. d.C. Non mancano sul Sud
Lavezzi 1 anche le varie forme Dr 7-11 e Pompei VII
che abbiamo elencato anche per Sud Lavezzi 2. Pero'
sul Sud Lavezzi 1 sono le piu' numerose assieme con le Dr 9.
I naufragi Sud Lavezzi 1 e Sud Lavezzi 2 ed anche Port-Vendres
II sono le
piu' antiche testimonianze
materiali della scala del
commercio spagnolo in epoca augusteo-claudia.
I carichi di
Sud Lavezzi 1 e 2 mostrano la contemporaneita'di varie forme
di contenitori
ivi presenti che servivano
in prevalenza per trasporto delle salse di pesce.
Vedremo ora altri
carichi scoperti sulle
navi naufragate che hanno
significato per la
storia del commercio
antico: Sant Gervais 3, Chretienne H, Diano Marina. Il naufragio
Saint Gervais 3 a Fos
sur Mer per
il suo tonnellaggio puo' considerarsi medio(circa 8O tonnellate).
A bordo c' erano diciotto Dr
20 e sei Beltran II
B con iscrizioni dipinte, una Dr 14 A riferibile
a quelle del Lavezzi 1 (forma
betica). Dalle iscrizioni
si sa' che le Dr 20
provengono da Malpica sul fiume Genil (Astigi). Questi dati sono interessanti
perche’ il naufragio portava anche
una quantita'
di Beltran IIB che
ritroviamo anche nel
Veneto (Roncaglia) dove vi sono sei anfore Beltran IIA/IIB su un totale di circa duecento anfore diverse. Il numero delle
anfore portate dal
Saint Gervais 3 non era eccessivo, pero' dimostra
le proporzioni fra i
tipi di contenitori. Naturalmente non sempre il numero di un tipo
di contenitori in un carico e' cosi'
basso. Per esempio sul Chretienne H presso la costa francese
(all' altezza di
Frejus), si trovano trecento anfore Dr
2-4 catalane( vedi carta) In tale quantita' venivano spedite probabilmente ad Ostia via stretto
di Bonifacio,
via gia' indicata da Plinio (HN XIX,3-4). Altre grandi
quantita' di anfore esportate
dalla Catalogna sono state scoperte sul naufragio Diano Marina presso
la costa ligure,
cio' che indica anche un altro percorso
dei trasporti dalla Penisola Iberica verso l'Italia. Il naufragio
Diano Marina ha anch' esso significato importante
data la presenza
a bordo di
un' anfora Pompei VII o Dr 7-8,
comparabile con le
forme di Algeciras di epoca claudia e con le forme del
deposito di Verona. Questa anfora di Diano Marina e'
segnata ANTHE, interpretato come il nome Antheros dalla Pallares,
e riferito a questo nome conosciuto dai ritrovamenti
di Ampurias (Catalogna).(vedi bibliofrafia) Si puo' supporre che questa anfora, probabilmente
di produzione catalana, e' imitazione delle forme betiche,
come le cosidette Dr 8 ampuritane.
Pero' siccome sul Diano
Marina c'e' solo un esemplare di questa
forma, ,avvicinata
alla produzione di
Algeciras, probabilmente con salse di pesce, e' ovvio che faceva parte delle
provviste di bordo. Il resto
del carico del Diano Marina, costituito da dolia,
(il peso di un dolio era equivalente a quello di 4O
anfore), lucerne e ceramica
della meta' del I sec.d.C. Il ritrovamento presso le coste liguri indica il percorso delle navi
che senza dubbio era piu' lungo che quello per le isole partendo dalla Spagna.
Puo' essere che questa rotta
venisse scelta per i trasporti che toccavano anche la
Francia ed erano
prevalentemente destinati
alle provincie del Nord.
I ritrovamenti delle anfore della Tarraconensis
a Narbona mostra che esse venivano distribuite via
Aude e Garonna.
Pero' scoperte di
carichi simili a quello di Diano
Marina si sono
fatte anche su Chretienne H e Perduto I (nello stretto
di Bonifacio) cio' che mette in luce che le navi
percorrevano ambedue le rotte.Al congresso di Sevilla-Ecija
nel dicembre 1998 Ex Baetica Amphorae, B.Liou ha presentato il tema
delle anfore spagnole sui naufragi; atti in stampa.
Per la distribuzione della merce spagnola dai porti intermedii
in Francia,
occorreva servirsi del
trasporto terrestre e fluviale con
scarico, per esempio, nel porto di Fos e poi lungo Rodano
e Saona e via terra per raggiungere
di nuovo i fiumi: Loira, Senna, Meuse,
Mosella e Reno. Questi percorsi misti
devono essere presi
in considerazione riguardo ai
ritrovamenti dei contenitori
spagnoli anche nel
Veneto. Qualche volta
i ritrovamenti poco numerosi di anfore dei naufragi come Chretienne H, composto
di anfore della Tarraconensis e di qualche esemplare delle Dr
9-1O, ci lasciano in dubbio sull' origine di quelle in minoranza. In questi casi
e' possibile la provenienza
delle forme dalla Betica ma anche dalla Tarraconensis e/o dal Lionese. Comunque
il confronto con l' insieme di Longarina di Ostia puo' essere significativo per la
datazione ai primi decenni del I sec.d.C. anche
se, nel deposito
ostiense, prevalgono le forme della
Betica su quelle
della Tarraconensis. Molti trasporti di anfore ritrovate in mare sono composti in prevalenza delle anfore
catalane. Uno di
questi e' il Gavello 1 a Est della Corsica
(presso l' isola dello
stesso nome) dove fra le Dr 2-4 catalane si e' trovata una
Pompei VII o Dr 7-8 (Beltran IB) comparabile alle forme di Port Vendres II della prima meta'del
I sec.d.C. Queste forme in singoli esemplari confermano la cronologia
delle anfore simili dell’
Alto Adriatico. Lo stesso significato
ha la presenza
della Dr 14
fra una cinquantina
di anfore Dr 2-4 tarraconensi sul Lavezzi 3 (a Sud
della Corsica); la presenza anche dell' anfora Pascual 1 layetana
indica, che si tratta
del periodo intermedio quando le Dr 2-4
sostituivano le Pascual
1, sempre per
il vino. La data di questo
cambiamento delle forme risulta cadere nei primi decenni
del I sec.d.C. per cui la Dr 14 per le salse di pesce, trovata
assieme, deve essere dello stesso periodo anche se probabilmente
e' betica. Percio' anche le forme che
compaiono in esemplari singoli sui
naufragi hanno un
valore. In questo caso abbiamo
accertato che le
Dr 14 sono dei primi decenni del I sec.d.C, e
nel caso del Cavallo 1 le Pompei VII hanno una cronologia simile.
Un altro esempio delle scoperte di insiemi sui
naufragi e' quello di Chiessi, ritrovato presso l'Elba, datato alla
meta' o seconda meta' del I
sec.d.C.La datazione e' data dalla presenza delle anfore ebusitane(
di produzione
di Ibiza) accanto alle
Dr 38 presenti sulla nave.
Pertanto si ha una datazione approssimata
delle forme prodotte in Betica chiamate Dr 38 o Beltran IIA. Assieme con le anfore
venivano portati, nello stesso periodo, anche i dolia.
Pesanti circa una
tonnellata l' uno contenevano
quasi duemila litri di vino. Questo fatto fa pensare
allo sviluppo delle produzioni locali dei vini specialmente
nella Catalogna.
Forse in questi casi
occorre prendere
in considerazione anche
il trasporto delle anfore vuote che venivano
riempite sul luogo d' arrivo.
Poiche' nel Veneto i
contenitori vinari della Catalogna sono scarsi, non
diamo piu' spazio del necessario per illustrare la
composizione dei carichi misti con la merce che proveniva dalle
diverse zone iberiche che viene praticato gia'dagli inizii del I sec.d.C.
Tanti altri naufragi
ne danno evidenza,per ricordarne solo uno citiamo
il Grand Ribaud D delle vicinanze
delle coste di Tolone, che in base alla epigrafia
e' datato agli inizii del I
sec.d.C. che univa nel carico Dr 2-4 pompeiane, tarraconense, layetane
Pascual 1, greche
di Cos e frammenti probabilmente delle Dr 9
. Dallo studio della loro
collocazione sul naufragio,
risulta il loro
probabile uso quotidiano,
insieme con le altre ceramiche trovate a bordo della
nave. In questa maniera
abbiamo saputo che, accanto alle altre forme betiche, la Dr 9 probabilmente
betica veniva prodotta agli inizii
del I sec.d.C.
La epigrafia
anforica in certi casi,
specialmente come in quello
dei naufragi del golfo di Fos in
Francia, ha portato
a conoscere
non solo i manifattori
ed organizzatori del commercio per i tipi di contenitori singolari,
ma anche le relazioni fra le
varie forme delle anfore secondo i
nomi che piu' spesso
appaiono nei diversi
ritrovamenti in Europa(vedi
testo di I.Modrzewska-Pianetti per il programma Raffaello sul
commercio fra Hispania e le altre provincie europee).
La epigrafia
delle anfore salvate dal
mare e la loro, tipologia sono servite, anche nel caso di Fos, per calcolare
le percentuali delle anfore
ivi presenti.
Generalmente le Dr 20 presentano
un miglior materiale epigrafico delle anfore per salse di pesce trovate nel Fos. La prevalenza
quantitativa delle Dr 20
appare anche nelle provincie, dalla meta' del I sec.d.C., come per esempio
lungo la Valle del Rodano
e va' diminuendo
dalla fine del
secolo successivo.
La verifica della cronologia
di queste anfore viene effettuata recentemente sul Monte Testaccio
dalla missione italo-spagnola diretta da J.M.Blazquez e J.Remesal Rodriguez(vedi bibliografia). La prima
immagine della esportazione olearia betica si e' avuta
dagli scavi delle Terme del Nuotatore di Ostia che viene
sempre di piu' confermata
dai ritrovamenti subacquei. Finora abbiamo presentato
le navi sommerse nelle zone distanti dal luogo
ove garum ,olio e anche vino betico venivano prodotti, ora e' tempo di dire che non mancano anche
ritrovamenti subacquei presso le coste
andaluse.Ma ancora vent' anni fa' dei naufragi
presso queste coste
non si sapeva molto. Da quel tempo sono
state preparate le carte di alcuni ritrovamenti subacquei
e cosi possiamo osservare
una certa concentrazione dei ritrovamenti di anfore presso la Baia
di Cadice situata
vicino ai luoghi di produzione
di Puerto Real e San Fernando(vedi carta).Recentemente i dati piu
completi di dove si sono ritrovati
molti resti di naufragi ed anfore sono stati presentati da L.Lagostena
Barrios e E.Garcia Vargas(vedi bibliografia). Nel naufragio
chiamato Pecio del Lingote si sono trovate le Dr 9, Dr 12 (tipo El Rinconcillo) Beltran IIB tipo Puerto
Real. Vicino al Pecio
del Clavo sono stati trovati frammenti delle Dr 20 e
materiali dispersi fra La Caleta e San Sebastian; nel Pecio del Boncentaure
le Dr 20 e Dr 9 ritrovate insieme con i tipi punici ed
italici. Nella stessa zona, vicino alla Punta del Nao
ci sono numerosi ritrovamenti di anfore puniche.Il problema
delle eventuali imitazioni delle forme italiche nella zona di Cadice
rimane ancora da studiare. Nella manifattura di El Palomar presso
Puerto Santa Maria fra piu’ di trecento anfore Beltran I e II si e’
trovata una anfora Dr 1 che potesse essere importata o imitata localmente
(vedi testo di V.Di Folco per il programma Raffaello sulla manifattura
El Palomar). Esse, nel Pecio
del Aculedero,
sono ritrovate con le forme Beltran IIB (del Puerto
Real) e anche
delle Dr 9, cioe' una grande
varieta' di materiali. La
mescolanza testimonia
il lungo uso di
questo tratto di
mare. Nelle vicinanze del Pecio del Pantera, si ritrovano
le anfore puniche ma anche
quelle repubblicane Lamboglia 1 A.
Gli altri naufragi localizzati
nella zona mostrano carichi di
lingotti e ceramica che indica l' uso di questa rotta
almeno dal III sec. a.C al
III sec.d.C .Questo percorso veniva ovviamente usato con
diversa intensita' per il
trasporto delle anfore che appaiono
alla fine anche nel nel Veneto. Una parte veniva senza dubbio portata verso
la costa valenzana
come tappa intermedia,La
concentrazione dei vari ritrovamenti
sia italici repubblicani, sia
gallici e betici mostra la importanza mercantile della costa
di Valenza.Le anfore betiche arrivavano la' gia' agli inizi
del I sec.d.C. Si
trovano anche le anfore come le Dr 28 e/o Dr 2-4 che venivano prodotte
con varia intensita' sia nella Catalogna sia
nella Andalusia.Ci sono anche tutte le forme betiche Beltran I riferibili
alle forme del Cerro
de los Martires, e le Beltran IIB.
Questa ultima forma
sembra essere stata imitata nel "pais valenciano" come le altre forme che chiamiamo Dr 8 similis . Gli inizi
degli studi sulle
paste iniziati
per questa zona, possono
essere indicativi
per conclusioni sulle produzioni
e somiglianze
con le produzioni della
zona di Cadice(le analisi di laboratorio si stanno svolgendo nel 1999
presso l’ Universita’ di Sevilla, dal prof. M.Gonzales Rodriguez).Una
parte delle analisi e’ stata preparata dalla M.Feliu Ortega(vedi
bibliografia). Anche per
la costa di Cartagena,
lo sviluppo delle ricerche
subacquee iniziato negli anni cinquanta, ha dato ricchi materiali per lo
studio del commercio
( vedi carta). Per esempio,
nella costa cartagena
fra i ritrovamenti
di San Ferreol ci sono le anfore
betiche Beltran III
(comparabili a quelle del Titan) scoperte insieme con
gli altri tipi anforici Dr 2-4 italiche, rodie,
Dr 6/Lamboglia 2 e
ceramiche di varie
epoche che confermano l' immagine della continuita' della funzione
della costa. Al contrario
che nella zona di Cadice, nella costa valenzana sono
piu' evidenti le anfore che
venivano importate
dal mondo greco-italico prima dello sviluppo delle produzioni
iberiche. Dopo aver seguito le presenze delle anfore spagnole
dei naufragi dedicheremo l' attenzione
alle possibili vie di trasporto
terrestre nelle diverse provincie europee.
Per seguire l' intensita' dello sviluppo della
produzione betica il miglior materiale
sono le Dr 20. La loro ricca epigrafia,la
concentrazione delle produzioni
lungo il Betis, la quantita' di ritrovamenti in tutte le
provincie europee e
i ritrovamenti subacquei ne costituiscono
una categoria
particolarmente importante.
E' passata gia' una
decina di anni da quando G.Chic Garcia ha proposto una carta di ritrovamenti delle Dr 20
e di alcune
forme per salse di pesci nel mondo romano. Anche se dopo anni
di scoperte essa deve essere completata, il suo valore e' dato dal comprendere anche i ritrovamenti
sui naufragi. In base ai
ritrovamenti andalusi in
situ si puo' provare a ricostruire il primo passo
dei viaggi dei contenitori, in questo
caso olearii.La grande parte dei percorsi delle Dr 20 ed anche
di tutte le
forme per le salse di pesce era comune.Dallo sbocco del fiume Betis
,odierno Guadalquivir, venivano spedite via mare verso la
prima tappa del
lungo viaggio cominciato
da San Sebastian
andaluso verso La
Caleta per arrivare
al porto di Cartagena(fonti
scritte vedi in J.Millan Leon,bibliografia).Come pare,anche Malaga aveva un certo
ruolo nelle spedizioni della
merce. Invece Siviglia aveva la funzione di organizzazione dei trasporti dell' olio ma probabilmente anche delle salse
e conserve di
pesce. Venivano spediti anche i
metalli provenienti dalla Sierra Morena.
I carichi misti
ritrovati sui naufragi
per esempio presso Gerona, Port Vendres
II, Tour Saint Marie, Chiessi gia' elencati prima,
confermano il trasporto di varie forme di anfore, destinate a merce
diversa, ed anche vari lingotti. Il ritrovamento
vicino alle coste
spagnole, il Pecio Gandolfo (Almeria)
mostra assieme varie
forme di contenitori destinati alle
salse di pesce. Con le scoperte delle manifatture presso
il fiume Tago in Portogallo, sappiamo che le manifatture lusitane producevano assieme varie forme, quali le Dr
14 e quelle presenti sul naufragio,
Beltran IIA, Beltran 72 e Almagro 5O,51 C, Dr 28 accanto alle
forme tipiche per la zona dette lusitane 9. Le anfore potevano essere spedite dai porti betici
data la vicinanza e la scala
della produzione betica. Invece per il
trasporto interno lungo il Guadalquivir dovevano
servire barche di
circa cinque tonnellate come quelle che sono
state trovate nei
fiumi in Europa
centrale. Le barche
percorrevano il Guadalquivir fermandosi probabilmente a
Barbate, Bolonia andalusa,
Guadairo, Tarife e El
Rocadillo e poi San Roque, Guadanza,
rio Verde, Fuengirale,
Rio Velez, Almunecar, Adre,
Campo de Delicias presso Almeria. Cosi, strada facendo, le
barche potevano raccogliere i prodotti delle varie manifatture
destinati alla spedizione fuori della penisola. I trasporti
erano composti anche da lingotti
di piombo e rame come per esempio sui naufragi presso Cartago
Nova ed altri
gia' nominati prima. Plinio, nella Historia Naturalis,
racconta della bonta' delle
salse di pesce della zona di Cartagena che raggiungevano il
prezzo di mille sesterzi per
sei litri e mezzo. L'
importanza della zona
della costa e di Cartagena e' anche rivelata da
Strabone. Senza dubbio
anche le vicine miniere d' argento
aumentavano il ruolo
della zona. Dalla costa i carichi dei contenitori
con prodotti alimentari
e lingotti di metalli si indirizzavano
verso la costa francese con scalo presso
i porti catalani oppure
prendevano la via verso le isole Baleari direttamente verso l' Italia.
La rotta, che abbiamo seguito in base ai naufragi passava
per lo stretto di Bonifacio, cioe' il percorso piu' diretto per
Ostia. Secondo le condizioni del tempo
e la stagione, il percorso da
Cadice fino ad
Ostia poteva prendere circa da
una alle due settimane.Questo calcolo non tiene conto degli scali
che sicuramente facevano le navi durante
il lungo viaggio. In Italia, dopo Pozzuoli, il porto di Ostia, sviluppato
sotto Traiano, poteva ricevere
la piu' grande
quantita' di merce
spagnola. I metodi di carico e scarico delle anfore sono
conosciuti dai rilievi,
e dimostrano come, con il semplice
aiuto di corde e bastoni, i portatori spostavano
la merce. Tutte queste attivita' di
trasporto erano regolate da leggi
che naturalmente avevano uno scopo fiscale. Ma l' impero non solo richiedeva
di rispettare i regolamenti,
ma anche favoriva i
trasporti regolando
i fiumi che venivano usati dai
trasportatori come il Guadalquivir
oppure il Tevere. La piu' grande
testimonianza della intensita'
del commercio spagnolo dell'
olio e' data
dalla collina di cocci, in prevalenza di Dr 20, del
Monte Testaccio a Roma cresciuta fino a 40 metri in tre
secoli di importazione dell' olio betico.Non cosi grandi,
pero' lo stesso significativi,
sono i ritrovamenti
nei campi delle legioni in
Gallia, Germania, nella Retia e Norico ove il numero
delle anfore olearie
betiche e' dipendente anche dalla durata del campo.
La quantita' di ritrovamenti
delle anfore betiche ad Augusta Raurica ha
dato la base per la tipologia e cronologia di questi
contenitori dispersi
in Europa(S.Martin-Kilcher,
bibliografia). Le anfore betiche
e tarraconense venivano trasportate lungo
le coste catalane verso Narbona ad
Arles sul Rodano.I carichi spagnoli arrivavano a porti
come Marsiglia e Nizza per essere distribuiti verso
il Nord.Il trasporto
era fatto poi via Rodano fino alla Saona e Doubs, per proseguire
via terra fino alla
Senna la quale
raggiunge l' Oceano. Come documentano
i ritrovamenti, per la Manica, le
anfore raggiungevano la Britannia(C.Carreras Monfort,bibliografia);
i trasporti passavano anche via Loira
verso l' Oceano.Il
percorso via Reno dalla valle del Doubs era
anche navigabile.Il canale che ha unito
Saone e Mosella ha
aperto un altro percorso per i trasporti. Gia' nel I
sec.d.C si poteva navigare da
Arles a Lione
e sulla Saona e Rodano si raggingeva il Nord. Uno dei percorsi passava dal Rodano verso il lago
Lemano e da
Ginevra a Losanna ,con un breve intervallo
terrestre, a Neuchatel
verso il Reno ad
Avenche. Il percorso andava
dal lago di Neuchatel verso il fiume Aar al Reno.
Questo fiume era una divisione
naturale protetta dai campi delle legioni
di Windisch, Augst, Neuss.
Sotto Domiziano furono fortificate
nuove zone danubiane
con postazioni legionarie come Coblenza e
Colonia. La zona fra
Reno e Danubio
era protetta con
fortificazioni fino a
Ratisbona; vi furono
stanziati dai quarantamila ai centomila legionari.
Sembra, che per la
organizzazione del trasporto
e la distribuzione
delle merci, Lione
sul Rodano, Treviri
sulla Mosella,
Colonia e Nimega sul
Reno avessero un
ruolo importante.
La grande quantita'
delle anfore olearie betiche , ed a un
certo numero di
anfore per salse
e conserve di pesce , mostrano il ruolo di queste cittŕ'. L' importanza
della navigazione
sul Reno crebbe con
la costruzione
di canali gia' sotto
Augusto poi sotto Nerone, lavori che si sono
estesi allo sbocco
del fiume cio'che ha facilitato
l' accesso verso la
Britannia, che era raggiungibile
non solo della
parte della Garonna. Queste spedizioni lontane venivano organizzate
dai collegia sia marittimi sia fluviali di
trasportatori. Le iscrizioni nominano i naviculari
come organizzatori del trasporto
. Le iscrizioni
si riferiscono non solo
alla merce trasportata ma sopratutto alla provenienza
e agli organizzatori
della spedizione. Per
la storia del
trasporto sono particolarmente
importanti i ritrovamenti
del Golfo di Fos dove si incontrano le rotte da Est
e da Ovest. Qui arrivava
la merce dai porti sul Guadalquivir, Gades, Carteia,
Malaga, dalla costa cartagena,
valenzana, catalana,
per proseguire il viaggio
in tutta la Gallia via Rodano,Saona e in Germania via
Reno: i piu' distanti ritrovamenti dei contenitori spagnoli,
nella Britannia, mostrano
la necessita' di soddisfare i legionari
nel lontano Nord
dell' Europa. Questo trasporto era, senza dubbio, piu' difficile
che quello verso Roma e Pompei. Sulle anfore
veniva qualche
volta segnato il luogo
di destinazione, ma non spesso. Naturalmente non tutti i trasporti passavano
per il Golfo di Fos. Verso l' Italia
la via delle Baleari era piu' diretta anche se
pericolosa come mostrano
le numerose navi
sfortunate. Per il trasporto
delle anfore betiche,
sembra che venisse usata, in epoca augustea,
con piu' frequenza
che il percorso verso la Catalogna che viene usato anche nel I sec.d.C.
Per raggiungere l' Italia
potevano essere usati
ambedue i percorsi,
anche in senso
contrario cioe' dall' Italia verso le coste francesi; i ritrovamenti
delle anfore sommerse con le navi
del II sec.a.C. mostrano che il
percorso per il Golfo di Fos veniva
usato per trasporto dei vini gia' sotto la Repubblica.
La capacita'di carico delle
navi repubblicane puo' essere anche di trecento tonnellate; per Albenga
si calcolano
cinquecento o seicento tonnellate.
Le anfore generalmente
non contenevano piu' che duemilacinquecento ettolitri di vino che
sopratutto era trasportato in questa epoca. Naturalmente il peso e la
capacita' dei dolia erano enormemente piu' grandi anche della piu' pesante anfora con l' olio. Si prova
anche a risalire ai costi
approssimati di trasporto secondo i pesi trasportati.
Non solo per il costo, ma anche per completare il carico
le anfore betiche venivano di nuovo imbarcate nei porti del Nord-Est della Penisola
Iberica. Possiamo supporre
che le anfore venissero collocate sulle navi piu'grandi
con capacita'
piu' adeguata al trasporto distante. Le coste iberiche erano conosciute per le buone possibilita’ di navigazione
gia' da secoli. Invece non
abbiamo molte notizie
sulle coste liguri e molto
meno per le coste adriatiche
quando si tratti delle navi con merce spagnola.
Solo ora le
coste adriatiche del Veneto cominciano
ad essere esplorate. L' uso della costa ligure per le
navi spagnole si conferma
con il naufragio Diano Marina, che abbiamo presentato sopra. Non si
puo' attribuire
senz' altro a questo percorso un ruolo
piu' grande che i ritrovamenti
permettano, ma poiche', anche per
la Liguria, non si ha un quadro completo delle anfore spagnole,
possiamo ora solo
ipotizzarlo. Dai percorsi
adriatici verso Aquileia, possiamo solo segnare una probabile
rotta marittima. La storia del Mediterraneo con le scoperte delle
navi sommerse si e’ completata decisamente dai tempi delle monografie
basate sulle fonti scritte e iconografiche cosi come
hanno fatto L.Casson e J.Rouge.Per la ricostruzione delle rotte
commerciali i ritrovamenti dei naufragi
hanno carattere essenziale.Nel Mediterraneo,presso le coste lavorano
ogni anno vari gruppi subacquei.Da loro dipendono le
nuove scoperte.
traduzione Franco Pianetti
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