Presentazione
dell’editore Dr. Maurizio Buora Ancora una volta in questa collana, che si è posta come obiettivo primario di evidenziare gli aspetti non localistici del Friuli e i rapporti di interscambio con le zone contermini, esce un volume su Codroipo. Si vorrebbe che questo ambito divenisse esemplare per l’esame degli influssi che le culture materiali hanno esercitato, nei vari periodi, sulla quotidianità e sul tenore di vita. Attraverso i dati offerti dalla ricerca archeologica si vuole indagare il rapporto di un territorio con l’esterno, specialmente verso le nuove aree di frontiera che si creano ad esempio nel periodo augusteo e che ebbero un’importanza determinante per l’economia locale. Ebbero allora importanza, accanto alle terre fertili e alla facilità dei collegamenti assicurata dai vari rami del Tagliamento, l’abbondanza di acqua e pascoli, la facile transitabilità, che permetteva di arrivare a mete lontane, dall’Italia padana e peninsulare fino al di là delle Alpi. Così un territorio che fino a pochi anni fa credeva di non avere una sua storia prima del Medioevo, grazie al costante appoggio delle varie Amministrazioni comunali, è divenuto un modello di riferimento per comprendere come in una zona favorevole ai traffici, ma marginale quanto a importanza istituzionale, siano stati vissuti i grandi cambiamenti dei vari periodi storici. Emerge dall’indagine archeologica puntuale la grande trasformazione avviata nell’epoca augustea, quando il Friuli, specialmente la parte di esso più strettamente legata ad Aquileia, risentì in maniera estremamente positiva sul piano economico dell’importanza dei nuovi centri che si andavano formando Oltralpe, tra i quali spicca la città sul Magdalensberg, e dell’apertura dei nuovi mercati, che costituirono un volano forse irripetibile per il suo sviluppo, per il suo popolamento e per i rapporti, non di rado duraturi, che si stabilirono con altre zone. Anche questa raccolta di studi, come tutte le altre attività che si svolgono in collaborazione tra Società Friulana di Archeologia e Civici Musei di Udine, non sarebbe stata possibile senza l’abnegazione di molti appassionati, l’impegno delle istituzioni, la capacità professionale che molti hanno acquisito e che riflettono positivamente intorno a loro. Meritano di essere ricordati per l’impegno sul campo Giovanni Tasca, Elisabetta Floreano, Massimo Lavarone intorno a cui si è disposta una festosa serie di giovani e meno giovani, da Alexiej Giacomini ad Adriano Fabbro a Ivana Valloppi e via dicendo. Gli impareggiabili Giorgio Denis De Tina e Veniero De Venz hanno assicurato i disegni, sul campo e in laboratorio, e i restauri. Accanto a loro hanno lavorato Michaela Piorico, Anna Lucadello e Alina Del Fabbro. Il lavoro di ricerca è stato condotto dagli autori dei saggi che qui si pubblicano - cui va un amichevole ringraziamento - ma è stato corroborato dall’ampia disponibilità di un gran numero di specialisti. Piace ringraziare, tra questi, Antonella Bonini, Roberta Costantini, Gabriella Tassinari. Philip M. Kenrick, dell’Università di Oxford, ha messo generosamente a nostra disposizione i suoi studi per la seconda edizione del Corpus Vasorum Arretinorum.
Dott. Maurizio Buora Museo Archeologico Civici Musei di Udine |