Parte
seconda: un contesto tardo medioaugusteo |
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CODROIPO
- PIAZZA MARCONI: lo scavo
Nell’estate
del 1995, mentre erano in corso gli scavi archeologici nell’area presso
la parrocchiale, la sensibilità del ruspista Paolo D’Agostini permetteva
di individuare nell’area di proprietà comunale interessata dai
lavori per la costruzione della nuova anagrafe e della sede dell’INPS
(part. cat. 246 F. 54) la presenza di resti ceramici di epoca romana (fig.
1).
Nel
breve spazio interessato dalla costruzione di uno scantinato, in un’area
di m 8x7 pari a una superficie di circa 60 mq, si è visto che il
terreno che doveva essere asportato, calcolabile in un volume complessivo
di circa 15 metri cubi comprendeva resti archeologici di vario genere
come avevano rivelato le prime palate della ruspa che doveva asportare
il terreno per il getto delle pareti in cemento dei vani da costruire
sotto il livello del suolo (fig. 2).
Innanzi
tutto si è constatato che al di sotto di una costruzione vecchia
di alcuni secoli, abbattuta per l’occasione, esisteva una piccola area
cimiteriale. Sono venute alla luce due sepolture prive di corredo, orientate
est-ovest. La prima apparteneva a una donna dell’età di 20-25 anni,
con notevoli guasti alla dentatura, e la seconda a un fanciullo di circa
7 anni (vedi il contributo di L. Usai in questo volume). L’orientamento,
la mancanza di corredo e l’assenza di qualunque tipo di costruzione funeraria
che non fosse la semplice fossa delimitata in parte da ciottoli e inoltre
la distanza dalla chiesa parrocchiale, che sorge sul luogo della precedente,
fanno pensare che queste sepolture, che non sembrano aver fatto parte
di un cimitero disposto intorno a un edificio ecclesiastico, siano da
datare al periodo altomedievale, compreso tra i secoli VIII e XI, senza
che al momento la loro datazione sia meglio precisabile. L’utilizzo cimiteriale
dell’area non appare prolungato nel tempo, in quanto vi era un solo livello
di deposizioni, a fianco del quale si è rinvenuto qualche frammento
di ceramica rinascimentale, sia grezza che graffita, databile a partire
dall’avanzato XV sec. e pertinente al periodo in cui evidentemente l’area
fu urbanizzata secondo la disposizione sostanzialmente sopravvissuta fino
ai giorni nostri.
Le
deposizioni, poste rispettivamente alla quota di -0,80 (inumato n. 1)
e di m -1,15 (inumato n. 2) quanto alla parte inferiore della sepoltura,
erano poste sulla riva di un antico fossato, largo in origine al vertice
forse poco più di 3 m e profondo nel punto più basso m 2
rispetto all’attuale piano di calpestio. Esso fu oggetto di un riempimento
accurato che venne eseguito alla fine del periodo medioaugusteo, come
si ricava dal puntuale esame del materiale ivi rinvenuto. Nel riempimento
si sono trovate anfore intere insieme con frammenti di anfore; le prime
erano disposte orizzontalmente a qualche distanza tra l’una e l’altra
e in più strati sovrapposti, a partire da una quota di m. -1,52
(fig. 3). Insieme con esse erano stati posti colli di anfora e anche un’anfora
con una apertura quadrangolare sulla spalla, apertura appositamente eseguita
forse per aumentare la capacità di assorbimento dell’umidità
naturale del terreno, il che corrisponde a quanto si è osservato
anche in altri drenaggi dell’Italia settentrionale. Specialmente nella
parte inferiore del riempimento erano contenuti numerosi frammenti di
materiale di vario genere, comprendente vasellame da mensa e da cucina,
in parte deposto nel fossato poco dopo la rottura (nei casi in cui si
è potuta recuperare larga parte dei frammenti) e in parte formato
da materiale già frammentato da tempo, che in tal modo veniva eliminato.
Tra
il drenaggio e lo strato delle deposizioni non esisteva alcun piano di
calpestio o pavimento di epoca romana, per cui non conosciamo i motivi
che indussero a chiudere questo fossato. Del fossato e del suo riempimento
si è potuta scavare solo quella piccola parte che era interessata
dai lavori edilizi nel corso nell’estate del 1995. Il plausibile proseguimento
a sud, che era stato preventivato come scavo programmato fin dal 1996,
a tutt’oggi non si è potuto effettuare. Infatti al di sopra insiste
ancora un edificio di proprietà privata che l’amministrazione intendeva
acquisire per scopi di pubblica utilità e quindi abbattere, destinando
l’area alle ricerche archeologiche, ma il contenzioso apertosi tra i proprietari
e l’amministrazione del Comune di Codroipo ne ha prolungato la vita, impedendo
il proseguimento della ricerca. D’altro canto a nord si trova lo spiazzo
di piazza Marconi, destinato a parcheggio di superficie e quindi non attualmente
esplorabile.
L’auspicata
ripresa degli scavi potrà anche dare ulteriori informazioni su
un secondo fossato con pareti a V, largo alla sommità 3 m e profondo
m 2,40, che aveva intaccato il margine occidentale del fossato di epoca
romana. Al fondo di questo secondo fossato vi erano numerosi ciottoli
fluitati (fig. 4), mentre quasi a ridosso del lato occidentale si è
vista la sezione di un potente muro di ciottoli, profondo fino a 2 m,
largo nella sua misura massima circa m 2,50. È possibile che fosse
forse qui ubicato quel castello trecentesco retto dalla famiglia Savorgnan,
di cui parlano le fonti documentarie. Benché di esso finora non
si conosca traccia archeologica, una radicata tradizione storiografica
lo colloca a oriente della chiesa e del luogo della presunta antica cortina,
quindi in una zona che almeno per questo aspetto non contrasta con il
nostro sito.
L’ultimo
intervento nel sito comportò la costruzione di un muro in ciottoli,
in direzione grossolanamente NS (in realtà orientato di 320° gradi)
che si è visto per una lunghezza di 8 m e che era largo m 0,35
(giusto la misura di un piede veneto). La sua fondazione era posta alla
profondità di m 0,90 rispetto al piano di campagna. È probabile
che esso si debba datare all’epoca rinascimentale, precisamente alla fine
del XV sec., a giudicare dai pochi frammenti ceramici di quel periodo
che si sono recuperati negli strati superiori dell’area indagata.
Per quanto riguarda
il drenaggio del fossato, che come ripetiamo dovrebbe essere stato eseguito
nel tardo periodo medioaugusteo, ovvero a ridosso dell’avvio dell’era
cristiana, sembra che esso, se non dipendente, fosse grosso modo contemporaneo
o di poco anteriore alla sistemazione del tracciato stradale della via
che da Iulia Concordia portava presso l’attuale centro storico di Codroipo
verso Fagagna e quindi Artegna, per ricollegarsi alla strada che da Aquileia
per Tricesimo portava ai valichi alpini. È probabile che questa
non fosse l’unica strada, anche se poteva essere la più importante,
che attraversava obliquamente il fascio dei corsi d’acqua che formavano
allora il complesso del Tagliamento, che agli occhi delle fonti di Plinio
il Vecchio, quindi non oltre i primi due terzi del I sec. d. C. appariva
formato da due bracci di diseguale ampiezza e portata (minus e maius).
Va altresì notato che proprio il nostro fossato, curiosamente,
coincide con l’unico resto fossile e sotterraneo della centuriazione aquileiese
finora documentabile nel territorio del comune di Codroipo. Da ciò
si potrebbe dedurre, ma l’affermazione richiederebbe il sostegno di ulteriori
dati che attualmente non possediamo, che gli elementi primigenii della
centuriazione stessa, che certo almeno in parte interessarono il territorio
codroipese come quello più a nord di Sedegliano, poterono essere
in parte manomessi, per ragioni che ci sfuggono, proprio nel periodo augusteo.
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