Le
Campagne di Scavo del 1998 - 1999
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La campagna di scavo
del 1998, mirata a verificare in forma preliminare la consistenza delle
residue tracce antropiche ed i limiti dell’abitato, ha interessato due
aree, nella seconda delle quali le ricerche sono proseguite nella campagna
del 1999 (60).L’intervento di scavo ha riguardato in un primo momento
la verifica del limite orientale del campo, dove gli attuali proprietari
avevano colmato negli anni ’60 un fossato, a loro memoria largo circa
20 m. È stata qui condotta una trincea di 45 m di lunghezza,
ortogonale al supposto tracciato del fossato a partire dal margine orientale
del campo.Nel tratto orientale della trincea sono state messe in luce,
al di sotto dell’arativo attuale (US 1, di potenza compresa tra 35 e
50 cm), le seguenti formazioni, dall’alto al basso: - livello
di colmata, realizzato dal proprietario del terreno tramite il trasporto
di arativo dall’area centrale del campo, contenente minuti frammenti
ceramici del Bronzo recente e finale, con una potenza massima di 80
cm (US 2); - formazione limoso argillosa grigio scuro, fino a
nerastra in profondità, con screziature verdastre causate dall’idromorfia,
fortemente plastica, asfittica, di potenza pari a 1,5 m (US 3); contiene
nei decimetri superiori scarsissimi frammenti di laterizi di età
romana e relativamente frequenti legni, non strutturati e verosimilmente
depositatisi per cause accidentali o naturali, mentre risulta sterile
in profondità; - un approfondimento localizzato di circa
2 m ha messo in luce sotto US 3 una sequenza deposizionale (US 5) potente
almeno 1 m, leggermente immergente verso Est, passante da limi sabbiosi
a sabbie, a ghiaino sabbioso, da grigio bruno chiaro a grigio, con passaggio
di acqua di falda. La medesima sequenza è stata inoltre riscontrata
in un carotaggio, che ha raggiunto la profondità massima di 3
m, effettuato nel terreno adiacente al campo, 10 m a Est del limite
orientale della trincea.Nella parte occidentale della trincea è
stata messa in luce al di sotto dell’arativo una formazione (US 4) sterile
limoso sabbiosa, molto compatta, bruno chiaro giallastra con screziature
bianche, gialle e rossastre; questa formazione raggiunge una potenza
di circa 1,5 m e termina a Est con un limite erosivo netto inclinato
di 30° su cui chiudono a lingua US 2 e 3; si tratta quindi della sponda
Ovest della depressione sopra descritta (US 3). Due metri circa ad Ovest
di questo limite erosivo è stato realizzato un approfondimento
a ruspa: sotto US 4 si è individuata, per circa 2 m di profondità,
una sequenza (US 6) passante da sabbie debolmente limose grigio bruno
chiaro con screziature comuni bianco giallastre, a limi argillosi grigio
chiaro ricchi di radici asfittiche; in quest’ultima formazione, a circa
2,3 m di profondità, in una situazione apparentemente indisturbata,
era presente un frammento decimetrico di parete vascolare dell’età
del bronzo, posto di piatto.Una sequenza analoga è stata rilevata,
in corrispondenza dell’angolo sudorientale del campo oggetto delle ricerche
(area 2), sulla sponda meridionale del canale di bonifica che lo delimita
a Sud, seguendo un tracciato leggermente rettificato rispetto alla roggia
serpeggiante attestata dalla cartografia storica. Qui una sezione occasionale
venne fornita nell’inverno 1998-1999 dalla pulizia della sponda del
canale, ed è stata verificata in un saggio a ruspa. Come nella
trincea 1, lo sterile, formato nei primi 60 cm da sabbie limose giallo
brune, fa da sponda a sedimenti identici alle US 2, 3 e 5/area 1, corrispondenti
rispettivamente al livello di colmata moderna, ai riempimenti fortemente
organici idromorfi ed alla sequenza sterile passante da limi sabbiosi
a sabbie, a ghiaino sabbioso. A ridosso della sponda del paleoalveo
in quest’area si è individuata la presenza di ghiaie non selezionate,
sterili (US 7/area 2), forse dovute ad apporto antropico in un momento
non precisabile, ma non molto anteriore alla colmata moderna.Dalle sequenze
stratigrafiche rilevate sono state formulate le seguenti interpretazioni
preliminari, in attesa di ulteriori verifiche. In un periodo per ora
imprecisabile, precedente l’età del bronzo, un ramo del fiume
Tagliamento passò nell’area di Cjamps dai Cjastilirs formando,
per erosione spondale, il limite orientale del sito e depositando su
questo alcuni sedimenti tipo argine naturale (US 4/area 1, corrispondente
all’US 3/area 2). Successivamente questo alveo è andato riempiendosi
con alluvioni sempre più fini (US 5/area 1) che potrebbero testimoniare
una chiusura a monte di questo tratto fluviale; non è stata raggiunta
la base dei riempimenti di tale alveo, i cui sedimenti tuttavia potrebbero
caratterizzare un ramo secondario del fiume, come quelli tipici di rotta
fluviale; giova ricordare che la frazione inferiore di tali sedimenti,
ghiaiosa, veicola tuttora acqua di falda.Dopo la separazione dal corso
d’acqua originario si è avuto ancora moto d’acqua nel tratto
considerato, ma con un regime molto minore, tipo fossato. È in
tale situazione che si devono essere depositati i limi grigiastri con
debole laminazione piana (US 3/area 1, corrispondente all’US 6/area
2) che giacciono in discontinuità sulla precedente sequenza ghiaioso-limosa
(US 5/area 2) e contengono al loro interno materiali vegetali e laterizi
al tetto.Poiché US 4/area 1 è analoga ad US 3/area 2,
incassante i reperti dell’età del bronzo ivi rinvenuti, se ne
deduce che US 6/area 1, sigillata da US 4, si è formata prima
dell’età del bronzo (e prima di US 5); la presenza in US 6 di
un frammento ceramico di quest’epoca (in un sedimento peraltro assolutamente
privo di altre tracce antropiche) andrebbe quindi attribuita ad una
bioturbazione o ad una struttura antropica non riconosciuta.Per quanto
riguarda gli aspetti geomorfologici generali del sito, pur restando
alcuni problemi aperti, si può ritenere che l’attrattiva per
l’impianto dell’abitato offerta dal sito consistesse nel fatto che si
trattava di un alto morfologico; è inoltre accertato che il largo
fossato colmato dai proprietari del campo costituisce il residuo di
un tratto fluviale che ha modellato il margine orientale del sito, e
che non possiamo escludere, ma nemmeno affermare con certezza, che fosse
attivo nell’età del bronzo.Nell’area 2, sempre sulla parete Sud
del canale di bonifica, 20 metri circa ad Ovest della sequenza sopra
descritta, è stato osservato per una lunghezza di circa 20 m
un livello (US 2) di argilla limosa grigio scuro superiormente troncato
dall’aratura e leggermente infossato nello sterile di base (US 3). Il
limite orientale di US 2 era dato da una sponda obliqua ricavata a spese
dello sterile US 3, presso la quale, per circa 3 m, l’US 2 appariva
particolarmente infossata e ricca, soprattutto nella sua parte inferiore,
di frammenti ceramici, carboni e resti di fauna, anche combusti, mentre
nel resto della sezione è molto povera di elementi antropici.In
corrispondenza di tale affossamento fu praticato nel 1998 un piccolo
saggio esplorativo (m 4x1) direttamente sulla sponda del canale, ampliato
nel 1999 ad un’area di m 10x5 parallela all’andamento del canale, a
partire dalla sua sponda meridionale (61). Lo scavo ha messo in luce
un tratto di fosso che, nell’area indagata, corre per circa 8 m parallelo
al canale attuale, che ne ha tagliato una piccola porzione, per poi
curvare bruscamente verso Nord: l’affossamento individuato nel 1998
sulla parete del canale corrispondeva evidentemente alla sezione normale
del fosso, esposto più ad Ovest nella parete solo per un piccolo
lembo longitudinale del riempimento. La struttura prosegue a nord del
canale di bonifica, come accertato con un piccolo saggio.Il fosso ha,
nella parte esplorata, andamento rettilineo, con sponde inclinate e
fondo, dove indagato, concavo; la profondità massima residua
è di circa 40 cm.Il riempimento (US 2) ha matrice limosa argillosa
grigio chiaro, leggermente più sabbiosa verso il basso dove inoltre
si presenta debolmente concrezionata.La parte inferiore di US 2 contiene
numerosissimi frammenti ceramici, spesso di grandi dimensioni, e meno
frequenti resti di fauna, in scarichi successivi molto concentrati che
formano degli accumuli ravvicinati; la parte superiore di US 2 è
invece povera di materiali, per uno spessore variabile in rapporto all’andamento
degli accumuli sottostanti; la parte sommitale del riempimento (US 2
testa) presenta materiali ceramici piuttosto scarsi e di dimensioni
generalmente piccole, talora posti di piatto ma più spesso intaccati
dall’azione dell’aratro che con tre solchi ha troncato longitudinalmente
la struttura.Molto povera è l’industria su osso, mentre scarsissimi
sono i carboni presenti nel deposito.La struttura rinvenuta, di cui
va verificato con il proseguimento delle ricerche l’andamento verso
Ovest e verso Nord, coincide esattamente con il limite meridionale dello
spargimento di materiali protostorici rinvenuti in superficie nel sito,
che sono del tutto assenti nei campi adiacenti al "Cjastilir".Altri
tre saggi (sondaggi 4, 5, 6), ognuno di 1 m quadrato, sono stati aperti
nel campo del "castelliere", lungo il suo asse centrale Nord-Sud
a partire dal margine settentrionale, alla distanza di circa 20 m l’uno
dall’altro; in nessuno di essi si sono individuati lembi di deposito
archeologico in posto, ma l’aratura incide direttamente lo sterile di
base; nel sondaggio 5 tuttavia è stato recuperato, nel terreno
arativo, un frammento di ascia forata in pietra levigata.I materiali
ceramici recuperati nell’US 2 dell’Area 2, come detto molto numerosi,
presentano frequenti possibilità di ricomposizione e sono inquadrabili,
in base alle prime osservazioni, tra il Bronzo recente ed il Bronzo
recente evoluto-inizio finale (XIII-XII sec. a. C.); in questa sede
se ne illustra un piccolo campione preliminare.Tra i materiali illustrati
alcuni reperti, come i vasi troncoconici o ovoidi con orlo a T, risalgono
a tradizioni ancora del primo o pieno Bronzo recente, ma presenti anche
nel Bronzo recente evoluto della pianura friulana, come attestato in
particolare da Braida Roggia. Anche gli scodelloni ed i doli con parete
rusticata risalgono alla tradizione, soprattutto locale, del Bronzo
recente iniziale e pieno; numerosi e puntuali riscontri trovano nel
materiale del Bronzo recente di Braida Roggia i cordoni applicati con
ampie impressioni ovali trasversali. Di durata ancor più lunga
risulta l’ansa a fronte triangolare, elemento caratteristico della facies
del Bronzo medio e recente dei Castellieri; delle anse a fronte triangolare
rappresentano verosimilmente uno sviluppo o una variante locale le anse
a nastro rastremato impostate sull’orlo con sporgenza trapezoidale o
triangolare al suo interno, presenti nel contesto indagato con almeno
4 esemplari pressoché identici. Queste anse sono di norma impostate
su tazze carenate, ad eccezione di una che si trova su una grande tazza
globosa accostabile, per la forma, a vasi dell’area carsica e slovena:
un confronto abbastanza pertinente è rintracciabile in Slovenia,
tra i materiali della Jama pod Jamskim gradom in Predjama datati al
Bronzo recente (KOROSEC 1988-1989) che fornisce anche il miglior confronto
per la singolare decorazione che caratterizza il nostro esemplare. In
ambito occidentale, tale decorazione, costituita da un fascio di sei
solcature sulla spalla che descrive un ampio motivo circolare per inscrivere
l’ansa, trova forse delle generiche corrispondenze nella diffusione
di motivi a solcature, rettilinei e, in corrispondenza di anse, curvilinei,
nel Bronzo recente evoluto-inizio Bronzo finale della Bassa Veronese
(62); non sono noti tuttavia in area veneta confronti soddisfacenti
per la forma o la decorazione dell’esemplare di Rividischia. Vasi di
forma assai simile alla tazza lenticolare sono attestati nella Bassa
Veronese a partire dal Bronzo recente evoluto (tazza a collo distinto)
con probabile durata nel Bronzo finale (BAGOLAN et alii 1997, fig. 198b,
16: BRc (+ BF?)); la comparsa in ambito regionale già in questa
fase della decorazione a costolature oblique sulla spalla (63) è
stata segnalata dal Cardarelli nella seriazione tipologica relativa
ai materiali dell’area carsico-giuliana e della pianura friulana ed
è verosimilmente dovuta all’influsso dei Campi d’Urne delle Alpi
sudorientali.Di influsso veneto è il vaso a spalla marcata con
orlo svasato e listello interno, che si richiama ad esempi ben attestati
nel Bronzo recente e finale padano orientale e veneto e di cui non mi
sono noti altri esempi in Friuli; i confronti migliori ne suggeriscono
un inquadramento nel Bronzo recente evoluto.L’elemento che appare cronologicamente
più recente nel contesto indagato è il frammento decorato
sulla spalla convessa da un fascio di quattro solcature orizzontali
accostato ad un fascio di tre solcature a zig-zag: si tratta come noto
di un motivo protovillanoviano di lunga durata, dal primo Bronzo finale
fino all’inizio dell’età del ferro (inizio IX sec. a. C.), il
cui rinvenimento in associazione deposizionale con materiali di un momento
verosimilmente molto avanzato del Bronzo recente evoluto pone il problema
di una sua possibile precoce comparsa.
1) Scodella. Bordo appiattito, orlo a tesa obliqua internamente aggettante
e formante spigolo vivo al contatto con la vasca arcuata schiacciata,
sulla quale, appena sotto l’orlo, è impostata un’ansa canalicolata
insellata a margini tagliati obliquamente. Impasto fine, superfici lisciate
accuratamente bruno chiaro-rosa. Lungh. 11,6, Ø ded. 23. (1999,
30 A, US 2) Inv. n. 269.780 (Tav. XIV, 7). Cfr. BELLINTANI 1992,
tipo 13c, tav. 4, 7, 9
.2) Grande tazza globosa. Bordo appiattito, orlo svasato articolato,
corpo globoso, vasca schiacciata; tra la massima espansione e l’orlo
è impostata un’ampia ansa leggermente sopraelevata, con profilo
arcuato, a nastro verticale rastremato verso l’alto e formante una protuberanza
subtriangolare all’interno dell’orlo; alla spalla fascio di sei solcature
parallele leggermente inclinate che, dopo aver formato un vertice, prosegue
circumscrivendo l’ansa. Impasto fine, superfici in origine accuratamente
lisciate, bruno chiaro-grigiasto con zone grigio scuro. Lungh. 12, Ø
ded. 20. (1998, 27-30 Sponda, US 2) Inv. n. 269.772 (Tav. XIV, 4, Foto
a fianco e in copertina). Cfr. KOROSEC 1988-1989, tav. 1, 3.
3) Tazza carenata. Bordo arrotondato, orlo svasato a profilo continuo
con la parete verticale nettamente concava, carena angolata, vasca arcuata;
diametro alla carena maggiore di quello all’orlo; ansa sopraelevata
con profilo semicircolare, a spesso nastro verticale rastremato verso
l’alto, attacco superiore impostato sull’orlo con leggera sporgenza
interna, attacco inferiore sulla carena. Impasto fine, superfici in
origine accuratamente lisciate, bruno chiaro-grigiastro con zone grigio
scuro. Lungh. 13, Ø ded. 13. (1999, 35 Sponda, US 2) Inv. n.
269.771 (Tav. XIV, 5). Cfr. in particolare per l’attacco superiore
dell’ansa con sporgenza interna: BIANCHIN CITTON 1996b, fig. 46, 174.
4) Tazza carenata. Bordo arrotondato, orlo svasato a profilo continuo
con la parete svasata concava, carena angolata marcata, vasca a profilo
subrettilineo; un’ansa a nastro verticale a profilo arcuato è
impostata tra la base dell’orlo e la carena. Impasto semigrezzo, superfici
lisciate bruno rossastro, bruno grigiastro e nero. Lungh. 8,1, Ø
ded. 24. (1998, 27-30 Sponda, US 2) Inv. n. 269.777 (Tav. XIV, 8). Cfr.
per la posizione dell’ansa (su tazza carenata di forma diversa) MASELLI
SCOTTI 1988-1989, tav. 3, 3 (M. Brestovec).
5) Ansa a fronte triangolare, a nastro nella parte inferiore, a bastoncello
a sezione triangolare in quella superiore, impostata tra l’orlo e la
carena di tazza carenata, leggermente sopraelevata all’orlo all’interno
del quale forma una piccola sporgenza frammentaria; profilo semicircolare.
Impasto fine, superficie lisciata nera. Lungh. 4,2. (1999, 30 Sponda,
US 2) Inv. n. 269.778 (Tav. XIII, 2). Cfr. CARDARELLI 1983, tipo
111.
6) Tazza lenticolare. Base del collo subcilindrico, spalla arrotondata
modellata a costolature oblique. Impasto fine, superfici lisciate, l’esterna
bruna, l’interna rossa. Lungh. 3,4. (1998, 27-30 Sponda, US 2) Inv.
n. 269.781 (Tav. XIV, 3). Accostabile a MIZZAN 1989, tav. 13, 7;
CARDARELLI 1983, tipo 177.
7) Frammento di spalla ampia arrotondata decorata da un fascio di
quattro solcature orizzontali, sotto cui si dispongono fasci di tre
solcature ad andamento angolare. Impasto fine, superfici lisciate grigio
scuro-nero con chiazze rossastre. Lungh. 5,1. (1998, 27-30 Sponda, US
2) Inv. n. 269.782 (Tav. XIV, 2). Cfr. CARDARELLI 1983, tipo 141.
8) Scodellone. Frammento di orlo a T, appiattito superiormente, leggermente
inclinato verso l’interno, bordo arrotondato, accenno di parete troncoconica.
Impasto semifine, superfici lisciate, rosso chiaro con chiazze grigio
scuro. Lungh. 4,1. (1998, 27-30 Sponda, US 2) Inv. n. 269.773. Cfr.
BORGNA 1994, fig. 33, 57.
9) Dolio. Bordo appiattito, irregolarmente espanso e aggettante bilateralmente,
orlo non distinto su parete a profilo subverticale debolmente concava
nella parte superiore e decorata da un cordone liscio applicato suborizzontale.
Impasto grezzo, superfici lisciate, bruno chiaro-grigiastro con chiazze
nere e rossastre. Lungh. 14,8, Ø ded. 32. (1999, 29 Sponda, US
2) Inv. n. 269.775 (Tav. XIV, 6).
10) Scodellone. Orlo a T inclinato all’interno, non distinto dal
corpo ovoide; sulla spalla resta traccia dell’attacco inferiore di un’ansa
a nastro verticale, impostata su un cordone applicato orizzontale. Impasto
grezzo, superfici lisciate, l’esterna da bruno chiaro a bruno rossastro
scuro a grigio scuro, l’interna nera. Lungh. 9, Ø ded. 23. (1998,
27-30 Sponda, US 2) Inv. n. 269.779 (Tav. XIII, 4). Cfr. LEONARDI
1978a, fig. 19, 9.
11) Olla. Bordo arrotondato, orlo svasato con listello interno, a
profilo continuo su collo subcilindrico distinto da lieve risega dalla
spalla molto marcata. Impasto semifine, superfici lisciate, rosso con
ampie zone grigio-nerastre. Lungh. 13,5, Ø ded. 17,5. (1998,
27-30 Sponda, US 2) Inv. n. 269.776 (Tav. XIV, 1). Cfr. CAPOFERRI
1988, tav. 54, 13; LEONARDI, MAIOLI 1976, tav. 13, 1; FASANI, SALZANI
1975, tav. III, 3.
12) Dolio a imboccatura ristretta. Orlo non distinto con bordo tagliato
obliquamente all’interno, leggermente aggettante verso l’esterno; parete
superiormente rientrante distinta dall’accenno di corpo ovoide da una
lieve angolatura; in corrispondenza di tale spigolo è applicato
un cordone plastico orizzontale decorato ad impressioni digitali; al
di sotto la decorazione della parete è rusticata. Impasto grezzo,
superficie sommariamente lisciata, bruno molto chiaro con qualche sfumatura
arancione. Lungh. 20,3, Ø ded. 54. (1999, 30 Sponda, US 2) Inv.
n. 269.783 (Tav. XIII, 3). Cfr. GNESOTTO, BALISTA 1992, fig. 1,6.
13) Fusaiola biconica a coni di pari sviluppo, base concava. Impasto
fine, superficie lisciata, bruno chiaro con zone nerastre. H. 2,2, Ø
2,3. (1999, 27 Sponda, US 2) Inv. n. 269.774 (Tav. XIII, 1). Cfr.
BELLINTANI 1992, tipo 29c, tav. 14, 23; SALERNO 1996, fig. 26a, 4; CARDARELLI
1983, tipo 194; MASELLI SCOTTI 1986, tav. 3, 11.
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