Esportazione di alimentari da Cadice verso l’Alto Adriatico e  oltralpe  in epoca romana  

testo di Iwona Modrzewska-Pianetti
Istituto di Archeologia
Universita’ di Varsavia

tradotto da F.Pianetti ISDGM CNR Venezia

Nella Antichita’, come oggi,  il commercio degli alimentari si svolgeva su grandi distranze fra zone distanti due, tremila chilometri.La ragione di questa attivita’ di persone di diverse professioni era non solo di fornire i vari cibi ove non c’ erano, ma anche di soddisfare le preferenze di alimentazione.Percio’ nelle zone costiere di Luni,Pompei,Altino,Aquileia si importavano le salse e conserve di pesci della Betica.Il vino italico era importato nelle coste catalane che, nello stesso tempo,cioe’ dal I sec.A.C., esportavano vino verso le Gallie.I centri di produzione di contenitori per trasporto spesso imitavano le forme conosciute dei grandi  produttori. Il miglior esempio sono le anfore con anse bifide,chiamate Dr 2-4,che servivano per vino e venivano prodotte nelle isole greche, Istria,Lazio e Campania, Gallia Narbonensis,Catalogna e forse anche in minor quantita’ nella Betica.Per segnare proprieta’ e quantita’ del prodotto le anfore venivano spesso bollate con i nomi di proprietari e produttori sia del prodotto alimentare sia delle manifatture delle anfore.Nei bolli e tituli picti  delle anfore olearie betiche esportate in tutta l’ Europa romana troviamo tutto un sistema di intermediatori commerciali, trasportatori e controllori statali Con lo sviluppo del Impero romano, il commercio di alimentari verso le provincie del Centro e Nord Europa divenne necessario. L’olivo e la vite non crescevano oltralpe e i soldati romani ne necessitavano.Le conserve di pesci non potevano mancare anche nei campi militari sul Reno e Danubio.In questo caso c’erano luoghi nodali nei commerci tra il mare e l’ Europa centrale. Aquileia aveva questo ruolo nodale per Pannonia e Norico, qui arrivava diversa merce alimentare dall’ Egeo e dalla lontana Hispania.

      Si pone la domanda  quali cibi dovessero essere sopratutto importati nelle zone pre e transalpine.Nella zona padana  e in Istria vi sono e sempre esistevano condizioni favorevoli per la crescita della vite e dell’ olivo e il mare e numerosi fiumi fornivano il pesce. Non vi era dunque la necessita’ assoluta d’ importare questa merce dalla distante Penisola Iberica.Nei tempi augustei con una certa stabilita’ politico economica il commercio prese il carattere di liberi e voluti scambi mercantili.Il commercio iberico nel’’ epoca augustea era molto espanso in tutto il Mediterraneo.Al commercio degli alimentari si accompagnavano trasporti di varie merci ricercate in diverse zone europee.La provincia Betica,odierna Andalusia,chiamata cosi dal fiume Betis oggi Guadalquivir,produceva grandissime quantita’ di olio, conserve di pesci e anche, in minor quantita’, di vino.Vere e proprie fabbriche di conserve di pesce erano collocate lungo la costa atlantica  della zona di Cadice ove sono state individuati molti luoghi di produzione.Il sale era vicino e finoggi ci sono le saline lungo la laguna.La produzione dell’ olio avveniva in un centinaio di manifatture lungo il Guadalquivir.Dal 1989 la missione spagnola diretta da J.M.Blazquez e J.Remesal scava la piu’ grande discarica romana che esiste in Europa, cioe’ Monte Testaccio a Roma.A Monte Testaccio, quasi nel centro della città’ e’ cresciuta una collina di piu’ di quaranta metri di altezza formata per la maggior parte dai resti delle anfore che servivano per l’ olio prodotto lungo il Guadalquivir. Esse venivano timbrate con i nomi di vari produttori e portavano segni dipinti che informavano del contenuto e delle persone responsabili della distribuzione della merce.Il trasporto di queste anfore a Roma e’ durato piu’ di quattro secoli  fino a quando l’ Africa settentrionale non divenne una concorrente troppo forte per i prodotti iberici.Le anfore iberiche vengono trovate anche nelle altre provincie romane come nella Retia ove ad Augusta Raurica-Augst ve ne sono qualche cetinaio.Anfore betiche si trovano anche nelle Gallie,Germania e perfino in Britannia.Le anfore olearie arrivavano fino in Israele ove sono a Cesarea Maritima.Il vino catalano veniva trasportato fino al Mar Rosso ove naufrago’ un carico con le anfore Dr 2-4 presso l’ isola Zabargad, all’ altezza della Berenica. Conserve di pesci in contenitori che portavano un bollo uguale a quello dell’ anfora di Conimbriga,venivano trasportate dalla Betica o Lusitania anche fino al deserto siriano a Palmira. La missione polacca ha scoperto, nel 1997, un’ anfora tipo Almagro 50 a Palmira.Un’ altra missione polacca, che scava a Nea Paphos a Cipro,  trova anche anfore di produzione betica.

       Ovviamente ogni regione ha la sua caratteristica rispetto alle quantita’ e ai produttori che mandavano i loro prodotti in determinate zone. Un esempio della specializzazione del mercato oleario e’ dato dal carico della nave sommersa presso Narbona a Poer Vendres.Questo carico iberico, datato al quattro decennio del I sec.d.C., era composto di lingotti metallici, di anfore per salse e conserve di pesci e di quelle per l’ olio analuso. I nomi sulle anfore olearie, la’ ritrovate negli anni settanta, sono gli stessi  di quelli sulle anfore iberiche trovate in vari luoghi lungo il Rodano e il Reno, ove venivano esportate. Questo dimostra che il carico di Port Vendres poteva essere destinato ai mercati gallici e germanici solo che ha naufragato subito dopo la costa.La merce era partita probabilmente da Cadice ove venivano caricate le anfore e i metalli.Cio’ che testimoniano vari ritrovamenti de La Caleta di Cadice. Anche se il porto della città’ non e’ stato scoperto finoggi non ci sono dubbi che di la partivano le anfore cariche di olio ,pesci , vino e le piccole anfore simili alle brocche, Dr 28, che forse servivano per miele oppure molluschi.Questa via lungo le coste iberiche verso la Gallia e’ stata usata molti secoli come mostrano i naufragi lungo le coste catalane e di Linguadoca(vedi testo di I.Modrzewska-Pianetti per il progetto Raffaello, sulle rotte commerciali nel Mediterraneo).I carichi erano destinati ad Arles o Marsiglia per secoli come dimostrano i ritrovamenti subacquei del pericoloso golfo di Fos ove si trova un cimitero di navi affondate provenienti dalle varie parti del Mediterraneo dai tempi rebubblicani alla tarda Antichita’.Le merci che arrivavano allo sbocco del Rodano venivano distribuite fino al Reno dove si trovavano gli accampamenti romani di Haltern e Oberaden.I soldati erano i consumatori dei prodotti iberici come risulta dai ritrovamenti di anfore avvenuti ancora all’ inizio del nostro secolo.

     Non era in uso solo questa via di distribuzione delle merci iberiche. Un altro  cimitero sommerso si trova nello stretto di Bonifacio fra sardegna e Corsica.Questa era la via piiu’ diretta verso Roma ma anche verso Pompei.Interessante e’ che fra Roma e Pompei vi era un interesse diverso per la merce iberica.Roma era interessata all’ olio mentre Pompei ed Ercolano preferivano le conserve di pesci importate dalle manifatture di Cadice dalla zona di Puerto real, Puerto Santa Maria ed Algeciras. Sulle anfore utilizzate per le salse di pesci le piu’ frequenti sono le scritte dipinte che informano sul contenuto.Queste scritte nere o rosse chiamate “tituli picti” erano la pubblicita’ delle merci.Secondo i tipi di pesci esistevano le diverse conserve che venivano messe in contenitori diversi che appartenevano alla grande famiglia di contenitori betici ,come dimostra la carta allegata(vedi testo di V. Di Folco e I.Modrzewska-Pianetti, per il programma Raffaello,sul menu degli Antichi).Il piu’ popolare si chiamava garum ed era una delle specialita’ prodotte sulle coste andaluse.Le fabbriche di Baelo Claudia-Bolonia fanno impressione anche oggi.Il massimo sviluppo di queste produzioni si ha alla fine del I sec.a.C. e inizi del II sec.d.C.In alcune delle anfore dei naufragi si sono conservate le spine dei pesci che erano contenuti .Questi casi aiutano alle identificazioni delle iscrizioni dipinte.Sono poche le analisi organiche dei contenuti anforici;si stanno svolgendo ora le analisi sulle anfore iberiche e adriatiche ritrovate nel Veneto.

        Gli studi sulle anfore iberiche sono cominciati  con la monografia di M.Beltran Lloris nel 1970.Egli ha pubblicato i vari tipi di contenitori imnportati e prodotti nella Penisola Iberica, e alcune forme vengono nominate fin oggi dal suo nome.Proprio in quegli anni gli archeologi dei vari paesi europei si sono volti agli studi sui contenitori per la ricostruzione dei mercati antichi.

          Una delle merci piu’ importanti nell’ Antichita’ era il vino.Dal mondo Greco,attraverso le colonie della Magna Grecia, e’ arrivata la coltura della vite nella Campania e Lazio.Dopo ,nel I sec.a.C, nella Penisola Iberica esistevano nelle varie zone le produzioni vinarie che venivano esportate in Italia ,Gallie, Britannia. Le produzioni betiche sono state riconosciute anche tramite il ritrovamento di un carico sommerso.Sulla nave di Port Vendres II una delle anfore portava le informazioni dipinte concernenti la sua provenienza e contenuto.La produzione andalusa per esportazione finisce nel I sec.d.C dopo il dominio delle produzioni vinarie della Hispania Tarraconensis cioe’ Catalogna.Oltre al vino greco, campano,laziale,emiliano ed adriatico l’ Italia  si approvigionava  anche con il vino catalano. A.Tchernia nel suo libto(vedi bibliografia) ha rivelato tutti i segreti dei vini romani. L’ espansione della esportazione catalana e’ dimostrata da vari ritrovamenti presso le coste della Provenza, Corsica e Liguria(vedi testo di I.Modrzewska-Pianetti per il programma Raffaello sui commerci della X Regio).Presso Diano Marina, in Liguria e’ avvenuto il naufragio di una nave cisterna con le anfore catalane per il vino che probabilmente era portato anche nei grandi dolia fissati sulla nave.Chissa se non fu questo peso la causa del naufragio.

     Questo quadro schematico non sarebbe completo senza nominare i lingotti di rame,ferro,piombo e zinco che venivano largamente spediti dalle numerose miniere spagnole specialmente andaluse.I lingotti di zinco quasi puro avevano la forma di fibbia diversamente dagli altri metalli.Vari lingotti avevano bolli a volta identici alle anfore trasportate sulle navi e indicavano la proprieta’ delle miniere e i controlli statali. Le produzioni iberiche di metalli quali l’ argento e l’ oro erano la vera richezza della Penisola.Mentre si puo’ capire  il mercato dei metalli ci si puo’ chiedere perche’ si commerciavano i prodotti alimentari fino all’ Alto Adriatico.Qui non mancano i pesci ne l’ olio ne il vino che venivano prodotti nella Val Padana  e specialmente in Istria.Per questi prodotti nella X Regio Venetia et Histria si producevano i contenitori generalmente chiamati adriatici e fra essi in grande quantita’ le Dr 6A e B e Dr 2-4; Completano questa famiglia le anfore grandi chiamate con collo ad imbuto(vedi le illustrazioni). Le ricerche dei dieci ultimi anni sulle produzioni adriatiche hanno portato alla conoscenza dei nomi di produttori padani e istriani.In generale la proprieta’ delle produzioni appartenevano alle grandi famiglie anche di senatori.Essi avevano organizzato tutta la catena organizzativo-produttiva che poteva essere nelle mani anche di donne. Esse commerciavano i prodotti nella Cisalpina ma anche Oltralpi ove ci sono centinaia di anfore con i bolli dei produttori adriatici.Fra essi, conosciuto nei due versanti delle Alpi, e’ Titius Helvius Basila che forniva Padova e Magdalensberg nel Norico all’ inizio del I sec.d.C.I suoi prodotti venivano trasportati perfino a Cipro come  mostrano le anfore scoperte dalla missione polacca che opera in quest’ isola e pubblicate dalla Sztetyllo.

     Invece T.Bezeczky nei suoi libri  ha dimostrato l’ esistenza di esportazioni delle varie anfore lungo la via dell’ ambra che da Aquileia passava per la Pannonia per arrivare fino Mar Baltico alla ricerca dell’ ambra, l’ oro del Nord.  (vedi bibliografia).Dopo la nostra visita al Museo Regionale di Klagenfurt,nel parco archeologico di Virunum, e partecipazione dello scavo dell’ anfiteatro di Virunum nel programma Raffaello,ci siamo formati l’opinione che nel Norico come in Pannonia le proporzioni di prodotti importati sono molto simili. Le varieta’ di prodotti importati anche dalla lontana Spagna risulta anche in Mesia interiore, secondo la recentissima pubblicazione di P.Dyczek(vedi bibliografia).Sopratutto si nota una prevalenza delle anfore adriatiche destinate alle conserve,olio e vino(per i tipi vedi illustrazioni).Alcune delle anfore come quelle con collo ad imbuto sembrano prodotte specialmente per i mercati pannonici e norici.I loro corpi grandi e pesanti non dovevano essere trasportati molto lontano e potevano servire per merce diversa percio’ si crede che avessero uso polivalente. I recenti studi della Maier -Maidl confermano le nostre osservazioni sulle presenze dei contenitori importati nel Norico.G.Piccotini, che da anni dirige gli scavi a Magdalensberg, ha pubblicato una interessante iscrizione posta su un frammento di anfora ritrovata nella prima capitale della Carinzia.Essa mostra che in alcuni casi si puo datare con grande precisione l’ anfora  e il suo contenuto consumato secoli fa’(vedi bibliografia).

Nell’ Alto Adriatico fra le città’ romane del retroterra e le coste della X Regio

si incrociava il commercio adriatico con le importazioni provenienti dall’ Est e dall’ Ovest del Mediterraneo. Gli studi che abbiamo svolto sulle anfore spagnole nel Veneto ci permettono la ricostruzione delle importazioni in questa zona nodale dell’ Adriatico.Risulta la scarsita’ di importazione di olio andaluso testimoniata dalle poche anfore  ritrovate praticamente presso la costa:da Adria,Altino e Concordia fino Aquileia. Al numero ridotto di anfore olearie andaluse si accompagna un numero ancora minore di esemplari catalani e andalusi per vino essi vi sono solo ad Adria.

       Nel Veneto sono presenti in numero relativamente basso, anfore andaluse per conserve e salse di pesci.Il piu’ vecchio e numeroso deposito di anfore per garum e’ stato ritrovato presso l’ Adige a Verona. La uniformita’ delle forme delle anfore di Verona permette di suggerire che il deposito si e’ formato nello stesso periodo augusteo.Un altro deposito relativamente  grande con anfore iberiche per olio e salse di pesci e’ ad Aquileia.Dati iniziali pubblicati dalle  M.Cipriano e B.Carre e la nostra ricognizione nei magazzini museali permettono di stabilire che Aquileia presenta la collezione piu’ grande e variata di anfore spagnole ,e non solo  spagnole, di tutta la costa altoadriatica.Ad Aquileia si incontravano i prodotti importati dall’ Occidente e dall’ Oriente.Pare  che in questo caso possiamo parlare di libero mercato alimentare concernente anche il pesce iberico.Non mancava sicuramente pesce adriatico che veniva trasformato nelle conserve in alcune fattorie istriane,pero’ la quantita’ dei prodotti non puo essere ancora quantificata dato che non e’ chiaro quali dei contenitori adriatici fossero destinati al pesce.Alcune delle anfore adriatiche presenti anche nel Norico a Magdalensberg e a Virunum potevano essere usate per vino o per conserve.Il criterio di distinzione e’ incerto e si basa sulla presenza della impregnazione dell’ interno dell’ anfora con la resina.Le anfore olearie non si impregnavano date le proprieta’ dell’ olio stesso.Per queste imprecisioni e’ difficile dire in che quantita’ il pesce adriatico fosse presente sulle tavole degli antichi cittadini del Norico.Il quadro della situazione alimentare nelle zone alpine si complica ancora di piu’ per l’ uso dei barili.Una volta era incerto se fossero in uso in periodo imperiale,pero’ ormai il loro uso nelle zone gallico-germaiche e’ stato confermato. Percio’ i calcoli sul consumo dei vari prodotti possono essere solo orientativi.

      L’arrivo di contenitori oleari iberici sulle coste dalmate e’ stato dimostrato da N.Cambi(vedi bibliografia).Questo caso indica che i contenitori venivano distribuiti via Adria,Altino e Aquileia, una parte verso le coste e un’ altra nel retroterra prealpino.Sono conosciute solo due navi sommerse presso le coste altoadriatiche.Pero’ i ritrovamenti della laguna veneta indicano una certa presenza di contenitori oleari e per pesce importati dall’ Andalusia(vedi testo di I.Modrzewska-Pianetti per il programma Raffaello sul commercio degli alimentari nella X Regio)Indubbiamente la distribuzione verso le provincie alpine avveniva ad Aquileia.

      Non avevamo  pero’ presentato il quadro completo delle presenze di anfore spagnole in Carinzia. Dopo aver fatto sopraluoghi a Magdalensberg, Virunum e Teurnia, possiamo dire che e’ presente una certa quantita’ di anfore andaluse.A Magdalensberg sembrano prevalere le anfore betiche per garum,Lo stesso potevamo constatare durante due stagioni di scavo all’ anfiteatro di Virunum. A Teurnia pero’, dopo vari anni di scavi, risultano 14 anfore betiche su un assieme di piu di duecento.Fra le spagnole la maggioranza sono anfore per garum e poche per olio e vino.Fra gli altri tipi la prevalenza sono le anfore adriatiche Dr 6B e meno Dr 6 A.Risulta evidente un certo numero di anfore per vino di Forlimpopoli e di anfore troncoconiche prodotte nella Cisalpina orientale per olive.Sorprendente e’ la discreta presenza delle anfore importate dal mondo Egeo.Tutte servivano per il vino.Le anfore spagnole per garum viste nei depositi della Carinzia hanno tutte caratteristiche delle paste conosciute nelle manifatture della zona di Cadice. Mancano pero’ i tipi precoci Dr 7 come quelle che formano il deposito augusteo a Verona. Pare che in pieno I sec.d.C venissero importate qui le anfore betiche, che in prevalenza sono le Dr 38 oppure Beltran IIA accanto delle Beltran IIA.Nel 1999 abbiamo proceduta alla campionatura di queste anfore che sono allo studio analitico all’Universita’ di Sevilla(vedi la foto).I timbri sulle anfore spagnole riportati dalla Maier.Maidl risultano pero’ d’ Italia. Forse cosi si manifesta il complicato processo delle produzioni e distribuzioni della merce.

      Oltre alle anfore andaluse, nel parco archeologico di Magdalensberg, abbiamo visto anche le forme ibride che chiamiamo Dr 8 similis.Non sono le prime anfore di questo tipo che incontriamo.Le altre disperse in diversi luoghi ci sono anche nel Veneto(vedi la carta  e bibliografia).All’ inizio dei nostri studi le credevamo di qualche produzione spagnola sconosciuta.Ora, dopo aver visto la loro distribuzione nella Cisalpina, Pannonia e Norico crediamo che possano essere imitazioni di forme spagnole   ottenute nell’ Alto adriatico. Nel 1997 durante una visita nella villa di G.D’ Annunzio sul lago di Garda ne abbiamo scoperto una di questo tipo.Un altra si trova a Parma e anche una a Vercelli.Tutte si caratterizzano per le piccole dimensioni: meno di mezzo metro di altezza.Le paste poi confrontate analiticamente con quelle di anfore indubbiamente spagnole Beltran II B ritrovate  a Roncaglia presso Padova, risultano individuate.(vedi foto con anfora di Roncaglia e di Este).Queste anfore presenti a Magdalensberg meriterebbero unostudio particolare.Un’ anfora “ibrida” ritrovata a Poetovio in Pannonia ha titulus pictus :GARUM FLOS HISPANICI.Questo significa che serviva per la salsa migliore proveniente della spagna.Ci si puo’ chiedere se non poteva contenere solo prodotto spagnolo ed essere fatta nella Cisalpina?

     Tutto questo quadro deve essere ancora completato con la presenza delle altre anfore importate a Magdalensberg, Teurnia e Virunum.In tutti questi luoghi risultano presenti le anfore vinarie greco-egee,le anfore vinarie del’ Emilia e delle vicinanze del lago di Como che ha microclima che permette la coltivazione dell’ olivo. Specialmente le piccole anfore Forlimpopoli per vino emiliano erano importate in Carinzia. Esse sono molto numerose in tutti i tre primi secoli della nostra era anche nella laguna di Venezia e perfino in Mesia Inferiore negli accampamenti militari come Novae sul Danubio.In Norico, come in Pannonia e Mesia prevalgono per’ le importazioni di anfore varie dell’ Adriatico.Per valutare le quantita’ di queste importazioni saranno interessanti i risultati degli scavi inprapresi nel quadro del programma Raffaello a Virunum.Essi possono completare il quadro dei contatti commerciali fra le provincie romane.

 

segue bibliografia   

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