CODROIPO
- PIAZZA MARCONI: Catalogo dei materiali |
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Maurizio
Buora, Giovanna Cassani |
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I.
Vernice nera.
Appena
dodici frammenti sono stati recuperati, relativi a quattro patere, una
coppa e ad una coppetta, di forme non completamente riconoscibili. Benché
in Friuli la vernice nera già al volgere del millennio fosse sostanzialmente
residuale, dobbiamo ricordare come nella fossa di scarico della villa
rustica di Pavia di Udine, chiusa intorno al 15 d. C. siano stati recuperati
ben 96 frammenti, su un totale di 165 rinvenuti entro lo stesso edificio
(peraltro abitato almeno dalla metà del I sec. a. C.) (FASANO 1990,
c. 105).
Patera
di forma Lamboglia 5/7 (?) o indeterminabile
La
forma di età augustea appartiene alla produzione tarda della vernice
nera, come ben si evidenzia nel nostro caso a motivo della vernice diluita,
della scarsa cura con cui è stata applicata (si noti la gocciolatura),
delle parti risparmiate e anche del segno di impilatura nella parte centrale
interna.
In
regione e negli immediati dintorni verso N e verso E sono noti finora
una decina di siti in cui questa forma è presente:
-
Gheno (BUORA 1984b, p. 182);
-
Codroipo (quest’articolo);
-
Pavia di Udine (FASANO 1990, cc. 108-110);
-
Sevegliano (BUORA 1985, cc. 80-81);
-
Aquileia (REINER 1994, pp. 104-105, Lamboglia 5).
-
Stramare di Muggia (MASELLI SCOTTI 1979, p. 350).
-
Nauportus -Vrhnika (HORVAT 1990a, tav. 22, 4 = HORVAT 1990b, c. 173, tav.
1, 6);
-
Moggio Udinese (2 frammenti FALESCHINI 1993, pp. 57-58);
-
Magdalensberg (SCHINDLER 1967, tav. 5, 1-6);
-
Emona (VIŒIÅ 1994, tav. 1, 14).
I.1) Tre
frammenti ricomposti di una patera che presenta vernice molto diluita
di colore violaceo (M. 2,5 YR 2,5/2 very dusky red). Ø piede 8,8;
12 x 7,5 x H 1,4. Inv. n. 225.448 (Tav. I, 1).
I.2) Frammento
di fondo di patera con circonferenza incisa. Piede basso ad anello leggermente
carenato. Vernice diluita bruna (M. 2,5 YR 2,5/2 very dusky red). Ø
6 x H 1,8. Inv. n. 225.515 (Tav. I, 2).
Ad
esso è assimilabile il frammento inv. n. 225.516, con corda 2,7
(Tav. I, 3).
Coppe
e coppette
I.3) Piccolo
frammento di parete di fondo di altra patera, di forma non determinabile.
Vernice color bruno (M. 2,5 YR 3/2 dusky red), impasto beige rosato (M.
2,5 YR 6/4 light reddish brown). 3 x 2,9. Inv. n. 225.450.
I.4) Frammento
di parete di fondo di coppa di forma non determinabile. Vernice di color
nocciola (M. 7,5 YR 6/4 light brown); impasto di tipo campano. 6 x 3,9.
Inv. n. 225.451.
I.5) Due
frammenti di una coppetta di forma non esattamente determinabile, che
presenta vernice nera molto densa, con qualche parte tendente al blu (M.
7,5 YR 2/0 black). Impasto ben depurato di color nocciola (M. 7,5 YR 6/4
light brown), tipo campana B-oide. a) 4,7 x 2,5; b) 2,7 x 2,2. Inv. n.
225.449.
II.
Terra sigillata.
Patere
Nell’ambito
del drenaggio sono emersi numerosi frammenti di terra sigillata. Poco
più di un centinaio di essi, di cui buona parte ricomposti, appartenevano
a diciotto patere di varia forma. Esse appartengono a quattro tipi fondamentali
e presentano tutte le forme che erano in circolazione nell’ultimo decennio
del I sec. a. C. Il maggior numero di esemplari appartiene alla forma
Conspectus 12, che in quel tempo era quella più in voga. Tre sole
sono di produzione aretina, di cui una di forma Conspectus 10, mentre
tutte le altre sono di produzione padana, benché con una certa
varietà di impasti e di vernice. Tre sono conservate in notevole
parte, ma le altre sono gravemente frammentate al punto che in molti casi
della patera originaria rimane solo un frammento o una porzione esigua,
tanto da far pensare che siano state gettate nel drenaggio già
in condizione frammentaria e comunque un certo tempo dopo la loro entrata
in uso anche localmente. Degna di nota la presenza di tre marchi.
Forma
Conspectus 1.2.2
Come
risulta dalla semplicità dell’orlo, la forma è tra le più
antiche della terra sigillata e compare tra il 40 a. C. e il 15 d. C.
ad es. sul Magdalensberg. Patere di piccole dimensioni, simili alla nostra,
erano ancora commercializzate a Dangstetten intorno al 10 a. C.
II.1) Patera
ricostruita e integrata. Vernice di color rosso (M. 2,5 YR 5/6 red), impasto
di tipo Fabrikat B del Magdalensberg (M. 2,5 YR 4/8 red). Ø piede
8; Ø bocca 15. Inv. n. 225.447 (Tav. II).
Al
centro entro cartiglio rettangolare, di mm 12 x 5 il marchio FVSCVS a
lettere rilevate, alte mm 4 (OXÈ, COMFORT 1968, n. 719). Una trattazione
innovativa sul marchio è nello studio di Alessandra Toniolo sulla
ceramica a vernice nera bollata di Adria: essa sembra prodotta da alcuni
fabbricanti attivi in un unico centro manifatturiero all’inizio del I
sec. d. C. Tra questi prodotti figura anche una patera di forma 7/16 con
sul fondo il bollo in p.p. FVSCI. La stessa Toniolo ritiene che si debba
nettamente separare la personalità (e quindi la produzione) dell’omonimo
lavorante di M. Sarius Hilarus, attivo nell’Italia settentrionale (marchio
conservato nel museo di Bologna, per cui CIL, XI, 6700,616 = V, 8112,
41 = OXÈ, COMFORT 1968, n. 1780) da quella del nostro. L’idea tradizionale,
salvo eventuali ripensamenti, è tuttavia ancora sostenuta da Kenrick
(Kenrick c.s.).
Esistono
dunque un marchio FVSCVS e uno FVSCI. Il primo appare attestato per ora
solo ai margini dell’area di diffusione del secondo (vedi Tav. III). Sono
noti cartigli di varia forma, almeno in tredici varianti (gentile informazione
P. Kenrick) rettangolare, di forma irregolare, vagamente ovoide (Altino),
a foglia d’edera (Russi ed Aquileia) e infine in planta pedis, su piatti
di varia forma. Ad Aquileia sono stati rinvenuti ben sette frammenti con
questo marchio, di cui tre nella forma FVSCVS. La datazione dell’attività
è stata collocata tra l’età augustea e quella tiberiana
(RAVAGNAN 1985), mentre per altri autori (SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977)
essa sarebbe compresa tra il 10 a. C. e il 40 d. C. Il Kenrick ritiene
possibile, approssimativamente, una produzione a partire dall’1 d. C.
L’esame
della carta di distribuzione (vedi Tav. III) delle attestazioni finora
note permette di stabilire che il fabbricante che firmava FVSCI risiedeva
nell’area veneto-romagnola (cfr. BERMOND MONTANARI 1972; MAIOLI 1972;
D’ABRUZZO 1982; FORTINI 1993), tra Rovigo e Ravenna, e che la distribuzione
dei prodotti avveniva specialmente per via d’acqua, con una vistosa eccezione
rappresentata proprio dalla deviazione verso il Magdalensberg, raggiunto
probabilmente dopo lo sbarco dei carichi presso il porto fluviale di Iulia
Concordia. Si ritiene probabile, dunque, che esso avesse la propria officina,
dall’età medio e tardoaugustea, ad Adria, ove il marchio compare
su vernice nera.
Degna
di nota la presenza anche a Bari (MORIZIO 1988, p. 479, fig. 705, 3, n.
978), che rivela una volta di più l’omogeneità dei prodotti
diffusi lungo le coste adriatiche. Si ritiene altresì probabile
che un solo fabbricante firmasse FVSCVS e FVSCI, poiché le carte
di distribuzione dei relativi prodotti coincidono. Si ritiene infine che
la variante FVSCVS, attestata nel nostro scavo di Codroipo, sia una delle
forme più antiche, da collocare ancora entro la fine del I sec.
a. C.
Forma
Conspectus 10
II.2) Tre
frammenti ricostituiti di fondo di patera di produzione aretiva. Vernice
di color corallo (M. 2,5 YR 4/8 red), di buona qualità, impasto
ben depurato (M. 5 YR 6/6 reddish yellow), frattura tagliente. 5,8 x 4
x H 1,4. Inv. n. 225.477.
Periodo
proto-medioaugusteo.
Forma
Conspectus 12
La
forma è diffusa in tutto l’impero romano e si trova negli accampamenti
militari della Germania nell’orizzonte Dangstetten-Oberaden, ovvero nel
periodo medio-tardoaugusteo. È verosimile che lungo la strada che
da Iulia Concordia passava per Codroipo siano transitati questi prodotti
verso il Magdalensberg, ove in effetti sono stati rinvenuti.
II.3) Patera
apoda, ricostruita e integrata. Fondo piatto con fascia circolare rotellata.
Vernice di color rosso-bruno (M. 2,5 YR 4/6 red) di buona qualità;
impasto ben depurato; produzione padana B. Ø orlo 37, x H 2,5.
Inv. n. 225.444 (Tav. IV).
II.4) Sedici
frammenti di patera del medesimo tipo, con piede ad anello, parte del
fondo con bollo entro scanalatura circolare, di cui si legge --]TE[--.
Vernice di color rosso (M. 2,5 YR 4/8 red); impasto fine, rosso aranciato
(M. 2,5 YR 6/6 light red); produzione aretina. Ø piede 9,2 x Ø
orig. alla bocca 18 x H 2,8. Inv. n. 225.469 (Tav. V).
I
prodotti del vasaio Cn. Ateius (OXÈ, COMFORT 1968, n. 144) che
raggiungevano anche il Magdalensberg, sono spesso entro cartiglio circolare
- un esemplare anche ad Aquileia - in cui è spesso presente il
legamento TE. Più vasi firmati da questo fabbricante si trovano
nel Museo di Aquileia. La decorazione è formata da doppia scanalatura
concentrica. Come ha ben messo in evidenza il Kenrick Ateius is probably
the most important name in the entire history of the Italian sigillata
production (1997, p. 183). Già in passato erano noti, al di fuori
delle officine di produzione, oltre 2000 esemplari bollati. A giudicare
da quanto si conosce, il tipo di marchio che appare sul nostro esemplare
appare riferibile piuttosto alla filiale di Pisa che alla fabbrica principale
di Arezzo o alla filiale di Lione.
II.5) Quattro
frammenti ricomponibili di orlo e parete di un’unica patera. Vernice di
color rosso scuro (M. 2,5 YR 4/6 red), impasto fine, rosso aranciato (M.
2,5 YR 6/6 light red). Ø originario 24 x H (cons.) 2. Inv. n. 225.470.
II.6) Due
frammenti ricomposti di patera. Vernice di color rosso scuro (M. 2,5 YR
4/6 red), impasto fine beige rosato (M. 2,5 YR 6/4 light reddish brown).
Ø originario 22 x H (cons.) 2. Inv. n. 225.472.
II.7) Due
frammenti non ricomponibili di un’unica patera. Vernice diluita, rosso
scura (M. 2,5 YR 4/6 red); impasto beige rosato (M. 2,5 YR 6/4 light reddish
brown). Ø originario 18 x H (cons.) 2. Inv. n. 225.471.
II.8) Frammento
di patera. Vernice rosso bruna (M. 2,5 YR 4/6 red), impasto fine beige
rosato (M. 2,5 YR 6/4 light reddish brown). Ø originario 18 x H
(cons.) 2. Inv. n. 225.473.
II.9) Frammento
di patera. Vernice rosso scura (M. 2,5 YR 4/6 red), impasto beige rosato
(M. 2,5 YR 6/4 light reddish brown). Corda 1,3 x H (cons.) 2. Inv. n.
225.474.
II.10) Frammento
di patera. Vernice diluita rossa (M. 2,5 YR 6/6 light red), impasto beige
(M. 5 YR 7/4 pink). Corda 2,8 x H (cons.) 2. Inv. n. 225.475.
II.11) Frammento
di patera. Vernice scomparsa, impasto beige aranciato (M. 5 YR 7/6 reddish
yellow). Corda 2,6 x H (cons.) 2. Inv. n. 225.476.
Forma
Conspectus 18.1.2
La
forma compare già nell’ultimo decennio del I sec. a. C., per durare
poi nel corso del I sec. d. C.
II.12) Due
frammenti, non ricomponibili, di orlo e parete di un’unica patera. Vernice
evanida, impasto beige arancio (M. 5 YR 7/6 reddish yellow). a) corda
2,8; b) corda 2. Inv. n. 225.478.
Forma
non determinabile
II.13) Due
frammenti ricomponibili di grande patera, con piede obliquo ad anello
e fondo piano. All’interno doppia scanalatura concentrica. Vernice di
color arancio (M. 2,5 YR 5/8 red), degradata, impasto con numerosi correttivi
e vacuoli. Ø piede 10,4 x Ø massimo (cons.) 18 x H 2,2.
Inv. n. 225.443.
II.14) Due
frammenti ricomposti di patera, con piede obliquo ad anello e fondo piatto.
All’interno doppia scanalatura concentrica. Vernice color arancio (M.
2,5 YR 5/8 red), scrostata, impasto fine arancio. Ø piede (ricostruito)
6 x H 1,9. Inv. n. 225.483.
II.15) Tre
frammenti di fondi di patere diverse. Due frammenti con vernice di color
rosso arancio (M. 2,5 YR 5/8 red), scrostata, un frammento di color rosso
scuro (M. 2,5 YR 4/6 red), di consistenza metallica. Produzione aretina.
Inv. n. 225.480, 225.482, 225.484.
II.16) Frammento
di fondo di patera. Vernice di cattiva qualità, color arancio (M.
2,5 YR 5/8 red), in molti punti scrostata. Al centro solcatura circolare.
Ø al piede (ricostr.) 8 x H 1,8. Inv. n. 225.486.
II.17) Frammento
di patera. Parete diritta e fondo piano. Vernice arancio-rosso scura (M.
2,5 YR 5/8 red), di buona qualità. Ø 24; 5,6 x 3,6. Inv.
n. 225.481.
II.18) Frammento
di fondo di patera. Vernice di color rosso scuro (M. 2,5 YR 4/6 red),
impasto aranciato (M. 5 YR 7/6 reddish yellow). Produzione aretina. 3,5
x 3. Inv. n. 225.488 (Tav. VI).
Al
centro presenta un cartiglio di mm 13 x 5, con lettere in due righe alte
mm 3, con il marchio ERAST(VS) / HERTO(RI) (OXÈ, COMFORT 1968,
n. 789), noto su Ha 8 anche ad Aquileia, ma non presente sul Magdalensberg.
Si tratta di uno dei servi di P. Hertorius che aveva il suo laboratorio
ad Arezzo. Nei bolli si può trovare, come pare il nostro caso,
il legamento HE nella seconda riga. Trent’anni fa nel repertorio di Oxé
e Comfort l’area di diffusione di questo bollo si estendeva sulla costa
altoadriatica (Rimini, Aquileia) oltre che ad Arezzo e nel Mediterraneo
occidentale a Roma e a Sagunto. Un solo rinvenimento a Tolosa, nella Place
du Capitole (LAROUSSE 1975, p. 223, fig. 4,27), come mi comunica gentilmente
P. Kenrick, estende l’area di diffusione nella regione pirenaica.
Tabella
riassuntiva
Ø
orlo Ø piede Cat. n. Produzione Conspectus
15 8 II.1 Nord-italica 1.2.2
32 11 ca. II.2 Aretina 10
47 II.3 Nord-italica 12
18 9,2 II.4 Aretina 12
24 10,4 II,5 Nord-italica 12
22 -- II.6 Nord-italica 12
18 -- II.7 Aretina 12
18 -- II,8 Nord-italica 12
-- -- II.12 Nord-italica 18.1.2
Coppette
di varia forma
Forma
Conspectus 14
Appartiene
all’orizzonte Oberaden-Dangstetten e pertanto si data al periodo medio
e tardoaugusteo. È presente anche sul Magdalensberg. La forma sembra
molto apprezzata nelle officine dell’Etruria e di Lione, ma l’area di
diffusione dei bolli come quello del nostro esemplare II.19 (Tav. VII)
- di cui si conserva parte dell’orlo con il fondo - fa ritenere che esso
sia opera di un fabbricante "aquileiese".
II.19) Due
frammenti di parete, non ricomponibili, e piede ad anello carenato all’esterno
e attacco di parete obliqua di coppetta. Vernice di color rosso corallo
(M. 2,5 YR 4/8 red), molto scrostata nel fondo interno; impasto di color
beige rosato (M. 2,5 YR 6/4 light red). Ø 4,4 x H cons. 2,2. Inv.
n. 225.445 (Tav. VIII) (cfr. anche CIVIDINI 1995, tav. 2,4).
Presenta
un bollo, in due righe, a lettere rilevate entro cartiglio grosso modo
quadrangolare. Si riconosce, benché l’esemplare sia molto danneggiato,
il marchio diviso in due righe, in cartiglio quadrangolare, SOLI/MARI,
che deriva da un probabile Solimarus, noto finora da quattro esemplari
presenti a Siscia (MAKJANIC 1995, p. 56), da uno di Gomilava, nella Vojvodina,
presso Novi Sad (BRUKNER 1971, p. 48), da quattro altri rinvenuti sul
Magdalensberg (OXÉ, COMFORT 1968, n. 1840; SCHINDLER, SCHEFFENEGGER
1977), dal nostro, da altra attestazione nella necropoli lombarda di Canegrate
(DELLA PORTA 1998) e infine da un esemplare di Rimini (OXÈ, COMFORT
1968, n. 1669). Per quanto gli esemplari non siano molto numerosi (una
dozzina), risulta evidente che l’area di distribuzione è in parte
simile a quella delle anfore bollate rinvenute nel drenaggio di Codroipo,
con una decisa espansione verso est. Il fatto che il maggior numero di
esemplari si trovi nell’arco alpino orientale fa pensare ad Aquileia o
al suo territorio come possibile sede dell’officinator.
Il
nome è di chiara origine celtica (cfr. ALFÖLDY 1974; WEDENIG
1997) e corrisponde nella forma ad altri nomi dell’area norica, ove sono
molto comuni i nomi con suffisso -marus come Eliomara o Ritumara a Virunum,
Belatumara a Iuvavum, Lutumarus e Redsomarus a Teurnia, Iantumara ad Aguntum
(cfr. WEDENIG 1997, passim). Solimarus compare in un’iscrizione di Celeia
(CIL, III, 11.699), oltre che in un’altra da Nîmes e una terza da
Luna (SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, p. 379). Il produttore sarebbe dunque
stato un provinciale di origine celtica che avrebbe prodotto le sue ceramiche
dopo il 15 a. C. Altro fabbricante, questa volta illirico, attivo nello
stesso tempo in Italia settentrionale era quello che si firma con il marchio
NORBANI.
II.20) Frammento
di orlo con carenatura sagomata di coppetta del medesimo tipo. Vernice
color rosso corallo (M. 2,5 YR 4/8 red), impasto color beige rosato (M.
2,5 YR 6/6 light red). Corda 4 x 1,2, Ø alla bocca ricostruito
13. Inv. n. 225.495.
II.21) Due
frammenti di orlo, con carenatura sagomata. Vernice color rosso corallo
(M. 2,5 YR 4/8 red), quasi scomparsa. Corda max 2,5 x 1,7. Inv. n. 225.497.
Forma
Conspectus 22 = Goudineau 27
La
forma, che fa parte del servizio II di Haltern, è contemporanea
alla forma Conspectus 12 e come essa appartiene all’orizzonte Oberaden-Dangstetten,
ovvero era in uso dal 12 al 9 a. C. come si può affermare sulla
base dei rinvenimenti effettuati nei castra della Germania allora utilizzati
da Augusto (GECHTER 1979, p. 5; FINGERLIN 1986). Appartiene alle forme
del servizio Ib che sul Magdalensberg si data all’ultimo decennio del
I sec. a. C. Negli ultimi anni del I sec. a. C. la medesima forma raggiunge
anche il territorio dei Latobici (tomba 122 di Beletov vrt, per cui ZAHBELICKY
SCHEFFENEGGER 1992, p. 76). Sembra prodotta in tutti i principali atéliers
della TS. I prodotti padani sono in genere alquanto grossolani.
II.22) Due
frammenti ricomposti di orlo, con scanalatura e rotellatura sottostante
di coppetta. Vernice di color rosso scuro (M. 10 R 4/8 red); impasto di
color beige (M. 2,5 YR 6/6 light red). Corda 3 x H 1,2, Ø originario
bocca non determinabile. Inv. n. 225.498.
II.23) Sette
frammenti di orlo e parete del medesimo tipo, forse di una sola coppetta.
Vernice color rosso scuro (M. 10 R 4/8 red), impasto color rosato (M.
10 R 6/4 pale red). Corda max 2 x 1. Inv. n. 225.499.
II.24) Parte
di piede ad anello, con carenatura esterna, attacco di parete di coppetta.
Produzione padana, di tipo B. Vernice di color rosso scuro (M. 10 R 4/8
red), impasto di color rosso arancio (M. 2,5 YR 5/6 red). Ø piede
5 x H 3. Inv. n. 225.500 (Tav. IX).
Nella
parte interna entro cartiglio rettangolare, di mm 12 con marchio a lettere
rilevate alte mm 8 LVCRI/ONIS. Il marchio (per cui OXÉ, COMFORT
1968, n. 902) è noto ad Aquileia e sul Magdalensberg, ove sono
stati rinvenuti ben sette esemplari col medesimo bollo (uno letto erroneamente
VERI/ONIS, inesistente, in SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tav. 125,1).
Si aggiunge un esemplare, finora isolato, a Tortona (GABUCCI 1995, p.
40; comunicazione di P. Kenrick). Il nome Lucrio termina in -o come Primio,
altro fabbricante di terra sigillata che firma al genitivo i suoi prodotti
(PRIMI/ONIS) nel medesimo periodo. Il cognomen Lucrio compare in una epigrafe
funeraria di Aquileia (I.A., 927) che si data alla prima età imperiale
in base alla decorazione architettonica, alla ridotta pedatura e alla
comparsa della forma Maxuma. Il nostro appare come liberto di un T. Bovius
(con un gentilizio alquanto raro, che compare secondo LÖRINCZ, REDÖ
1994, p. 315 due volte in Italia, due in Spagna e una in Dacia ma che
è attestato anche a Iulium Carnicum, per cui MAINARDIS 1994, p.
96, ad CIL, V, 1811), che aveva sposato una Barbia Maxima, a sua volta
liberta di un T. Barbius.
Lucrio
deriva dal verbo latino lucrare ovvero guadagnare ed è attestato
dalle epigrafi a Pola, Aquileia, Altino, Verona, nell’agro Novarese, ad
Aosta, Veleia, Spoleto, Carsulae e Caere (SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977,
p. 372).
Secondo
il Kenrick la possibile data di circolazione di questi prodotti va dal
15 a. C. al 10 d. C.
II.25) Due
frammenti ricomponibili di fondo, con attacco di parete. Vernice di color
rosso scuro (M. 10 R 4/8 red), impasto di color rosso arancio (M. 2,5
YR 5/6 red). Corda 4 x H 2,5. Inv. n. 225.501.
Forma
Conspectus 24
II.26) Ventitre
frammenti parzialmente ricomposti, di una coppetta, non ricollegabile
con sicurezza a un piede; vernice in parte scrostata e di cattiva qualità,
in parte ben conservata e coprente, color rosso scuro (M. 2,5 YR 4/8 red);
impasto ben depurato color nocciola chiaro (M. 2,5 YR 6/4 light reddish
brown). Ø alla bocca 14 x H cons. 6,5. Inv. n. 225.496 (Tav. X,
1).
Si
tratta dell’esemplare di dimensioni maggiori in questo tipo di recipienti
rinvenuti a Codroipo, di cui rimangono quasi due terzi della parte superiore.
Nella parte inferiore la parete è molto danneggiata.
Coppette
emisferiche, di forma Conspectus 36
=
Schindler Scheffenegger tav. 12b
Si
tratta di una forma esclusivamente padana, come dimostra la parete spessa,
l’impasto polveroso, la vernice scadente. Essa compare nel primo periodo
augusteo e continua fino alla fine del I sec. d. C. Se non fosse per il
contesto in cui i due esemplari sono stati trovati a Codroipo, si potrebbe
pensare a prodotti tardi, di cattiva qualità. La diffusione appare
ben attestata nell’Italia settentrionale. Ad es. a Milano negli scavi
della MM3 sono noti più esemplari di produzione scadente, con argilla
farinosa giallo-rossastra e vernice facilmente scrostabile, con diametro
alla bocca compreso tra 8 e 10 cm (CERESA MORI 1991, p. 62). Di seguito
si elencano gli esempi noti nell’Italia nordorientale e nell’arco alpino
orientale.
-
Nauportus (HORVAT 1990, p. 219, tav. 13, 12-13, ed. VII di Dolgje njivie,
datata dal 15 al 1 a. C.);
-
Aquileia;
-
Codroipo (quest’articolo);
-
Gheno di Azzano Decimo (BUORA 1984);
-
Magdalensberg (SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tav. 12 b);
II.27) Quattro
frammenti ricomposti di coppetta. Vernice diluita, scrostata, color rosso
arancio (M. 2,5 YR 5/8 red), impasto di color rosato (M. 2,5 YR 6/6 light
red). Ø alla bocca 9 x H 3,6 x Ø piede 4,8. Inv. n. 225.490
(Tav. X, 2).
II.28) Due
frammenti ricomposti di coppetta. Vernice e impasto come esemplare precedente.
Ø alla bocca 9 x H 4,2 x Ø piede 5. Inv. n. 225.491.
II.29) Frammento
di orlo di coppetta, con tracce di decorazione a linee rilevate. Vernice
scrostata e impasto come esemplare precedente. H 4 ca. Inv. n. 225.492
(Tav. X, 3).
II.30) Frammento
di piede e attacco di parete di coppetta. Vernice e impasto come esemplare
precedente. Ø piede 5 x H 2. Inv. n. 225.493 (Tav. X, 4).
II.31) Frammento
di piede e attacco di parete di coppetta. Vernice diluita e impasto come
esemplare precedente. Ø alla bocca non determinabile, Ø
piede 4 x H 1,5. Inv. n. 225.494.
II.32) Tre
frammenti ricomposti di orlo e parete a quarto di cerchio di coppa emisferica
con rotellatura all’esterno, entro fascia delimitata da scanalature orizzontali
al di sopra e al di sotto, di probabile produzione padana. Vernice color
rosso scuro (M. 2,5 YR 4/5 red), impasto di color beige aranciato (M.
2,5 YR 6/4 light reddish brown). Ø bocca (ric.) 18 x H (cons.)
5,3. Inv. n. 225.489 (Tav. X, 5).
Tabella
riassuntiva
Esemplare Ø
bocca Ø piede H Tipo Conspectus
II.19 -- 4,4 -- 14 SOLIMARI
II.20 13 (ric.) -- -- 14
II.21 -- -- - - 14
II.22 -- -- -- 22
II.23 -- -- -- 22
II.24 --- 5 --- 22 LVCRIONIS
II.25 --- --- --- 22
II.26 14 --- >6,5 24
II.27 9 4,8 3,6 36
II.28 9 5 4,2 36
II.29 --- --- -- 36
II.30 --- 5 --- 36
II.31 --- 4 --- 36
II.32 18 >5,3 36
Sariustassen
Sono
più di una ventina i frammenti di varie coppe del così detto
tipo Sarius (= SCHINDLER-KAUDELKA 1975, forma 2 e EAA 220-228, forma 13
D) appartenenti ad almeno sei individui. Si tratta di un numero cospicuo
se rapportato, ad es. ai frammenti di soli 17 individui rinvenuti negli
scavi milanesi della MM3. Ciò conferma la grande disponibilità
di questi recipienti nell’Italia nordorientale in età augustea
e la predilezione locale per il tipo, come è documentato dai rinvenimenti
del Magdalensberg. Si ritiene in genere che da una fase iniziale, collocabile
nell’ultimo quarto del I sec. a. C., la produzione sia continuata fino
all’età flavia, ma mancano conferme archeologiche per una eventuale
produzione tarda.
Si
tratta in genere di coppe con bocca alquanto larga, il cui diametro varia
dai 12 cm (esemplare II.38) ai 18 (es. II.34). In genere gli altri rinvenimenti
della regione confermano una preferenza per le coppe di grandi dimensioni,
con bocca larga, anche se a Rive d’Arcano si è rinvenuto un esemplare
con bocca del diametro calcolato di cm 10 (VILLA 1997, p. 71), misura
che del resto corrisponde a quella di altri esemplari di Milano (Scavi
MM3, p. 72 esemplare del Ø di cm 9). Due soli esemplari permettono
di riconoscere che il bordo alto è nettamente ridotto rispetto
allo sviluppo della vasca, ma vi è fondato motivo di ritenere che
tutti i vasi appartenessero a questo tipo, definito A dalla Mazzeo Saracino
e presente specialmente in età augustea.
Il
nostro contesto permette dunque di ancorare una serie di motivi decorativi
all’età augustea. Dai frammenti recuperati è possibile riconoscere
almeno sei coppe, tutte databili, in base ai punzoni e al confronto con
altri esemplari rinvenuti sul Magdalensberg, nell’età augustea.
Segnaliamo le decorazioni individuabili dai frammenti superstiti.
II.33) Tre
frammenti di coppa, o vaso-cratere (forma EAA 11D o 10D). Vernice di color
rosso scuro (M. 10 R 4/8 red), quasi completamente scomparsa; impasto
con minimi correttivi brillanti, di color beige rosato (M. 2,5 R 6/4 light
reddish brown). Ø piede 6 x H (cons.) 3,7; 5,5 x 4 e 2,5 x 2,5.
Inv. n. 225.503 (Tav. XI, 1).
Decorazione
composta da nastri in forma di due quadrilateri sovrapposti, a costituire
una sorta di stella a otto punte (cfr. CIVIDINI 1995, tav. 3, 2). I lati
dei quadrilateri sono concavi, in modo che nella parete curva appaiono
quasi rettilinei. Lo schema decorativo formato da due figure geometriche
sovrapposte, a formare stelle a più punte, appare usuale nel periodo.
Nella Destra Tagliamento, già agro Concordiese, esso compare a
Tiezzo (cfr. BUORA 1981), ma si trova anche ad Aquileia, nell’area a est
del Foro (Scavi ad Aquileia, I, tav. 11, C 11).
Degno
di nota, nell’esemplare codroipese, il piede stretto e a profilo scanalato,
simile a quelli dei prodotti delle officine aretine (da cui si discosta
per tipo di vernice e di impasto), mentre a Tiezzo e ad Aquileia troviamo
un piede largo e anche all’incrocio dei nastri borchiette circolari, qui
sostituite da gruppi di cinque puntini rilevati. Il piede dell’esemplare
codroipese è simile a quello delle coppe cantaroidi prodotte in
età augustea da L. Sarius L. l. Surus (EAA, II, p. 219). Altri
esemplari firmati dal medesimo fabbricante sono presenti a Reggio Emilia,
Verona e Volterra, mentre uno anepigrafe compare nella nave di Comacchio,
andata a fondo verso la fine del I sec. a. C. (BERTI 1990, p. 75). La
presenza del fiorone centrale, come nell’esempare codroipese, è
attestata ad Aquileia (Scavi ad Aquileia, I, tav. 11, C 11).
Non
è qui chiara la decorazione all’esterno dei triangoli e alla loro
terminazione, per cui tuttavia l’esemplare aquileiese offre possibili
punti di contatto.
II.34) Dieci
frammenti ricomposti di unico cratere. Vernice di color rosso scuro (M.
10 R 4/6 red), in parte completamente scomparsa e impasto abbastanza ben
depurato, di color giallo arancio (M. 5 YR 6/8 reddish yellow). Ø
alla bocca 18, H complessiva 11 x H bordo 5; Ø massimo alla spalla
21, Ø piede 8,2. Inv. n. 225.446 (Tav. XII).
Decorata
con tralcio di vite da cui si dipartivano una decina di foglie, intervallate
a fioroni, verso il basso e circa altrettante verso l’alto (CIVIDINI 1995,
tav. 3,2),
Un
esemplare in buone condizioni e simile quanto alla morfologia decorativa
si trova nel museo di S. Vito al Tagliamento (SCOTTI MASELLI 1975, cc.
491-492, fig. 4) con firma SER. Un esemplare del tutto simile, marcato
ugualmente SER, viene da Faenza (NEGRELLI 1998, fig. 19, 134 e p. 216).
Altri possibili esemplari, forse con simile decorazione, provengono dalla
Destra Tagliamento (BUORA 1981, n. 28-30). Un altro ancora con il similare
motivo delle foglie di vite viene da Coderno di Sedegliano (CIVIDINI 1996)
a ulteriore testimonianza di quanto il motivo dei corimbi e delle foglie
di vite intrecciate fosse amato anche in zona, come del resto in larga
parte dell’impero romano, fino ai più lontani confini (cfr. KOLNIK
1996, tav. II). Numerosi frammenti del Magdalensberg presentano foglie
simili, ma sono troppo piccoli per poter offrire informazioni sulla decorazione
complessiva del vaso. Nei due esemplari, di Codroipo e di S. Vito al Tagliamento,
il piede è basso e allargato e la vernice scadente.
È
possibile osservare che sia la foglia di vite sia la foglia di edera sia
la foglia di altro vegetale, non identificato dei frammenti codroipesi
sono eseguite in maniera diversa, il che corrisponde a una prassi abituale
nella preparazione delle matrici in cui i punzoni, in sé, hanno
scarso significato.
Il
motivo della foglia di vite così disposta è tigraneo. Compare
anche in un esemplare della stipe di Montirone (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987,
tav. 25,5).
II.35) Quindici
frammenti ricomposti di coppa. Vernice di color rosso (M. 1,5 YR 5/8 red),
quasi completamente scomparsa, impasto beige rosato (M. 5 YR 6/3 light
reddish brown). Ø alla bocca 15, H cons. 11, Ø max. alla
spalla 17,5 x H bordo 4,5. Inv. n. 225.505 (Tav. XIII).
La
decorazione è formata da coppie di "trofei" di foglie
frastagliate, alternativamente disposte e verso l’alto e verso il basso.
Anche questo tipo di decorazione trova numerosi raffronti in epoca augustea
(ad es. dal Magdalesberg, SCHINDLER-KAUDELKA 1975, n. 57/107) che si collegano
con esemplari di Bologna (n. 467). Di particolare interesse la presenza
di maschere teatrali, per quanto molto rovinate, tanto da non essere più
riconoscibili se non dal contorno. In origine dovevano essercene quattro,
disposte grosso modo radialmente. Pare che il disegno e l’esecuzione siano
alquanto corsivi. La maschera, simile, compare ancora una volta sul Magdalensberg
(cfr. 48/36 e 37) in epoca augustea e di nuovo a Bologna e sulla costa
liburnica, a dimostrazione di una circolazione ristretta di modelli.
Molte
altre maschere, più grandi e con maggiori dettagli, e di esecuzione
più raffinata, compaiono sulla ceramica coeva.
II.36) Quattro
frammenti con decorazione a ghirlande verticali formate da foglie cuoriformi,
ai cui lati si trovavano fioroni pluripetali. Vernice di buona qualità,
coprente, di color rosso brillante (M. 10 R 5/8 red); impasto di color
rosso arancio (M. 2.5 YR 6/6 light red). 3,5 x 3; 2,8 x 2,5. Inv. n. 225.506.
Sono
note decorazioni simili e nella Destra Tagliamento (es. BUORA 1981, 3,
forse 5 e 39) e sul Magdalensberg ove si datano al periodo augusteo (SCHINDLER-KAUDELKA
1975, 58/122, ma anche 52/74, 53/84 e 57/116). Gli esemplari del Magdalensberg
sono stati posti in relazione con una coppa di Bologna (n. 368). Da notare,
in questo caso, la vernice brillante e di colore più scuro, vicina
a quella della ceramica aretina. Lo schema complessivo della decorazione
ci è offerto da un esemplare, in larga parte conservato, esistente
nelle raccolte del Museo di S. Vito al Tagliamento (SCOTTI MASELLI 1975,
fig. 5) che presenta tuttavia foglie cuoriformi e per questo è
stato accostato alla produzione firmata da SVRVS.
II.37) Frammento
di spalla con ovoli. Vernice brillante di color rosso scuro (M. 10 R 4/8
red), impasto compatto sottile di color arancio (M. 2,5 YR 5/6 red). Si
riconosce, al di sotto, un elemento vegetale bipartito simile ad es. al
punzone M dei bicchieri della stipe del Montirone firmati CLEMENS (LAVIZZARI
PEDRAZZINI 1987, tav. 26,2). 4 x 3. Inv. n. 225.507 (Tav. XI, 2).
II.38) Diciotto
frammenti. Vernice coprente di buona qualità, color rosso scuro
(M. 1,5 YR 4/6 red); impasto molto raffinato (M. 2,5 YR 6/6 light red).
Ø alla bocca 12 x H bordo 3 x Ø alla spalla 13 x H (cons.)
6,8. Inv. n. 225.504 (Tav. XI, 3).
Sull’ansa,
molto stretta, barretta trasversale. Appartiene al tipo A (MAZZEO SARACINO
1985, p. 221) caratterizzato da bordo poco sviluppato rispetto alla vasca.
Il diametro è ridotto, tuttavia esistono anche esemplari con bocca
più stretta, intorno ai 10 cm, come uno di Rive d’Arcano (VILLA
1997, p. 71) e uno di Milano (Scavi MM3).
La
decorazione è formata da linee a rilievo che si irradiano dal fondo,
secondo uno schema decorativo ben attestato da altri esemplari rinvenuti
nell’agro di Iulia Concordia (BUORA 1981). Il motivo dei cordoni a raggera
è di ispirazione toreutica (PANCERA 1985, c. 154) e compare a Milano,
Altino, nell’agro di Iulia Concordia (Gheno) etc. Sul Lorenzberg si trova
uno dei nostri vasi, di piccolo formato, attribuito all’officina di Clemens.
Anse
Si
conservano tre frammenti di anse, con la tipica aggiunta nella parte superiore
di una fogliolina d’edera.
II.39) Frammento
con due coppie di scanalature, poco profonde, disposte verso i bordi.
Largh. 3,2. Inv. n. 225.508.
II.40) Frammento
con traccia della foglia di edera applicata (oggi scomparsa) nella parte
superiore. Largh 2,2. Inv. n. 225.509.
II.41) Frammento
di piccola ansa a nastro. Vernice scomparsa, impasto compatto di color
beige rosato (M. 2,5 YR 6/8 light red). Inv. n. 225.510.
È
già stato notato come la distribuzione degli esemplari noti indichi
come probabile zona di produzione l’Italia settentrionale, in particolare
i territori presso la costa adriatica. La particolare delicatezza di questi
vasi (grandi e con pareti di spessore alquanto sottile) e infine la notevole
somiglianza di molti frammenti ha fatto sì che l’esame analitico
dei rinvenimenti, oggetto di notevole attenzione specialmente negli anni
Settanta e negli anni Ottanta, sia stato da qualche tempo quasi abbandonato,
dopo essere giunti alla conclusione che si tratta in larga parte di prodotti
di epoca augustea. Invece rimangono ancora aperte molte questioni relative
e ai centri di produzione e alle vie dello smercio di questi prodotti.
Sul
Magdalensberg i frammenti con decorazioni di questo tipo sono attestati
tra il 10 a. C. e l’1 a. C. Da un punto di vista iconografico va messa
in risalto la stretta somiglianza tra i frammenti di Codroipo, quelli
della Destra Tagliamento (specialmente alcuni conservati nel Museo di
S. Vito al Tagliamento) e altri dall’area di Bologna, tanto da far ritenere,
a prima vista, che la massa di questi prodotti potesse provenire dal centro
della pianura padana, per essere in parte qui smerciata e in parte indirizzata
verso il mercato del Magdalensberg.
Per
quanto riguarda la individuazione dei mercati dei vari produttori, non
è stato tentato finora alcuno studio complessivo, certo ostacolato
anche dal gran numero di frammenti disponibili e dal numero probabilmente
molto alto di quelli inediti. Nei vari esemplari si osservano alcune variazioni
nel profilo, ad es. nella forma della vasca e nell’andamento e nello sviluppo
della fascia che conclude il vaso. A questo proposito potrebbe essere
significativo un elemento che è stato talora accennato, ma che
non è mai stato oggetto di trattazione specifica. Ci riferiamo
alla parte applicata che decora alcune anse. Accanto ad anse prive di
questi elementi aggiunti, si trovano anse con una barretta orizzontale
sovrapposta o una foglia d’edera.
La
fogliolina d’edera compare nelle seguenti località
-
Aquileia (NOVAK 1980, cc. 197-204);
-
Concordia (SCOTTI MASELLI 1975);
-
Cividale (SCOTTI MASELLI 1977);
-
Comacchio (BERTI 1990, n. 118);
-
Faenza (NEGRELLI 1998, tutti gli exx di ansa);
-
Cupra Marittima (FORTINI 1993).
Molto
più diffusa è la barretta trasversale sull’ansa, carattere
che è stato ritenuto proprio di Altino, che si ritrova a
-
Gurina (Jablonka 1992, tav. 90, 18);
-
Pavia di Udine (inedito);
-
Codroipo (quest’articolo);
-
Altino;
-
Adria (PANCIERA 1985);
-
Milano (IORIO 1991, p. 71);
-
Cupra Marittima (FORTINI 1993);
-
Lorenzberg presso Epfach (esemplare firmato Clemens).
Il
confronto tra le rispettive aree di distribuzione (Tav. XIV) permette
di ipotizzare che i vasi con barretta trasverale fossero prodotti nella
parte centro-orientale della pianura padana, mentre quelli con la foglia
d’edera fossero diffusi specialmente lungo la costa adriatica. Risulta
comunque evidente che i due tipi ebbero in parte lo stesso ambito di diffusione,
per quanto quello con le foglie d’edera appaia, a quanto si sa finora,
attestato quasi solo lungo la costa adriatica, da Cupra Marittima ad Aquileia,
con presenze anche nell’agro di quest’ultima città.
Prodotti
con questo carattere erano dunque smerciati lungo la rotta dell’Adriatico
occidentale, da Altino a Cupra Marittima (cosa che accadeva forse nello
stesso periodo augusteo per le anfore vinarie, come quelle bollate T.H.B.,
che provenivano probabilmente proprio da Cupra Marittima). L’esemplare
proveniente dalla villa di Pavia di Udine, si rinvenne in una discarica
chiusa alla fine dell’età augustea, quindi offre un elemento cronologico
per la datazione di questi prodotti, evidentemente in uso nel periodo
medio e tardoaugusteo.
Matrici
di Sariustassen sono state trovate a Ravenna, a Corfinium, a Herdona e
ad Adria (D’ABRUZZO 1983).
In
base all’analisi dei motivi decorativi e delle matrici pare possibile
pensare che alcuni oggetti rinvenuti a Codroipo siano di produzione padana,
esemplificata su modelli decorativi provenienti dal Bolognese e in genere
dal territorio veneto-romagnolo. Anche per quanto riguarda questi prodotti
possiamo ricavare come il territorio aquileiese fosse attraversato da
correnti di traffico, anche in questo caso, che derivavano da diversi
centri di produzione.
Tabella
riassuntiva
Esemplare
Ø bocca H H bordo Ø max Ø piede
II,33 --- >3,7
--- --- 6
II,34
18 11 5 21 8,2
II,35
15 >11 4,5 17,5 --II,36 --- --- --- ---
--II,37 --- --- --- --- --II,38 12 >6,8 3
13 --
III.
Pareti sottili.
Il
rinvenimento di frammenti appartenenti ad almeno cinquantuno recipienti
a pareti sottili risulta particolarmente importante per la sua omogeneità
morfologica e numericamente superiore ad esempio al materiale pressoché
coevo proveniente dalla fossa di scarico (US 1100) della villa rustica
di Pavia di Udine.
Si
tratta di una produzione anepigrafica delle forme più diffuse:
bicchieri, coppette e poche fragilissime coppe sino ad ora non attestate
in zona.
Bicchieri
Si
contano ventisette bicchieri ad impasto ceramico arancio rossiccio, privi
per lo più di verniciatura esterna. Due sono prodotti al tornio:
uno appartiene alla serie dei bicchieri così detti a "tulipano",
l’altro, dalla linea essenziale, ha il corpo cilindrico che si svilupppa
dalla base carenata. Tutti gli altri bicchieri sono prodotti a matrice
e risultano così suddivisi: tre con decorazione esterna rilevata
a "spina", ritenuta prototipo (VEGAS 1973, p. 69; LAVIZZARI
PEDRAZZINI 1987, p. 82) dei successivi decori caratteristici delle locali
officine tipo Aco (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 81), da cui provengono
i restanti ventidue esemplari.
Forma
Mayet VIII, Ricci 1/186, Vegas 24 (15 a. C. - 14 d. C.)
Dallo
scavo di Codroipo proviene un fondo di bicchiere "a tulipano"
foggiato con impasto piuttosto grossolano dalla superficie quasi sabbiata
di colore rosso aranciato. Difficile resta l’attribuzione tipologica,
essendo il bicchiere completamente mancante della parte superiore. Esso
potrebbe rientrare nella variante non decorata fossile-guida risalente,
in area padana, dell’età augustea (TASSINARI 1998, p. 42). Si veda
per esempio l’esemplare proveniente dalla necropoli di Nave (JORIO 1987,
p. 42, p. 43 R), o più recentemente quello proveniente dagli scavi
di Calvatone (MASSEROLI 1996, p. 86, p. 101,77).
III.1) Frammento
di fondo. Impasto argilloso compatto, non particolarmente sottile (M.
2,5 YR 5/8 red) ricco di correttivi affioranti. Ø 4 x H 5. Inv.
n. 277.582 (Tav. XV, 2).
Forma
Schindler-Kaudelka 2, Ricci 1/379 (ultimo quarto del I secolo a. C.)
Se
la forma appare sostanzialmente identica in area norditalica, lungo le
coste adriatiche e sul Magdalensberg, la decorazione distingue i nostri
esemplari in più gruppi. Essa può essere distinta in base
al numero delle file degli elementi a rilievo, sbarrette sovrapposte alla
barbottina a profilo triangolare, chiamate anche spine (da cinque a sette
negli esemplari che paiono più antichi fino a nove in epoca augustea),
alla disposizione delle stesse "spine" che appaiono poste tutte
verticalmente, oppure obliquamente, con andamento differenziato nelle
varie file, o ancora con andamento verticale nella fila superiore o inferiore
e obliquo nelle altre.
In
linea di massima le spine di ogni fila sono poste a metà della
fila precedente, come in un esemplare integralmente ricostruito di Bannia
(S. Vit al Tilimint 1973, p. 139), ove le spine diminuiscono di lunghezza
dall’alto verso il basso. Questa decorazione, che è una delle più
comuni dell’età repubblicana, è diffusa in tutto il bacino
mediterraneo fino alla prima età augustea (RICCI 1985, p. 328,
decorazione tipo Ricci 2). Si ricorda, a titolo di esempio, un esemplare
integro esposto al Museo islamico di Sabratha, in Libia. Sul Magdalensberg
questi esemplari sono datati dal 20 al 10 a. C. (SCHINDLER-KAUDELKA 1975,
pp. 39-41).
Bicchieri
del genere sono molto comuni nella pianura padana, da Angera (LAVIZZARI
PEDRAZZINI 1987) a S. Vito al Tagliamento (vedi sopra) ad Aquileia (esemplare
esposto in museo). La diffusione lungo le coste adriatiche fino all’Italia
meridionale e probabilmente fino ai mercati della costa dalmata è
attestata dalla presenza di esemplari di questo tipo in un naufragio presso
Brindisi (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, tav. 22, 6).
A
Codroipo sono stati rinvenuti frammenti pertinenti a tre esemplari di
cui uno completamente ricostituibile.
Distribuzione
in Italia settentrionale e nelle aree contermini
-
Milano (CERESA MORI 1991, p. 44; tav. XI, 132; BOLLA 1988);
-
Angera (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1995, p. 532; tav. 44, 8);
-
Calvatone (MASSEROLI 1996, p. 88; fig. 80, p. 92);
-
Padova, piazza De Gasperi, tomba 9 (età flavia) ("Quaderni
di Archeologia del Veneto" 1992, 8, p. 141);
-
Padova, piazza De Gasperi, tomba 4 (età augustea-tiberiana) ("Quaderni
di Archeologia del Veneto" 1992, 8, p. 138);
-
Bologna;
-
Adria;
-
S. Vito al Tagliamento (mus., cfr. S. Vit al Tilimint 1973);
-
Codroipo, quest’articolo;
-
Pavia di Udine (FASANO 1991, p. 109);
-
Aquileia, Museo, in esposizione;
-
Gurina (JABLONKA 1992);
-
Nauportus-Vrhnika (ed. VII, angolo sud-est: HORVAT 1990, tav. 21, 4, p.
231);
-
Emona (VIŒIÅ 1994, tav. 5,11 e tav. 24, 1-3);
-
Magdalensberg (SCHINDLER-KAUDELKA 1975, pp. 39-41).
III.2) Bicchiere
parzialmente ricostituito. Impasto di tipo compatto sottilissimo con piccoli
inclusi di chamotte (M. 2,5 YR 5/6 red). Ø alla bocca 8,2; Ø
fondo 5,6. Inv. n. 277.550.
III.3) Nove
frammenti di fondo e parete parzialmente ricostituiti. Impasto argilloso
polveroso con inclusi calcitici (M. 2,5 YR 4/6 red). Le spine sono sovrapposte
obliquamente. Ø fondo 5,4 x H 7. Inv. n. 225.462 (Tav. XV, 5).
III.4) Quattordici
frammenti di fondo, orlo e parete di bicchiere. Ø bocca 8; fondo
5,6. Impasto argilloso compatto (M. 5 YR 5/4 reddish brown). Inv. n. 277.552.
Forma
Schindler-Kaudelka 43 = Marabini XXXIII
=
Mayet 12 = Vegas 29 (30 a. C. - 14 d. C.)
III.5) Bicchiere
parzialmente ricomposto a corpo cilindrico. Argilla arancione scuro (M.
2,5 YR 5/8 red), all’esterno ricoperta di vernice color marrone scuro
(M. 2,5 YR 4/4 reddish brown), opaca. Piede a disco con doppia scanalatura
verso il bordo, parete con consueta carenatura nella parte bassa. Ø
piede 5,2; Ø corpo 7 x H cons. 5. Inv. n. 225.467 (Tav. XV, 3).
A
Pavia di Udine le basi hanno Ø di 4,5 e l’altezza, negli esemplari
misurabili, raggiunge circa 12. L’esemplare di Codroipo è leggermente
più grande. Essi presentano, sempre a Pavia, una rifinitura a stecca,
che conferisce loro un aspetto translucido.
Secondo
la Marabini Moevs (1973, pp. 102-105 e nota 19), si tratterebbe di prodotti
di officine locali norditaliche, dal periodo tardorepubblicano alla fine
del periodo augusteo (FASANO 1991, p. 108, fig. 4). Essi sono noti anche
a Pompei (CARANDINI 1977, tav. XII, 31-32).
Distribuzione
in Italia settentrionale e nelle zone contermini
-
Milano (CERESA MORI 1991, p. 45, tav. XII, 13);
-
Aquileia (VENTURA 1991a, tav. 9, 25);
-
Joannis (STRAZZULLA RUSCONI 1979);
-
Pavia di Udine (FASANO 1991);
-
Codroipo (quest’articolo);
-
Nauportus (HORVAT 1990, tav. 13, 12, p. 222);
-
Beletov vrt, Novo Mesto, t. 55, con patera con bollo PRIMVS, medioaugustea
(KNEZ 1992, tav. 17).
Tipo
ACO: Schindler-Kaudelka 13 a, c. (25-10 a. C.)
Si
tratta di due frammenti di orli di bicchieri di cui in uno è tuttora
visibile la decorazione à la barbotine di squama di pino iconograficamente
derivata dal più lineare decoro a spina (CERESA MORI 1991, p. 44).
III.6) Frammento
di orlo di bicchiere Schindler-Kaudelka 13 a con decorazione leggermente
abrasa di squama di pigna. Impasto argilloso compatto, sottilissimo (M.
2,5 YR 5/6 red). Ø 6 x H 2,7. Inv. n. 277.554 (Tav. XV, 6).
III.7) Due
frammenti ricostituiti di orlo e corpo di bicchiere Schindler-Kaudelka
13c, orlo esoverso, concavo all’interno, lieve rigonfiamento sulla parte
mediana del corpo. Impasto argilloso compatto ‘(M. 2,5 YR 5/8 red). Ø
6 x H 3,5. Inv. n. 277.575.
Tipo
ACO: Schindler-Kaudelka 5 a, decorazione a Kommaregen (età augustea
- inizi età tiberiana)
Gli
esemplari di Codroipo, di cui sei completamente ricostituiti, appartengono
a produzioni locali delle officine tipo Aco dal discreto successo commerciale
come attestato, per esempio, dai rinvenimenti di Angera (LAVIZZARI PEDRAZZINI
1987, p. 80). Essi si presentano più semplici rispetto agli originali,
alleggeriti della moltitudine di greche geometriche e di elementi vegetali.
La decorazione è infatti limitata ad un’alta fascia decorata a
Kommaregen, talora molto ben definita, chiusa da una cornicetta formata
da una o più linee; l’impasto argilloso è fine, compatto.
III.8) Bicchiere
completamente ricostituito. Argilla arancione (M. 2,5 YR 5/8 red) coperta,
solo nella parte superiore da una vernice opaca di color rosso marrone
scuro (M. 2,5 YR 4/4 reddish brown). Ø alla bocca 7; H 8,5; Ø
fondo 5. Inv. n. 225.452 (Tav. XV, 4).
III.9) Bicchiere
completamente ricostituito. Impasto argilloso compatto (M. 2,5 YR 5/6
red) con tracce di ingobbio più scuro (M. 2,5 YR 4/4 reddish brown).
Ø alla bocca 6,5; fondo 4,9 x H 9. Inv. n. 225.453 (Tav. XV, 1).
III.10) Bicchiere
ricostituito e integrato con orlo esoverso obliquo e decoro a Kommaregen
lungo tutto il corpo. Impasto argilloso compatto (M. 2,5 YR 5/6 red) e
macchie più scure (M. 2,5 YR 4/4 reddish brown). Ø alla
bocca 7; fondo 5 x H 9. Inv. n. 277.555.
III.11) Bicchiere
ricostituito e integrato variante Schindler-Kaudelka 5c. Orlo esoverso
obliquo, decorazione a Kommaregen delimitata a partire dall’orlo da doppia
circonferenza. Impasto argilloso compatto (M. 2,5 YR 5/4 reddish brown).
Ø alla bocca 8; fondo 4,6 x H 9. Inv. n. 277.556.
III.12) Bicchiere
parzialmente ricostituito. Orlo esoverso obliquo e decorazione a Kommaregen
posta a distanza equidistante dall’orlo e dal fondo (1 cm ca). Impasto
argilloso compatto (M. 2,5 YR 5/6 red). Ø alla bocca 8; fondo 4,8.
Inv. n. 277.557.
III.13) Bicchiere
parzialmente ricostituito. Orlo leggermente esoverso sottolineato da doppia
circonferenza. Decorazione a Kommaregen che si protrae per due file oltre
la fascia dell’orlo. Impasto argilloso (M. 2,5 YR 5/4 reddish brown).
Ø alla bocca 7 x H 3; fondo 5 x H 3,6. Inv. n. 277.558.
III.14) Frammenti
di orlo e parete di bicchiere variante Schindler-Kaudelka 5b. Orlo esoverso
obliquo sottolineato da doppia circonferenza. Impasto argilloso compatto
(M. 2,5 YR 5/4 reddish brown) con engobbio scuro (M. 2,5 YR 4/2 weak red).
Ø alla bocca 7 x H 2,7. Inv. n. 277.559.
III.15) Frammento
del tutto simile al precedente con engobbio interno. Corda 1,6 x H 2,5.
Inv. n. 277.560.
III.16) Tre
frammenti ricostituiti di orlo e corpo di bicchiere. Decorazione quasi
scomparsa. Impasto ceramico polveroso (M. 2,5 YR 5/6 red). Ø alla
bocca 6 x H 5,5. Inv. n. 277.561.
III.17) Tre
frammenti ricostituiti di orlo di bicchiere. Orlo esoverso obliquo. Decorazione
a Kommaregen. Impasto argilloso (M. 2,5 YR 5/6 red). Ø alla bocca
8 x H 2,5. Inv. n. 277.562.
III.18) Frammento
di bicchiere variante Schindler-Kaudelka 5b. Orlo esoverso obliquo, gola
accentuata. Decorazione a Kommaregen. Impasto argilloso compatto (M. 2,5
YR 5/6 red) engobbio leggermente più scuro (M. 2,5 YR 4/6 dark
red). Ø 7 x H 3,1. Inv. n. 277.563.
III.19) Due
frammenti ricostituiti di orlo di bicchiere del tutto simile al precedente.
Ø alla bocca x H 2,4. Inv. n. 277.564.
III.20) Tre
frammenti di orlo di bicchiere assimilabile alla variante Schindler-Kaudelka
5k. Orlo leggermente pendulo subtriangolare, decoro a Kommaregen delimitato
superiormente da doppia circonferenza. Impasto ceramico compatto (M. 2,5
YR 5/4 reddish brown). Ø alla bocca 6 x H 4. Inv. n. 277.574.
III.21) Fondo.
Ø 5,2 x H 1,8. Inv. n. 277.568.
III.22) Fondo.
Ø 5 x H 1,5. Inv. n. 277.569.
III.23) Fondo.
Ø 5 x H 2,5. Inv. n. 277.570.
III.24) Fondo.
Ø 4,8 x H 1,3. Inv. n 277.571.
III.25) Fondo.
Ø 5 x H 2,3. Inv. n. 277.572.
III.26) Fondo.
Corda 2,4 x H 1,4. Inv. n. 277.573.
Tipo
non identificabile, databile dall’età tardorepubblicana a quella
tiberiana. Termini cronologici sono indicati dal rinvenimento della nave
di Comacchio (Fortuna maris 1990, n. 121) e nelle necropoli di Milano
(BOLLA 1988, 2/1), ma anche dalle presenze nell’accampamento militare
di Neuss. La coroncina di foglioline nella parte superiore e la decorazione
a graticcio vimineo inferiore sembrano derivare dai tipi di Aco. Peraltro
l’estrema frammentarietà non consente di riconoscere il ceramista.
Il motivo delle foglioline (qui senza bacche) al di sotto del quale risalta
il motivo "a cesto" si trova al Magdalensberg in un esemplare
con firma NORBAN (SCHINDLER-KAUDELKA 1975, p. 113, tav. 13,1: LAVIZZARI
PEDRAZZINI 1987, p. 118, n. 3, tav. 15,2), datato al periodo 3, complesso
5, ovvero fino al 25 d. C. al più tardi. Nella produzione firmata
ACO C. L. ANTIOCHVS troviamo lo stesso motivo a cesto, ma con trattini
obliqui (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, tav. 12,5, da Milano). Esso compare,
però in forma diversa, anche in bicchieri con la firma DIOPHANES
(LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, tav. 11, 6 e 11,3) e ACASTVS (LAVIZZARI PEDRAZZINI
1987, tav. 8, 5a). Il nostro esemplare risulta pertanto vicino, ma solo
apparentemente simile ai così detti bicchieri "a cesto"
la cui diffusione sembra essere soprattutto norditalica e transalpina
(LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987b).
III.27) Frammento
di orlo e parete. Impasto argilloso compatto sottile (M. 2,5 YR 6/6 reddish
yellow). Corda 2,3 x H 3,5. Inv. n. 277.553.
Coppette
Pochi
sono i suggerimenti cronologici dai tipi di coppette riconoscibili nello
scavo di Codroipo. Si tratta infatti di materiale di ridottissime dimensioni
inerente per lo più a fondi. Gli impasti ceramici sono piuttosto
fini con esito di cottura di colore rosso aranciato, escluso il frammento
inv. n. 277.590 a impasto grigio, tipico delle produzioni della valle
padana (ZAMPORI VANONI 1987, p. 172).
Le
decorazioni sono del tutto assenti.
L’unica
tipologia riconoscibile è la coppa Schindler-Kaudelka 50 (SCHINDLER-KAUDELKA
1975, tav. 10, 50 a,g) particolarmente legata alle produzioni locali,
essendo stati rinvenuti ad Aquileia anche scarti di fornace ad essa relativi
(MASELLI SCOTTI 1984, p. 54). Gli impasti argillosi con cui sono tradizionalmente
foggiate tali coppe sono generalmente molto grossolani (FASANO 1995, pp.
120-121), mentre si deve rilevare che i due esemplari di Codroipo evidenziano
un impasto ceramico compatto metallico in frattura e un’ottima esecuzione.
Si presentano decorati da una circonferenza impressa sotto l’alto orlo
come gli esemplari provenienti da Sermin - Slovenia (HORVAT 1997, p. 105)
di età augustea-tiberiana. Alla prima età augustea risalgono
invece quelli rinvenuti negli scavi condotti nell’area ad Est del foro
di Aquileia (VENTURA 1991, p. 98, tav. 9, 20; FASANO 1995, pp. 120-121).
Forma
Schindler-Kaudelka 50 = Marabini XXXVI (dal 30 a. C. al 14 d. C.)
III.28) Tredici
frammenti ricostituiti di coppa. Ø alla bocca 11, fondo 5,5 x H
6,5. Orlo leggermente ispessito e labbro obliquo interno. Impasto argilloso
compatto (M. 2,5 YR 3/4 dark reddish brown). Inv. n. 225.463 (Tav. XVI,
2).
Coppette
non identificate
Piede
a disco
III.29) Ø
4,2 x H 3. Inv. n. 277.579.
III.30) Ø
4,5 x H 3,2. Inv. n. 277.580.
III.31) Ø
4,5 x H 2. Inv. n. 277.581.
III.32) Ø
3,9 x H 5. Inv. n. 277.582.
III.33) Ø
5 x H 0,6. Inv. n. 277.583.
III.34) Corda
2,6 x H 2,6. Inv. n. 277.584.
III.35) Ø
6 x H 3. Inv. n. 277.585.
III.37) Corda
3,5 x H 0,8. Inv. n. 277.586.
III.38) Corda
2,8 x H 0,5. Inv. n. 277.587.
III.39) Corda
2 x H 0,5. Inv. n. 277.588.
III.40) Corda
2 x H 1,3. Inv. n. 277.589.
III.41) Corda
3 x H 1,2. Inv. n. 277.590.
III.42) Corda
3 x H 2. Inv. n. 277.591.
III.43) Corda
2 x H 0,5. Inv. n. 277.592.
III.44) Ø
7,5 x H 1,8. Inv. n. 277.597.
Base
piana
III.45) Ø
4,6 x H 2,4. Inv. n. 277.593.
III.46) Corda
6 x H 4. Inv. n. 277.595
Piede
ad anello
III.47) Ø
5,8 x H 2. Inv. n. 277.594.
Piede
a tacco
III.48) Corda
2,5 x H 2,8. Inv. n. 277.596.
Coppe
Marabini XL (20 a. C. - 14 d. C.)
Interessante
e del tutto nuova è la presenza di quattro coppe biansate (una
completamente ricostituita e integrata) pertinenti alle coppe Marabini
XL prodotte con o senza decorazione parietale nell’Etruria centro settentrionale
(RICCI 1985, p. 306). Gli esemplari di Codroipo sono di discreta ampiezza,
eseguiti con impasti argillosi finissimi, privi di decorazione come negli
esemplari datati all’età augustea, provenienti da Cosa (MARABINI
1973, p. 113). Essi sono pure accostabili per l’essenzialità della
forma ai bicchieri Schindler-Kaudelka 43 di età augustea. È
una produzione sino ad ora non attestata in Friuli poiché la grande
apertura, che si sviluppa dalla base carenata, e la sottigliezza delle
pareti rendono il recipiente vulnerabile e talora impossibile ne è
il riconoscimento.
III.49) Coppa
ricostruita e integrata. Orlo breve, arrotondato, esoverso, sottolineato
all’esterno da solcatura orizzontale. Un’ansa superstite a nastro è
formata da due costolature e bordi ingrossati. Impasto compatto, sottilissimo,
rosso scuro (M. 5 YR 5/8 yellowish red) con tracce di vernice bruna opaca
(M. 2,5 YR 3/6 dark reddish); Ø alla bocca 11,2; Ø piede
7; H 6,5; largh. ansa 1,8. Inv. n. 225.461 (Tav. XVI, 1).
III.50) Sei
frammenti di orlo e parete del tutto simili al precedente esemplare. Impasto
argilloso (M. 2,5 YR 5/8 red) e tracce di ingobbio (M. 2,5 YR 3/4 dark
reddish brown). Ø alla bocca 12 x H 7,5. Inv. n. 277.576.
III.51) Otto
frammenti di orlo e parete del tutto simili ai precedenti esemplari. Corda
2,2 x H 3,7. Inv. n. 277.578.
Tabella
riassuntiva
Tipo
Aq US 2060 Codr. 1995 Pavia UD (US 1100) Data
Magd.
58 1 - Magd. 60 1
- Magd. 63 1 - Mayet VIII = Ricci
1/186 = Vegas 24 1 (15 a. C. - 14 d.
C.)
Sch.
Kaud. 1= Ricci 1/1, 1/359, 1/16 - - 5
dal II a. C.
Sch.
Kaud. 2 = Ricci 1/379 - 3 14 20-10
a. C.
Sch.
Kaud. 3a - - - 20-10 a. C.
Sch.
Kaud. 13 a = Ricci 1/102 - - 3 20-10
a. C.
Sch.
Kaud. 5a = Ricci 1/379 - 19 3 (15-1
a. C. o fino 15 d. C.)
Sch.
Kaud. 4c - - 2 15-1 a. C.
Sch.
Kaud. 43 = Marab XXXIII - 1 6 30 a.
C. - 14 d. C.
Ricci
1/165-166 - - 2
Tipo
Aco
Schindler-Kaud.
13a - 2 25-10 a. C.
Schindler-Kaud.
50 - 2 - 30 a. C. - 14 d. C.
Marabini
XL - 3 - 10 a. C. - 14 d. C.
IV.
Ceramica a pasta grigia.
L’argomento
della pasta grigia o della ceramica a impasto cinerognolo è stato
fortemente indagato negli anni Settanta e negli anni Ottanta, specialmente
in relazione all’orizzonte venetico. Oggi è meno studiato, salvo
alcuni studi innovativi, come quello del Grassigli: i numerosi rinvenimenti
resi noti successivamente permettono ora di inquadrare in una nuova luce
il valore storico e documentario di questa classe di materiale. Rispetto
ad altre aree più vicine all’ambito centroitalico, ad es. a Monte
Bibele ove sono stati messi in evidenza i rapporti con le forme proprie
dell’atélier des petites estampilles, della fine del IV - inizio
III sec. a. C., la situazione periferica del Friuli e anche dei territori
dell’attuale Slovenia ha limitato sostanzialmente le forme, ridotte alle
ciotole e a pochi esemplari di olle e di grandi coperchi.
Nelle
ciotole si distingue un tipo più antico (non presente a Codroipo)
con orlo semplice decorato da scanalatura all’esterno, parete a quarto
di cerchio, fondo talora decorato con impressioni a punzone e un altro
tipo, forse parimenti di origine antica, - come sembrano indicare rinvenimenti
di Adria, - ma pressoché esclusivo del periodo più recente,
con orlo sagomato a mandorla, di cui si possono individuare due o tre
varianti, con diversa inclinazione.
Le
coppe con orlo semplice, sottolineate da scanalatura orizzontale esterna,
mostrano una evoluzione dalle prime forme del Veneto, databili nel III
e nel II sec. a. C. (Foro di Aquileia: MASELLI SCOTTI et alii 1993, tav.
II, 3 a cc. 321-322 e fondo Gallet: STRAZZULLA RUSCONI 1977, p. 11, fig.
4) a quelle presenti in maniera più massiccia nell’Italia nordorientale,
che si datano dalla fine del II fino ai primi decenni del I sec. a. C.
Esse si trovano a Montereale (BANDELLI et alii 1990, fig. 21, 5), a Zuglio
(DONAT 1997, fig. 50 E), a Sevegliano (ZUCCOLO 1985, cc. 27-28 e tav.
I, 1; CASSANI 1995, tav. I, p. 176), naturalmente ad Aquileia (CASSANI
1994, pp. 65-66), a Gurina (JABLONKA 1992, tav. 20, 6-8), a Sermin (HORVAT
1997, tav. 7) a Mandrga (BAVDEK 1997, tav. VII, 13). Appartengono allo
stesso orizzonte le coppe con decorazioni concentriche incise nel fondo,
presenti sia a Sermin (STOKIN, JOSIPOVIC 1988, pp. 200-206, fig. 17; HORVAT
1997, tav. 25) che ancora una volta a Sevegliano. Forse dopo la metà
del I sec. a. C. compaiono forme con orlo sagomato a mandorla, che sono
largamente diffuse nell’ultimo decennio del I sec. a. C. e continuano
ancora nell’età augustea, come dimostrano i rinvenimenti di Fornace
(HORVAT 1997a, alla fig. 7, 6-7) e specialmente quelli di Lubiana, Gorni
Trg 30, nella fase IIIa (VIŒIÅ 1994, pp. 25-79, part. tav. 8, 2-3).
Nel medio Friuli ciotole con fondo a grattugia e orlo a mandorla caratterizzano
quasi tutti gli insediamenti già in uso in età augustea,
sia nell’agro di Iulia Concordia, come a Tesis (VENTURA 1991b, p. 123),
a Gheno (BUORA 1984, p. 184), sia specialmente nel territorio di Aquileia,
ad es. a S. Daniele del Friuli (ZUCCOLO 1985, c. 26), Sedegliano/Turrida
e S. Vidotto di Camino (CIVIDINI 1997, pp. 30-31), Glaunicco (CIVIDINI
1996, p. 49), Rivignano (PRENC 1995, tav. 4, n. 1), Marano Lagunare (BUORA
1991), Palazzolo dello Stella (CASSOLA GUIDA 1979, p. 81), Pozzuolo (ADAM
1982, p. 58 e tav. 9, 14), villa rustica di Rem dal Sterp (Comune di Castions
di Strada) (CASSANI, TERMINI 1991, p. 13), Lovaria (inedito), Pavia di
Udine (inedito), Sevegliano (ZUCCOLO 1985; BUORA 1985, tav. II, 14), Joannis
(STRAZZULLA RUSCONI 1979, cc. 23-27), Aquileia (Scavi ad Aquileia, I,
pp. 178-179), Duino (MASELLI SCOTTI, RIGHI 1983, p. 220) e probabilmente
numerosi altri frammenti che sono ancora in attesa di adeguata pubblicazione.
I risultati sono presentati qui alla tav. XVII ove sono distinti i rinvenimenti
sicuramente attribuibili alla fine del II-prima metà del I sec.
a. C.
I
contesti ben datati dell’agro di Aquileia (Aquileia, area a est del foro,
US 1100 di Pavia di Udine e il nostro drenaggio di Codroipo) dimostrano
come già dalla prima età augustea la presenza di tali oggetti
sia sostanzialmente residuale, mentre nelle tombe di Altino - ove sembra
potersi localizzare un centro di produzione - essi compaiono fino alla
metà del I sec. d. C. e forse anche dopo (CROCE DA VILLA 1979).
Senza voler toccare la complessa questione della contemporaneità
o della vetustà degli oggetti deposti nei corredi funerari, sembra
di poter ricavare, dall’esame dei contesti d’uso attualmente disponibili
che questi oggetti erano diffusi in maniera molto ridotta al volgere del
millennio nell’agro di Aquileia. Una ulteriore conferma viene dal fatto
che nel breve volgere di anni sul Magdalensberg, centro dei Norici, ma
anche nell’oppidum degli Eravisci sul Monte Gellért a Budapest,
vengono prodotti vasi con impasto simile, benché di forma diversa,
a dimostrazione della mancanza di importazioni specifiche e della persistenza
di un gusto che non era esclusivo dei Veneti antichi, benché da
loro fosse molto comune.
Dal
drenaggio di Codroipo sono emersi 28 frammenti appartenenti a nove recipienti:
quattro ciotole a calotta sferica schiacciata e cinque ciotole-mortaio.
Gli impasti argillosi con cui i due tipi sono stati plasmati presentano,
a una prima indagine macroscopica, le stesse caratteristiche riscontrate
nei corpi ceramici dei recipienti a pasta grigia analizzati a Sevegliano
(CASSANI 1994, p. 173) e risultati in linea con le caratteristiche di
altri materiali a pasta grigia recentemente pubblicati (si veda da ultimo
DONAT 1997, p. 103):
a) compatto
seppur con correttivi di chamotte e superficie rivestita da un sottile
strato di ingobbio di colore grigio scuro (M. 2,5 YR 4/0 dark gray);
b) compatto,
ma polveroso di colore grigio chiaro sia in superficie che al nucleo (M.
5 YR 6/1 light gray) e talora con evidenti solchi della lavorazione al
tornio.
Ciotole
IV.1) Frammento
di fondo con piede ad anello e umbone centrale pronunciato. Rivestimento
esterno di color grigio scuro (M. 2,5 YR 4/0 dark gray). Ø piede
5,8. Inv. n. 225.460 (Tav. XIX, 2).
IV.2) Frammento
di orlo leggermente endoverso e labbro arrotondato. Impasto argilloso
ben cotto di color grigio chiaro (M. 5 YR 6/1 light gray). Ø ric.
22; H 5,5. Inv. n. 225.457 (Tav. XVIII, 1).
Presenta
la stessa morfologia il frammento inv. n. 225.522, corda 4.
IV.3) Frammento
di orlo. Ingobbio scuro all’interno e all’esterno (M. 2,5 YR 4/0 dark
gray). Ø alla bocca 25. Inv. n. 225.454 (Tav. XVIII, 2).
Ciotole-mortaio
IV.4) Frammento
di fondo. Nel cavetto affiorano numerosi frammenti di pietrisco non circoscritti
da circonferenza impressa. Il piede è ad anello obliquo e l’umbone
centrale è pronunciato. Impasto argilloso con inclusi di chamotte
e superficie esterna lisciata di colore grigio scuro (M. 2,5 YR 4/0 dark
gray). con Ø piede 8 x H 6,5. Inv. n. 225.523 (Tav. XIX. 1).
IV.5) Frammento
di orlo a mandorla. Impasto argilloso compatto di color grigio scuro (M.
2,5 YR 4/0 dark gray). Ø ric. 24. Inv. n. 225.455.
Presenta
la stessa morfologia il frammento inv. n. 225.521; corda 5,5; H 4 (Tav.
XVIII, 3).
IV.6) Frammento
di orlo a mandorla. Impasto argilloso ben cotto di color grigio chiaro
(M. 5 YR 6/1 light gray). Ø 28. Inv. n. 225.520 (Tav. XVIII. 4).
Presenta
la stessa morfologia il frammento inv. n. 225.456, corda 4.
V.
Lucerne.
Dal
drenaggio di Codroipo sono emersi finora frammenti che sembrano appartenere
a una decina di lucerne. La maggior parte (quasi due terzi) appartengono
alle lucerne a volute che si ritengono prodotte nell’età augustea
(PAVOLINI 1977, p. 35, nota 4, dal 15-10 a. C.). Una lucerna, del tipo
cilindrico norditalico, affine al tipo Esquilino 2, potrebbe forse essere
più antica, benché sia stata rinvenuta anche in contesti
protoaugustei (Aquileia, scavo a est del foro, US 2060). Di dubbia interpretazione
è il frammento n. 2, a motivo della sua esiguità. Di grande
interesse la presenza di parte di una Tiegellampe III che contraddistingue
l’orizzonte medioaugusteo. In conclusione i malconci frammenti di lucerne
del drenaggio, come ad es. la lucerna del tipo Leibundgut III, 2, confermano
la datazione all’ultimo decennio del I sec. a. C. delle operazioni di
bonifica, desumibili dalla presenza della terra sigillata.
Per
quanto esistano ottimi cataloghi, specialmente per il materiale di Aquileia,
mancano in Friuli, salvo casi sporadici, studi sulla diffusione dei vari
tipi di lucerne come analisi delle presenze in singoli contesti. Ciò
è dovuto alla scarsità di edizioni integrali di scavi. Fanno
eccezione alcuni recenti contributi sulle lucerne a vernice nera; per
le ville si possono ricordare i casi di Joannis (frammenti di nove diverse
lucerne in STRAZZULLA RUSCONI 1979, cc. 76-79) e Pavia di Udine, ove si
sono recuperati resti di oltre una ventina di lucerne, deposte probabilmente
nell’arco di più anni (BUORA 1992).
Lucerna
cilindrica norditalica
L’esemplare
codroipese apparteneva al tipo con becco a incudine, forse coevo al tipo
a becco diritto. La grande quantità dei rinvenimenti di Aquileia
(33 esemplari) e del Magdalensberg trova ora conforto nelle ultime carte
di distribuzione che sono state effettuate per l’area dal Tagliamento
alla Slovenia (HORVAT 1997). Purtroppo nella letteratura specialistica
non sempre le lucerne cilindriche a vernice nera sono distinte da quelle
cilindriche prive di vernice, in terracotta comune. La cronologia del
Magdalensberg, all’incirca dal 30 al 10 a. C. trova conferma nell’US 2060
dell’area a est del foro di Aquileia ove un esemplare con bollo C. VIBI
TIBVR venne rinvenuto in un vespaio formato nella prima età augustea
(BUORA 1993). La circolazione in età augustea viene confermata
dal rinvenimento di altro esemplare nell’US 1100 di Pavia di Udine, chiusa
alla fine del regno di Augusto (BUORA 1992). Nella Tav. XX si offre una
sintesi della conoscenza attuale sulla diffusione di queste lucerne, avvertendo
che qualche caso di erroneo riconoscimento è pur sempre possibile.
La cartina stessa mostra la diffusione verso est dopo l’occupazione militare
romana del 15 a. C. L’area di diffusione conferma una probabile produzione
aquileiese: nell’agro di Iulia Concordia non è attualmente noto
alcun esemplare, salvo uno conservato, senza indicazione di provenienza,
nelle raccolte del museo concordiese (LARESE 1983).
V.1) Frammento
di becco a incudine con tracce d’uso di lucerna del tipo cilindrico dell’Esquilino,
cui forse si possono accostare altri due frammenti non ricomponibili,
con impasto di color arancione (M. 5 YR 7/6 reddish yellow). Ø
base 4,5 x H 3,2. Inv. n. 278.224 (Tav. XXII, 1).
V.2) Parte
di disco con ampio infundibolo di lucerna forse di tradizione ellenistica,
in ogni caso di forma non precisamente determinabile. Priva di vernice,
con impasto depurato (M. 5 YR 7/6 yellow reddish) simile alla lucerna
sopra descritta. Ø disco 4,2; Ø infundibolo 1,6. Inv. n.
278.224b.
Lucerna
tipo Tiegellampe III
Il
rinvenimento di una lucerna di questo tipo, molto frammentata, nella tomba
n. 23 della necropoli di Iutizzo, ha permesso una messa a punto su queste
lucerne (BUORA 1996, p. 64) che risultano presenti in gran numero sul
Magdalensberg (ben 44 esemplari editi), mentre altrove, forse per la grande
fragilità derivante dalla sottigliezza della parete, sembrano assenti
o comunque non riconosciute. La grande fortuna di questo tipo verso la
fine del I sec. a. C. è indicata dalla presenza di ben 7 esemplari
(poco meno di un quarto del totale noto nell’Italia nord-orientale) nella
imbarcazione di Comacchio (BALDONI 1990, p. 81). La tomba di Iutizzo è
stata datata al periodo augusteo-tiberiano, ma non vi è alcuna
difficoltà nel supporre che contenesse una lucerna del medio periodo
augusteo. Le lucerne finora documentate in Friuli provengono dai seguenti
siti:
-
Aquileia (Di Filippo 1988, n. 177);
-
Pavia di Udine (Buora 1992, pp. 41-42);
-
Iutizzo, t. 23 (Buora 1996, p. 64);
-
Codroipo, quest’articolo.
La
carta di distribuzione alla Tav. XXI documenta la presenza negli stessi
siti di Tiegellampen e lucerne cilindriche norditaliche, forse prodotte
nelle medesime officine.
V.3) Due
frammenti ricomponibili di spalla e disco concavo. Vernice opaca di color
bruno scuro evanida, impasto di color nocciola chiaro (M. 10 YR 7/4 very
pale brown). Ø orig. 8. Inv. n. 278.220 (Tav. XXII, 2).
Lucerna
a volute, di tipo Leibundgut III, 2
Lucerne
presenti nell’ultimo decennio del I sec. a. C.; esiste in regione un solo
confronto aquileiese (DI FILIPPO 1988, n. 189 a).
V.4) Frammento
di spalla di tipo Loeschke II b. Vernice bruno scura, opaca (M. 5 YR 3/3
dark reddish brown), impasto di color beige rosato (M. 7,5 YR 7/4 pink).
Ø ric. 8. Inv. n. 278.218a (Tav. XXII, 3).
Lucerne
a volute, di tipo non meglio identificabile
I
becchi di Codroipo sono simili a quelli delle varianti precoci di lucerne
a volute tipo Loeschke I (= Bailey tipo A gruppo II) che compaiono in
epoca augusteo-tiberiana (MARTIN 1996, p. 199).
V.5) Quattro
frammenti, di cui tre ricomposti, di fondo con piede ad anello; fondo
incavato e parete obliqua con tracce di vernice arancione (M. 5 YR 6/6
reddish yellow) diluita e in parte bruna, a chiazze. 7 x H (cons.) 2,8;
Ø fondo 4. Inv. n. 278.218b.
V.6) Frammento
di spalla. Vernice densa nel disco concavo, di color rosso (M. 2,5 YR
5/8 red), impasto di color giallo rosato (M. 7,5 YR 8/4 pink). Corda 2,2
x H 1,8. Inv. n. 278.225.
V.7) Frammento
di beccuccio. Vernice parzialmente conservata di color rosso (M. 2,5 YR
5/8 red), impasto arancione (M. 5 YR 7/6 reddish yellow). 3,8 x 4,3, Inv.
n. 278.221.
V.8) Frammento
di beccuccio simile al precedente. Vernice di color rosso (M. 2,5 YR 5/8
red); impasto di tipo arancione (M. 5 YR 7/6 reddish yellow). 2 x 3,1.
Inv. n. 278.223.
VI.
Ceramica semidepurata.
A
tale classe appartengono numerosi frammenti di un unico coperchio dal
profilo quasi piatto, dall’orlo arrotondato usato per coprire grandi teglie
da cucina, come, d’altronde, suggerito dal marcato annerimento da fumo
che dal bordo esterno va degradando verso la parte interna del coperchio
stesso.
VI.1) Coperchio
ricostruito e integrato, piede ad anello basso e largo, parete ad andamento
rettilineo. Impasto granuloso ricco di degrassanti minimi. Colore dall’arancio
chiaro (M. 5 YR 7/6 reddish yellow) al bruno scuro (M. 5 YR 2,52/2 dark
reddish brown). Ø 30, Ø piede 7,6. Inv. n. 225.464 (Tav.
XXIII).
L’esemplare
di Codroipo risulta del tutto assimilabile ai coperchi rinvenuti a Lattes
(Francia), l’antica Lattara. Secondo la tipologia proposta da Michel Bats
(BATS 1993, p. 361), essi rientrano tra i recipienti in ceramica comune
di origine italica di corrente culturale etrusco-laziale con ampia datazione
che va dal 200 a. C. al 50 d. C.
La
così detta ceramica semidepurata, che compare precocemente nell’Italia
settentrionale a Bologna, Modena, Reggio Emilia, si trova a Sevegliano
alla fine del II e all’inizio del I sec. a. C. (FASANO 1995b), in Aquileia
(olla, inedita, nel magazzino del museo) almeno all’inizio del I sec.
a. C., ma perdura in vari luoghi fino all’età augustea. Alle forme
tarde appartengono le ciotole-coperchio che sono presenti a Fornace (HORVAT
1990, tav. 7, 10-12). Una di queste (Tav. 7, 10) trova precisi riscontri
a Lubiana (VIŒIÅ 1994, tav, 8, 1) in un orizzonte medioaugusteo
(Sariustassen, bicchieri a pareti sottili con spine oblique, forme della
sigillata tra cui Conspectus 1 e 12 etc.). Si tratta dei recipienti che
sul Magdalensberg vengono definiti Backplatten (SCHINDLER-KAUDELKA 1986,
pp. 281-282). Negli scavi della MM3 a Milano esiste un confronto per la
forma, ma a vernice rossa interna. L’esemplare milanese, che appartiene
alla forma 5, ha diametro all’orlo di 30-32 ed è stato datato dalla
seconda metà del I sec. a. C. all’età giulio-claudia (DE
VANNA 1991, p. 131). Va altresì ricordato che nella stessa Milano
si sono rinvenuti numerosi coperchi che non presentano il rivestimento
a vernice rossa. Il nostro esemplare di Codroipo ha un piede che appare
piuttosto simile a quello della forma 4 della medesima categoria di vasi
a vernice rossa interna (cfr. DE VANNA 1991, tav. LIII).
Ci
si domanda quindi se la predilezione per questi coperchi in ceramica semidepurata
(che probabilmente erano venduti con patinae del medesimo impasto) fosse
propria dell’Italia nordorientale e quale parte avesse la città
di Aquileia e il suo territorio non solo nella distribuzione (evidente),
ma anche nella produzione. Come è stato più volte sottolineato,
la presenza di questi recipienti da cucina testimonia non solo una corrente
di traffico commerciale, ma l’affermazione della maniera di cucinare e
quindi del cibo romano rispetto alle eventuali tradizioni locali precedenti
e pertanto è una spia importante della romanizzazione.
VII.
Ceramica comune.
Si
contano oltre 2000 frammenti riferibili a 51 individui di cui solo 3 completamente
ricostituiti. La loro frammentarietà ha comportato numerosi problemi,
felicemente risolti, d’interpretazione numerica e morfologica ma talora
non ha consentito di stabilire alcune caratteristiche: quali, per esempio
se si tratti di recipienti monoansati o biansati.
La
ceramica comune di Codroipo denota, in toto, di essere stata plasmata
con una tecnica accurata, grazie alla quale lo spessore delle pareti non
supera i 0,2 mm. Si è utilizzato un impasto ceramico compatto,
superficialmente polveroso, omogeneo nonostante la presenza dei correttivi.
Esso ha assunto dopo la cottura la tipica colorazione tra il beige rosato
e il giallo chiaro, due soli frammenti sono di colore rosso-aranciato
(M. 2,5 YR 6/8 light red). Gli elementi decorativi, tra l’altro non peculiari
di tale classe, compaiono su una brocchetta e quattro vasi e sono limitati
a circonferenze a rilievo, poste per sottolineare l’attacco del collo.
I
raggruppamenti, all’interno della classe, sono stati creati in base ai
soli elementi morfologici, essendo venuti meno gli altri elementi indicativi
quali la differenziazione degli impasti o i tratti decorativi.
Brocche
biansate "mit halb halb Proportionen"
Si
tratta di recipienti in uso anche nell’Italia settentrionale, sebbene
non così frequenti come le brocche monoansate (SCHINDLER-KAUDELKA
1989, p. 37, tav. 13). Sul Magdalensberg appaiono attestati anche in bronzo,
in terra sigillata e finalmente nella ceramica comune, presentano dimensioni
varie. La bocca oscilla intorno ai 7 cm e l’altezza può raggiungere
i 30. A Codroipo si è rinvenuto un solo esemplare, che si è
potuto ricostruire integralmente. Nel nostro caso si tratta di un recipiente
appartenente alla forma più diffusa, con il diametro massimo alla
spalla e fondo piano, orlo ingrossato e anse tubolari. È stata
giudicata una forma tardorepubblicana o protoaugustea, derivata dall’imitazione
di forme italiche in materiale più pregiato. Tali brocche sono
pressoché esclusive del così detto Komplex 1 (SCHINDLER-KAUDELKA
1989, p. 39) che sul Magdalensberg si data fino al 20 circa a. C. Se questo
è vero, nel nostro caso si tratterebbe di un esemplare che mostra
di essere vissuto alcuni anni, prima di essere gettato come materiale
di riempimento nel drenaggio. In altri casi oggetti del genere sono inseriti
nella categoria delle anfore (es. Scavi MM3, tav. LXI, 5-8, p. 151, datati
dalla metà del I sec. a. C. a tutto il I d. C:).
Nel
Friuli Venezia Giulia altro esemplare è attestato a Gheno di Azzano
Decimo (BUORA 1984, p. 183). Da Aquileia (RUPEL 1991, pp. 168-169; tav.
26, 52) proviene un altro esemplare di cui per i motivi sopra esposti
non si erano trovati confronti.
VII.1) Una
brocca ricostituita e integrata. Orlo everso, concavo internamente. Anse
a bastoncello impostate dalla spalla ben definita e saldate all’orlo.
Fondo piatto a disco. Impasto ceramico compatto (M. 10 YR 8/3 very pale
brown). Ø bocca 8,5; Ø fondo 10,5; H 23. Inv. 278.226 (Tav.
XXIV).
Brocchette
monoansate
La
loro presenza è attestata da quattro esemplari, secondo un rapporto
rispetto alle brocche biansate in linea con quanto documentato nella letteratura
archeologica. Un solo frammento rende precisabile l’articolazione del
corpo, i restanti conservano solo l’orlo o parte di esso e una piccola
porzione del collo. Puntuali confronti rimandano ai materiali di età
augustea rinvenuti negli scavi della metropolitana a Milano (Scavi MM3,
p. 149) e, per la raffinatezza dei dettagli è assimilabile alla
brocchetta del Komplex 2 datato fino al 10 d. C. (SCHINDLER-KAUDELKA 1989,
tav. 39, 28/3).
VII.2) Frammento
di orlo, collo e ansa bicostolata sviluppantesi dall’orlo alla spalla
evidenziata da una circonferenza rilevata. Impasto argilloso compatto,
micaceo, giallo chiaro (M. 10 YR 8/4 very pale brown). Ø 10; H
9,5. Inv. 277.797 (Tav. XXV, 2).
VII.3) Frammento
di orlo ad anello ingrossato e collo. Impasto argilloso compatto beige
aranciato (M. 7,5 YR 7/6 reddish yellow). Ø 9; H 3,5. Inv. 277.895.
VII.4) Frammento
di orlo e collo e cicatrice d’ansa. Impasto argilloso compatto beige rosato
(M. 5 YR 7/6 reddish yellow). Corda 3; H 4. Inv. 277.896.
VII.5) Frammento
di orlo e collo. Impasto argilloso compatto beige rosato (M. 5 YR 7/6
reddish yellow). Inv. 277.897.
Vasi
e vasetti
Il
gruppo più attestato, 33 esemplari, illustra i così detti
vasi per il miele nelle diverse e riconosciute forme di fine I sec. a.
C. e inizi I sec. d. C. Tale uso fu segnalato dalla nota studiosa Mercedes
Vegas (VEGAS 1973, p. 115) la quale per determinarlo fece tra l’altro
ricorso ad una scritta dipinta sul corpo di un vaso simile e in cui si
legge: urceus et mel p(ondo) XXVII (CIL, XIII, 10008,44). Fu poi ripreso
a fine anni Ottanta da H. Schindler-Kaudelka secondo la quale si tratta
di vasi che si sarebbero conservati pressoché dappertutto in forma
invariata, nella sfera domestica, dall’epoca romana ai giorni nostri.
Le anse sarebbero sempre a nastro. Si tratterebbe dunque del classico
"vaso da strutto alpino", il cui contenuto, una volta aperto
il recipiente, doveva essere consumato rapidamente.
Le
dimensioni paiono relativamente uniformi: il diametro della bocca sul
Magdalensberg si aggira sui 12 cm e l’altezza complessiva sui 30, per
cui la capacità deve essere stata di circa 2,5 litri. Alla grande
diffusione di questi esemplari, in tutto l’impero romano, si deve imputare
la grande varietà degli impasti e del colore dell’argilla.
Per
quanto riguarda la classificazione va detto che la grande fragilità
dei recipienti ha di fatto impedito di riconoscere in moltissimi casi
forme complete, per cui gli studiosi si sono trovati di fronte a due posizioni
estreme, quella di scuola austriaca di comprendere numerose varietà
in gruppi che al loro interno ammettevano diverse varianti, o quella esemplificata
nel volume sugli scavi della MM3 di classificare le varie forme sulla
base di singoli elementi (ad es. l’andamento del labbro) senza poter tener
conto della forma completa, che non era nota. Si hanno così suddivisioni
che sembrano avere solo carattere locale. Ad es. nei nostri vasi l’andamento
del labbro, nella parte superiore e all’interno, è generalmente
diverso da quello che si riscontra negli analoghi vasi milanesi, per cui
una classificazione basata su esemplari provenienti da un’unica località
pare dipendere da predilezioni circoscritte che non hanno valenza generale.
Sul
Magdalensberg sono state distinte tre forme:
a)
senza accentuazione della spalla
b)
con spalla a ginocchio
c)
con bordo a imbuto
Dal
Friuli sono noti finora pochi esemplari integri. Uno, del tipo senza accentuazione
della spalla, dalla US 2060 (datata alla prima età augustea) dall’area
a Est del foro di Aquileia ("Quaderni Friulani di Archeologia",
4, 1994, p. 71). Ad esso si può associare un frammento di Castelraimondo
(GRASSIGLI 1992b, C 4016, p. 175). Sembra più comune il tipo con
spalla a ginocchio di cui si ricorda un esemplare integro, proveniente
da necropoli, come quello, associato a sepoltura, della chiesa di S. Margherita
al Gruagno (MORENO BUORA 1982, p. 72). Esemplari frammentati da Sevegliano
(ZUCCOLO 1985, c. 40, tav. III, 10).
È
stato pubblicato un notevole numero di orli e anse, ma mancano analisi
specifiche sulla forma, a motivo della frammentarietà dei pezzi
in genere rinvenuti. Quando sarà edito il complesso di Sevegliano
insieme con la ceramica comune di Pavia di Udine, sarà possibile
avere un’idea dello sviluppo locale di queste forme dal periodo tardorepubblicano
al primo periodo imperiale.
Gli
esemplari che in parte si sono finora potuti ricostruire, dal drenaggio
di Codroipo, presentano orlo everso labbro scanalato, bocca stretta (del
diametro da 9 a 12, in maggioranza di 10) e sembrano appartenere a quelli
senza accentuazione della spalla; le anse, quando presenti, sono sempre
a nastro bi o tricostolato in un solo caso quadricostolato.
Allo
stesso ambito cronologico e manifatturiero dei vasi da miele appartengono,
inoltre, sette vasetti di cui quattro hanno orlo obliquo esternamente,
gola breve ben accentuata, mentre i restanti sono con orlo a tesa e gola
alta.
Vasi
VII.6) Quattro
frammenti ricostituiti, orlo everso e scanalatura superiore mediana, ansa
a nastro quadricostolato. Impasto argilloso giallo rosato (M. 7,5 YR 7/6
reddish yellow) e tracce rosso chiaro (M. 2,5 YR 6/8 light red). Ø
9,5; H 8; largh. ansa 2; H 2. Inv. n. 277.706.
VII.7) Dieci
frammenti ricostituiti, orlo everso e scanalatura superiore mediana, ansa
a nastro bicostolata. Impasto argilloso giallo paglierino (M. 10 YR 8/6
yellow). Ø 10; H 8. Inv. n. 277.708.
Presentano
la stessa morfologia gli esemplari con inv. n. da 277.709 a 277.717 e
gli esemplari da 277.743 a 277.762.
Vasetti
VII.8) Frammento
di vasetto. Orlo con bordo obliquo esternamente, gola sottolineata da
circonferenza a rilievo e corpo presumibilmente globoso. Impasto argillosogiallo
rosato (M. 7,5 YR 8/4 pink). Ø 11; H 4,5. Inv. 277.736 (Tav. XXVI,
3).
Presentano
la stessa morfologia gli esemplari inv. n. da 277.737 a 277.739.
VII.9) Frammento
di orlo di vasetto. Orlo a tesa piatta, gola alta, ben definita su spalla
arrotondata evidenziata da circonferenza incisa. Impasto ceramico giallo
chiarissimo (M. 10 YR 8/3 very pale brown). Ø 14; H 3,5. Inv. n.
277.740
Presentano
la stessa morfologia gli esemplari inv. n. da 277.741 a 277.742.
Olle
In
questa forma vengono raggruppati otto recipienti apparentemente identici,
seppur con piccole differenze quali la presenza delle anse bipartite o
tricostolate, nel loro sviluppo in cui il diametro massimo del corpo globulare
coincide o è di poco superiore all’altezza del recipiente stesso.
Tale costante imprime all’olla una forma lievemente tozza. Si tratta di
olle non idonee alla cottura, usate per contenere conserve.
Gli
esemplari provenienti dalla scavo di Codroipo presentano orlo everso,
appiattito superiormente, bocca larga compresa tra i 12 e 18, corpo globulare
e fondo, nei due esemplari ricostituiti, leggermente concavo. L’impasto
è ricco di correttivi micacei e di chamotte, affioranti in superficie,
ma ben amalgamati nell’impasto stesso. Esemplari simili provengono dagli
scavi della MM3 (p. 154; tav. LXIII, f. 1) e nel territorio friulano un
esemplare è attestato negli scavi ad est del foro ad Aquileia (RUPEL
1991, Ccd 37, p. 163).
VII.10) Olla
parzialmente ricostruita e integrata. Orlo everso piatto, corpo globoso,
fondo leggermente concavo. Attacco delle anse a nastro saldate all’orlo
e poggianti sulla spalla arrotondata. Impasto ceramico giallo chiaro (M.
10 YR 8/3 very pale brown). Ø alla bocca 16; Ø fondo 11;
H 13. Inv. 225.468 (Tav. XXV, 3).
VII.11) Olla
ricostruita e integrata. Orlo everso piatto, corpo globoso. Anse a nastro
bicostolate saldate all’orlo e poggianti sulla spalla arrotondata. Impasto
ceramico giallo aranciato (M. 7,5 YR 7/6 reddish yellow). Ø alla
bocca 15,2; Ø fondo 9,5; H 12,5. Inv. 278.227 (Tav. XXV, 1).
VII.12) Dodici
frammenti di olla. Orlo everso piatto. Ansa a nastro saldata all’orlo.
Impasto ceramico giallo chiarissimo (M. 10 YR 8/4 very pale brown). Ø
alla bocca 16,5; H 4; largh. ansa 2; H 2. Inv. 277.700 (Tav. XXVI, 1).
Presentano
la stessa morfologia gli esemplari inv. n. da 277.701 (Tav. XXVI, 4) a
277.705.
Ciotole
VII.13) Cinque
frammenti di fondo e attacco parete svasata. Nel punto di massima espansione
inserzione dell’ansa, frammentaria, a nastro bicostolato. Impasto ceramico
giallo chiarissimo (M. 10 YR 8/4 very pale brown). Ø 12; H 9,5.
largh. ansa 3,2; H 9. Inv. n. 277.817 (Tav. XXVI, 2).
VIII.
Vernice rossa interna.
Teglie
VIII.1) Dal
drenaggio sono emersi due frammenti di un’unica teglia, con impasto relativamente
ben depurato, di color marrone bruno e vernice rossa interna in parte
scomparsa. a) corda 4 x H 1,8; b) 3,6 x 2,4. Inv. n. 225.518.
IX.
Ceramica grezza.
Oltre
un migliaio di frammenti appartengono a questa classe di vasellame che,
ad es. dai rinvenimenti della villa romana di Pavia di Udine (per cui
CASSANI 1991, pp. 89-102) e di Monastero di Aquileia (inediti) sappiamo
molto numerosi in epoca augustea. Ma la peculiarità del rinvenimento
di Codroipo è data soprattutto dall’aver permesso la ricostituzione,
nel loro completo sviluppo morfologico, di un importante gruppo di recipienti
(restauro di V. De Venz). Raro è infatti ritrovare in scavi, con
contesti archeologici simili (area di riempimento), frammenti inerenti
a uno stesso oggetto.
Questa
batteria da cucina risulta ad un computo numerico così suddivisa:
undici contenitori del tipo Auerberg (di cui un esemplare ricostituito),
trentacinque olle (sei esemplari ricostituiti), quattro coperchi e due
teglie.
Barattoli
da dispensa ovvero vasi del tipo così detto Auerberg ovvero con
orlo a mandorla
Dato
l’interesse per questi oggetti, non solo nell’Italia settentrionale, ma
anche in Austria e in Germania, il rinvenimento di Codroipo, permette
di avere importanti dati cronologici sulla diffusione locale di questi
vasi.
Si
è riscontrato, nei ritrovamenti del Magdalensberg, come la forma
sviluppata compaia nel periodo protoaugusteo, ovvero nell’orizzonte Oberaden.
La produzione precoce nell’agro di Aquileia è confermata dal rinvenimenti
della fornace del Locavaz, ove si producevano anche anfore del tipo Lamboglia
2 (FLÜGEL, SCHINDLER-KAUDELKA 1995, c. 71, con precedente bibliografia)
peraltro presenti anche a Codroipo.
È
possibile che la massima diffusione di questi recipienti avesse inizio
con il periodo tiberiano, allorché compaiono nei corredi funerari
e anche nell’ambito delle ville rustiche dell’agro di Aquileia e in genere
del Friuli vasi con marchi impressi diffusi localmente. Tra questi la
localizzazione del marchio TAPVRI, oggetto di studi specifici (BUORA 1984;
CIVIDINI 1997, pp. 47-49 e bibl.), permette di ipotizzare una produzione
locale a ridosso del medio Tagliamento, nel Codroipese o forse nella zona
di S. Vito al Tagliamento, ove abbondavano le fornaci laterizie. Ora proprio
la grande abbondanza di questi recipienti, con orli simili a quelli che
da Flügel e Schindler-Kaudelka sono ricondotti all’età augustea,
a Turrida (nove esemplari per cui CIVIDINI 1997, pp. 48-52, tav. 5a-5b)
e nel nostro drenaggio (cinque esemplari) sembra corroborare l’ipotesi
di una produzione locale, appunto caratterizzata da un marchio, fin dall’età
augustea.
Gli
esemplari di vasi del tipo Auerberg del drenaggio di Codroipo costituiscono
il complesso più antico, databile al periodo medioaugusteo, di
questi vasi nell’agro di Aquileia e finora dell’intera Decima Regio. Essi
sono seguiti, a quanto è dato di sapere finora dalla letteratura,
da un esemplare della villa di Pavia di Udine, interrato nel periodo tardoaugusteo
(CASSANI 1991, p. 98) il cui orlo e il cui diametro corrispondono a un
esemplare di Gurina (JABLONKA 1992, tav. 34, 1; FLÜGEL, SCHINDLER-KAUDELKA
1995, c. 71).
I
barattoli codroipesi mostrano in genere una certa analogia di profilo,
di impasto, con numerosi inclusi micacei, non di grafite, e ceratura su
entrambe le superfici; anche se al loro interno è possibile una
differenziazione cronologica sulla base dell’andamento dell’orlo. Essi
risultano ascrivibili ad una forma precoce subtriangolare e ad una forma
intermedia con orlo non troppo sviluppato (compreso tra mm 25-32), poco
rientrante all’interno e in genere sottolineato da una nervatura posta
al centro di una fascia rettilinea, l’ideale alloggio entro cui si snodava
il laccio che fermava il coperchio salva aroma in stoffa o pellame.
La
decorazione a pettine (con denti di varie dimensioni) appare su tutti
gli esemplari, ma con vari motivi liberamente creati dal vasaio seguendo
uno schema che, partendo con linee arrotondate dalla gola, si sviluppava
con linee più o meno verticali lungo tutto il corpo sino al fondo
piatto. Questi caratteri sembrano diffusi ancora entro la fine del I sec.
a. C. nei territori transalpini ad es. a Gurina e sul Magdalensberg.
Si
deve poi aggiungere un altro frammento di ceramica di questo tipo, ma
con impasto tipico dell’area carinziana, probabilmente databile all’inizio
del I sec. d. C. Tale vaso, fabbricato probabilmente sul Magdalensberg,
è stato rinvenuto casualmente in altra zona del centro storico
di Codroipo (cfr. CIVIDINI 1996, p. 26) e trova confronto con un altro
esemplare, pure di produzione carinziana e probabilmente dal Magdalensberg,
rinvenuto a Sevegliano. Essi dimostrano il flusso di importazioni dall’area
transalpina verso il medio Friuli.
Nel
drenaggio di Codroipo si trovavano anche alcuni frammenti di un vaso fabbricato
a mano, del medesimo tipo Auerberg, con un impasto che ricorda piuttosto
i prodotti di tradizione protostorica (in questo caso La Tène),
ornato da leggerissime decorazioni a pettine sulla superficie esterna.
All’interno pesante ingobbio di colore grigio scuro. Non si tratta certamente
di un prodotto locale, dato che generalmente era in uso la lavorazione
al tornio, sembra piuttosto trattarsi di un oggetto di importazione, dall’area
transalpina.
IX.1) Quattro
frammenti ricostruiti più altri non ricostruibili di orlo sagomato
a mandorla di olla. Gola sottolineata da una circonferenza incisa e corpo
decorato da fasci di linee che si dipartono arrotondate, lasciate da uno
scopetto con una trentina di peli (serole?). Impasto ricco di inclusi
di dimensioni medio-grandi, ricoperto all’interno e all’esterno da inceratura
color nocciola scuro e grigio-nerastro (M. 7,5 YR da 5/2 a 3/2 brown-dark
brown). Ø orig. 16. Inv. n. 225.531 (Tav. XXVII, 1).
Il
profilo dell’orlo, caratterizzato da una parte superiore nettamente assottigliata,
e la misura del diametro corrispondono a quanto si osserva in un esemplare
rinvenuto in una discarica tardoaugustea di Pavia di Udine (CASSANI 1991,
p. 98, fig. 18) e in altro esemplare da Gurina, datato all’età
augustea (JABLONKA 1992, tav. 34,1 = FLÜGEL, SCHINDLER-KAUDELKA 1995,
tav. 3, 15 e c. 71).
IX.2a) Frammento
di orlo, gola e breve porzione del corpo dalla morfologia dell’orlo come
il precedente. Impasto incerato grigio scuro (M. 7,5 YR 3/2 dark brown),
Ø 19,6. Inv. n. 225.532 (Tav. XXVII, 2).
IX.2b) Due
frammenti assimilabili al precedente. Ø ric. 22 x H 3,5. Inv. n.
225.533 (Tav. XXVII, 3). Corda 4 X H 2,5. Inv. n. 225.534.
IX.3) Undici
frammenti di vaso con orlo sagomato a mandorla. Il corpo è decorato
a pettine ad andamento obliquo-rettilineo a solchi poco profondi a distanza
ravvicinata. Impasto ricco di inclusi di dimensioni medio-grandi, ricoperto
da inceratura su entrambe le superfici, colore non uniforme grigio nerastro
con macchie di color nocciola (M. 7,5 YR da 6/4 light brown a 3/2 dark
brown). Ø orig. 26, H bordo 3,2, H totale 17. Inv. n. 225.526 (Tav.
XXVIII, 1).
IX.4) Otto
frammenti ricostituiti di vaso del tutto simile al precedente, ma di dimensioni
più grandi. Ø ric. 24 X H 14,5. Inv. n. 225.530 (Tav. XXVIII,
3).
IXI.5) Due
frammenti di orlo sagomato a mandorla. Il corpo è decorato a pettine
con andamento curvilineo con solchi larghi, posti a intervalli molto ampi.
Impasto ricco di inclusi di dimensioni medio-grandi, ricoperto all’interno
e all’esterno da inceratura di colore non uniforme grigio-nerastro (M.
7,5 YR da 5/2 a 5/3 brown, dark brown). Ø 20,5, H bordo 2, H 14,5.
Inv. n. 225.528 (Tav. XXIX, 2).
IX.6) Dodici
frammenti di orlo sagomato a mandorla. Il corpo è decorato con
solchi relativamente vicini e larghi, posti a distanza ravvicinata, segnati
con un pettine con il tipico movimento curvilineo a partire dalla gola
come si vede in molti esemplari transalpini. Impasto ricco di inclusi
di dimensioni medio-grandi, incerato su entrambe le superfici, di colore
non uniforme grigio-nerastro (M. 7,5 YR da 5/2 a 5/3 brown, dark brown).
Ø orig. 18, H bordo 2,8, H cons. 17,5. Inv. n. 225.527 (Tav. XXVIII,
4).
IX.7) Vaso
ricostruito da sei frammenti di orlo, corpo e fondo. La decorazione parte
dalla gola con linee marcate e ondulate per proseguire longitudinalmente
con linee lievi sino al fondo piatto. Degno di nota il fatto che sono
presenti tracce di lavorazione a mano, senza uso del tornio elemento che
induce il Flügel a ritenere che si tratta di un tipico vaso proveniente
dall’area retica. Impasto argilloso ricco d’inclusi medio-grandi, inceratura
su entrambe le superfici, colore non uniforme nocciola-marrone (M. 7,5
YR da 6/4 a 3/2 light brown, dark brown). Ø orlo 15, H bordo 1,8,
Ø fondo 9, H 19. Inv. n. 225.529 (Tav. XXIX, 1).
IX.8) Frammento
di orlo dal profilo triangolare ad angoli smussati. Impasto ceramico ricco
di inclusi, inceratura su entrambe le superfici, colore marrone-rossiccio
(M. 2,5 YR 5/4 reddish brown). Ø ric. 16,5, H 3,4. Inv. n. 225.535
(Tav. XXVIII, 5).
Presenta
la stessa morfologia il frammento inv. n. 225.536. Impasto argilloso non
uniforme marrone scuro (M. 7,5 YR da 6/4 a 3/2 light brown, dark brown).
Corda 5,5, H 3,5.
IX.9) Vaso
parzialmente ricostruito. Orlo a mandorla ottenuto dalla sovrapposizione
della parte terminale del corpo ceramico. Impasto argilloso marrone nero
(M. 7,5 YR da 5/2 a 3/2). Lavorazione a colombino. Sulla parete esterna
decorazione a linee verticali. Ø 16, H 10. Inv. n. 225.550 (Tav.
XXVIII, 2).
Pentole
e recipienti da fuoco
Olle
Gruppo
a.
Vi
appartengono tre olle (una completamente ricostituita, due frammentarie)
plasmate a tornio e cotte in forno ossidante, presumibilmente create nella
stessa officina seppur con lievi diversità nella resa dell’orlo
estroflesso, rifinito con un taglio del materiale ceramico eccedente.
Sembrerebbero appartenere a un tipo di olla datata all’età augustea-tiberiana
di cui un esemplare con funzione di ossuario posto all’interno di un’anfora
Dressel 6 B è documentato nella necropoli di via Spiné a
Oderzo (Tesori della Postumia, p. 556 e bibl.).
XI.10) Olla
ricostituita e integrata. Orlo estroflesso, bordo arrotondato, gola marcata,
spalla sfuggente, fondo piatto. Impasto argilloso rossastro M. 7,5 YR
6/6. Ø bocca 20, Ø fondo 10, H 21,5. Inv. n. 278.217 (Tav.
XXX, 1).
IX.11) Otto
frammenti di olla. Orlo esoverso, bordo leggermente a mandorla, gola accentuata,
spalla sfuggente. Impasto argilloso rossastro (M. 7,5 YR 6/6 reddish yellow).
Ø 18; H 7. Inv. n. 225.466 (Tav. XXX, 2).
IX.12) Tre
frammenti di olla. Orlo esoverso, bordo tagliato, gola accentuata, spalla
alta sfuggente. Impasto argilloso rosso aranciato (M. 5 YR 6/8 reddish
brown). Ø 18; H 8,5. Inv. n. 225.465 (Tav. XXX, 3).
Gruppo
b.
Si
tratta del gruppo più numeroso, rappresentato da olle medio grandi
plasmate a tornio o a colombino con rifiniture a tornio. Gli impasti ceramici
sono friabili, molto spessi (cm 1), ricchi di correttivi micacei e calcitici
affioranti sulle superfici. La loro caratteristica morfologica comune
è l’orlo everso rifinito con un bordo variamente ondulato ottenuto,
sia mediante la pressione del polpastrello che mediante uno strumento
incidente sul corpo ceramico ancora crudo. Questo tipo di orlo è
ben attestato ad Aquileia (RUPEL 1991, tav. 20, 3 abbinato alla decorazione
a onda sul corpo e tav. 20, 4). Non è esclusivo della città,
poiché si trova in tutte le ville del territorio. Compare così
nella villa di Pavia di Udine, tipo I, (CASSANI 1991, pp. 94-95 e bibl.),
a Joannis (STRAZZULLA RUSCONI 1979, tav. VII, cc. 65-66) e nel Codroipese,
a Sedegliano (CIVIDINI 1997, tav 5c, Ccg 10 e Ccg 13 pp. 51-53). Inoltre,
un’olla simile a quelle il cui labbro è solcato da linee incise,
ma di dimensioni più piccole proviene abbinata a anfore Dressel
6A e 6B da una discarica di ceramica da Gheno (PN) ed è esposta
nel Museo di San Vito al Tagliamento. La sua presenza è segnalata
pure a Giussago (VE) (comunicazione di P. A. Croce da Villa durante il
convegno "Archeologia del Medio e Basso Tagliamento in ricordo di
Giuseppe Cordenons", San Vito al Tagliamento 14 marzo 1999).
IX.13) Olla
ricostruita e integrata. Orlo everso, gola breve, spalla alta, corpo ovoide,
fondo piatto con segno dello stacco dalla tavola del tornio. L’orlo è
rifinito da un cordone digitato e il corpo è decorato con fasce
di linee sviluppantesi dall’orlo. Impasto argilloso di colore marrone
chiaro e scuro (M. 7,5 YR da 5/2 a 3/2 brown, dark brown) ricco di correttivi
affioranti. Ø alla bocca 17; Ø fondo 10,5; H 20. Inv. n.
225.537 (Tav. XXX, 4).
IX.14) Olla
ricostruita ed integrata come la precedente ma con decorazione più
accurata di fasce di linee orizzontali intersecantesi con linee verticali.
Impasto argilloso di colore marrone (M. 7,5 YR 5/2 brown) ricco di correttivi.
Ø alla bocca 21; Ø fondo 12,5; H 25. Inv. n. 225.538 (Tav.
XXXI, 2).
IX.15) Olla
ricostituita e integrata come le precedenti con decorazione eseguita a
pettine e a stecca. Impasto argilloso marrone scuro (M. 7,5 YR 3/2 dark
brown) con correttivi calcitici affioranti. Ø alla bocca 20,5;
Ø fondo 12; H 25. Inv. n. 225.540 (Tav. XXXI, 1).
Ad
essa assimibilabili per la forma sono i frammenti inv. n. 225.544, Ø
18, H 4,5, e inv. n. 225.547, corda 5, H 4.
IX.16) Olla
ricostituita e integrata. Orlo breve decorato con lieve pizzicatura e
labbro rifinito con brevi linee parallelle; gola alta e corpo ovoide.
Fondo piatto con foro centrale praticato a crudo. Impasto argilloso di
discreto spessore (8 mm) lavorato a colombino e rifinito a tornio di colore
marrone chiaro e scuro (M. 7,5 YR da 5/2 a 3/2 brown, dark brown). Ø
alla bocca 16, Ø fondo 11, H 18. Inv. n. 225.541 (Tav. XXX, 5).
IX.17) Olla
parzialmente ricostituita e integrata come la precedente. Impasto scuro
sul limitare della bocca e rosso al nucleo (M. 7,5 YR 6/4 light brown
a 3/2). Ø bocca 18, Ø fondo 10, H 20. Inv. n. 225.542 (Tav.
XXX, 6).
Ad
esse assimilabili sono i frammenti inv. n. 225.543 Ø 20. Inv. n.
225.545 Ø 22. Inv. n. 225.546 Ø 14. Inv. n. 225.548 corda
5. Inv. n. 225.549 corda 2.
Gruppo
c.
Sono
olle riferibili al tipo IVc di Pavia di Udine (CASSANI 1991, p. 96 e bibl.),
hanno dimensioni contenute (diametro tra i 13 e i 16), orlo everso semplice
e bordo arrotondato con o senza alloggio per il coperchio, a Pavia di
Udine un esemplare è risultato provvisto del proprio coperchio.
Sono tutte plasmate a tornio con una tecnica esecutiva evoluta espressa
da impasto omogeneo e molto sottile.
IX.18) Otto
frammenti ricostituiti di olla. Orlo everso breve, bordo ingrossato e
alloggio per il coperchio, spalla alta arrotondata. Impasto argilloso
di colore marrone nero (M. 7,5 YR da 5/2 a 3/2 brown, dark brown), sottile,
ricco di correttivi di media grandezza. Ø 14, H 6. Inv. n. 225.552
(Tav. XXXI, 3).
IX.19) Identica
è la morfologia del frammento decorato a scopetto a linee orizzontali
e verticali. Ø 16, H 10. Inv. n. 225.555 (Tav. XXXI, 5).
IX.20) Dodici
frammenti di olla ricostituita e integrata come la precedente. Ø
bocca 18, Ø fondo 10, H 14,5. Inv. n. 225.558.
IX.21)
Due frammenti ricostituiti e uno non ricostituito di orlo di olla. Orlo
everso breve arrotondato con alloggio per il coperchio. Impasto argilloso
ricco di grafite, ben cotto, di colore grigio scuro all’interno, all’esterno
e al nucleo (M. 2,5 YR 4/0 dark gray). Inv. n. 225.556.
IX.22) Olla
parzialmente ricostitita. Orlo everso breve bordo arrotondato, gola alta
e marcata, spalla alta sfuggente, fondo piatto. Impasto ceramico compatto
marrone nero (M. 7,5 YR da 5/2 a 3/2 brown, dark brown), tracce carboniose
su entrambe le superfici all’altezza. della bocca. Ø 12, H 12.
Inv. n. 225.557 (Tav. XXXI, 4).
IX.23) Olla
parzialmente ricostituita e integrata. Orlo everso breve arrotondato da
cui si distribuiscono linee oblique incise a pettine. Impasto di colore
marrone scuro (M. 7,5 YR 3/2 dark brown), piuttosto spesso, ricco di correttivi
medio-grandi affioranti. Ø bocca 18, H 21, Ø fondo 13. Inv.
n. 225.559 (Tav. XXXI, 6).
Gruppo
d.
Un
ulteriore tipo di olla è quello rappresentato dal frammento relativo
alla comune olla con orlo breve verticale e bordo a "gradino"
che trova confronti nell’Italia settentrionale a partire dalla prima età
augustea sino al IV sec. d. C. (GUGLIELMETTI, LECCA BISHOP 1991, pp. 192-194,
tav. LXXXIX), anche se le maggiori attestazioni risalgono al I sec d.
C. (FAILLA, GROSSETTI 1998, p. 170). Analoga è la situazione cronologica
in Friuli, infatti esemplari antichi sono stati rinvenuti nell’ambito
delle ville rustiche di Joannis (STRAZZULLA RUSCONI 1979, c. 66, tav.
7 fig. 3) e di Rem del Sterp (CASSANI, TERMINI 1991 p. 17), mentre esemplari
tardi provengono da più UUSS dell’area a est del foro aquileiese
(RUPEL 1994, p. 217, tav. 30, Ccg 50; CASSANI 1995, p. 151, tav. XXI,
1).
IX.24) Quattro
frammenti ricostituiti più uno non ricostituito di orlo di olla
a sviluppo verticale e doppia scanalatura esterna a "gradino".
Spalla alta evidenziata da decoro a cordicella impressa. Impasto argilloso
di colore rosso arancio internamente, annerito esternamente (M. 2,5 YR
da 5/4 a 2/0 reddish brown, very dusky red) ricco di corretttivi. Ø
24, H 3,5. Inv. n. 225.551 (Tav. XXXI, 7).
Teglie
La
teglia è il recipiente che, con forma e funzione pressoché
invariata, spicca ancora oggi sulle nostre tavole, nella duplice funzione
di recipiente per la cottura e per la portata (un punto di partenza per
l’analisi di tali produzioni è lo spoglio delle fonti letterarie
in MAZZEO SARACINO et alii 1997). Le teglie di Codroipo, per le loro caratteristiche
morfologiche e per la texture degli impasti ceramici con cui sono state
modellate, possono rientrare tra quelle risalenti al periodo augusteo
con attestazioni in tutto l’agro aquileiese e in particolare nelle ville
rustiche di Pavia di Udine (CASSANI 1991, pp. 98-99, fig. 20-21 e bibl.)
o di Turrida (Sedegliano) (CIVIDINI 1997, pp. 62-64).
IX.25) Due
frammenti. Orlo con labbro leggermente obliquo e alloggio per il coperchio,
attacco parete arrotondato, fondo piatto a profilo smussato. Impasto argilloso
marrone scuro (M. 7,5 YR 3/2 dark brown). Ø orig. 36 x H 5; Ø
fondo 30. Inv. n. 277.519 (Tav. XXXII, 1).
IX.26) Quattro
frammenti non ricostituibili di teglia con orlo bifido. Impasto ricco
di correttivi micacei marrone nero (M. 7,5 YR 2/0 dark brown). Ø
orlo ric. 24 x cons. 4. Inv. n. 277.520 (Tav. XXXII, 2).
X.
Anfore.
Sono
quasi una quarantina le anfore rinvenute all’interno del drenaggio. Per
le posizioni di giacitura si rimanda alla parte introduttiva. Si deve
qui osservare che almeno un’anfora fu appositamente predisposta per una
funzione idraulica del drenaggio, tanto che fu asportata, in prossimità
della parte inferiore, una porzione quadrangolare di parete, secondo una
prassi che si osserva in altri drenaggi della pianura padana.
Contenitori
Lamboglia
2
X.1) Anfora
ricostruita e integrata. Orlo leggermente arrotondato ext., corpo piriforme
ingrossato sotto l’attaccatura delle anse a sezione ovale. Puntale frammentato.
Impasto ceramico giallo rosato (M. 7,5 YR 7/8 reddish yellow). Ø
orlo 18; H 104; largh. ansa 5. Inv. 277.720 (Tav. XXXV, 3).
X.2) Frammento
di orlo, attacco collo e cicatrice di ansa. Orlo labbro obliquo. Impasto
ceramico giallo rossastro (M. 7,5 YR 7/6 reddish yellow), ingobbio giallo
grigiastro (M. 10 YR 7/4 yellow). Ø 14; H 9. Inv. n. 277.721 (Tav.
XXXIV, 2).
X.3) Frammento
di orlo a sezione triangolare distinto dal collo. Impasto ceramico giallo
rossastro (M. 7,5 YR7/6 reddish yellow), ingobbio giallo (M. 10 YR 8/6
yellow). Ø 17,2; H 7,6. Inv. n. 277.618 (Tav. XXXIV, 1).
X.4) Frammento
di orlo a sezione triangolare. Impasto ceramico giallo arancio (M. 7,5
YR 6/8 reddish yellow). Ø 16; H 6,5. Inv. 277.621 (Tav. XXXVIII,
3).
Dressel
28 precoce
X.5) Quindici
frammenti ricostituiti e altri non ricongiungibili di orlo, collo, anse
e corpo. Anse a nastro e corpo globulare. Impasto ceramico farinoso giallo
chiaro (M. 10 YR 8/4 very pale brown). Sul collo impressa lettera V. Ø
13; H 18. Inv. n. 277.646 (Tav. XXXIII, 1).Dressel 28
X.6) Due
frammenti ricostituiti di orlo, collo e cicatrici delle due anse. Orlo
a tesa e bordo ext. modanato. Impasto ceramico giallo chiaro (M. 10 YR
7/4 very pale brown). Ø 14; H 18,5; largh. anse 4,6. Inv. 277.707
(Tav. XXXIII, 2).
X.7) Frammento
di orlo a tesa e bordo ext. modanato. Impasto ceramico farinoso giallo
chiarissimo (M. 10 YR 8/3 very pale brown). Ø 14; H 8. Inv. n.
277.731 (Tav. XXXIII, 3).
X.8) Frammento
di orlo, collo e ansa frammentaria. Orlo a tesa ingrossato ext., anse
a nastro costolata. Impasto ceramico polveroso giallo rosato (M. 7,5 YR
8/4 pink). Ø 12; H 5,5; largh. ansa 4; H 4. Inv. 277.730 (Tav.
XXXIII, 4).
X.9) Due
frammenti ricostituiti di fondo piatto e parete arrotondata. Impasto ceramico
farinoso giallo chiarissimo (M. 10 YR 8/3 very pale brown). Ø 20;
H 17. Inv. n. 277.675 (Tav. XXXIII, 5).
Dressel
2/4
X.10) Frammenti
di orlo, collo e ansa. Breve orlo ripiegato e leggermente arrotondato.
Ansa a doppio bastone congiunto piegato all’altezza dell’orlo ad angolo
acuto. Impasto con inclusi di chamotte giallo rossastro (M. 7,5 YR 7/6
reddish yellow). Ø 9,5; H 23; largh. anse 4,8. Inv. n. 277.612
(Tav. XXXIV, 3).
Dressel
6 A
X.11) Anfora
ricostruita e integrata con una sola ansa superstite e puntale frammentario.
Orlo a fascia che si lega al collo mediante una scanalatura. Impasto ceramico
farinoso giallo rossastro (M. 10 YR 8/4 very pale brown). Ø 16;
H 110. Inv. n. 277.638 (Tav. XXXV,1).
X.12) Anfora
ricostruita e integrata, puntale frammentario. Orlo a fascia sagomato
ext.. Impasto ceramico giallo rossastro (M. 7,5 YR 7/6 reddish yellow).
Ø 16,5; H 103. Inv. 277.698 (Tav. XXXV, 2).
X.13) Anfora
ricostruita e integrata, ansa e puntale frammentari. Orlo a fascia a bordi
arrotondati. Impasto ceramico giallo rossastro (M. 7,5 YR 7/6 reddish
yellow). Ø 15,5; H 103. Inv. n. 277.697 (Tav. XXXV, 4).
X.14) Anfora
ricostruita e integrata. Orlo a fascia e bordo superiore arrotondato.
Puntale ingrossato all’apice inferiore. Impasto ceramico giallo rosato
(M. 7,5 YR 7/4 pink). Ø 15; H 111. Inv. n. 277.719 (Tav. XXXV,
5).
X.15) Tre
frammenti ricomposti di orlo a fascia, arrotondato superiormente. Attacco
collo con anse a bastoncino a sezione ovale. Sul collo entro cartiglio
alto 1,6 bollo con lettere a rilievo COP[ONI], alte 0,9. Impasto ceramico
giallo rossastro (M. 7,5 YR 6/6 reddish yellow). Ø 14,8; H 32.
Inv. 277.616 (Tav. XXXVI, 1).
X.16) Frammento
di orlo, collo e un’ansa frammentaria. Orlo a fascia arrotondato superiormente
e distinto dal collo. Impasto ceramico ricco di chamotte giallo rossastro
(M. 7,5 YR 7/6 reddish yellow). Ø 14,5; H 22,5. Inv. n. 277.617
(Tav. XXXVI, 2).
X.17) Vari
frammenti ricostituiti di orlo, collo e ansa. Orlo a fascia arrotondato
superiormente e distinto dal collo. Impasto ceramico ricco di chamotte
giallo rosato (M. 7,5 YR 8/4 pink). Ø 14; H 37. Inv. n. 277.641
(Tav. XXXVI, 3).
X.18) Frammento
di orlo a fascia arrotondato superiormente, collo e ansa a sezione ovale.
Sotto il bordo entro cartiglio rettangolare di 7,8 x 1,6 bollo a lettere
rilevate di 12-14 mm M. HER PICEN con legamento HE. Impasto ceramico giallo
rossastro (M. 7,5 YR 8/6 reddish yellow). Ø 17,4; H 14,4; largh.
ansa 5,5. Inv. n. 225.525 (Tav. XXXVII, 1).
L’ipotesi
di una origine picena, suggerita dall’elemento onomastico e dalla presunta
localizzazione dei possedimenti degli Herennii si rivela precaria all’esame
della carta di distribuzione delle anfore con questo marchio, che farebbe
piuttosto ipotizzare un’area di produzione norditalica, tra la Lombardia
e l’Emilia, da cui le anfore così bollate avrebbero raggiunto l’Italia
nordorientale e il Magdalensberg e, attraverso gli scali costieri, anche
l’Attica (Atene) (BUORA 1995).
X.19) Frammento
di orlo, collo e ansa. Orlo a fascia arrotondata, ingrossata internamente.
Impasto compatto micaceo e chamotte (M. 7,5 YR 8/4 pink). Ø 14;
H 33. Inv. n. 277.639 (Tav. XXXVII, 4).
X.20) Due
frammenti ricostituiti di orlo, collo e anse. Orlo a fascia esternamente
sagomato e scanalatura all’attacco collo. Impasto ceramico compatto, micaceo
giallo rossastro (M. 7,5 YR 7/6 reddish yellow). Ø 15; H 36. Inv.
n. 277.640 (Tav. XXXVII, 3).
X.21) Frammento
di orlo a fascia arrotondato superiormente. Impasto ceramico giallo paglierino
(M. 10 YR 8/6 yellow). Ø 14; H 7. Inv. n. 277.722 (Tav. XXXVIII,
1).
X.22) Frammento
di orlo a fascia arrotondato superiormente. Impasto ceramico giallo rossastro
(M. 7,5 YR 7/6 yellowish red). Ø 14; H 6,5. Inv. n. 277.723 (Tav.
XXXVIII, 2).
X.23) Frammento
di orlo a fascia, arrotondato superiormente e ingrossato all’interno.
Impasto ceramico giallo rosato (M. 7,5 YR 7/4 pink). Ø 14; H 105.
Inv. n. 277.620 (Tav. XXXVIII, 5).
X.24) Frammento
di orlo a fascia arrotondato superiormente. Impasto ceramico giallo rosato
(M. 7,5 YR 7/4 pink). Ø 12; H 7,5. Inv. n. 277.624 (Tav. XXXVIII,
6).
X.25) Frammento
di orlo, collo e attacco d’ansa. Orlo a fascia arrotondato superiormente.
Impasto ceramico giallo rossastro (M. 7,5 YR 6/6 reddish yellow). Ø
15,5; H 15. Inv. n. 277.614 (Tav. XXXIV, 4).
Dressel
6 B
X.26) Anfora
ricostituita e integrata. Orlo ad anello, anse piene a sezione circolare
e fondo a bottone. Impasto ceramico aranciato (M. 2,5 YR da 6/8 light
red a 5/8 red). Ø 14; H 80; Ø puntale 7. Inv. n. 277.637
(Tav. XXXIX, 1).
X.27) Anfora
ricostituita, priva dell’orlo. Anse piene a sezione circolare e fondo
a bottone. Impasto ceramico giallo rossastro (M. 7,5 YR 7/6 reddish yellow).
Ø 12; H 90; Ø puntale 6. Inv. n. 277.696 (Tav. XXXIX, 2).
X.28) Frammenti
di orlo, collo e anse. Orlo ad anello scanalato all’attacco collo. Impasto
ceramico compatto giallo chiaro (M. 10 YR 7/4 very pale brown). Ø
16; H 34. Inv. n. 277.642 (Tav. XXVII, 2).
X.29) Frammento
di orlo e collo. Orlo ad anello. Impasto ceramico giallo rosato (M. 5
YR da 8/3 a 7/4 pink). Ø 16; H 14. Inv. n. 277.623 (Tav. XXVIII,
4).
X.30) Frammento
di orlo e collo. Orlo ad anello leggermente endoverso. Impasto ceramico
giallo rosato (M. 7,5 YR 8/4 pink). Ø 14; H 10,5. Inv. n. 277.619
(Tav. XXVIII, 7).
X.31) Frammento
di orlo e collo. Orlo ad anello e sul bordo entro cartiglio, alto 1,8
e largo 3,5, ad angoli smussati bollo a lettere a rilievo VAR]I PACCI.
Impasto ceramico compatto arancio (M. 7,5 YR 6/6 yellowish red). Ø
12; H 7. Inv. n. 277.725 (Tav. XL, 1).
X.32) Frammento
di orlo abraso. Impasto ceramico giallo chiarissimo (M. 10 YR 7/4 very
pale brown). Ø 13; H 5. Inv. n. 277.724 (Tav. XXVIII, 8).
X.33) Frammento
di orlo, collo e cicatrici delle anse. Impasto ceramico rosso chiaro (M.
2,5 YR 6/8 light red). Ø 12; H 15. Inv. n. 277.613 (Tav. XL, 2).
X.34) Frammento
di orlo ad anello leggermente endoverso. Impasto ceramico arancio (M.
5 YR 6/6 yellowish red). Ø 12; H 7. Inv. n. 277.726 (Tav. XL, 3).
X.35) Frammento
di orlo del tutto identico al precedente. Ø 14; H 6,5. Inv. n.
277.727 (Tav. XL, 4).
X.36) Frammento
di orlo del tutto simile al precedente. Corda 2,8; H 7,5. Inv. n. 277.728
(Tav. XL, 5).
X.37) Frammento
di orlo, collo e cicatrice d’ansa. Orlo ad anello leggermente allungato.
Impasto ceramico giallo rosato (M. 7,5 YR 8/4 pink). Ø 13; H 14.
Inv. n. 277.622 (Tav. XL, 6).
X.38). Frammento
di orlo ad anello. Impasto ceramico arancio (M. 5 YR 6/6 yellowish red).
Ø 12; H 4. Inv. n. 277.729 (Tav. XL, 7).
X.39) Frammento
di orlo del tutto simile al precedente. Ø 13; H 6. Inv. n. 277.626
(Tav. XL, 8).
X.40) Frammento
del tutto simile al precedente. Ø 14; H 5,5. Inv. n. 277.625 (Tav.
XL, 9).
Coperchi
d’anfora
A
Codroipo sono stati rinvenuti dodici coperchi, pari a meno di un terzo
delle anfore scavate. Si tratta di undici coperchi eseguiti a stampo e
un coperchio eseguito a tornio. Quest’unico esemplare rientra nella tipologia
dei coperchi che nel relittto di "Port Vendres II" sigillavano
anfore Dressel 28 (Port Vendres II, fig. 18. 2, p. 45). Coperchi simili
sono presenti in diversi siti dell’Italia settentrionale come ad esempio
ad Aquileia (CHINELLI 1994, p. 470 e bibl.) o nel vicus di Bedriacum (BONINI
1998, p. 572).
Il
restante gruppo detto in modo del tutto generico "a stampo"
presenta la faccia variamente decorata con cordoli a rilievo:
a) coperchi
con cordoli lineari a rilievo a due, tre, quattro raggi che si sviluppano
dalla presa centrale. Coperchi simili secondo quanto suggerito dai confronti
con il materiale del relitto delle Tre Senghe (VOLPE 1989, fig 7, p. 557)
sono stati rinvenuti in associazione alle anfore Lamboglia 2, Dressel
6A e 6B, le produzioni così dette "istriane" (CAMBI 1989,
p. 223). Peraltro essi risultano tra i più attestati dell’Italia
settentrionale (CHINELLI 1991, p. 244 e bibl.) e al di là delle
Alpi a Gurina (JABLONKA 1992, p. 115, tav. 106). La loro presenza evidenzia
quanto, nel Codroipese, fossero floridi i commerci vinicoli e oleari con
tutta la costa adriatica.
b) coperchi
con un decoro complesso e fantasioso ottenuto con cordoli curvilinei che
si intrecciano e globetti simmetricamente posizionati. A Codroipo tali
globetti appaiono anche accostati ad altri segni (lettere dell’alfabeto?).
c) coperchio
inv. n. 277.627 con decorazione a spicchi di luna disposti circolarmente
attorno alla presa. Decorazione analoga a quella del coperchio rinvenuto
a Milano durante gli scavi della metropolitana (BRUNO 1991, p. 290) di
cui allora non si erano trovati confronti, ma che alla luce di questi
più recenti rinvenimenti, può essere assimilato a produzioni
adriatiche come il restante materiale qui preso in esame.
X.41) Frammento
di coperchio. Orlo arrotondato e rilevato. Impasto compatto, omogeneo
giallo rossastro (M. 7,5 YR 7/6 reddish yellow) lavorato al tornio. Ø
10; H 0,7. Inv. n. 277.636 (Tav. XLI, 6).
X.42) Coperchio
con bordo dritto, presa centrale cilindrica leggermente consunta. Sulla
faccia superiore motivo a quattro raggi a rilievo. Impasto ceramico compatto
ricco di inclusi micacei giallo rossastro (M. 5 YR7/6 reddish yellow)
lavorato a stampo. Ø 10; H 1. Inv. n. 277.610 (Tav. XLII, 3).
X.43) Coperchio
con bordo leggermente obliquo, atto a seguire il collo rastremato dell’anfora
su cui poggiava. Presa cilindrica fessurata. Sulla faccia superiore motivo
dei quattro raggi a rilievo. Impasto ceramico vacuolato giallo rosato
(M. 10 YR 8/3 very pale brown). Ø 9,5; H 2. Inv. n. 277.631 (Tav.
XLII, 1).
X.44) Coperchio
lacunoso con bordo dritto. Presa cilindrica consunta. Faccia superiore
con motivo dei tre raggi a rilievo. Impasto ceramico compatto giallo rosato
(M. 7,5 YR da 8/4 a 7/6 pink, reddish yellow), lavorato a stampo e taglio
della superficie. Ø 9; H 1,2. Inv. n. 277.630 (Tav. XLII, 7).
X.45) Coperchio
con bordo dritto. Presa cilindrica abrasa. Sulla faccia superiore linea
retta a rilievo lungo il diametro. Impasto ceramico (M. 10 YR 8/4 a 7,5
YR 8/4 very pale brown, pink) lavorato a stampo e taglio della superficie.
Ø 8,5; H 1,4. Inv. n. 277.629 (Tav. XLII, 5).
X.46) Coperchio
del tutto simile al precedente modificato ab antiquo. Ø 7; H 1,6.
Inv. n. 277.635 (Tav. XLII, 4).
X.47) Frammento
di coperchio del tutto simile al precedente. Ø 10; H 1. Inv. n.
277.615 (Tav. XLII, 2).
X.48) Frammento
di coperchio, bordi arrotondati, presa cilindrica consunta. Impasto ceramico
farinoso giallo chiarissimo (M. 10 YR 8/3 very pale brown) lavorato a
stampo. Ø 9; H 2. Inv. n. 277.633 (Tav. XLII, 6).
X.49) Frammento
di coperchio, con presa digitata. Impasto ceramico lavorato grossolanamente
(a mano ?) di colore giallo chiarissimo (M. 10 YR 8/3 very pale brown).
Ø 8,3; H 1. Inv. n. 277.634 (Tav. XLI, 5).
X.50) Frammento
di coperchio, faccia superiore con tracce lacunose di decorazione di lettere?
e globetti. Impasto argilloso compatto giallo rossastro (M. 5 YR 6/6 reddish
yellow) lavorato a stampo. Ø 9; H 0,8. Inv. n. 277.632 (Tav. XLI,
1).
X.51) Frammento
di coperchio. Bordo obliquo atto a seguire il collo rastremato dell’anfora.
Presa cilindrica e decoro sulla faccia superiore di cordoli circolari
e globetti. Impasto argilloso compatto giallo paglierino (M. 10 YR 8/4
very pale brown) lavorato a stampo. Ø 10; H 2. Inv. n. 277.628
(Tav. XLI, 3).
X.52) Coperchio
lacunoso, presa consunta e faccia superiore con decoro a cordoli circolari
e globetti simmetrici. Impasto ceramico (M. 10 YR 8/4 very pale brown)
lavorato a stampo. Ø 8,5; H 1. Inv. n. 277.611 (Tav. XLI, 4).
X.53) Un
coperchio ricostituito e integrato. Presa spezzata, faccia superiore decorata
a spicchi di luna posti circolarmente. Impasto ceramico compatto giallo
paglierino (M. 10 YR 8/4 very pale brown) lavorato a stampo. Ø
10; H 2. Inv. n. 277.627 (Tav. XLI, 2).
Maurizio
Buora, Giovanna Cassani
CODROIPO
- PIAZZA MARCONI: Catalogo dei materiali
I.
Vernice nera.
Appena
dodici frammenti sono stati recuperati, relativi a quattro patere, una
coppa e ad una coppetta, di forme non completamente riconoscibili. Benché
in Friuli la vernice nera già al volgere del millennio fosse sostanzialmente
residuale, dobbiamo ricordare come nella fossa di scarico della villa
rustica di Pavia di Udine, chiusa intorno al 15 d. C. siano stati recuperati
ben 96 frammenti, su un totale di 165 rinvenuti entro lo stesso edificio
(peraltro abitato almeno dalla metà del I sec. a. C.) (FASANO 1990,
c. 105).
Patera
di forma Lamboglia 5/7 (?) o indeterminabile
La
forma di età augustea appartiene alla produzione tarda della vernice
nera, come ben si evidenzia nel nostro caso a motivo della vernice diluita,
della scarsa cura con cui è stata applicata (si noti la gocciolatura),
delle parti risparmiate e anche del segno di impilatura nella parte centrale
interna.
In
regione e negli immediati dintorni verso N e verso E sono noti finora
una decina di siti in cui questa forma è presente:
-
Gheno (BUORA 1984b, p. 182);
-
Codroipo (quest’articolo);
-
Pavia di Udine (FASANO 1990, cc. 108-110);
-
Sevegliano (BUORA 1985, cc. 80-81);
-
Aquileia (REINER 1994, pp. 104-105, Lamboglia 5).
-
Stramare di Muggia (MASELLI SCOTTI 1979, p. 350).
-
Nauportus -Vrhnika (HORVAT 1990a, tav. 22, 4 = HORVAT 1990b, c. 173, tav.
1, 6);
-
Moggio Udinese (2 frammenti FALESCHINI 1993, pp. 57-58);
-
Magdalensberg (SCHINDLER 1967, tav. 5, 1-6);
-
Emona (VIŒIÅ 1994, tav. 1, 14).
I.1) Tre
frammenti ricomposti di una patera che presenta vernice molto diluita
di colore violaceo (M. 2,5 YR 2,5/2 very dusky red). Ø piede 8,8;
12 x 7,5 x H 1,4. Inv. n. 225.448 (Tav. I, 1).
I.2) Frammento
di fondo di patera con circonferenza incisa. Piede basso ad anello leggermente
carenato. Vernice diluita bruna (M. 2,5 YR 2,5/2 very dusky red). Ø
6 x H 1,8. Inv. n. 225.515 (Tav. I, 2).
Ad
esso è assimilabile il frammento inv. n. 225.516, con corda 2,7
(Tav. I, 3).
Coppe
e coppette
I.3) Piccolo
frammento di parete di fondo di altra patera, di forma non determinabile.
Vernice color bruno (M. 2,5 YR 3/2 dusky red), impasto beige rosato (M.
2,5 YR 6/4 light reddish brown). 3 x 2,9. Inv. n. 225.450.
I.4) Frammento
di parete di fondo di coppa di forma non determinabile. Vernice di color
nocciola (M. 7,5 YR 6/4 light brown); impasto di tipo campano. 6 x 3,9.
Inv. n. 225.451.
I.5) Due
frammenti di una coppetta di forma non esattamente determinabile, che
presenta vernice nera molto densa, con qualche parte tendente al blu (M.
7,5 YR 2/0 black). Impasto ben depurato di color nocciola (M. 7,5 YR 6/4
light brown), tipo campana B-oide. a) 4,7 x 2,5; b) 2,7 x 2,2. Inv. n.
225.449.
II.
Terra sigillata.
Patere
Nell’ambito
del drenaggio sono emersi numerosi frammenti di terra sigillata. Poco
più di un centinaio di essi, di cui buona parte ricomposti, appartenevano
a diciotto patere di varia forma. Esse appartengono a quattro tipi fondamentali
e presentano tutte le forme che erano in circolazione nell’ultimo decennio
del I sec. a. C. Il maggior numero di esemplari appartiene alla forma
Conspectus 12, che in quel tempo era quella più in voga. Tre sole
sono di produzione aretina, di cui una di forma Conspectus 10, mentre
tutte le altre sono di produzione padana, benché con una certa
varietà di impasti e di vernice. Tre sono conservate in notevole
parte, ma le altre sono gravemente frammentate al punto che in molti casi
della patera originaria rimane solo un frammento o una porzione esigua,
tanto da far pensare che siano state gettate nel drenaggio già
in condizione frammentaria e comunque un certo tempo dopo la loro entrata
in uso anche localmente. Degna di nota la presenza di tre marchi.
Forma
Conspectus 1.2.2
Come
risulta dalla semplicità dell’orlo, la forma è tra le più
antiche della terra sigillata e compare tra il 40 a. C. e il 15 d. C.
ad es. sul Magdalensberg. Patere di piccole dimensioni, simili alla nostra,
erano ancora commercializzate a Dangstetten intorno al 10 a. C.
II.1) Patera
ricostruita e integrata. Vernice di color rosso (M. 2,5 YR 5/6 red), impasto
di tipo Fabrikat B del Magdalensberg (M. 2,5 YR 4/8 red). Ø piede
8; Ø bocca 15. Inv. n. 225.447 (Tav. II).
Al
centro entro cartiglio rettangolare, di mm 12 x 5 il marchio FVSCVS a
lettere rilevate, alte mm 4 (OXÈ, COMFORT 1968, n. 719). Una trattazione
innovativa sul marchio è nello studio di Alessandra Toniolo sulla
ceramica a vernice nera bollata di Adria: essa sembra prodotta da alcuni
fabbricanti attivi in un unico centro manifatturiero all’inizio del I
sec. d. C. Tra questi prodotti figura anche una patera di forma 7/16 con
sul fondo il bollo in p.p. FVSCI. La stessa Toniolo ritiene che si debba
nettamente separare la personalità (e quindi la produzione) dell’omonimo
lavorante di M. Sarius Hilarus, attivo nell’Italia settentrionale (marchio
conservato nel museo di Bologna, per cui CIL, XI, 6700,616 = V, 8112,
41 = OXÈ, COMFORT 1968, n. 1780) da quella del nostro. L’idea tradizionale,
salvo eventuali ripensamenti, è tuttavia ancora sostenuta da Kenrick
(Kenrick c.s.).
Esistono
dunque un marchio FVSCVS e uno FVSCI. Il primo appare attestato per ora
solo ai margini dell’area di diffusione del secondo (vedi Tav. III). Sono
noti cartigli di varia forma, almeno in tredici varianti (gentile informazione
P. Kenrick) rettangolare, di forma irregolare, vagamente ovoide (Altino),
a foglia d’edera (Russi ed Aquileia) e infine in planta pedis, su piatti
di varia forma. Ad Aquileia sono stati rinvenuti ben sette frammenti con
questo marchio, di cui tre nella forma FVSCVS. La datazione dell’attività
è stata collocata tra l’età augustea e quella tiberiana
(RAVAGNAN 1985), mentre per altri autori (SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977)
essa sarebbe compresa tra il 10 a. C. e il 40 d. C. Il Kenrick ritiene
possibile, approssimativamente, una produzione a partire dall’1 d. C.
L’esame
della carta di distribuzione (vedi Tav. III) delle attestazioni finora
note permette di stabilire che il fabbricante che firmava FVSCI risiedeva
nell’area veneto-romagnola (cfr. BERMOND MONTANARI 1972; MAIOLI 1972;
D’ABRUZZO 1982; FORTINI 1993), tra Rovigo e Ravenna, e che la distribuzione
dei prodotti avveniva specialmente per via d’acqua, con una vistosa eccezione
rappresentata proprio dalla deviazione verso il Magdalensberg, raggiunto
probabilmente dopo lo sbarco dei carichi presso il porto fluviale di Iulia
Concordia. Si ritiene probabile, dunque, che esso avesse la propria officina,
dall’età medio e tardoaugustea, ad Adria, ove il marchio compare
su vernice nera.
Degna
di nota la presenza anche a Bari (MORIZIO 1988, p. 479, fig. 705, 3, n.
978), che rivela una volta di più l’omogeneità dei prodotti
diffusi lungo le coste adriatiche. Si ritiene altresì probabile
che un solo fabbricante firmasse FVSCVS e FVSCI, poiché le carte
di distribuzione dei relativi prodotti coincidono. Si ritiene infine che
la variante FVSCVS, attestata nel nostro scavo di Codroipo, sia una delle
forme più antiche, da collocare ancora entro la fine del I sec.
a. C.
Forma
Conspectus 10
II.2) Tre
frammenti ricostituiti di fondo di patera di produzione aretiva. Vernice
di color corallo (M. 2,5 YR 4/8 red), di buona qualità, impasto
ben depurato (M. 5 YR 6/6 reddish yellow), frattura tagliente. 5,8 x 4
x H 1,4. Inv. n. 225.477.
Periodo
proto-medioaugusteo.
Forma
Conspectus 12
La
forma è diffusa in tutto l’impero romano e si trova negli accampamenti
militari della Germania nell’orizzonte Dangstetten-Oberaden, ovvero nel
periodo medio-tardoaugusteo. È verosimile che lungo la strada che
da Iulia Concordia passava per Codroipo siano transitati questi prodotti
verso il Magdalensberg, ove in effetti sono stati rinvenuti.
II.3) Patera
apoda, ricostruita e integrata. Fondo piatto con fascia circolare rotellata.
Vernice di color rosso-bruno (M. 2,5 YR 4/6 red) di buona qualità;
impasto ben depurato; produzione padana B. Ø orlo 37, x H 2,5.
Inv. n. 225.444 (Tav. IV).
II.4) Sedici
frammenti di patera del medesimo tipo, con piede ad anello, parte del
fondo con bollo entro scanalatura circolare, di cui si legge --]TE[--.
Vernice di color rosso (M. 2,5 YR 4/8 red); impasto fine, rosso aranciato
(M. 2,5 YR 6/6 light red); produzione aretina. Ø piede 9,2 x Ø
orig. alla bocca 18 x H 2,8. Inv. n. 225.469 (Tav. V).
I
prodotti del vasaio Cn. Ateius (OXÈ, COMFORT 1968, n. 144) che
raggiungevano anche il Magdalensberg, sono spesso entro cartiglio circolare
- un esemplare anche ad Aquileia - in cui è spesso presente il
legamento TE. Più vasi firmati da questo fabbricante si trovano
nel Museo di Aquileia. La decorazione è formata da doppia scanalatura
concentrica. Come ha ben messo in evidenza il Kenrick Ateius is probably
the most important name in the entire history of the Italian sigillata
production (1997, p. 183). Già in passato erano noti, al di fuori
delle officine di produzione, oltre 2000 esemplari bollati. A giudicare
da quanto si conosce, il tipo di marchio che appare sul nostro esemplare
appare riferibile piuttosto alla filiale di Pisa che alla fabbrica principale
di Arezzo o alla filiale di Lione.
II.5) Quattro
frammenti ricomponibili di orlo e parete di un’unica patera. Vernice di
color rosso scuro (M. 2,5 YR 4/6 red), impasto fine, rosso aranciato (M.
2,5 YR 6/6 light red). Ø originario 24 x H (cons.) 2. Inv. n. 225.470.
II.6) Due
frammenti ricomposti di patera. Vernice di color rosso scuro (M. 2,5 YR
4/6 red), impasto fine beige rosato (M. 2,5 YR 6/4 light reddish brown).
Ø originario 22 x H (cons.) 2. Inv. n. 225.472.
II.7) Due
frammenti non ricomponibili di un’unica patera. Vernice diluita, rosso
scura (M. 2,5 YR 4/6 red); impasto beige rosato (M. 2,5 YR 6/4 light reddish
brown). Ø originario 18 x H (cons.) 2. Inv. n. 225.471.
II.8) Frammento
di patera. Vernice rosso bruna (M. 2,5 YR 4/6 red), impasto fine beige
rosato (M. 2,5 YR 6/4 light reddish brown). Ø originario 18 x H
(cons.) 2. Inv. n. 225.473.
II.9) Frammento
di patera. Vernice rosso scura (M. 2,5 YR 4/6 red), impasto beige rosato
(M. 2,5 YR 6/4 light reddish brown). Corda 1,3 x H (cons.) 2. Inv. n.
225.474.
II.10) Frammento
di patera. Vernice diluita rossa (M. 2,5 YR 6/6 light red), impasto beige
(M. 5 YR 7/4 pink). Corda 2,8 x H (cons.) 2. Inv. n. 225.475.
II.11) Frammento
di patera. Vernice scomparsa, impasto beige aranciato (M. 5 YR 7/6 reddish
yellow). Corda 2,6 x H (cons.) 2. Inv. n. 225.476.
Forma
Conspectus 18.1.2
La
forma compare già nell’ultimo decennio del I sec. a. C., per durare
poi nel corso del I sec. d. C.
II.12) Due
frammenti, non ricomponibili, di orlo e parete di un’unica patera. Vernice
evanida, impasto beige arancio (M. 5 YR 7/6 reddish yellow). a) corda
2,8; b) corda 2. Inv. n. 225.478.
Forma
non determinabile
II.13) Due
frammenti ricomponibili di grande patera, con piede obliquo ad anello
e fondo piano. All’interno doppia scanalatura concentrica. Vernice di
color arancio (M. 2,5 YR 5/8 red), degradata, impasto con numerosi correttivi
e vacuoli. Ø piede 10,4 x Ø massimo (cons.) 18 x H 2,2.
Inv. n. 225.443.
II.14) Due
frammenti ricomposti di patera, con piede obliquo ad anello e fondo piatto.
All’interno doppia scanalatura concentrica. Vernice color arancio (M.
2,5 YR 5/8 red), scrostata, impasto fine arancio. Ø piede (ricostruito)
6 x H 1,9. Inv. n. 225.483.
II.15) Tre
frammenti di fondi di patere diverse. Due frammenti con vernice di color
rosso arancio (M. 2,5 YR 5/8 red), scrostata, un frammento di color rosso
scuro (M. 2,5 YR 4/6 red), di consistenza metallica. Produzione aretina.
Inv. n. 225.480, 225.482, 225.484.
II.16) Frammento
di fondo di patera. Vernice di cattiva qualità, color arancio (M.
2,5 YR 5/8 red), in molti punti scrostata. Al centro solcatura circolare.
Ø al piede (ricostr.) 8 x H 1,8. Inv. n. 225.486.
II.17) Frammento
di patera. Parete diritta e fondo piano. Vernice arancio-rosso scura (M.
2,5 YR 5/8 red), di buona qualità. Ø 24; 5,6 x 3,6. Inv.
n. 225.481.
II.18) Frammento
di fondo di patera. Vernice di color rosso scuro (M. 2,5 YR 4/6 red),
impasto aranciato (M. 5 YR 7/6 reddish yellow). Produzione aretina. 3,5
x 3. Inv. n. 225.488 (Tav. VI).
Al
centro presenta un cartiglio di mm 13 x 5, con lettere in due righe alte
mm 3, con il marchio ERAST(VS) / HERTO(RI) (OXÈ, COMFORT 1968,
n. 789), noto su Ha 8 anche ad Aquileia, ma non presente sul Magdalensberg.
Si tratta di uno dei servi di P. Hertorius che aveva il suo laboratorio
ad Arezzo. Nei bolli si può trovare, come pare il nostro caso,
il legamento HE nella seconda riga. Trent’anni fa nel repertorio di Oxé
e Comfort l’area di diffusione di questo bollo si estendeva sulla costa
altoadriatica (Rimini, Aquileia) oltre che ad Arezzo e nel Mediterraneo
occidentale a Roma e a Sagunto. Un solo rinvenimento a Tolosa, nella Place
du Capitole (LAROUSSE 1975, p. 223, fig. 4,27), come mi comunica gentilmente
P. Kenrick, estende l’area di diffusione nella regione pirenaica.
Tabella
riassuntiva
Ø
orlo Ø piede Cat. n. Produzione Conspectus
15 8 II.1 Nord-italica 1.2.2
32 11 ca. II.2 Aretina 10
47 II.3 Nord-italica 12
18 9,2 II.4 Aretina 12
24 10,4 II,5 Nord-italica 12
22 -- II.6 Nord-italica 12
18 -- II.7 Aretina 12
18 -- II,8 Nord-italica 12
-- -- II.12 Nord-italica 18.1.2
Coppette
di varia forma
Forma
Conspectus 14
Appartiene
all’orizzonte Oberaden-Dangstetten e pertanto si data al periodo medio
e tardoaugusteo. È presente anche sul Magdalensberg. La forma sembra
molto apprezzata nelle officine dell’Etruria e di Lione, ma l’area di
diffusione dei bolli come quello del nostro esemplare II.19 (Tav. VII)
- di cui si conserva parte dell’orlo con il fondo - fa ritenere che esso
sia opera di un fabbricante "aquileiese".
II.19) Due
frammenti di parete, non ricomponibili, e piede ad anello carenato all’esterno
e attacco di parete obliqua di coppetta. Vernice di color rosso corallo
(M. 2,5 YR 4/8 red), molto scrostata nel fondo interno; impasto di color
beige rosato (M. 2,5 YR 6/4 light red). Ø 4,4 x H cons. 2,2. Inv.
n. 225.445 (Tav. VIII) (cfr. anche CIVIDINI 1995, tav. 2,4).
Presenta
un bollo, in due righe, a lettere rilevate entro cartiglio grosso modo
quadrangolare. Si riconosce, benché l’esemplare sia molto danneggiato,
il marchio diviso in due righe, in cartiglio quadrangolare, SOLI/MARI,
che deriva da un probabile Solimarus, noto finora da quattro esemplari
presenti a Siscia (MAKJANIC 1995, p. 56), da uno di Gomilava, nella Vojvodina,
presso Novi Sad (BRUKNER 1971, p. 48), da quattro altri rinvenuti sul
Magdalensberg (OXÉ, COMFORT 1968, n. 1840; SCHINDLER, SCHEFFENEGGER
1977), dal nostro, da altra attestazione nella necropoli lombarda di Canegrate
(DELLA PORTA 1998) e infine da un esemplare di Rimini (OXÈ, COMFORT
1968, n. 1669). Per quanto gli esemplari non siano molto numerosi (una
dozzina), risulta evidente che l’area di distribuzione è in parte
simile a quella delle anfore bollate rinvenute nel drenaggio di Codroipo,
con una decisa espansione verso est. Il fatto che il maggior numero di
esemplari si trovi nell’arco alpino orientale fa pensare ad Aquileia o
al suo territorio come possibile sede dell’officinator.
Il
nome è di chiara origine celtica (cfr. ALFÖLDY 1974; WEDENIG
1997) e corrisponde nella forma ad altri nomi dell’area norica, ove sono
molto comuni i nomi con suffisso -marus come Eliomara o Ritumara a Virunum,
Belatumara a Iuvavum, Lutumarus e Redsomarus a Teurnia, Iantumara ad Aguntum
(cfr. WEDENIG 1997, passim). Solimarus compare in un’iscrizione di Celeia
(CIL, III, 11.699), oltre che in un’altra da Nîmes e una terza da
Luna (SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, p. 379). Il produttore sarebbe dunque
stato un provinciale di origine celtica che avrebbe prodotto le sue ceramiche
dopo il 15 a. C. Altro fabbricante, questa volta illirico, attivo nello
stesso tempo in Italia settentrionale era quello che si firma con il marchio
NORBANI.
II.20) Frammento
di orlo con carenatura sagomata di coppetta del medesimo tipo. Vernice
color rosso corallo (M. 2,5 YR 4/8 red), impasto color beige rosato (M.
2,5 YR 6/6 light red). Corda 4 x 1,2, Ø alla bocca ricostruito
13. Inv. n. 225.495.
II.21) Due
frammenti di orlo, con carenatura sagomata. Vernice color rosso corallo
(M. 2,5 YR 4/8 red), quasi scomparsa. Corda max 2,5 x 1,7. Inv. n. 225.497.
Forma
Conspectus 22 = Goudineau 27
La
forma, che fa parte del servizio II di Haltern, è contemporanea
alla forma Conspectus 12 e come essa appartiene all’orizzonte Oberaden-Dangstetten,
ovvero era in uso dal 12 al 9 a. C. come si può affermare sulla
base dei rinvenimenti effettuati nei castra della Germania allora utilizzati
da Augusto (GECHTER 1979, p. 5; FINGERLIN 1986). Appartiene alle forme
del servizio Ib che sul Magdalensberg si data all’ultimo decennio del
I sec. a. C. Negli ultimi anni del I sec. a. C. la medesima forma raggiunge
anche il territorio dei Latobici (tomba 122 di Beletov vrt, per cui ZAHBELICKY
SCHEFFENEGGER 1992, p. 76). Sembra prodotta in tutti i principali atéliers
della TS. I prodotti padani sono in genere alquanto grossolani.
II.22) Due
frammenti ricomposti di orlo, con scanalatura e rotellatura sottostante
di coppetta. Vernice di color rosso scuro (M. 10 R 4/8 red); impasto di
color beige (M. 2,5 YR 6/6 light red). Corda 3 x H 1,2, Ø originario
bocca non determinabile. Inv. n. 225.498.
II.23) Sette
frammenti di orlo e parete del medesimo tipo, forse di una sola coppetta.
Vernice color rosso scuro (M. 10 R 4/8 red), impasto color rosato (M.
10 R 6/4 pale red). Corda max 2 x 1. Inv. n. 225.499.
II.24) Parte
di piede ad anello, con carenatura esterna, attacco di parete di coppetta.
Produzione padana, di tipo B. Vernice di color rosso scuro (M. 10 R 4/8
red), impasto di color rosso arancio (M. 2,5 YR 5/6 red). Ø piede
5 x H 3. Inv. n. 225.500 (Tav. IX).
Nella
parte interna entro cartiglio rettangolare, di mm 12 con marchio a lettere
rilevate alte mm 8 LVCRI/ONIS. Il marchio (per cui OXÉ, COMFORT
1968, n. 902) è noto ad Aquileia e sul Magdalensberg, ove sono
stati rinvenuti ben sette esemplari col medesimo bollo (uno letto erroneamente
VERI/ONIS, inesistente, in SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tav. 125,1).
Si aggiunge un esemplare, finora isolato, a Tortona (GABUCCI 1995, p.
40; comunicazione di P. Kenrick). Il nome Lucrio termina in -o come Primio,
altro fabbricante di terra sigillata che firma al genitivo i suoi prodotti
(PRIMI/ONIS) nel medesimo periodo. Il cognomen Lucrio compare in una epigrafe
funeraria di Aquileia (I.A., 927) che si data alla prima età imperiale
in base alla decorazione architettonica, alla ridotta pedatura e alla
comparsa della forma Maxuma. Il nostro appare come liberto di un T. Bovius
(con un gentilizio alquanto raro, che compare secondo LÖRINCZ, REDÖ
1994, p. 315 due volte in Italia, due in Spagna e una in Dacia ma che
è attestato anche a Iulium Carnicum, per cui MAINARDIS 1994, p.
96, ad CIL, V, 1811), che aveva sposato una Barbia Maxima, a sua volta
liberta di un T. Barbius.
Lucrio
deriva dal verbo latino lucrare ovvero guadagnare ed è attestato
dalle epigrafi a Pola, Aquileia, Altino, Verona, nell’agro Novarese, ad
Aosta, Veleia, Spoleto, Carsulae e Caere (SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977,
p. 372).
Secondo
il Kenrick la possibile data di circolazione di questi prodotti va dal
15 a. C. al 10 d. C.
II.25) Due
frammenti ricomponibili di fondo, con attacco di parete. Vernice di color
rosso scuro (M. 10 R 4/8 red), impasto di color rosso arancio (M. 2,5
YR 5/6 red). Corda 4 x H 2,5. Inv. n. 225.501.
Forma
Conspectus 24
II.26) Ventitre
frammenti parzialmente ricomposti, di una coppetta, non ricollegabile
con sicurezza a un piede; vernice in parte scrostata e di cattiva qualità,
in parte ben conservata e coprente, color rosso scuro (M. 2,5 YR 4/8 red);
impasto ben depurato color nocciola chiaro (M. 2,5 YR 6/4 light reddish
brown). Ø alla bocca 14 x H cons. 6,5. Inv. n. 225.496 (Tav. X,
1).
Si
tratta dell’esemplare di dimensioni maggiori in questo tipo di recipienti
rinvenuti a Codroipo, di cui rimangono quasi due terzi della parte superiore.
Nella parte inferiore la parete è molto danneggiata.
Coppette
emisferiche, di forma Conspectus 36
=
Schindler Scheffenegger tav. 12b
Si
tratta di una forma esclusivamente padana, come dimostra la parete spessa,
l’impasto polveroso, la vernice scadente. Essa compare nel primo periodo
augusteo e continua fino alla fine del I sec. d. C. Se non fosse per il
contesto in cui i due esemplari sono stati trovati a Codroipo, si potrebbe
pensare a prodotti tardi, di cattiva qualità. La diffusione appare
ben attestata nell’Italia settentrionale. Ad es. a Milano negli scavi
della MM3 sono noti più esemplari di produzione scadente, con argilla
farinosa giallo-rossastra e vernice facilmente scrostabile, con diametro
alla bocca compreso tra 8 e 10 cm (CERESA MORI 1991, p. 62). Di seguito
si elencano gli esempi noti nell’Italia nordorientale e nell’arco alpino
orientale.
-
Nauportus (HORVAT 1990, p. 219, tav. 13, 12-13, ed. VII di Dolgje njivie,
datata dal 15 al 1 a. C.);
-
Aquileia;
-
Codroipo (quest’articolo);
-
Gheno di Azzano Decimo (BUORA 1984);
-
Magdalensberg (SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tav. 12 b);
II.27) Quattro
frammenti ricomposti di coppetta. Vernice diluita, scrostata, color rosso
arancio (M. 2,5 YR 5/8 red), impasto di color rosato (M. 2,5 YR 6/6 light
red). Ø alla bocca 9 x H 3,6 x Ø piede 4,8. Inv. n. 225.490
(Tav. X, 2).
II.28) Due
frammenti ricomposti di coppetta. Vernice e impasto come esemplare precedente.
Ø alla bocca 9 x H 4,2 x Ø piede 5. Inv. n. 225.491.
II.29) Frammento
di orlo di coppetta, con tracce di decorazione a linee rilevate. Vernice
scrostata e impasto come esemplare precedente. H 4 ca. Inv. n. 225.492
(Tav. X, 3).
II.30) Frammento
di piede e attacco di parete di coppetta. Vernice e impasto come esemplare
precedente. Ø piede 5 x H 2. Inv. n. 225.493 (Tav. X, 4).
II.31) Frammento
di piede e attacco di parete di coppetta. Vernice diluita e impasto come
esemplare precedente. Ø alla bocca non determinabile, Ø
piede 4 x H 1,5. Inv. n. 225.494.
II.32) Tre
frammenti ricomposti di orlo e parete a quarto di cerchio di coppa emisferica
con rotellatura all’esterno, entro fascia delimitata da scanalature orizzontali
al di sopra e al di sotto, di probabile produzione padana. Vernice color
rosso scuro (M. 2,5 YR 4/5 red), impasto di color beige aranciato (M.
2,5 YR 6/4 light reddish brown). Ø bocca (ric.) 18 x H (cons.)
5,3. Inv. n. 225.489 (Tav. X, 5).
Tabella
riassuntiva
Esemplare Ø
bocca Ø piede H Tipo Conspectus
II.19 -- 4,4 -- 14 SOLIMARI
II.20 13 (ric.) -- -- 14
II.21 -- -- - - 14
II.22 -- -- -- 22
II.23 -- -- -- 22
II.24 --- 5 --- 22 LVCRIONIS
II.25 --- --- --- 22
II.26 14 --- >6,5 24
II.27 9 4,8 3,6 36
II.28 9 5 4,2 36
II.29 --- --- -- 36
II.30 --- 5 --- 36
II.31 --- 4 --- 36
II.32 18 >5,3 36
Sariustassen
Sono
più di una ventina i frammenti di varie coppe del così detto
tipo Sarius (= SCHINDLER-KAUDELKA 1975, forma 2 e EAA 220-228, forma 13
D) appartenenti ad almeno sei individui. Si tratta di un numero cospicuo
se rapportato, ad es. ai frammenti di soli 17 individui rinvenuti negli
scavi milanesi della MM3. Ciò conferma la grande disponibilità
di questi recipienti nell’Italia nordorientale in età augustea
e la predilezione locale per il tipo, come è documentato dai rinvenimenti
del Magdalensberg. Si ritiene in genere che da una fase iniziale, collocabile
nell’ultimo quarto del I sec. a. C., la produzione sia continuata fino
all’età flavia, ma mancano conferme archeologiche per una eventuale
produzione tarda.
Si
tratta in genere di coppe con bocca alquanto larga, il cui diametro varia
dai 12 cm (esemplare II.38) ai 18 (es. II.34). In genere gli altri rinvenimenti
della regione confermano una preferenza per le coppe di grandi dimensioni,
con bocca larga, anche se a Rive d’Arcano si è rinvenuto un esemplare
con bocca del diametro calcolato di cm 10 (VILLA 1997, p. 71), misura
che del resto corrisponde a quella di altri esemplari di Milano (Scavi
MM3, p. 72 esemplare del Ø di cm 9). Due soli esemplari permettono
di riconoscere che il bordo alto è nettamente ridotto rispetto
allo sviluppo della vasca, ma vi è fondato motivo di ritenere che
tutti i vasi appartenessero a questo tipo, definito A dalla Mazzeo Saracino
e presente specialmente in età augustea.
Il
nostro contesto permette dunque di ancorare una serie di motivi decorativi
all’età augustea. Dai frammenti recuperati è possibile riconoscere
almeno sei coppe, tutte databili, in base ai punzoni e al confronto con
altri esemplari rinvenuti sul Magdalensberg, nell’età augustea.
Segnaliamo le decorazioni individuabili dai frammenti superstiti.
II.33) Tre
frammenti di coppa, o vaso-cratere (forma EAA 11D o 10D). Vernice di color
rosso scuro (M. 10 R 4/8 red), quasi completamente scomparsa; impasto
con minimi correttivi brillanti, di color beige rosato (M. 2,5 R 6/4 light
reddish brown). Ø piede 6 x H (cons.) 3,7; 5,5 x 4 e 2,5 x 2,5.
Inv. n. 225.503 (Tav. XI, 1).
Decorazione
composta da nastri in forma di due quadrilateri sovrapposti, a costituire
una sorta di stella a otto punte (cfr. CIVIDINI 1995, tav. 3, 2). I lati
dei quadrilateri sono concavi, in modo che nella parete curva appaiono
quasi rettilinei. Lo schema decorativo formato da due figure geometriche
sovrapposte, a formare stelle a più punte, appare usuale nel periodo.
Nella Destra Tagliamento, già agro Concordiese, esso compare a
Tiezzo (cfr. BUORA 1981), ma si trova anche ad Aquileia, nell’area a est
del Foro (Scavi ad Aquileia, I, tav. 11, C 11).
Degno
di nota, nell’esemplare codroipese, il piede stretto e a profilo scanalato,
simile a quelli dei prodotti delle officine aretine (da cui si discosta
per tipo di vernice e di impasto), mentre a Tiezzo e ad Aquileia troviamo
un piede largo e anche all’incrocio dei nastri borchiette circolari, qui
sostituite da gruppi di cinque puntini rilevati. Il piede dell’esemplare
codroipese è simile a quello delle coppe cantaroidi prodotte in
età augustea da L. Sarius L. l. Surus (EAA, II, p. 219). Altri
esemplari firmati dal medesimo fabbricante sono presenti a Reggio Emilia,
Verona e Volterra, mentre uno anepigrafe compare nella nave di Comacchio,
andata a fondo verso la fine del I sec. a. C. (BERTI 1990, p. 75). La
presenza del fiorone centrale, come nell’esempare codroipese, è
attestata ad Aquileia (Scavi ad Aquileia, I, tav. 11, C 11).
Non
è qui chiara la decorazione all’esterno dei triangoli e alla loro
terminazione, per cui tuttavia l’esemplare aquileiese offre possibili
punti di contatto.
II.34) Dieci
frammenti ricomposti di unico cratere. Vernice di color rosso scuro (M.
10 R 4/6 red), in parte completamente scomparsa e impasto abbastanza ben
depurato, di color giallo arancio (M. 5 YR 6/8 reddish yellow). Ø
alla bocca 18, H complessiva 11 x H bordo 5; Ø massimo alla spalla
21, Ø piede 8,2. Inv. n. 225.446 (Tav. XII).
Decorata
con tralcio di vite da cui si dipartivano una decina di foglie, intervallate
a fioroni, verso il basso e circa altrettante verso l’alto (CIVIDINI 1995,
tav. 3,2),
Un
esemplare in buone condizioni e simile quanto alla morfologia decorativa
si trova nel museo di S. Vito al Tagliamento (SCOTTI MASELLI 1975, cc.
491-492, fig. 4) con firma SER. Un esemplare del tutto simile, marcato
ugualmente SER, viene da Faenza (NEGRELLI 1998, fig. 19, 134 e p. 216).
Altri possibili esemplari, forse con simile decorazione, provengono dalla
Destra Tagliamento (BUORA 1981, n. 28-30). Un altro ancora con il similare
motivo delle foglie di vite viene da Coderno di Sedegliano (CIVIDINI 1996)
a ulteriore testimonianza di quanto il motivo dei corimbi e delle foglie
di vite intrecciate fosse amato anche in zona, come del resto in larga
parte dell’impero romano, fino ai più lontani confini (cfr. KOLNIK
1996, tav. II). Numerosi frammenti del Magdalensberg presentano foglie
simili, ma sono troppo piccoli per poter offrire informazioni sulla decorazione
complessiva del vaso. Nei due esemplari, di Codroipo e di S. Vito al Tagliamento,
il piede è basso e allargato e la vernice scadente.
È
possibile osservare che sia la foglia di vite sia la foglia di edera sia
la foglia di altro vegetale, non identificato dei frammenti codroipesi
sono eseguite in maniera diversa, il che corrisponde a una prassi abituale
nella preparazione delle matrici in cui i punzoni, in sé, hanno
scarso significato.
Il
motivo della foglia di vite così disposta è tigraneo. Compare
anche in un esemplare della stipe di Montirone (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987,
tav. 25,5).
II.35) Quindici
frammenti ricomposti di coppa. Vernice di color rosso (M. 1,5 YR 5/8 red),
quasi completamente scomparsa, impasto beige rosato (M. 5 YR 6/3 light
reddish brown). Ø alla bocca 15, H cons. 11, Ø max. alla
spalla 17,5 x H bordo 4,5. Inv. n. 225.505 (Tav. XIII).
La
decorazione è formata da coppie di "trofei" di foglie
frastagliate, alternativamente disposte e verso l’alto e verso il basso.
Anche questo tipo di decorazione trova numerosi raffronti in epoca augustea
(ad es. dal Magdalesberg, SCHINDLER-KAUDELKA 1975, n. 57/107) che si collegano
con esemplari di Bologna (n. 467). Di particolare interesse la presenza
di maschere teatrali, per quanto molto rovinate, tanto da non essere più
riconoscibili se non dal contorno. In origine dovevano essercene quattro,
disposte grosso modo radialmente. Pare che il disegno e l’esecuzione siano
alquanto corsivi. La maschera, simile, compare ancora una volta sul Magdalensberg
(cfr. 48/36 e 37) in epoca augustea e di nuovo a Bologna e sulla costa
liburnica, a dimostrazione di una circolazione ristretta di modelli.
Molte
altre maschere, più grandi e con maggiori dettagli, e di esecuzione
più raffinata, compaiono sulla ceramica coeva.
II.36) Quattro
frammenti con decorazione a ghirlande verticali formate da foglie cuoriformi,
ai cui lati si trovavano fioroni pluripetali. Vernice di buona qualità,
coprente, di color rosso brillante (M. 10 R 5/8 red); impasto di color
rosso arancio (M. 2.5 YR 6/6 light red). 3,5 x 3; 2,8 x 2,5. Inv. n. 225.506.
Sono
note decorazioni simili e nella Destra Tagliamento (es. BUORA 1981, 3,
forse 5 e 39) e sul Magdalensberg ove si datano al periodo augusteo (SCHINDLER-KAUDELKA
1975, 58/122, ma anche 52/74, 53/84 e 57/116). Gli esemplari del Magdalensberg
sono stati posti in relazione con una coppa di Bologna (n. 368). Da notare,
in questo caso, la vernice brillante e di colore più scuro, vicina
a quella della ceramica aretina. Lo schema complessivo della decorazione
ci è offerto da un esemplare, in larga parte conservato, esistente
nelle raccolte del Museo di S. Vito al Tagliamento (SCOTTI MASELLI 1975,
fig. 5) che presenta tuttavia foglie cuoriformi e per questo è
stato accostato alla produzione firmata da SVRVS.
II.37) Frammento
di spalla con ovoli. Vernice brillante di color rosso scuro (M. 10 R 4/8
red), impasto compatto sottile di color arancio (M. 2,5 YR 5/6 red). Si
riconosce, al di sotto, un elemento vegetale bipartito simile ad es. al
punzone M dei bicchieri della stipe del Montirone firmati CLEMENS (LAVIZZARI
PEDRAZZINI 1987, tav. 26,2). 4 x 3. Inv. n. 225.507 (Tav. XI, 2).
II.38) Diciotto
frammenti. Vernice coprente di buona qualità, color rosso scuro
(M. 1,5 YR 4/6 red); impasto molto raffinato (M. 2,5 YR 6/6 light red).
Ø alla bocca 12 x H bordo 3 x Ø alla spalla 13 x H (cons.)
6,8. Inv. n. 225.504 (Tav. XI, 3).
Sull’ansa,
molto stretta, barretta trasversale. Appartiene al tipo A (MAZZEO SARACINO
1985, p. 221) caratterizzato da bordo poco sviluppato rispetto alla vasca.
Il diametro è ridotto, tuttavia esistono anche esemplari con bocca
più stretta, intorno ai 10 cm, come uno di Rive d’Arcano (VILLA
1997, p. 71) e uno di Milano (Scavi MM3).
La
decorazione è formata da linee a rilievo che si irradiano dal fondo,
secondo uno schema decorativo ben attestato da altri esemplari rinvenuti
nell’agro di Iulia Concordia (BUORA 1981). Il motivo dei cordoni a raggera
è di ispirazione toreutica (PANCERA 1985, c. 154) e compare a Milano,
Altino, nell’agro di Iulia Concordia (Gheno) etc. Sul Lorenzberg si trova
uno dei nostri vasi, di piccolo formato, attribuito all’officina di Clemens.
Anse
Si
conservano tre frammenti di anse, con la tipica aggiunta nella parte superiore
di una fogliolina d’edera.
II.39) Frammento
con due coppie di scanalature, poco profonde, disposte verso i bordi.
Largh. 3,2. Inv. n. 225.508.
II.40) Frammento
con traccia della foglia di edera applicata (oggi scomparsa) nella parte
superiore. Largh 2,2. Inv. n. 225.509.
II.41) Frammento
di piccola ansa a nastro. Vernice scomparsa, impasto compatto di color
beige rosato (M. 2,5 YR 6/8 light red). Inv. n. 225.510.
È
già stato notato come la distribuzione degli esemplari noti indichi
come probabile zona di produzione l’Italia settentrionale, in particolare
i territori presso la costa adriatica. La particolare delicatezza di questi
vasi (grandi e con pareti di spessore alquanto sottile) e infine la notevole
somiglianza di molti frammenti ha fatto sì che l’esame analitico
dei rinvenimenti, oggetto di notevole attenzione specialmente negli anni
Settanta e negli anni Ottanta, sia stato da qualche tempo quasi abbandonato,
dopo essere giunti alla conclusione che si tratta in larga parte di prodotti
di epoca augustea. Invece rimangono ancora aperte molte questioni relative
e ai centri di produzione e alle vie dello smercio di questi prodotti.
Sul
Magdalensberg i frammenti con decorazioni di questo tipo sono attestati
tra il 10 a. C. e l’1 a. C. Da un punto di vista iconografico va messa
in risalto la stretta somiglianza tra i frammenti di Codroipo, quelli
della Destra Tagliamento (specialmente alcuni conservati nel Museo di
S. Vito al Tagliamento) e altri dall’area di Bologna, tanto da far ritenere,
a prima vista, che la massa di questi prodotti potesse provenire dal centro
della pianura padana, per essere in parte qui smerciata e in parte indirizzata
verso il mercato del Magdalensberg.
Per
quanto riguarda la individuazione dei mercati dei vari produttori, non
è stato tentato finora alcuno studio complessivo, certo ostacolato
anche dal gran numero di frammenti disponibili e dal numero probabilmente
molto alto di quelli inediti. Nei vari esemplari si osservano alcune variazioni
nel profilo, ad es. nella forma della vasca e nell’andamento e nello sviluppo
della fascia che conclude il vaso. A questo proposito potrebbe essere
significativo un elemento che è stato talora accennato, ma che
non è mai stato oggetto di trattazione specifica. Ci riferiamo
alla parte applicata che decora alcune anse. Accanto ad anse prive di
questi elementi aggiunti, si trovano anse con una barretta orizzontale
sovrapposta o una foglia d’edera.
La
fogliolina d’edera compare nelle seguenti località
-
Aquileia (NOVAK 1980, cc. 197-204);
-
Concordia (SCOTTI MASELLI 1975);
-
Cividale (SCOTTI MASELLI 1977);
-
Comacchio (BERTI 1990, n. 118);
-
Faenza (NEGRELLI 1998, tutti gli exx di ansa);
-
Cupra Marittima (FORTINI 1993).
Molto
più diffusa è la barretta trasversale sull’ansa, carattere
che è stato ritenuto proprio di Altino, che si ritrova a
-
Gurina (Jablonka 1992, tav. 90, 18);
-
Pavia di Udine (inedito);
-
Codroipo (quest’articolo);
-
Altino;
-
Adria (PANCIERA 1985);
-
Milano (IORIO 1991, p. 71);
-
Cupra Marittima (FORTINI 1993);
-
Lorenzberg presso Epfach (esemplare firmato Clemens).
Il
confronto tra le rispettive aree di distribuzione (Tav. XIV) permette
di ipotizzare che i vasi con barretta trasverale fossero prodotti nella
parte centro-orientale della pianura padana, mentre quelli con la foglia
d’edera fossero diffusi specialmente lungo la costa adriatica. Risulta
comunque evidente che i due tipi ebbero in parte lo stesso ambito di diffusione,
per quanto quello con le foglie d’edera appaia, a quanto si sa finora,
attestato quasi solo lungo la costa adriatica, da Cupra Marittima ad Aquileia,
con presenze anche nell’agro di quest’ultima città.
Prodotti
con questo carattere erano dunque smerciati lungo la rotta dell’Adriatico
occidentale, da Altino a Cupra Marittima (cosa che accadeva forse nello
stesso periodo augusteo per le anfore vinarie, come quelle bollate T.H.B.,
che provenivano probabilmente proprio da Cupra Marittima). L’esemplare
proveniente dalla villa di Pavia di Udine, si rinvenne in una discarica
chiusa alla fine dell’età augustea, quindi offre un elemento cronologico
per la datazione di questi prodotti, evidentemente in uso nel periodo
medio e tardoaugusteo.
Matrici
di Sariustassen sono state trovate a Ravenna, a Corfinium, a Herdona e
ad Adria (D’ABRUZZO 1983).
In
base all’analisi dei motivi decorativi e delle matrici pare possibile
pensare che alcuni oggetti rinvenuti a Codroipo siano di produzione padana,
esemplificata su modelli decorativi provenienti dal Bolognese e in genere
dal territorio veneto-romagnolo. Anche per quanto riguarda questi prodotti
possiamo ricavare come il territorio aquileiese fosse attraversato da
correnti di traffico, anche in questo caso, che derivavano da diversi
centri di produzione.
Tabella
riassuntiva
Esemplare
Ø bocca H H bordo Ø max Ø piede
II,33 --- >3,7
--- --- 6
II,34
18 11 5 21 8,2
II,35
15 >11 4,5 17,5 --II,36 --- --- --- ---
--II,37 --- --- --- --- --II,38 12 >6,8 3
13 --
III.
Pareti sottili.
Il
rinvenimento di frammenti appartenenti ad almeno cinquantuno recipienti
a pareti sottili risulta particolarmente importante per la sua omogeneità
morfologica e numericamente superiore ad esempio al materiale pressoché
coevo proveniente dalla fossa di scarico (US 1100) della villa rustica
di Pavia di Udine.
Si
tratta di una produzione anepigrafica delle forme più diffuse:
bicchieri, coppette e poche fragilissime coppe sino ad ora non attestate
in zona.
Bicchieri
Si
contano ventisette bicchieri ad impasto ceramico arancio rossiccio, privi
per lo più di verniciatura esterna. Due sono prodotti al tornio:
uno appartiene alla serie dei bicchieri così detti a "tulipano",
l’altro, dalla linea essenziale, ha il corpo cilindrico che si svilupppa
dalla base carenata. Tutti gli altri bicchieri sono prodotti a matrice
e risultano così suddivisi: tre con decorazione esterna rilevata
a "spina", ritenuta prototipo (VEGAS 1973, p. 69; LAVIZZARI
PEDRAZZINI 1987, p. 82) dei successivi decori caratteristici delle locali
officine tipo Aco (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 81), da cui provengono
i restanti ventidue esemplari.
Forma
Mayet VIII, Ricci 1/186, Vegas 24 (15 a. C. - 14 d. C.)
Dallo
scavo di Codroipo proviene un fondo di bicchiere "a tulipano"
foggiato con impasto piuttosto grossolano dalla superficie quasi sabbiata
di colore rosso aranciato. Difficile resta l’attribuzione tipologica,
essendo il bicchiere completamente mancante della parte superiore. Esso
potrebbe rientrare nella variante non decorata fossile-guida risalente,
in area padana, dell’età augustea (TASSINARI 1998, p. 42). Si veda
per esempio l’esemplare proveniente dalla necropoli di Nave (JORIO 1987,
p. 42, p. 43 R), o più recentemente quello proveniente dagli scavi
di Calvatone (MASSEROLI 1996, p. 86, p. 101,77).
III.1) Frammento
di fondo. Impasto argilloso compatto, non particolarmente sottile (M.
2,5 YR 5/8 red) ricco di correttivi affioranti. Ø 4 x H 5. Inv.
n. 277.582 (Tav. XV, 2).
Forma
Schindler-Kaudelka 2, Ricci 1/379 (ultimo quarto del I secolo a. C.)
Se
la forma appare sostanzialmente identica in area norditalica, lungo le
coste adriatiche e sul Magdalensberg, la decorazione distingue i nostri
esemplari in più gruppi. Essa può essere distinta in base
al numero delle file degli elementi a rilievo, sbarrette sovrapposte alla
barbottina a profilo triangolare, chiamate anche spine (da cinque a sette
negli esemplari che paiono più antichi fino a nove in epoca augustea),
alla disposizione delle stesse "spine" che appaiono poste tutte
verticalmente, oppure obliquamente, con andamento differenziato nelle
varie file, o ancora con andamento verticale nella fila superiore o inferiore
e obliquo nelle altre.
In
linea di massima le spine di ogni fila sono poste a metà della
fila precedente, come in un esemplare integralmente ricostruito di Bannia
(S. Vit al Tilimint 1973, p. 139), ove le spine diminuiscono di lunghezza
dall’alto verso il basso. Questa decorazione, che è una delle più
comuni dell’età repubblicana, è diffusa in tutto il bacino
mediterraneo fino alla prima età augustea (RICCI 1985, p. 328,
decorazione tipo Ricci 2). Si ricorda, a titolo di esempio, un esemplare
integro esposto al Museo islamico di Sabratha, in Libia. Sul Magdalensberg
questi esemplari sono datati dal 20 al 10 a. C. (SCHINDLER-KAUDELKA 1975,
pp. 39-41).
Bicchieri
del genere sono molto comuni nella pianura padana, da Angera (LAVIZZARI
PEDRAZZINI 1987) a S. Vito al Tagliamento (vedi sopra) ad Aquileia (esemplare
esposto in museo). La diffusione lungo le coste adriatiche fino all’Italia
meridionale e probabilmente fino ai mercati della costa dalmata è
attestata dalla presenza di esemplari di questo tipo in un naufragio presso
Brindisi (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, tav. 22, 6).
A
Codroipo sono stati rinvenuti frammenti pertinenti a tre esemplari di
cui uno completamente ricostituibile.
Distribuzione
in Italia settentrionale e nelle aree contermini
-
Milano (CERESA MORI 1991, p. 44; tav. XI, 132; BOLLA 1988);
-
Angera (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1995, p. 532; tav. 44, 8);
-
Calvatone (MASSEROLI 1996, p. 88; fig. 80, p. 92);
-
Padova, piazza De Gasperi, tomba 9 (età flavia) ("Quaderni
di Archeologia del Veneto" 1992, 8, p. 141);
-
Padova, piazza De Gasperi, tomba 4 (età augustea-tiberiana) ("Quaderni
di Archeologia del Veneto" 1992, 8, p. 138);
-
Bologna;
-
Adria;
-
S. Vito al Tagliamento (mus., cfr. S. Vit al Tilimint 1973);
-
Codroipo, quest’articolo;
-
Pavia di Udine (FASANO 1991, p. 109);
-
Aquileia, Museo, in esposizione;
-
Gurina (JABLONKA 1992);
-
Nauportus-Vrhnika (ed. VII, angolo sud-est: HORVAT 1990, tav. 21, 4, p.
231);
-
Emona (VIŒIÅ 1994, tav. 5,11 e tav. 24, 1-3);
-
Magdalensberg (SCHINDLER-KAUDELKA 1975, pp. 39-41).
III.2) Bicchiere
parzialmente ricostituito. Impasto di tipo compatto sottilissimo con piccoli
inclusi di chamotte (M. 2,5 YR 5/6 red). Ø alla bocca 8,2; Ø
fondo 5,6. Inv. n. 277.550.
III.3) Nove
frammenti di fondo e parete parzialmente ricostituiti. Impasto argilloso
polveroso con inclusi calcitici (M. 2,5 YR 4/6 red). Le spine sono sovrapposte
obliquamente. Ø fondo 5,4 x H 7. Inv. n. 225.462 (Tav. XV, 5).
III.4) Quattordici
frammenti di fondo, orlo e parete di bicchiere. Ø bocca 8; fondo
5,6. Impasto argilloso compatto (M. 5 YR 5/4 reddish brown). Inv. n. 277.552.
Forma
Schindler-Kaudelka 43 = Marabini XXXIII
=
Mayet 12 = Vegas 29 (30 a. C. - 14 d. C.)
III.5) Bicchiere
parzialmente ricomposto a corpo cilindrico. Argilla arancione scuro (M.
2,5 YR 5/8 red), all’esterno ricoperta di vernice color marrone scuro
(M. 2,5 YR 4/4 reddish brown), opaca. Piede a disco con doppia scanalatura
verso il bordo, parete con consueta carenatura nella parte bassa. Ø
piede 5,2; Ø corpo 7 x H cons. 5. Inv. n. 225.467 (Tav. XV, 3).
A
Pavia di Udine le basi hanno Ø di 4,5 e l’altezza, negli esemplari
misurabili, raggiunge circa 12. L’esemplare di Codroipo è leggermente
più grande. Essi presentano, sempre a Pavia, una rifinitura a stecca,
che conferisce loro un aspetto translucido.
Secondo
la Marabini Moevs (1973, pp. 102-105 e nota 19), si tratterebbe di prodotti
di officine locali norditaliche, dal periodo tardorepubblicano alla fine
del periodo augusteo (FASANO 1991, p. 108, fig. 4). Essi sono noti anche
a Pompei (CARANDINI 1977, tav. XII, 31-32).
Distribuzione
in Italia settentrionale e nelle zone contermini
-
Milano (CERESA MORI 1991, p. 45, tav. XII, 13);
-
Aquileia (VENTURA 1991a, tav. 9, 25);
-
Joannis (STRAZZULLA RUSCONI 1979);
-
Pavia di Udine (FASANO 1991);
-
Codroipo (quest’articolo);
-
Nauportus (HORVAT 1990, tav. 13, 12, p. 222);
-
Beletov vrt, Novo Mesto, t. 55, con patera con bollo PRIMVS, medioaugustea
(KNEZ 1992, tav. 17).
Tipo
ACO: Schindler-Kaudelka 13 a, c. (25-10 a. C.)
Si
tratta di due frammenti di orli di bicchieri di cui in uno è tuttora
visibile la decorazione à la barbotine di squama di pino iconograficamente
derivata dal più lineare decoro a spina (CERESA MORI 1991, p. 44).
III.6) Frammento
di orlo di bicchiere Schindler-Kaudelka 13 a con decorazione leggermente
abrasa di squama di pigna. Impasto argilloso compatto, sottilissimo (M.
2,5 YR 5/6 red). Ø 6 x H 2,7. Inv. n. 277.554 (Tav. XV, 6).
III.7) Due
frammenti ricostituiti di orlo e corpo di bicchiere Schindler-Kaudelka
13c, orlo esoverso, concavo all’interno, lieve rigonfiamento sulla parte
mediana del corpo. Impasto argilloso compatto ‘(M. 2,5 YR 5/8 red). Ø
6 x H 3,5. Inv. n. 277.575.
Tipo
ACO: Schindler-Kaudelka 5 a, decorazione a Kommaregen (età augustea
- inizi età tiberiana)
Gli
esemplari di Codroipo, di cui sei completamente ricostituiti, appartengono
a produzioni locali delle officine tipo Aco dal discreto successo commerciale
come attestato, per esempio, dai rinvenimenti di Angera (LAVIZZARI PEDRAZZINI
1987, p. 80). Essi si presentano più semplici rispetto agli originali,
alleggeriti della moltitudine di greche geometriche e di elementi vegetali.
La decorazione è infatti limitata ad un’alta fascia decorata a
Kommaregen, talora molto ben definita, chiusa da una cornicetta formata
da una o più linee; l’impasto argilloso è fine, compatto.
III.8) Bicchiere
completamente ricostituito. Argilla arancione (M. 2,5 YR 5/8 red) coperta,
solo nella parte superiore da una vernice opaca di color rosso marrone
scuro (M. 2,5 YR 4/4 reddish brown). Ø alla bocca 7; H 8,5; Ø
fondo 5. Inv. n. 225.452 (Tav. XV, 4).
III.9) Bicchiere
completamente ricostituito. Impasto argilloso compatto (M. 2,5 YR 5/6
red) con tracce di ingobbio più scuro (M. 2,5 YR 4/4 reddish brown).
Ø alla bocca 6,5; fondo 4,9 x H 9. Inv. n. 225.453 (Tav. XV, 1).
III.10) Bicchiere
ricostituito e integrato con orlo esoverso obliquo e decoro a Kommaregen
lungo tutto il corpo. Impasto argilloso compatto (M. 2,5 YR 5/6 red) e
macchie più scure (M. 2,5 YR 4/4 reddish brown). Ø alla
bocca 7; fondo 5 x H 9. Inv. n. 277.555.
III.11) Bicchiere
ricostituito e integrato variante Schindler-Kaudelka 5c. Orlo esoverso
obliquo, decorazione a Kommaregen delimitata a partire dall’orlo da doppia
circonferenza. Impasto argilloso compatto (M. 2,5 YR 5/4 reddish brown).
Ø alla bocca 8; fondo 4,6 x H 9. Inv. n. 277.556.
III.12) Bicchiere
parzialmente ricostituito. Orlo esoverso obliquo e decorazione a Kommaregen
posta a distanza equidistante dall’orlo e dal fondo (1 cm ca). Impasto
argilloso compatto (M. 2,5 YR 5/6 red). Ø alla bocca 8; fondo 4,8.
Inv. n. 277.557.
III.13) Bicchiere
parzialmente ricostituito. Orlo leggermente esoverso sottolineato da doppia
circonferenza. Decorazione a Kommaregen che si protrae per due file oltre
la fascia dell’orlo. Impasto argilloso (M. 2,5 YR 5/4 reddish brown).
Ø alla bocca 7 x H 3; fondo 5 x H 3,6. Inv. n. 277.558.
III.14) Frammenti
di orlo e parete di bicchiere variante Schindler-Kaudelka 5b. Orlo esoverso
obliquo sottolineato da doppia circonferenza. Impasto argilloso compatto
(M. 2,5 YR 5/4 reddish brown) con engobbio scuro (M. 2,5 YR 4/2 weak red).
Ø alla bocca 7 x H 2,7. Inv. n. 277.559.
III.15) Frammento
del tutto simile al precedente con engobbio interno. Corda 1,6 x H 2,5.
Inv. n. 277.560.
III.16) Tre
frammenti ricostituiti di orlo e corpo di bicchiere. Decorazione quasi
scomparsa. Impasto ceramico polveroso (M. 2,5 YR 5/6 red). Ø alla
bocca 6 x H 5,5. Inv. n. 277.561.
III.17) Tre
frammenti ricostituiti di orlo di bicchiere. Orlo esoverso obliquo. Decorazione
a Kommaregen. Impasto argilloso (M. 2,5 YR 5/6 red). Ø alla bocca
8 x H 2,5. Inv. n. 277.562.
III.18) Frammento
di bicchiere variante Schindler-Kaudelka 5b. Orlo esoverso obliquo, gola
accentuata. Decorazione a Kommaregen. Impasto argilloso compatto (M. 2,5
YR 5/6 red) engobbio leggermente più scuro (M. 2,5 YR 4/6 dark
red). Ø 7 x H 3,1. Inv. n. 277.563.
III.19) Due
frammenti ricostituiti di orlo di bicchiere del tutto simile al precedente.
Ø alla bocca x H 2,4. Inv. n. 277.564.
III.20) Tre
frammenti di orlo di bicchiere assimilabile alla variante Schindler-Kaudelka
5k. Orlo leggermente pendulo subtriangolare, decoro a Kommaregen delimitato
superiormente da doppia circonferenza. Impasto ceramico compatto (M. 2,5
YR 5/4 reddish brown). Ø alla bocca 6 x H 4. Inv. n. 277.574.
III.21) Fondo.
Ø 5,2 x H 1,8. Inv. n. 277.568.
III.22) Fondo.
Ø 5 x H 1,5. Inv. n. 277.569.
III.23) Fondo.
Ø 5 x H 2,5. Inv. n. 277.570.
III.24) Fondo.
Ø 4,8 x H 1,3. Inv. n 277.571.
III.25) Fondo.
Ø 5 x H 2,3. Inv. n. 277.572.
III.26) Fondo.
Corda 2,4 x H 1,4. Inv. n. 277.573.
Tipo
non identificabile, databile dall’età tardorepubblicana a quella
tiberiana. Termini cronologici sono indicati dal rinvenimento della nave
di Comacchio (Fortuna maris 1990, n. 121) e nelle necropoli di Milano
(BOLLA 1988, 2/1), ma anche dalle presenze nell’accampamento militare
di Neuss. La coroncina di foglioline nella parte superiore e la decorazione
a graticcio vimineo inferiore sembrano derivare dai tipi di Aco. Peraltro
l’estrema frammentarietà non consente di riconoscere il ceramista.
Il motivo delle foglioline (qui senza bacche) al di sotto del quale risalta
il motivo "a cesto" si trova al Magdalensberg in un esemplare
con firma NORBAN (SCHINDLER-KAUDELKA 1975, p. 113, tav. 13,1: LAVIZZARI
PEDRAZZINI 1987, p. 118, n. 3, tav. 15,2), datato al periodo 3, complesso
5, ovvero fino al 25 d. C. al più tardi. Nella produzione firmata
ACO C. L. ANTIOCHVS troviamo lo stesso motivo a cesto, ma con trattini
obliqui (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, tav. 12,5, da Milano). Esso compare,
però in forma diversa, anche in bicchieri con la firma DIOPHANES
(LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, tav. 11, 6 e 11,3) e ACASTVS (LAVIZZARI PEDRAZZINI
1987, tav. 8, 5a). Il nostro esemplare risulta pertanto vicino, ma solo
apparentemente simile ai così detti bicchieri "a cesto"
la cui diffusione sembra essere soprattutto norditalica e transalpina
(LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987b).
III.27) Frammento
di orlo e parete. Impasto argilloso compatto sottile (M. 2,5 YR 6/6 reddish
yellow). Corda 2,3 x H 3,5. Inv. n. 277.553.
Coppette
Pochi
sono i suggerimenti cronologici dai tipi di coppette riconoscibili nello
scavo di Codroipo. Si tratta infatti di materiale di ridottissime dimensioni
inerente per lo più a fondi. Gli impasti ceramici sono piuttosto
fini con esito di cottura di colore rosso aranciato, escluso il frammento
inv. n. 277.590 a impasto grigio, tipico delle produzioni della valle
padana (ZAMPORI VANONI 1987, p. 172).
Le
decorazioni sono del tutto assenti.
L’unica
tipologia riconoscibile è la coppa Schindler-Kaudelka 50 (SCHINDLER-KAUDELKA
1975, tav. 10, 50 a,g) particolarmente legata alle produzioni locali,
essendo stati rinvenuti ad Aquileia anche scarti di fornace ad essa relativi
(MASELLI SCOTTI 1984, p. 54). Gli impasti argillosi con cui sono tradizionalmente
foggiate tali coppe sono generalmente molto grossolani (FASANO 1995, pp.
120-121), mentre si deve rilevare che i due esemplari di Codroipo evidenziano
un impasto ceramico compatto metallico in frattura e un’ottima esecuzione.
Si presentano decorati da una circonferenza impressa sotto l’alto orlo
come gli esemplari provenienti da Sermin - Slovenia (HORVAT 1997, p. 105)
di età augustea-tiberiana. Alla prima età augustea risalgono
invece quelli rinvenuti negli scavi condotti nell’area ad Est del foro
di Aquileia (VENTURA 1991, p. 98, tav. 9, 20; FASANO 1995, pp. 120-121).
Forma
Schindler-Kaudelka 50 = Marabini XXXVI (dal 30 a. C. al 14 d. C.)
III.28) Tredici
frammenti ricostituiti di coppa. Ø alla bocca 11, fondo 5,5 x H
6,5. Orlo leggermente ispessito e labbro obliquo interno. Impasto argilloso
compatto (M. 2,5 YR 3/4 dark reddish brown). Inv. n. 225.463 (Tav. XVI,
2).
Coppette
non identificate
Piede
a disco
III.29) Ø
4,2 x H 3. Inv. n. 277.579.
III.30) Ø
4,5 x H 3,2. Inv. n. 277.580.
III.31) Ø
4,5 x H 2. Inv. n. 277.581.
III.32) Ø
3,9 x H 5. Inv. n. 277.582.
III.33) Ø
5 x H 0,6. Inv. n. 277.583.
III.34) Corda
2,6 x H 2,6. Inv. n. 277.584.
III.35) Ø
6 x H 3. Inv. n. 277.585.
III.37) Corda
3,5 x H 0,8. Inv. n. 277.586.
III.38) Corda
2,8 x H 0,5. Inv. n. 277.587.
III.39) Corda
2 x H 0,5. Inv. n. 277.588.
III.40) Corda
2 x H 1,3. Inv. n. 277.589.
III.41) Corda
3 x H 1,2. Inv. n. 277.590.
III.42) Corda
3 x H 2. Inv. n. 277.591.
III.43) Corda
2 x H 0,5. Inv. n. 277.592.
III.44) Ø
7,5 x H 1,8. Inv. n. 277.597.
Base
piana
III.45) Ø
4,6 x H 2,4. Inv. n. 277.593.
III.46) Corda
6 x H 4. Inv. n. 277.595
Piede
ad anello
III.47) Ø
5,8 x H 2. Inv. n. 277.594.
Piede
a tacco
III.48) Corda
2,5 x H 2,8. Inv. n. 277.596.
Coppe
Marabini XL (20 a. C. - 14 d. C.)
Interessante
e del tutto nuova è la presenza di quattro coppe biansate (una
completamente ricostituita e integrata) pertinenti alle coppe Marabini
XL prodotte con o senza decorazione parietale nell’Etruria centro settentrionale
(RICCI 1985, p. 306). Gli esemplari di Codroipo sono di discreta ampiezza,
eseguiti con impasti argillosi finissimi, privi di decorazione come negli
esemplari datati all’età augustea, provenienti da Cosa (MARABINI
1973, p. 113). Essi sono pure accostabili per l’essenzialità della
forma ai bicchieri Schindler-Kaudelka 43 di età augustea. È
una produzione sino ad ora non attestata in Friuli poiché la grande
apertura, che si sviluppa dalla base carenata, e la sottigliezza delle
pareti rendono il recipiente vulnerabile e talora impossibile ne è
il riconoscimento.
III.49) Coppa
ricostruita e integrata. Orlo breve, arrotondato, esoverso, sottolineato
all’esterno da solcatura orizzontale. Un’ansa superstite a nastro è
formata da due costolature e bordi ingrossati. Impasto compatto, sottilissimo,
rosso scuro (M. 5 YR 5/8 yellowish red) con tracce di vernice bruna opaca
(M. 2,5 YR 3/6 dark reddish); Ø alla bocca 11,2; Ø piede
7; H 6,5; largh. ansa 1,8. Inv. n. 225.461 (Tav. XVI, 1).
III.50) Sei
frammenti di orlo e parete del tutto simili al precedente esemplare. Impasto
argilloso (M. 2,5 YR 5/8 red) e tracce di ingobbio (M. 2,5 YR 3/4 dark
reddish brown). Ø alla bocca 12 x H 7,5. Inv. n. 277.576.
III.51) Otto
frammenti di orlo e parete del tutto simili ai precedenti esemplari. Corda
2,2 x H 3,7. Inv. n. 277.578.
Tabella
riassuntiva
Tipo
Aq US 2060 Codr. 1995 Pavia UD (US 1100) Data
Magd.
58 1 - Magd. 60 1
- Magd. 63 1 - Mayet VIII = Ricci
1/186 = Vegas 24 1 (15 a. C. - 14 d.
C.)
Sch.
Kaud. 1= Ricci 1/1, 1/359, 1/16 - - 5
dal II a. C.
Sch.
Kaud. 2 = Ricci 1/379 - 3 14 20-10
a. C.
Sch.
Kaud. 3a - - - 20-10 a. C.
Sch.
Kaud. 13 a = Ricci 1/102 - - 3 20-10
a. C.
Sch.
Kaud. 5a = Ricci 1/379 - 19 3 (15-1
a. C. o fino 15 d. C.)
Sch.
Kaud. 4c - - 2 15-1 a. C.
Sch.
Kaud. 43 = Marab XXXIII - 1 6 30 a.
C. - 14 d. C.
Ricci
1/165-166 - - 2
Tipo
Aco
Schindler-Kaud.
13a - 2 25-10 a. C.
Schindler-Kaud.
50 - 2 - 30 a. C. - 14 d. C.
Marabini
XL - 3 - 10 a. C. - 14 d. C.
IV.
Ceramica a pasta grigia.
L’argomento
della pasta grigia o della ceramica a impasto cinerognolo è stato
fortemente indagato negli anni Settanta e negli anni Ottanta, specialmente
in relazione all’orizzonte venetico. Oggi è meno studiato, salvo
alcuni studi innovativi, come quello del Grassigli: i numerosi rinvenimenti
resi noti successivamente permettono ora di inquadrare in una nuova luce
il valore storico e documentario di questa classe di materiale. Rispetto
ad altre aree più vicine all’ambito centroitalico, ad es. a Monte
Bibele ove sono stati messi in evidenza i rapporti con le forme proprie
dell’atélier des petites estampilles, della fine del IV - inizio
III sec. a. C., la situazione periferica del Friuli e anche dei territori
dell’attuale Slovenia ha limitato sostanzialmente le forme, ridotte alle
ciotole e a pochi esemplari di olle e di grandi coperchi.
Nelle
ciotole si distingue un tipo più antico (non presente a Codroipo)
con orlo semplice decorato da scanalatura all’esterno, parete a quarto
di cerchio, fondo talora decorato con impressioni a punzone e un altro
tipo, forse parimenti di origine antica, - come sembrano indicare rinvenimenti
di Adria, - ma pressoché esclusivo del periodo più recente,
con orlo sagomato a mandorla, di cui si possono individuare due o tre
varianti, con diversa inclinazione.
Le
coppe con orlo semplice, sottolineate da scanalatura orizzontale esterna,
mostrano una evoluzione dalle prime forme del Veneto, databili nel III
e nel II sec. a. C. (Foro di Aquileia: MASELLI SCOTTI et alii 1993, tav.
II, 3 a cc. 321-322 e fondo Gallet: STRAZZULLA RUSCONI 1977, p. 11, fig.
4) a quelle presenti in maniera più massiccia nell’Italia nordorientale,
che si datano dalla fine del II fino ai primi decenni del I sec. a. C.
Esse si trovano a Montereale (BANDELLI et alii 1990, fig. 21, 5), a Zuglio
(DONAT 1997, fig. 50 E), a Sevegliano (ZUCCOLO 1985, cc. 27-28 e tav.
I, 1; CASSANI 1995, tav. I, p. 176), naturalmente ad Aquileia (CASSANI
1994, pp. 65-66), a Gurina (JABLONKA 1992, tav. 20, 6-8), a Sermin (HORVAT
1997, tav. 7) a Mandrga (BAVDEK 1997, tav. VII, 13). Appartengono allo
stesso orizzonte le coppe con decorazioni concentriche incise nel fondo,
presenti sia a Sermin (STOKIN, JOSIPOVIC 1988, pp. 200-206, fig. 17; HORVAT
1997, tav. 25) che ancora una volta a Sevegliano. Forse dopo la metà
del I sec. a. C. compaiono forme con orlo sagomato a mandorla, che sono
largamente diffuse nell’ultimo decennio del I sec. a. C. e continuano
ancora nell’età augustea, come dimostrano i rinvenimenti di Fornace
(HORVAT 1997a, alla fig. 7, 6-7) e specialmente quelli di Lubiana, Gorni
Trg 30, nella fase IIIa (VIŒIÅ 1994, pp. 25-79, part. tav. 8, 2-3).
Nel medio Friuli ciotole con fondo a grattugia e orlo a mandorla caratterizzano
quasi tutti gli insediamenti già in uso in età augustea,
sia nell’agro di Iulia Concordia, come a Tesis (VENTURA 1991b, p. 123),
a Gheno (BUORA 1984, p. 184), sia specialmente nel territorio di Aquileia,
ad es. a S. Daniele del Friuli (ZUCCOLO 1985, c. 26), Sedegliano/Turrida
e S. Vidotto di Camino (CIVIDINI 1997, pp. 30-31), Glaunicco (CIVIDINI
1996, p. 49), Rivignano (PRENC 1995, tav. 4, n. 1), Marano Lagunare (BUORA
1991), Palazzolo dello Stella (CASSOLA GUIDA 1979, p. 81), Pozzuolo (ADAM
1982, p. 58 e tav. 9, 14), villa rustica di Rem dal Sterp (Comune di Castions
di Strada) (CASSANI, TERMINI 1991, p. 13), Lovaria (inedito), Pavia di
Udine (inedito), Sevegliano (ZUCCOLO 1985; BUORA 1985, tav. II, 14), Joannis
(STRAZZULLA RUSCONI 1979, cc. 23-27), Aquileia (Scavi ad Aquileia, I,
pp. 178-179), Duino (MASELLI SCOTTI, RIGHI 1983, p. 220) e probabilmente
numerosi altri frammenti che sono ancora in attesa di adeguata pubblicazione.
I risultati sono presentati qui alla tav. XVII ove sono distinti i rinvenimenti
sicuramente attribuibili alla fine del II-prima metà del I sec.
a. C.
I
contesti ben datati dell’agro di Aquileia (Aquileia, area a est del foro,
US 1100 di Pavia di Udine e il nostro drenaggio di Codroipo) dimostrano
come già dalla prima età augustea la presenza di tali oggetti
sia sostanzialmente residuale, mentre nelle tombe di Altino - ove sembra
potersi localizzare un centro di produzione - essi compaiono fino alla
metà del I sec. d. C. e forse anche dopo (CROCE DA VILLA 1979).
Senza voler toccare la complessa questione della contemporaneità
o della vetustà degli oggetti deposti nei corredi funerari, sembra
di poter ricavare, dall’esame dei contesti d’uso attualmente disponibili
che questi oggetti erano diffusi in maniera molto ridotta al volgere del
millennio nell’agro di Aquileia. Una ulteriore conferma viene dal fatto
che nel breve volgere di anni sul Magdalensberg, centro dei Norici, ma
anche nell’oppidum degli Eravisci sul Monte Gellért a Budapest,
vengono prodotti vasi con impasto simile, benché di forma diversa,
a dimostrazione della mancanza di importazioni specifiche e della persistenza
di un gusto che non era esclusivo dei Veneti antichi, benché da
loro fosse molto comune.
Dal
drenaggio di Codroipo sono emersi 28 frammenti appartenenti a nove recipienti:
quattro ciotole a calotta sferica schiacciata e cinque ciotole-mortaio.
Gli impasti argillosi con cui i due tipi sono stati plasmati presentano,
a una prima indagine macroscopica, le stesse caratteristiche riscontrate
nei corpi ceramici dei recipienti a pasta grigia analizzati a Sevegliano
(CASSANI 1994, p. 173) e risultati in linea con le caratteristiche di
altri materiali a pasta grigia recentemente pubblicati (si veda da ultimo
DONAT 1997, p. 103):
a) compatto
seppur con correttivi di chamotte e superficie rivestita da un sottile
strato di ingobbio di colore grigio scuro (M. 2,5 YR 4/0 dark gray);
b) compatto,
ma polveroso di colore grigio chiaro sia in superficie che al nucleo (M.
5 YR 6/1 light gray) e talora con evidenti solchi della lavorazione al
tornio.
Ciotole
IV.1) Frammento
di fondo con piede ad anello e umbone centrale pronunciato. Rivestimento
esterno di color grigio scuro (M. 2,5 YR 4/0 dark gray). Ø piede
5,8. Inv. n. 225.460 (Tav. XIX, 2).
IV.2) Frammento
di orlo leggermente endoverso e labbro arrotondato. Impasto argilloso
ben cotto di color grigio chiaro (M. 5 YR 6/1 light gray). Ø ric.
22; H 5,5. Inv. n. 225.457 (Tav. XVIII, 1).
Presenta
la stessa morfologia il frammento inv. n. 225.522, corda 4.
IV.3) Frammento
di orlo. Ingobbio scuro all’interno e all’esterno (M. 2,5 YR 4/0 dark
gray). Ø alla bocca 25. Inv. n. 225.454 (Tav. XVIII, 2).
Ciotole-mortaio
IV.4) Frammento
di fondo. Nel cavetto affiorano numerosi frammenti di pietrisco non circoscritti
da circonferenza impressa. Il piede è ad anello obliquo e l’umbone
centrale è pronunciato. Impasto argilloso con inclusi di chamotte
e superficie esterna lisciata di colore grigio scuro (M. 2,5 YR 4/0 dark
gray). con Ø piede 8 x H 6,5. Inv. n. 225.523 (Tav. XIX. 1).
IV.5) Frammento
di orlo a mandorla. Impasto argilloso compatto di color grigio scuro (M.
2,5 YR 4/0 dark gray). Ø ric. 24. Inv. n. 225.455.
Presenta
la stessa morfologia il frammento inv. n. 225.521; corda 5,5; H 4 (Tav.
XVIII, 3).
IV.6) Frammento
di orlo a mandorla. Impasto argilloso ben cotto di color grigio chiaro
(M. 5 YR 6/1 light gray). Ø 28. Inv. n. 225.520 (Tav. XVIII. 4).
Presenta
la stessa morfologia il frammento inv. n. 225.456, corda 4.
V.
Lucerne.
Dal
drenaggio di Codroipo sono emersi finora frammenti che sembrano appartenere
a una decina di lucerne. La maggior parte (quasi due terzi) appartengono
alle lucerne a volute che si ritengono prodotte nell’età augustea
(PAVOLINI 1977, p. 35, nota 4, dal 15-10 a. C.). Una lucerna, del tipo
cilindrico norditalico, affine al tipo Esquilino 2, potrebbe forse essere
più antica, benché sia stata rinvenuta anche in contesti
protoaugustei (Aquileia, scavo a est del foro, US 2060). Di dubbia interpretazione
è il frammento n. 2, a motivo della sua esiguità. Di grande
interesse la presenza di parte di una Tiegellampe III che contraddistingue
l’orizzonte medioaugusteo. In conclusione i malconci frammenti di lucerne
del drenaggio, come ad es. la lucerna del tipo Leibundgut III, 2, confermano
la datazione all’ultimo decennio del I sec. a. C. delle operazioni di
bonifica, desumibili dalla presenza della terra sigillata.
Per
quanto esistano ottimi cataloghi, specialmente per il materiale di Aquileia,
mancano in Friuli, salvo casi sporadici, studi sulla diffusione dei vari
tipi di lucerne come analisi delle presenze in singoli contesti. Ciò
è dovuto alla scarsità di edizioni integrali di scavi. Fanno
eccezione alcuni recenti contributi sulle lucerne a vernice nera; per
le ville si possono ricordare i casi di Joannis (frammenti di nove diverse
lucerne in STRAZZULLA RUSCONI 1979, cc. 76-79) e Pavia di Udine, ove si
sono recuperati resti di oltre una ventina di lucerne, deposte probabilmente
nell’arco di più anni (BUORA 1992).
Lucerna
cilindrica norditalica
L’esemplare
codroipese apparteneva al tipo con becco a incudine, forse coevo al tipo
a becco diritto. La grande quantità dei rinvenimenti di Aquileia
(33 esemplari) e del Magdalensberg trova ora conforto nelle ultime carte
di distribuzione che sono state effettuate per l’area dal Tagliamento
alla Slovenia (HORVAT 1997). Purtroppo nella letteratura specialistica
non sempre le lucerne cilindriche a vernice nera sono distinte da quelle
cilindriche prive di vernice, in terracotta comune. La cronologia del
Magdalensberg, all’incirca dal 30 al 10 a. C. trova conferma nell’US 2060
dell’area a est del foro di Aquileia ove un esemplare con bollo C. VIBI
TIBVR venne rinvenuto in un vespaio formato nella prima età augustea
(BUORA 1993). La circolazione in età augustea viene confermata
dal rinvenimento di altro esemplare nell’US 1100 di Pavia di Udine, chiusa
alla fine del regno di Augusto (BUORA 1992). Nella Tav. XX si offre una
sintesi della conoscenza attuale sulla diffusione di queste lucerne, avvertendo
che qualche caso di erroneo riconoscimento è pur sempre possibile.
La cartina stessa mostra la diffusione verso est dopo l’occupazione militare
romana del 15 a. C. L’area di diffusione conferma una probabile produzione
aquileiese: nell’agro di Iulia Concordia non è attualmente noto
alcun esemplare, salvo uno conservato, senza indicazione di provenienza,
nelle raccolte del museo concordiese (LARESE 1983).
V.1) Frammento
di becco a incudine con tracce d’uso di lucerna del tipo cilindrico dell’Esquilino,
cui forse si possono accostare altri due frammenti non ricomponibili,
con impasto di color arancione (M. 5 YR 7/6 reddish yellow). Ø
base 4,5 x H 3,2. Inv. n. 278.224 (Tav. XXII, 1).
V.2) Parte
di disco con ampio infundibolo di lucerna forse di tradizione ellenistica,
in ogni caso di forma non precisamente determinabile. Priva di vernice,
con impasto depurato (M. 5 YR 7/6 yellow reddish) simile alla lucerna
sopra descritta. Ø disco 4,2; Ø infundibolo 1,6. Inv. n.
278.224b.
Lucerna
tipo Tiegellampe III
Il
rinvenimento di una lucerna di questo tipo, molto frammentata, nella tomba
n. 23 della necropoli di Iutizzo, ha permesso una messa a punto su queste
lucerne (BUORA 1996, p. 64) che risultano presenti in gran numero sul
Magdalensberg (ben 44 esemplari editi), mentre altrove, forse per la grande
fragilità derivante dalla sottigliezza della parete, sembrano assenti
o comunque non riconosciute. La grande fortuna di questo tipo verso la
fine del I sec. a. C. è indicata dalla presenza di ben 7 esemplari
(poco meno di un quarto del totale noto nell’Italia nord-orientale) nella
imbarcazione di Comacchio (BALDONI 1990, p. 81). La tomba di Iutizzo è
stata datata al periodo augusteo-tiberiano, ma non vi è alcuna
difficoltà nel supporre che contenesse una lucerna del medio periodo
augusteo. Le lucerne finora documentate in Friuli provengono dai seguenti
siti:
-
Aquileia (Di Filippo 1988, n. 177);
-
Pavia di Udine (Buora 1992, pp. 41-42);
-
Iutizzo, t. 23 (Buora 1996, p. 64);
-
Codroipo, quest’articolo.
La
carta di distribuzione alla Tav. XXI documenta la presenza negli stessi
siti di Tiegellampen e lucerne cilindriche norditaliche, forse prodotte
nelle medesime officine.
V.3) Due
frammenti ricomponibili di spalla e disco concavo. Vernice opaca di color
bruno scuro evanida, impasto di color nocciola chiaro (M. 10 YR 7/4 very
pale brown). Ø orig. 8. Inv. n. 278.220 (Tav. XXII, 2).
Lucerna
a volute, di tipo Leibundgut III, 2
Lucerne
presenti nell’ultimo decennio del I sec. a. C.; esiste in regione un solo
confronto aquileiese (DI FILIPPO 1988, n. 189 a).
V.4) Frammento
di spalla di tipo Loeschke II b. Vernice bruno scura, opaca (M. 5 YR 3/3
dark reddish brown), impasto di color beige rosato (M. 7,5 YR 7/4 pink).
Ø ric. 8. Inv. n. 278.218a (Tav. XXII, 3).
Lucerne
a volute, di tipo non meglio identificabile
I
becchi di Codroipo sono simili a quelli delle varianti precoci di lucerne
a volute tipo Loeschke I (= Bailey tipo A gruppo II) che compaiono in
epoca augusteo-tiberiana (MARTIN 1996, p. 199).
V.5) Quattro
frammenti, di cui tre ricomposti, di fondo con piede ad anello; fondo
incavato e parete obliqua con tracce di vernice arancione (M. 5 YR 6/6
reddish yellow) diluita e in parte bruna, a chiazze. 7 x H (cons.) 2,8;
Ø fondo 4. Inv. n. 278.218b.
V.6) Frammento
di spalla. Vernice densa nel disco concavo, di color rosso (M. 2,5 YR
5/8 red), impasto di color giallo rosato (M. 7,5 YR 8/4 pink). Corda 2,2
x H 1,8. Inv. n. 278.225.
V.7) Frammento
di beccuccio. Vernice parzialmente conservata di color rosso (M. 2,5 YR
5/8 red), impasto arancione (M. 5 YR 7/6 reddish yellow). 3,8 x 4,3, Inv.
n. 278.221.
V.8) Frammento
di beccuccio simile al precedente. Vernice di color rosso (M. 2,5 YR 5/8
red); impasto di tipo arancione (M. 5 YR 7/6 reddish yellow). 2 x 3,1.
Inv. n. 278.223.
VI.
Ceramica semidepurata.
A
tale classe appartengono numerosi frammenti di un unico coperchio dal
profilo quasi piatto, dall’orlo arrotondato usato per coprire grandi teglie
da cucina, come, d’altronde, suggerito dal marcato annerimento da fumo
che dal bordo esterno va degradando verso la parte interna del coperchio
stesso.
VI.1) Coperchio
ricostruito e integrato, piede ad anello basso e largo, parete ad andamento
rettilineo. Impasto granuloso ricco di degrassanti minimi. Colore dall’arancio
chiaro (M. 5 YR 7/6 reddish yellow) al bruno scuro (M. 5 YR 2,52/2 dark
reddish brown). Ø 30, Ø piede 7,6. Inv. n. 225.464 (Tav.
XXIII).
L’esemplare
di Codroipo risulta del tutto assimilabile ai coperchi rinvenuti a Lattes
(Francia), l’antica Lattara. Secondo la tipologia proposta da Michel Bats
(BATS 1993, p. 361), essi rientrano tra i recipienti in ceramica comune
di origine italica di corrente culturale etrusco-laziale con ampia datazione
che va dal 200 a. C. al 50 d. C.
La
così detta ceramica semidepurata, che compare precocemente nell’Italia
settentrionale a Bologna, Modena, Reggio Emilia, si trova a Sevegliano
alla fine del II e all’inizio del I sec. a. C. (FASANO 1995b), in Aquileia
(olla, inedita, nel magazzino del museo) almeno all’inizio del I sec.
a. C., ma perdura in vari luoghi fino all’età augustea. Alle forme
tarde appartengono le ciotole-coperchio che sono presenti a Fornace (HORVAT
1990, tav. 7, 10-12). Una di queste (Tav. 7, 10) trova precisi riscontri
a Lubiana (VIŒIÅ 1994, tav, 8, 1) in un orizzonte medioaugusteo
(Sariustassen, bicchieri a pareti sottili con spine oblique, forme della
sigillata tra cui Conspectus 1 e 12 etc.). Si tratta dei recipienti che
sul Magdalensberg vengono definiti Backplatten (SCHINDLER-KAUDELKA 1986,
pp. 281-282). Negli scavi della MM3 a Milano esiste un confronto per la
forma, ma a vernice rossa interna. L’esemplare milanese, che appartiene
alla forma 5, ha diametro all’orlo di 30-32 ed è stato datato dalla
seconda metà del I sec. a. C. all’età giulio-claudia (DE
VANNA 1991, p. 131). Va altresì ricordato che nella stessa Milano
si sono rinvenuti numerosi coperchi che non presentano il rivestimento
a vernice rossa. Il nostro esemplare di Codroipo ha un piede che appare
piuttosto simile a quello della forma 4 della medesima categoria di vasi
a vernice rossa interna (cfr. DE VANNA 1991, tav. LIII).
Ci
si domanda quindi se la predilezione per questi coperchi in ceramica semidepurata
(che probabilmente erano venduti con patinae del medesimo impasto) fosse
propria dell’Italia nordorientale e quale parte avesse la città
di Aquileia e il suo territorio non solo nella distribuzione (evidente),
ma anche nella produzione. Come è stato più volte sottolineato,
la presenza di questi recipienti da cucina testimonia non solo una corrente
di traffico commerciale, ma l’affermazione della maniera di cucinare e
quindi del cibo romano rispetto alle eventuali tradizioni locali precedenti
e pertanto è una spia importante della romanizzazione.
VII.
Ceramica comune.
Si
contano oltre 2000 frammenti riferibili a 51 individui di cui solo 3 completamente
ricostituiti. La loro frammentarietà ha comportato numerosi problemi,
felicemente risolti, d’interpretazione numerica e morfologica ma talora
non ha consentito di stabilire alcune caratteristiche: quali, per esempio
se si tratti di recipienti monoansati o biansati.
La
ceramica comune di Codroipo denota, in toto, di essere stata plasmata
con una tecnica accurata, grazie alla quale lo spessore delle pareti non
supera i 0,2 mm. Si è utilizzato un impasto ceramico compatto,
superficialmente polveroso, omogeneo nonostante la presenza dei correttivi.
Esso ha assunto dopo la cottura la tipica colorazione tra il beige rosato
e il giallo chiaro, due soli frammenti sono di colore rosso-aranciato
(M. 2,5 YR 6/8 light red). Gli elementi decorativi, tra l’altro non peculiari
di tale classe, compaiono su una brocchetta e quattro vasi e sono limitati
a circonferenze a rilievo, poste per sottolineare l’attacco del collo.
I
raggruppamenti, all’interno della classe, sono stati creati in base ai
soli elementi morfologici, essendo venuti meno gli altri elementi indicativi
quali la differenziazione degli impasti o i tratti decorativi.
Brocche
biansate "mit halb halb Proportionen"
Si
tratta di recipienti in uso anche nell’Italia settentrionale, sebbene
non così frequenti come le brocche monoansate (SCHINDLER-KAUDELKA
1989, p. 37, tav. 13). Sul Magdalensberg appaiono attestati anche in bronzo,
in terra sigillata e finalmente nella ceramica comune, presentano dimensioni
varie. La bocca oscilla intorno ai 7 cm e l’altezza può raggiungere
i 30. A Codroipo si è rinvenuto un solo esemplare, che si è
potuto ricostruire integralmente. Nel nostro caso si tratta di un recipiente
appartenente alla forma più diffusa, con il diametro massimo alla
spalla e fondo piano, orlo ingrossato e anse tubolari. È stata
giudicata una forma tardorepubblicana o protoaugustea, derivata dall’imitazione
di forme italiche in materiale più pregiato. Tali brocche sono
pressoché esclusive del così detto Komplex 1 (SCHINDLER-KAUDELKA
1989, p. 39) che sul Magdalensberg si data fino al 20 circa a. C. Se questo
è vero, nel nostro caso si tratterebbe di un esemplare che mostra
di essere vissuto alcuni anni, prima di essere gettato come materiale
di riempimento nel drenaggio. In altri casi oggetti del genere sono inseriti
nella categoria delle anfore (es. Scavi MM3, tav. LXI, 5-8, p. 151, datati
dalla metà del I sec. a. C. a tutto il I d. C:).
Nel
Friuli Venezia Giulia altro esemplare è attestato a Gheno di Azzano
Decimo (BUORA 1984, p. 183). Da Aquileia (RUPEL 1991, pp. 168-169; tav.
26, 52) proviene un altro esemplare di cui per i motivi sopra esposti
non si erano trovati confronti.
VII.1) Una
brocca ricostituita e integrata. Orlo everso, concavo internamente. Anse
a bastoncello impostate dalla spalla ben definita e saldate all’orlo.
Fondo piatto a disco. Impasto ceramico compatto (M. 10 YR 8/3 very pale
brown). Ø bocca 8,5; Ø fondo 10,5; H 23. Inv. 278.226 (Tav.
XXIV).
Brocchette
monoansate
La
loro presenza è attestata da quattro esemplari, secondo un rapporto
rispetto alle brocche biansate in linea con quanto documentato nella letteratura
archeologica. Un solo frammento rende precisabile l’articolazione del
corpo, i restanti conservano solo l’orlo o parte di esso e una piccola
porzione del collo. Puntuali confronti rimandano ai materiali di età
augustea rinvenuti negli scavi della metropolitana a Milano (Scavi MM3,
p. 149) e, per la raffinatezza dei dettagli è assimilabile alla
brocchetta del Komplex 2 datato fino al 10 d. C. (SCHINDLER-KAUDELKA 1989,
tav. 39, 28/3).
VII.2) Frammento
di orlo, collo e ansa bicostolata sviluppantesi dall’orlo alla spalla
evidenziata da una circonferenza rilevata. Impasto argilloso compatto,
micaceo, giallo chiaro (M. 10 YR 8/4 very pale brown). Ø 10; H
9,5. Inv. 277.797 (Tav. XXV, 2).
VII.3) Frammento
di orlo ad anello ingrossato e collo. Impasto argilloso compatto beige
aranciato (M. 7,5 YR 7/6 reddish yellow). Ø 9; H 3,5. Inv. 277.895.
VII.4) Frammento
di orlo e collo e cicatrice d’ansa. Impasto argilloso compatto beige rosato
(M. 5 YR 7/6 reddish yellow). Corda 3; H 4. Inv. 277.896.
VII.5) Frammento
di orlo e collo. Impasto argilloso compatto beige rosato (M. 5 YR 7/6
reddish yellow). Inv. 277.897.
Vasi
e vasetti
Il
gruppo più attestato, 33 esemplari, illustra i così detti
vasi per il miele nelle diverse e riconosciute forme di fine I sec. a.
C. e inizi I sec. d. C. Tale uso fu segnalato dalla nota studiosa Mercedes
Vegas (VEGAS 1973, p. 115) la quale per determinarlo fece tra l’altro
ricorso ad una scritta dipinta sul corpo di un vaso simile e in cui si
legge: urceus et mel p(ondo) XXVII (CIL, XIII, 10008,44). Fu poi ripreso
a fine anni Ottanta da H. Schindler-Kaudelka secondo la quale si tratta
di vasi che si sarebbero conservati pressoché dappertutto in forma
invariata, nella sfera domestica, dall’epoca romana ai giorni nostri.
Le anse sarebbero sempre a nastro. Si tratterebbe dunque del classico
"vaso da strutto alpino", il cui contenuto, una volta aperto
il recipiente, doveva essere consumato rapidamente.
Le
dimensioni paiono relativamente uniformi: il diametro della bocca sul
Magdalensberg si aggira sui 12 cm e l’altezza complessiva sui 30, per
cui la capacità deve essere stata di circa 2,5 litri. Alla grande
diffusione di questi esemplari, in tutto l’impero romano, si deve imputare
la grande varietà degli impasti e del colore dell’argilla.
Per
quanto riguarda la classificazione va detto che la grande fragilità
dei recipienti ha di fatto impedito di riconoscere in moltissimi casi
forme complete, per cui gli studiosi si sono trovati di fronte a due posizioni
estreme, quella di scuola austriaca di comprendere numerose varietà
in gruppi che al loro interno ammettevano diverse varianti, o quella esemplificata
nel volume sugli scavi della MM3 di classificare le varie forme sulla
base di singoli elementi (ad es. l’andamento del labbro) senza poter tener
conto della forma completa, che non era nota. Si hanno così suddivisioni
che sembrano avere solo carattere locale. Ad es. nei nostri vasi l’andamento
del labbro, nella parte superiore e all’interno, è generalmente
diverso da quello che si riscontra negli analoghi vasi milanesi, per cui
una classificazione basata su esemplari provenienti da un’unica località
pare dipendere da predilezioni circoscritte che non hanno valenza generale.
Sul
Magdalensberg sono state distinte tre forme:
a)
senza accentuazione della spalla
b)
con spalla a ginocchio
c)
con bordo a imbuto
Dal
Friuli sono noti finora pochi esemplari integri. Uno, del tipo senza accentuazione
della spalla, dalla US 2060 (datata alla prima età augustea) dall’area
a Est del foro di Aquileia ("Quaderni Friulani di Archeologia",
4, 1994, p. 71). Ad esso si può associare un frammento di Castelraimondo
(GRASSIGLI 1992b, C 4016, p. 175). Sembra più comune il tipo con
spalla a ginocchio di cui si ricorda un esemplare integro, proveniente
da necropoli, come quello, associato a sepoltura, della chiesa di S. Margherita
al Gruagno (MORENO BUORA 1982, p. 72). Esemplari frammentati da Sevegliano
(ZUCCOLO 1985, c. 40, tav. III, 10).
È
stato pubblicato un notevole numero di orli e anse, ma mancano analisi
specifiche sulla forma, a motivo della frammentarietà dei pezzi
in genere rinvenuti. Quando sarà edito il complesso di Sevegliano
insieme con la ceramica comune di Pavia di Udine, sarà possibile
avere un’idea dello sviluppo locale di queste forme dal periodo tardorepubblicano
al primo periodo imperiale.
Gli
esemplari che in parte si sono finora potuti ricostruire, dal drenaggio
di Codroipo, presentano orlo everso labbro scanalato, bocca stretta (del
diametro da 9 a 12, in maggioranza di 10) e sembrano appartenere a quelli
senza accentuazione della spalla; le anse, quando presenti, sono sempre
a nastro bi o tricostolato in un solo caso quadricostolato.
Allo
stesso ambito cronologico e manifatturiero dei vasi da miele appartengono,
inoltre, sette vasetti di cui quattro hanno orlo obliquo esternamente,
gola breve ben accentuata, mentre i restanti sono con orlo a tesa e gola
alta.
Vasi
VII.6) Quattro
frammenti ricostituiti, orlo everso e scanalatura superiore mediana, ansa
a nastro quadricostolato. Impasto argilloso giallo rosato (M. 7,5 YR 7/6
reddish yellow) e tracce rosso chiaro (M. 2,5 YR 6/8 light red). Ø
9,5; H 8; largh. ansa 2; H 2. Inv. n. 277.706.
VII.7) Dieci
frammenti ricostituiti, orlo everso e scanalatura superiore mediana, ansa
a nastro bicostolata. Impasto argilloso giallo paglierino (M. 10 YR 8/6
yellow). Ø 10; H 8. Inv. n. 277.708.
Presentano
la stessa morfologia gli esemplari con inv. n. da 277.709 a 277.717 e
gli esemplari da 277.743 a 277.762.
Vasetti
VII.8) Frammento
di vasetto. Orlo con bordo obliquo esternamente, gola sottolineata da
circonferenza a rilievo e corpo presumibilmente globoso. Impasto argillosogiallo
rosato (M. 7,5 YR 8/4 pink). Ø 11; H 4,5. Inv. 277.736 (Tav. XXVI,
3).
Presentano
la stessa morfologia gli esemplari inv. n. da 277.737 a 277.739.
VII.9) Frammento
di orlo di vasetto. Orlo a tesa piatta, gola alta, ben definita su spalla
arrotondata evidenziata da circonferenza incisa. Impasto ceramico giallo
chiarissimo (M. 10 YR 8/3 very pale brown). Ø 14; H 3,5. Inv. n.
277.740
Presentano
la stessa morfologia gli esemplari inv. n. da 277.741 a 277.742.
Olle
In
questa forma vengono raggruppati otto recipienti apparentemente identici,
seppur con piccole differenze quali la presenza delle anse bipartite o
tricostolate, nel loro sviluppo in cui il diametro massimo del corpo globulare
coincide o è di poco superiore all’altezza del recipiente stesso.
Tale costante imprime all’olla una forma lievemente tozza. Si tratta di
olle non idonee alla cottura, usate per contenere conserve.
Gli
esemplari provenienti dalla scavo di Codroipo presentano orlo everso,
appiattito superiormente, bocca larga compresa tra i 12 e 18, corpo globulare
e fondo, nei due esemplari ricostituiti, leggermente concavo. L’impasto
è ricco di correttivi micacei e di chamotte, affioranti in superficie,
ma ben amalgamati nell’impasto stesso. Esemplari simili provengono dagli
scavi della MM3 (p. 154; tav. LXIII, f. 1) e nel territorio friulano un
esemplare è attestato negli scavi ad est del foro ad Aquileia (RUPEL
1991, Ccd 37, p. 163).
VII.10) Olla
parzialmente ricostruita e integrata. Orlo everso piatto, corpo globoso,
fondo leggermente concavo. Attacco delle anse a nastro saldate all’orlo
e poggianti sulla spalla arrotondata. Impasto ceramico giallo chiaro (M.
10 YR 8/3 very pale brown). Ø alla bocca 16; Ø fondo 11;
H 13. Inv. 225.468 (Tav. XXV, 3).
VII.11) Olla
ricostruita e integrata. Orlo everso piatto, corpo globoso. Anse a nastro
bicostolate saldate all’orlo e poggianti sulla spalla arrotondata. Impasto
ceramico giallo aranciato (M. 7,5 YR 7/6 reddish yellow). Ø alla
bocca 15,2; Ø fondo 9,5; H 12,5. Inv. 278.227 (Tav. XXV, 1).
VII.12) Dodici
frammenti di olla. Orlo everso piatto. Ansa a nastro saldata all’orlo.
Impasto ceramico giallo chiarissimo (M. 10 YR 8/4 very pale brown). Ø
alla bocca 16,5; H 4; largh. ansa 2; H 2. Inv. 277.700 (Tav. XXVI, 1).
Presentano
la stessa morfologia gli esemplari inv. n. da 277.701 (Tav. XXVI, 4) a
277.705.
Ciotole
VII.13) Cinque
frammenti di fondo e attacco parete svasata. Nel punto di massima espansione
inserzione dell’ansa, frammentaria, a nastro bicostolato. Impasto ceramico
giallo chiarissimo (M. 10 YR 8/4 very pale brown). Ø 12; H 9,5.
largh. ansa 3,2; H 9. Inv. n. 277.817 (Tav. XXVI, 2).
VIII.
Vernice rossa interna.
Teglie
VIII.1) Dal
drenaggio sono emersi due frammenti di un’unica teglia, con impasto relativamente
ben depurato, di color marrone bruno e vernice rossa interna in parte
scomparsa. a) corda 4 x H 1,8; b) 3,6 x 2,4. Inv. n. 225.518.
IX.
Ceramica grezza.
Oltre
un migliaio di frammenti appartengono a questa classe di vasellame che,
ad es. dai rinvenimenti della villa romana di Pavia di Udine (per cui
CASSANI 1991, pp. 89-102) e di Monastero di Aquileia (inediti) sappiamo
molto numerosi in epoca augustea. Ma la peculiarità del rinvenimento
di Codroipo è data soprattutto dall’aver permesso la ricostituzione,
nel loro completo sviluppo morfologico, di un importante gruppo di recipienti
(restauro di V. De Venz). Raro è infatti ritrovare in scavi, con
contesti archeologici simili (area di riempimento), frammenti inerenti
a uno stesso oggetto.
Questa
batteria da cucina risulta ad un computo numerico così suddivisa:
undici contenitori del tipo Auerberg (di cui un esemplare ricostituito),
trentacinque olle (sei esemplari ricostituiti), quattro coperchi e due
teglie.
Barattoli
da dispensa ovvero vasi del tipo così detto Auerberg ovvero con
orlo a mandorla
Dato
l’interesse per questi oggetti, non solo nell’Italia settentrionale, ma
anche in Austria e in Germania, il rinvenimento di Codroipo, permette
di avere importanti dati cronologici sulla diffusione locale di questi
vasi.
Si
è riscontrato, nei ritrovamenti del Magdalensberg, come la forma
sviluppata compaia nel periodo protoaugusteo, ovvero nell’orizzonte Oberaden.
La produzione precoce nell’agro di Aquileia è confermata dal rinvenimenti
della fornace del Locavaz, ove si producevano anche anfore del tipo Lamboglia
2 (FLÜGEL, SCHINDLER-KAUDELKA 1995, c. 71, con precedente bibliografia)
peraltro presenti anche a Codroipo.
È
possibile che la massima diffusione di questi recipienti avesse inizio
con il periodo tiberiano, allorché compaiono nei corredi funerari
e anche nell’ambito delle ville rustiche dell’agro di Aquileia e in genere
del Friuli vasi con marchi impressi diffusi localmente. Tra questi la
localizzazione del marchio TAPVRI, oggetto di studi specifici (BUORA 1984;
CIVIDINI 1997, pp. 47-49 e bibl.), permette di ipotizzare una produzione
locale a ridosso del medio Tagliamento, nel Codroipese o forse nella zona
di S. Vito al Tagliamento, ove abbondavano le fornaci laterizie. Ora proprio
la grande abbondanza di questi recipienti, con orli simili a quelli che
da Flügel e Schindler-Kaudelka sono ricondotti all’età augustea,
a Turrida (nove esemplari per cui CIVIDINI 1997, pp. 48-52, tav. 5a-5b)
e nel nostro drenaggio (cinque esemplari) sembra corroborare l’ipotesi
di una produzione locale, appunto caratterizzata da un marchio, fin dall’età
augustea.
Gli
esemplari di vasi del tipo Auerberg del drenaggio di Codroipo costituiscono
il complesso più antico, databile al periodo medioaugusteo, di
questi vasi nell’agro di Aquileia e finora dell’intera Decima Regio. Essi
sono seguiti, a quanto è dato di sapere finora dalla letteratura,
da un esemplare della villa di Pavia di Udine, interrato nel periodo tardoaugusteo
(CASSANI 1991, p. 98) il cui orlo e il cui diametro corrispondono a un
esemplare di Gurina (JABLONKA 1992, tav. 34, 1; FLÜGEL, SCHINDLER-KAUDELKA
1995, c. 71).
I
barattoli codroipesi mostrano in genere una certa analogia di profilo,
di impasto, con numerosi inclusi micacei, non di grafite, e ceratura su
entrambe le superfici; anche se al loro interno è possibile una
differenziazione cronologica sulla base dell’andamento dell’orlo. Essi
risultano ascrivibili ad una forma precoce subtriangolare e ad una forma
intermedia con orlo non troppo sviluppato (compreso tra mm 25-32), poco
rientrante all’interno e in genere sottolineato da una nervatura posta
al centro di una fascia rettilinea, l’ideale alloggio entro cui si snodava
il laccio che fermava il coperchio salva aroma in stoffa o pellame.
La
decorazione a pettine (con denti di varie dimensioni) appare su tutti
gli esemplari, ma con vari motivi liberamente creati dal vasaio seguendo
uno schema che, partendo con linee arrotondate dalla gola, si sviluppava
con linee più o meno verticali lungo tutto il corpo sino al fondo
piatto. Questi caratteri sembrano diffusi ancora entro la fine del I sec.
a. C. nei territori transalpini ad es. a Gurina e sul Magdalensberg.
Si
deve poi aggiungere un altro frammento di ceramica di questo tipo, ma
con impasto tipico dell’area carinziana, probabilmente databile all’inizio
del I sec. d. C. Tale vaso, fabbricato probabilmente sul Magdalensberg,
è stato rinvenuto casualmente in altra zona del centro storico
di Codroipo (cfr. CIVIDINI 1996, p. 26) e trova confronto con un altro
esemplare, pure di produzione carinziana e probabilmente dal Magdalensberg,
rinvenuto a Sevegliano. Essi dimostrano il flusso di importazioni dall’area
transalpina verso il medio Friuli.
Nel
drenaggio di Codroipo si trovavano anche alcuni frammenti di un vaso fabbricato
a mano, del medesimo tipo Auerberg, con un impasto che ricorda piuttosto
i prodotti di tradizione protostorica (in questo caso La Tène),
ornato da leggerissime decorazioni a pettine sulla superficie esterna.
All’interno pesante ingobbio di colore grigio scuro. Non si tratta certamente
di un prodotto locale, dato che generalmente era in uso la lavorazione
al tornio, sembra piuttosto trattarsi di un oggetto di importazione, dall’area
transalpina.
IX.1) Quattro
frammenti ricostruiti più altri non ricostruibili di orlo sagomato
a mandorla di olla. Gola sottolineata da una circonferenza incisa e corpo
decorato da fasci di linee che si dipartono arrotondate, lasciate da uno
scopetto con una trentina di peli (serole?). Impasto ricco di inclusi
di dimensioni medio-grandi, ricoperto all’interno e all’esterno da inceratura
color nocciola scuro e grigio-nerastro (M. 7,5 YR da 5/2 a 3/2 brown-dark
brown). Ø orig. 16. Inv. n. 225.531 (Tav. XXVII, 1).
Il
profilo dell’orlo, caratterizzato da una parte superiore nettamente assottigliata,
e la misura del diametro corrispondono a quanto si osserva in un esemplare
rinvenuto in una discarica tardoaugustea di Pavia di Udine (CASSANI 1991,
p. 98, fig. 18) e in altro esemplare da Gurina, datato all’età
augustea (JABLONKA 1992, tav. 34,1 = FLÜGEL, SCHINDLER-KAUDELKA 1995,
tav. 3, 15 e c. 71).
IX.2a) Frammento
di orlo, gola e breve porzione del corpo dalla morfologia dell’orlo come
il precedente. Impasto incerato grigio scuro (M. 7,5 YR 3/2 dark brown),
Ø 19,6. Inv. n. 225.532 (Tav. XXVII, 2).
IX.2b) Due
frammenti assimilabili al precedente. Ø ric. 22 x H 3,5. Inv. n.
225.533 (Tav. XXVII, 3). Corda 4 X H 2,5. Inv. n. 225.534.
IX.3) Undici
frammenti di vaso con orlo sagomato a mandorla. Il corpo è decorato
a pettine ad andamento obliquo-rettilineo a solchi poco profondi a distanza
ravvicinata. Impasto ricco di inclusi di dimensioni medio-grandi, ricoperto
da inceratura su entrambe le superfici, colore non uniforme grigio nerastro
con macchie di color nocciola (M. 7,5 YR da 6/4 light brown a 3/2 dark
brown). Ø orig. 26, H bordo 3,2, H totale 17. Inv. n. 225.526 (Tav.
XXVIII, 1).
IX.4) Otto
frammenti ricostituiti di vaso del tutto simile al precedente, ma di dimensioni
più grandi. Ø ric. 24 X H 14,5. Inv. n. 225.530 (Tav. XXVIII,
3).
IXI.5) Due
frammenti di orlo sagomato a mandorla. Il corpo è decorato a pettine
con andamento curvilineo con solchi larghi, posti a intervalli molto ampi.
Impasto ricco di inclusi di dimensioni medio-grandi, ricoperto all’interno
e all’esterno da inceratura di colore non uniforme grigio-nerastro (M.
7,5 YR da 5/2 a 5/3 brown, dark brown). Ø 20,5, H bordo 2, H 14,5.
Inv. n. 225.528 (Tav. XXIX, 2).
IX.6) Dodici
frammenti di orlo sagomato a mandorla. Il corpo è decorato con
solchi relativamente vicini e larghi, posti a distanza ravvicinata, segnati
con un pettine con il tipico movimento curvilineo a partire dalla gola
come si vede in molti esemplari transalpini. Impasto ricco di inclusi
di dimensioni medio-grandi, incerato su entrambe le superfici, di colore
non uniforme grigio-nerastro (M. 7,5 YR da 5/2 a 5/3 brown, dark brown).
Ø orig. 18, H bordo 2,8, H cons. 17,5. Inv. n. 225.527 (Tav. XXVIII,
4).
IX.7) Vaso
ricostruito da sei frammenti di orlo, corpo e fondo. La decorazione parte
dalla gola con linee marcate e ondulate per proseguire longitudinalmente
con linee lievi sino al fondo piatto. Degno di nota il fatto che sono
presenti tracce di lavorazione a mano, senza uso del tornio elemento che
induce il Flügel a ritenere che si tratta di un tipico vaso proveniente
dall’area retica. Impasto argilloso ricco d’inclusi medio-grandi, inceratura
su entrambe le superfici, colore non uniforme nocciola-marrone (M. 7,5
YR da 6/4 a 3/2 light brown, dark brown). Ø orlo 15, H bordo 1,8,
Ø fondo 9, H 19. Inv. n. 225.529 (Tav. XXIX, 1).
IX.8) Frammento
di orlo dal profilo triangolare ad angoli smussati. Impasto ceramico ricco
di inclusi, inceratura su entrambe le superfici, colore marrone-rossiccio
(M. 2,5 YR 5/4 reddish brown). Ø ric. 16,5, H 3,4. Inv. n. 225.535
(Tav. XXVIII, 5).
Presenta
la stessa morfologia il frammento inv. n. 225.536. Impasto argilloso non
uniforme marrone scuro (M. 7,5 YR da 6/4 a 3/2 light brown, dark brown).
Corda 5,5, H 3,5.
IX.9) Vaso
parzialmente ricostruito. Orlo a mandorla ottenuto dalla sovrapposizione
della parte terminale del corpo ceramico. Impasto argilloso marrone nero
(M. 7,5 YR da 5/2 a 3/2). Lavorazione a colombino. Sulla parete esterna
decorazione a linee verticali. Ø 16, H 10. Inv. n. 225.550 (Tav.
XXVIII, 2).
Pentole
e recipienti da fuoco
Olle
Gruppo
a.
Vi
appartengono tre olle (una completamente ricostituita, due frammentarie)
plasmate a tornio e cotte in forno ossidante, presumibilmente create nella
stessa officina seppur con lievi diversità nella resa dell’orlo
estroflesso, rifinito con un taglio del materiale ceramico eccedente.
Sembrerebbero appartenere a un tipo di olla datata all’età augustea-tiberiana
di cui un esemplare con funzione di ossuario posto all’interno di un’anfora
Dressel 6 B è documentato nella necropoli di via Spiné a
Oderzo (Tesori della Postumia, p. 556 e bibl.).
XI.10) Olla
ricostituita e integrata. Orlo estroflesso, bordo arrotondato, gola marcata,
spalla sfuggente, fondo piatto. Impasto argilloso rossastro M. 7,5 YR
6/6. Ø bocca 20, Ø fondo 10, H 21,5. Inv. n. 278.217 (Tav.
XXX, 1).
IX.11) Otto
frammenti di olla. Orlo esoverso, bordo leggermente a mandorla, gola accentuata,
spalla sfuggente. Impasto argilloso rossastro (M. 7,5 YR 6/6 reddish yellow).
Ø 18; H 7. Inv. n. 225.466 (Tav. XXX, 2).
IX.12) Tre
frammenti di olla. Orlo esoverso, bordo tagliato, gola accentuata, spalla
alta sfuggente. Impasto argilloso rosso aranciato (M. 5 YR 6/8 reddish
brown). Ø 18; H 8,5. Inv. n. 225.465 (Tav. XXX, 3).
Gruppo
b.
Si
tratta del gruppo più numeroso, rappresentato da olle medio grandi
plasmate a tornio o a colombino con rifiniture a tornio. Gli impasti ceramici
sono friabili, molto spessi (cm 1), ricchi di correttivi micacei e calcitici
affioranti sulle superfici. La loro caratteristica morfologica comune
è l’orlo everso rifinito con un bordo variamente ondulato ottenuto,
sia mediante la pressione del polpastrello che mediante uno strumento
incidente sul corpo ceramico ancora crudo. Questo tipo di orlo è
ben attestato ad Aquileia (RUPEL 1991, tav. 20, 3 abbinato alla decorazione
a onda sul corpo e tav. 20, 4). Non è esclusivo della città,
poiché si trova in tutte le ville del territorio. Compare così
nella villa di Pavia di Udine, tipo I, (CASSANI 1991, pp. 94-95 e bibl.),
a Joannis (STRAZZULLA RUSCONI 1979, tav. VII, cc. 65-66) e nel Codroipese,
a Sedegliano (CIVIDINI 1997, tav 5c, Ccg 10 e Ccg 13 pp. 51-53). Inoltre,
un’olla simile a quelle il cui labbro è solcato da linee incise,
ma di dimensioni più piccole proviene abbinata a anfore Dressel
6A e 6B da una discarica di ceramica da Gheno (PN) ed è esposta
nel Museo di San Vito al Tagliamento. La sua presenza è segnalata
pure a Giussago (VE) (comunicazione di P. A. Croce da Villa durante il
convegno "Archeologia del Medio e Basso Tagliamento in ricordo di
Giuseppe Cordenons", San Vito al Tagliamento 14 marzo 1999).
IX.13) Olla
ricostruita e integrata. Orlo everso, gola breve, spalla alta, corpo ovoide,
fondo piatto con segno dello stacco dalla tavola del tornio. L’orlo è
rifinito da un cordone digitato e il corpo è decorato con fasce
di linee sviluppantesi dall’orlo. Impasto argilloso di colore marrone
chiaro e scuro (M. 7,5 YR da 5/2 a 3/2 brown, dark brown) ricco di correttivi
affioranti. Ø alla bocca 17; Ø fondo 10,5; H 20. Inv. n.
225.537 (Tav. XXX, 4).
IX.14) Olla
ricostruita ed integrata come la precedente ma con decorazione più
accurata di fasce di linee orizzontali intersecantesi con linee verticali.
Impasto argilloso di colore marrone (M. 7,5 YR 5/2 brown) ricco di correttivi.
Ø alla bocca 21; Ø fondo 12,5; H 25. Inv. n. 225.538 (Tav.
XXXI, 2).
IX.15) Olla
ricostituita e integrata come le precedenti con decorazione eseguita a
pettine e a stecca. Impasto argilloso marrone scuro (M. 7,5 YR 3/2 dark
brown) con correttivi calcitici affioranti. Ø alla bocca 20,5;
Ø fondo 12; H 25. Inv. n. 225.540 (Tav. XXXI, 1).
Ad
essa assimibilabili per la forma sono i frammenti inv. n. 225.544, Ø
18, H 4,5, e inv. n. 225.547, corda 5, H 4.
IX.16) Olla
ricostituita e integrata. Orlo breve decorato con lieve pizzicatura e
labbro rifinito con brevi linee parallelle; gola alta e corpo ovoide.
Fondo piatto con foro centrale praticato a crudo. Impasto argilloso di
discreto spessore (8 mm) lavorato a colombino e rifinito a tornio di colore
marrone chiaro e scuro (M. 7,5 YR da 5/2 a 3/2 brown, dark brown). Ø
alla bocca 16, Ø fondo 11, H 18. Inv. n. 225.541 (Tav. XXX, 5).
IX.17) Olla
parzialmente ricostituita e integrata come la precedente. Impasto scuro
sul limitare della bocca e rosso al nucleo (M. 7,5 YR 6/4 light brown
a 3/2). Ø bocca 18, Ø fondo 10, H 20. Inv. n. 225.542 (Tav.
XXX, 6).
Ad
esse assimilabili sono i frammenti inv. n. 225.543 Ø 20. Inv. n.
225.545 Ø 22. Inv. n. 225.546 Ø 14. Inv. n. 225.548 corda
5. Inv. n. 225.549 corda 2.
Gruppo
c.
Sono
olle riferibili al tipo IVc di Pavia di Udine (CASSANI 1991, p. 96 e bibl.),
hanno dimensioni contenute (diametro tra i 13 e i 16), orlo everso semplice
e bordo arrotondato con o senza alloggio per il coperchio, a Pavia di
Udine un esemplare è risultato provvisto del proprio coperchio.
Sono tutte plasmate a tornio con una tecnica esecutiva evoluta espressa
da impasto omogeneo e molto sottile.
IX.18) Otto
frammenti ricostituiti di olla. Orlo everso breve, bordo ingrossato e
alloggio per il coperchio, spalla alta arrotondata. Impasto argilloso
di colore marrone nero (M. 7,5 YR da 5/2 a 3/2 brown, dark brown), sottile,
ricco di correttivi di media grandezza. Ø 14, H 6. Inv. n. 225.552
(Tav. XXXI, 3).
IX.19) Identica
è la morfologia del frammento decorato a scopetto a linee orizzontali
e verticali. Ø 16, H 10. Inv. n. 225.555 (Tav. XXXI, 5).
IX.20) Dodici
frammenti di olla ricostituita e integrata come la precedente. Ø
bocca 18, Ø fondo 10, H 14,5. Inv. n. 225.558.
IX.21)
Due frammenti ricostituiti e uno non ricostituito di orlo di olla. Orlo
everso breve arrotondato con alloggio per il coperchio. Impasto argilloso
ricco di grafite, ben cotto, di colore grigio scuro all’interno, all’esterno
e al nucleo (M. 2,5 YR 4/0 dark gray). Inv. n. 225.556.
IX.22) Olla
parzialmente ricostitita. Orlo everso breve bordo arrotondato, gola alta
e marcata, spalla alta sfuggente, fondo piatto. Impasto ceramico compatto
marrone nero (M. 7,5 YR da 5/2 a 3/2 brown, dark brown), tracce carboniose
su entrambe le superfici all’altezza. della bocca. Ø 12, H 12.
Inv. n. 225.557 (Tav. XXXI, 4).
IX.23) Olla
parzialmente ricostituita e integrata. Orlo everso breve arrotondato da
cui si distribuiscono linee oblique incise a pettine. Impasto di colore
marrone scuro (M. 7,5 YR 3/2 dark brown), piuttosto spesso, ricco di correttivi
medio-grandi affioranti. Ø bocca 18, H 21, Ø fondo 13. Inv.
n. 225.559 (Tav. XXXI, 6).
Gruppo
d.
Un
ulteriore tipo di olla è quello rappresentato dal frammento relativo
alla comune olla con orlo breve verticale e bordo a "gradino"
che trova confronti nell’Italia settentrionale a partire dalla prima età
augustea sino al IV sec. d. C. (GUGLIELMETTI, LECCA BISHOP 1991, pp. 192-194,
tav. LXXXIX), anche se le maggiori attestazioni risalgono al I sec d.
C. (FAILLA, GROSSETTI 1998, p. 170). Analoga è la situazione cronologica
in Friuli, infatti esemplari antichi sono stati rinvenuti nell’ambito
delle ville rustiche di Joannis (STRAZZULLA RUSCONI 1979, c. 66, tav.
7 fig. 3) e di Rem del Sterp (CASSANI, TERMINI 1991 p. 17), mentre esemplari
tardi provengono da più UUSS dell’area a est del foro aquileiese
(RUPEL 1994, p. 217, tav. 30, Ccg 50; CASSANI 1995, p. 151, tav. XXI,
1).
IX.24) Quattro
frammenti ricostituiti più uno non ricostituito di orlo di olla
a sviluppo verticale e doppia scanalatura esterna a "gradino".
Spalla alta evidenziata da decoro a cordicella impressa. Impasto argilloso
di colore rosso arancio internamente, annerito esternamente (M. 2,5 YR
da 5/4 a 2/0 reddish brown, very dusky red) ricco di corretttivi. Ø
24, H 3,5. Inv. n. 225.551 (Tav. XXXI, 7).
Teglie
La
teglia è il recipiente che, con forma e funzione pressoché
invariata, spicca ancora oggi sulle nostre tavole, nella duplice funzione
di recipiente per la cottura e per la portata (un punto di partenza per
l’analisi di tali produzioni è lo spoglio delle fonti letterarie
in MAZZEO SARACINO et alii 1997). Le teglie di Codroipo, per le loro caratteristiche
morfologiche e per la texture degli impasti ceramici con cui sono state
modellate, possono rientrare tra quelle risalenti al periodo augusteo
con attestazioni in tutto l’agro aquileiese e in particolare nelle ville
rustiche di Pavia di Udine (CASSANI 1991, pp. 98-99, fig. 20-21 e bibl.)
o di Turrida (Sedegliano) (CIVIDINI 1997, pp. 62-64).
IX.25) Due
frammenti. Orlo con labbro leggermente obliquo e alloggio per il coperchio,
attacco parete arrotondato, fondo piatto a profilo smussato. Impasto argilloso
marrone scuro (M. 7,5 YR 3/2 dark brown). Ø orig. 36 x H 5; Ø
fondo 30. Inv. n. 277.519 (Tav. XXXII, 1).
IX.26) Quattro
frammenti non ricostituibili di teglia con orlo bifido. Impasto ricco
di correttivi micacei marrone nero (M. 7,5 YR 2/0 dark brown). Ø
orlo ric. 24 x cons. 4. Inv. n. 277.520 (Tav. XXXII, 2).
X.
Anfore.
Sono
quasi una quarantina le anfore rinvenute all’interno del drenaggio. Per
le posizioni di giacitura si rimanda alla parte introduttiva. Si deve
qui osservare che almeno un’anfora fu appositamente predisposta per una
funzione idraulica del drenaggio, tanto che fu asportata, in prossimità
della parte inferiore, una porzione quadrangolare di parete, secondo una
prassi che si osserva in altri drenaggi della pianura padana.
Contenitori
Lamboglia
2
X.1) Anfora
ricostruita e integrata. Orlo leggermente arrotondato ext., corpo piriforme
ingrossato sotto l’attaccatura delle anse a sezione ovale. Puntale frammentato.
Impasto ceramico giallo rosato (M. 7,5 YR 7/8 reddish yellow). Ø
orlo 18; H 104; largh. ansa 5. Inv. 277.720 (Tav. XXXV, 3).
X.2) Frammento
di orlo, attacco collo e cicatrice di ansa. Orlo labbro obliquo. Impasto
ceramico giallo rossastro (M. 7,5 YR 7/6 reddish yellow), ingobbio giallo
grigiastro (M. 10 YR 7/4 yellow). Ø 14; H 9. Inv. n. 277.721 (Tav.
XXXIV, 2).
X.3) Frammento
di orlo a sezione triangolare distinto dal collo. Impasto ceramico giallo
rossastro (M. 7,5 YR7/6 reddish yellow), ingobbio giallo (M. 10 YR 8/6
yellow). Ø 17,2; H 7,6. Inv. n. 277.618 (Tav. XXXIV, 1).
X.4) Frammento
di orlo a sezione triangolare. Impasto ceramico giallo arancio (M. 7,5
YR 6/8 reddish yellow). Ø 16; H 6,5. Inv. 277.621 (Tav. XXXVIII,
3).
Dressel
28 precoce
X.5) Quindici
frammenti ricostituiti e altri non ricongiungibili di orlo, collo, anse
e corpo. Anse a nastro e corpo globulare. Impasto ceramico farinoso giallo
chiaro (M. 10 YR 8/4 very pale brown). Sul collo impressa lettera V. Ø
13; H 18. Inv. n. 277.646 (Tav. XXXIII, 1).Dressel 28
X.6) Due
frammenti ricostituiti di orlo, collo e cicatrici delle due anse. Orlo
a tesa e bordo ext. modanato. Impasto ceramico giallo chiaro (M. 10 YR
7/4 very pale brown). Ø 14; H 18,5; largh. anse 4,6. Inv. 277.707
(Tav. XXXIII, 2).
X.7) Frammento
di orlo a tesa e bordo ext. modanato. Impasto ceramico farinoso giallo
chiarissimo (M. 10 YR 8/3 very pale brown). Ø 14; H 8. Inv. n.
277.731 (Tav. XXXIII, 3).
X.8) Frammento
di orlo, collo e ansa frammentaria. Orlo a tesa ingrossato ext., anse
a nastro costolata. Impasto ceramico polveroso giallo rosato (M. 7,5 YR
8/4 pink). Ø 12; H 5,5; largh. ansa 4; H 4. Inv. 277.730 (Tav.
XXXIII, 4).
X.9) Due
frammenti ricostituiti di fondo piatto e parete arrotondata. Impasto ceramico
farinoso giallo chiarissimo (M. 10 YR 8/3 very pale brown). Ø 20;
H 17. Inv. n. 277.675 (Tav. XXXIII, 5).
Dressel
2/4
X.10) Frammenti
di orlo, collo e ansa. Breve orlo ripiegato e leggermente arrotondato.
Ansa a doppio bastone congiunto piegato all’altezza dell’orlo ad angolo
acuto. Impasto con inclusi di chamotte giallo rossastro (M. 7,5 YR 7/6
reddish yellow). Ø 9,5; H 23; largh. anse 4,8. Inv. n. 277.612
(Tav. XXXIV, 3).
Dressel
6 A
X.11) Anfora
ricostruita e integrata con una sola ansa superstite e puntale frammentario.
Orlo a fascia che si lega al collo mediante una scanalatura. Impasto ceramico
farinoso giallo rossastro (M. 10 YR 8/4 very pale brown). Ø 16;
H 110. Inv. n. 277.638 (Tav. XXXV,1).
X.12) Anfora
ricostruita e integrata, puntale frammentario. Orlo a fascia sagomato
ext.. Impasto ceramico giallo rossastro (M. 7,5 YR 7/6 reddish yellow).
Ø 16,5; H 103. Inv. 277.698 (Tav. XXXV, 2).
X.13) Anfora
ricostruita e integrata, ansa e puntale frammentari. Orlo a fascia a bordi
arrotondati. Impasto ceramico giallo rossastro (M. 7,5 YR 7/6 reddish
yellow). Ø 15,5; H 103. Inv. n. 277.697 (Tav. XXXV, 4).
X.14) Anfora
ricostruita e integrata. Orlo a fascia e bordo superiore arrotondato.
Puntale ingrossato all’apice inferiore. Impasto ceramico giallo rosato
(M. 7,5 YR 7/4 pink). Ø 15; H 111. Inv. n. 277.719 (Tav. XXXV,
5).
X.15) Tre
frammenti ricomposti di orlo a fascia, arrotondato superiormente. Attacco
collo con anse a bastoncino a sezione ovale. Sul collo entro cartiglio
alto 1,6 bollo con lettere a rilievo COP[ONI], alte 0,9. Impasto ceramico
giallo rossastro (M. 7,5 YR 6/6 reddish yellow). Ø 14,8; H 32.
Inv. 277.616 (Tav. XXXVI, 1).
X.16) Frammento
di orlo, collo e un’ansa frammentaria. Orlo a fascia arrotondato superiormente
e distinto dal collo. Impasto ceramico ricco di chamotte giallo rossastro
(M. 7,5 YR 7/6 reddish yellow). Ø 14,5; H 22,5. Inv. n. 277.617
(Tav. XXXVI, 2).
X.17) Vari
frammenti ricostituiti di orlo, collo e ansa. Orlo a fascia arrotondato
superiormente e distinto dal collo. Impasto ceramico ricco di chamotte
giallo rosato (M. 7,5 YR 8/4 pink). Ø 14; H 37. Inv. n. 277.641
(Tav. XXXVI, 3).
X.18) Frammento
di orlo a fascia arrotondato superiormente, collo e ansa a sezione ovale.
Sotto il bordo entro cartiglio rettangolare di 7,8 x 1,6 bollo a lettere
rilevate di 12-14 mm M. HER PICEN con legamento HE. Impasto ceramico giallo
rossastro (M. 7,5 YR 8/6 reddish yellow). Ø 17,4; H 14,4; largh.
ansa 5,5. Inv. n. 225.525 (Tav. XXXVII, 1).
L’ipotesi
di una origine picena, suggerita dall’elemento onomastico e dalla presunta
localizzazione dei possedimenti degli Herennii si rivela precaria all’esame
della carta di distribuzione delle anfore con questo marchio, che farebbe
piuttosto ipotizzare un’area di produzione norditalica, tra la Lombardia
e l’Emilia, da cui le anfore così bollate avrebbero raggiunto l’Italia
nordorientale e il Magdalensberg e, attraverso gli scali costieri, anche
l’Attica (Atene) (BUORA 1995).
X.19) Frammento
di orlo, collo e ansa. Orlo a fascia arrotondata, ingrossata internamente.
Impasto compatto micaceo e chamotte (M. 7,5 YR 8/4 pink). Ø 14;
H 33. Inv. n. 277.639 (Tav. XXXVII, 4).
X.20) Due
frammenti ricostituiti di orlo, collo e anse. Orlo a fascia esternamente
sagomato e scanalatura all’attacco collo. Impasto ceramico compatto, micaceo
giallo rossastro (M. 7,5 YR 7/6 reddish yellow). Ø 15; H 36. Inv.
n. 277.640 (Tav. XXXVII, 3).
X.21) Frammento
di orlo a fascia arrotondato superiormente. Impasto ceramico giallo paglierino
(M. 10 YR 8/6 yellow). Ø 14; H 7. Inv. n. 277.722 (Tav. XXXVIII,
1).
X.22) Frammento
di orlo a fascia arrotondato superiormente. Impasto ceramico giallo rossastro
(M. 7,5 YR 7/6 yellowish red). Ø 14; H 6,5. Inv. n. 277.723 (Tav.
XXXVIII, 2).
X.23) Frammento
di orlo a fascia, arrotondato superiormente e ingrossato all’interno.
Impasto ceramico giallo rosato (M. 7,5 YR 7/4 pink). Ø 14; H 105.
Inv. n. 277.620 (Tav. XXXVIII, 5).
X.24) Frammento
di orlo a fascia arrotondato superiormente. Impasto ceramico giallo rosato
(M. 7,5 YR 7/4 pink). Ø 12; H 7,5. Inv. n. 277.624 (Tav. XXXVIII,
6).
X.25) Frammento
di orlo, collo e attacco d’ansa. Orlo a fascia arrotondato superiormente.
Impasto ceramico giallo rossastro (M. 7,5 YR 6/6 reddish yellow). Ø
15,5; H 15. Inv. n. 277.614 (Tav. XXXIV, 4).
Dressel
6 B
X.26) Anfora
ricostituita e integrata. Orlo ad anello, anse piene a sezione circolare
e fondo a bottone. Impasto ceramico aranciato (M. 2,5 YR da 6/8 light
red a 5/8 red). Ø 14; H 80; Ø puntale 7. Inv. n. 277.637
(Tav. XXXIX, 1).
X.27) Anfora
ricostituita, priva dell’orlo. Anse piene a sezione circolare e fondo
a bottone. Impasto ceramico giallo rossastro (M. 7,5 YR 7/6 reddish yellow).
Ø 12; H 90; Ø puntale 6. Inv. n. 277.696 (Tav. XXXIX, 2).
X.28) Frammenti
di orlo, collo e anse. Orlo ad anello scanalato all’attacco collo. Impasto
ceramico compatto giallo chiaro (M. 10 YR 7/4 very pale brown). Ø
16; H 34. Inv. n. 277.642 (Tav. XXVII, 2).
X.29) Frammento
di orlo e collo. Orlo ad anello. Impasto ceramico giallo rosato (M. 5
YR da 8/3 a 7/4 pink). Ø 16; H 14. Inv. n. 277.623 (Tav. XXVIII,
4).
X.30) Frammento
di orlo e collo. Orlo ad anello leggermente endoverso. Impasto ceramico
giallo rosato (M. 7,5 YR 8/4 pink). Ø 14; H 10,5. Inv. n. 277.619
(Tav. XXVIII, 7).
X.31) Frammento
di orlo e collo. Orlo ad anello e sul bordo entro cartiglio, alto 1,8
e largo 3,5, ad angoli smussati bollo a lettere a rilievo VAR]I PACCI.
Impasto ceramico compatto arancio (M. 7,5 YR 6/6 yellowish red). Ø
12; H 7. Inv. n. 277.725 (Tav. XL, 1).
X.32) Frammento
di orlo abraso. Impasto ceramico giallo chiarissimo (M. 10 YR 7/4 very
pale brown). Ø 13; H 5. Inv. n. 277.724 (Tav. XXVIII, 8).
X.33) Frammento
di orlo, collo e cicatrici delle anse. Impasto ceramico rosso chiaro (M.
2,5 YR 6/8 light red). Ø 12; H 15. Inv. n. 277.613 (Tav. XL, 2).
X.34) Frammento
di orlo ad anello leggermente endoverso. Impasto ceramico arancio (M.
5 YR 6/6 yellowish red). Ø 12; H 7. Inv. n. 277.726 (Tav. XL, 3).
X.35) Frammento
di orlo del tutto identico al precedente. Ø 14; H 6,5. Inv. n.
277.727 (Tav. XL, 4).
X.36) Frammento
di orlo del tutto simile al precedente. Corda 2,8; H 7,5. Inv. n. 277.728
(Tav. XL, 5).
X.37) Frammento
di orlo, collo e cicatrice d’ansa. Orlo ad anello leggermente allungato.
Impasto ceramico giallo rosato (M. 7,5 YR 8/4 pink). Ø 13; H 14.
Inv. n. 277.622 (Tav. XL, 6).
X.38). Frammento
di orlo ad anello. Impasto ceramico arancio (M. 5 YR 6/6 yellowish red).
Ø 12; H 4. Inv. n. 277.729 (Tav. XL, 7).
X.39) Frammento
di orlo del tutto simile al precedente. Ø 13; H 6. Inv. n. 277.626
(Tav. XL, 8).
X.40) Frammento
del tutto simile al precedente. Ø 14; H 5,5. Inv. n. 277.625 (Tav.
XL, 9).
Coperchi
d’anfora
A
Codroipo sono stati rinvenuti dodici coperchi, pari a meno di un terzo
delle anfore scavate. Si tratta di undici coperchi eseguiti a stampo e
un coperchio eseguito a tornio. Quest’unico esemplare rientra nella tipologia
dei coperchi che nel relittto di "Port Vendres II" sigillavano
anfore Dressel 28 (Port Vendres II, fig. 18. 2, p. 45). Coperchi simili
sono presenti in diversi siti dell’Italia settentrionale come ad esempio
ad Aquileia (CHINELLI 1994, p. 470 e bibl.) o nel vicus di Bedriacum (BONINI
1998, p. 572).
Il
restante gruppo detto in modo del tutto generico "a stampo"
presenta la faccia variamente decorata con cordoli a rilievo:
a) coperchi
con cordoli lineari a rilievo a due, tre, quattro raggi che si sviluppano
dalla presa centrale. Coperchi simili secondo quanto suggerito dai confronti
con il materiale del relitto delle Tre Senghe (VOLPE 1989, fig 7, p. 557)
sono stati rinvenuti in associazione alle anfore Lamboglia 2, Dressel
6A e 6B, le produzioni così dette "istriane" (CAMBI 1989,
p. 223). Peraltro essi risultano tra i più attestati dell’Italia
settentrionale (CHINELLI 1991, p. 244 e bibl.) e al di là delle
Alpi a Gurina (JABLONKA 1992, p. 115, tav. 106). La loro presenza evidenzia
quanto, nel Codroipese, fossero floridi i commerci vinicoli e oleari con
tutta la costa adriatica.
b) coperchi
con un decoro complesso e fantasioso ottenuto con cordoli curvilinei che
si intrecciano e globetti simmetricamente posizionati. A Codroipo tali
globetti appaiono anche accostati ad altri segni (lettere dell’alfabeto?).
c) coperchio
inv. n. 277.627 con decorazione a spicchi di luna disposti circolarmente
attorno alla presa. Decorazione analoga a quella del coperchio rinvenuto
a Milano durante gli scavi della metropolitana (BRUNO 1991, p. 290) di
cui allora non si erano trovati confronti, ma che alla luce di questi
più recenti rinvenimenti, può essere assimilato a produzioni
adriatiche come il restante materiale qui preso in esame.
X.41) Frammento
di coperchio. Orlo arrotondato e rilevato. Impasto compatto, omogeneo
giallo rossastro (M. 7,5 YR 7/6 reddish yellow) lavorato al tornio. Ø
10; H 0,7. Inv. n. 277.636 (Tav. XLI, 6).
X.42) Coperchio
con bordo dritto, presa centrale cilindrica leggermente consunta. Sulla
faccia superiore motivo a quattro raggi a rilievo. Impasto ceramico compatto
ricco di inclusi micacei giallo rossastro (M. 5 YR7/6 reddish yellow)
lavorato a stampo. Ø 10; H 1. Inv. n. 277.610 (Tav. XLII, 3).
X.43) Coperchio
con bordo leggermente obliquo, atto a seguire il collo rastremato dell’anfora
su cui poggiava. Presa cilindrica fessurata. Sulla faccia superiore motivo
dei quattro raggi a rilievo. Impasto ceramico vacuolato giallo rosato
(M. 10 YR 8/3 very pale brown). Ø 9,5; H 2. Inv. n. 277.631 (Tav.
XLII, 1).
X.44) Coperchio
lacunoso con bordo dritto. Presa cilindrica consunta. Faccia superiore
con motivo dei tre raggi a rilievo. Impasto ceramico compatto giallo rosato
(M. 7,5 YR da 8/4 a 7/6 pink, reddish yellow), lavorato a stampo e taglio
della superficie. Ø 9; H 1,2. Inv. n. 277.630 (Tav. XLII, 7).
X.45) Coperchio
con bordo dritto. Presa cilindrica abrasa. Sulla faccia superiore linea
retta a rilievo lungo il diametro. Impasto ceramico (M. 10 YR 8/4 a 7,5
YR 8/4 very pale brown, pink) lavorato a stampo e taglio della superficie.
Ø 8,5; H 1,4. Inv. n. 277.629 (Tav. XLII, 5).
X.46) Coperchio
del tutto simile al precedente modificato ab antiquo. Ø 7; H 1,6.
Inv. n. 277.635 (Tav. XLII, 4).
X.47) Frammento
di coperchio del tutto simile al precedente. Ø 10; H 1. Inv. n.
277.615 (Tav. XLII, 2).
X.48) Frammento
di coperchio, bordi arrotondati, presa cilindrica consunta. Impasto ceramico
farinoso giallo chiarissimo (M. 10 YR 8/3 very pale brown) lavorato a
stampo. Ø 9; H 2. Inv. n. 277.633 (Tav. XLII, 6).
X.49) Frammento
di coperchio, con presa digitata. Impasto ceramico lavorato grossolanamente
(a mano ?) di colore giallo chiarissimo (M. 10 YR 8/3 very pale brown).
Ø 8,3; H 1. Inv. n. 277.634 (Tav. XLI, 5).
X.50) Frammento
di coperchio, faccia superiore con tracce lacunose di decorazione di lettere?
e globetti. Impasto argilloso compatto giallo rossastro (M. 5 YR 6/6 reddish
yellow) lavorato a stampo. Ø 9; H 0,8. Inv. n. 277.632 (Tav. XLI,
1).
X.51) Frammento
di coperchio. Bordo obliquo atto a seguire il collo rastremato dell’anfora.
Presa cilindrica e decoro sulla faccia superiore di cordoli circolari
e globetti. Impasto argilloso compatto giallo paglierino (M. 10 YR 8/4
very pale brown) lavorato a stampo. Ø 10; H 2. Inv. n. 277.628
(Tav. XLI, 3).
X.52) Coperchio
lacunoso, presa consunta e faccia superiore con decoro a cordoli circolari
e globetti simmetrici. Impasto ceramico (M. 10 YR 8/4 very pale brown)
lavorato a stampo. Ø 8,5; H 1. Inv. n. 277.611 (Tav. XLI, 4).
X.53) Un
coperchio ricostituito e integrato. Presa spezzata, faccia superiore decorata
a spicchi di luna posti circolarmente. Impasto ceramico compatto giallo
paglierino (M. 10 YR 8/4 very pale brown) lavorato a stampo. Ø
10; H 2. Inv. n. 277.627 (Tav. XLI, 2).
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