VARIE
SPECCHI

Nell'ambito della necropoli sono stati recuperati due specchi. Uno, intero, con buona patina e completo di manico. Il manico stesso si trovava al centro della t. 15, mentre la parte riflettente circolare si trovava in corrispondenza della t. 9. Sembra più probabile che lo specchio sia stato trascinato durante le arature piuttosto che uno stesso oggetto sia stato deposto in due tombe vicine (nel qual caso si dovrebbe pensare che siano state allestite in tempi vicinissimi). Non è dunque facile decidere se venga dalla t. 9 o dalla t. 15. Altri frammenti di un ulteriore specchio, di tipo diverso, sono stati trovati tra il terreno periodicamente rivoltato nel corso delle arature e probabilmente vengono da una di quelle tombe che si sono trovate conservate solo in parte. Si ritiene comunemente che la presenza di specchi per lo più in leghe di bronzo con varia composizione sia indizio di un elevato livello economico. Lo specchio della t. 9 presenta una superficie riflettente ben conservata, probabilmente a motivo della terra di combustione, grassa perché intrisa di sostanze bituminose; non abbiamo elementi per ipotizzare qui una custodia di tessuto o di pergamena, come pare attestato ad es. ad Aquileia, nella t. 18 della e. d. "necropoh di Levante" entro il recinto dei Cantii (GuIDA 1963, cc. 13-14). Il nostro specchio appartiene al tipo K della classificazione della Lloyd-Morgan (1981, pp. 44-48) che è poi il più comune in epoca romana. Esso è caratterizzato dalla presenza dei forellini marginali. Se ne conoscono esemplari di diverso diametro. L'impugnatura poteva essere di vario tipo, il più comune ha aspetto a colonnina o a "balaustro" come nel nostro caso. A parte lo stato di conservazione molto buono, come risulta dopo l'accurato restauro, il nostro esemplare non spicca per rarità e potrebbe benissimo essere stato prodotto in un'officina aquileiese.

Nei fori passanti laterali secondo De Ridder (Speculum, in D.S., p. 1428) le dame romane avrebbero potuto infilare gli aghi crinali, i quali tuttavia hanno in genere diametro maggiore. Si ritiene che il modello degli specchi come il nostro possa ben essere rappresentato dal bell'esemplare in argento della Casa del Menandro, a Pompei (LLOYD MORGAN 1975, p. 110). Il tesoro fu accuratamente deposto prima dell'avvio dei lavori di restauro nell'edificio, che erano in corso al momento dell'eruzioiie del Vesuvio e comprendeva 118 oggetti, di cui i più antichi ancora di età tardorepubblicana. In particolare l'emblema con testa femminile al centro della parte posteriore dello specchio della Casa del Menandro, che esprime il gusto neoattico, richiama immagini simili che erano molto diffuse, come segni di lealismo verso la casa imperiale e che troviamo ad es. nella stessa Aquileia sul coperchio di pissidi in avorio (CALVI 1980, fig. 462; SENA CHIESA 1989, fig. 9) e che, come immagini femminili destinate alle matrone, costituivano il pendant di immagini "maschili" che troviamo nello stesso periodo sui Militaria. Inoltre è da aggiungere che lo specchio della Casa del Menandro ha fori cuoriformi, che solo successivamente vengono resi in forma semplificata come forellini circolari. La Lloyd Morgan ha censito vent'anni fa ben 360 esemplari presenti nell'impero romano. Possiamo supporre che i magazzini dei musei ne celino n ' umerosi altri e al computo sono da aggiungere quelli rinvenuti negli ultimi vent'anni. Dal momento che gli esemplari più antichi in argento e in bronzo provengono dall'Italia, è stato supposto che nell'Italia settentrionale vi fosse una cospicua produzione, fin dall'età giulio-claudìa.

In Friuli la loro presenza è attestata specialmente nelle città: la punta massima si ha ad Aquileia con 12 esemplari (di cui quattro attestati nel museo di Udine), seguita da Cividale (due esemplari certi e forse il manico di un terzo), un altro si trova a Iulia Concordia. Nella quasi totalità si tratta di vecchi rinvenimenti che solo in qualche caso possiamo attribuire con una certa sicurezza ad aree sepolerali (ad es. quelli della collezione di Toppo del museo di Udine). Quando sussistono elementi per la cronologia delle tombe si vede come questo tipo appaia diffuso specialmente a partire dall'età fiavia, ma si può anche pensare che a partire da quest'epoca vi sia un mutamento nelle abitudini funerarie, per cui i corredi diventano più ricchi e non di rado comprendono oggetti di lusso, forse in connessione anche con un generale miglioramento delle condizioni di vita di larga parte della popolazione.