Parte prima: l’età del bronzo  

Giovanni Tasca

Recenti rinvenimenti protostorici nel territorio di Codroipo

 

1. L’età del bronzo in Friuli

L’età del bronzo, compresa tra il 2300 e il 900 ca. a. C., è il periodo caratterizzato dal punto di vista tecnologico dalla comparsa e dalla diffusione di questa lega di rame e stagno, che nei primi secoli di questa età fu riservata principalmente alla produzione di beni di prestigio quali armi (pugnali, asce e, in un secondo momento, spade) e ornamenti e in seguito, dal Bronzo medio in poi, anche di utensili sempre più diversificati (falcetti, scalpelli, ecc.). Nel corso di questa età in Italia settentrionale hanno luogo anche importanti processi di stabilizzazione dell’insediamento e di crescita della complessità sociale delle comunità umane, con la progressiva formazione di una stabile stratificazione sociale.

Nel corso del Bronzo antico si sviluppa in Italia settentrionale, in particolare nella parte centro-settentrionale della regione con fulcro attorno al lago di Garda, la cultura di Polada, con forme anche marcate di stabilizzazione dell’insediamento soprattutto in abitati di tipo palafitticolo nei laghi inframorenici e prealpini, i cui aspetti orientali giungono fino al Veneto euganeo (Arquà Petrarca) e al Polesine (Canàr). Nel corso del Bronzo medio l’insediamento si diffonde nella pianura padana centrale (Emilia, Lombardia sud-orientale, Veneto sud-occidentale), dove si sviluppa la cultura terramaricola, che prende nome dai caratteristici abitati cinti da fossati e da aggeri (Terramare).

Nel Carso triestino e nel Friuli orientale sono presenti nel Bronzo antico tracce di frequentazione soprattutto in grotta, che mostrano in particolare nei materiali ceramici l’evidenza di rapporti con le coeve realtà dell’Europa orientale e dei Balcani settentrionali (culture di Wieselburg-Gata e di Cetina). Nel corso del Bronzo medio sono attestati i primi esempi finora noti di abitati su altura fortificati con cinte in muratura a secco (castellieri), che rappresentano l’inizio di un lungo ciclo insediativo che giungerà in quest’area fino all’inizio dell’età del ferro. Contestualmente ai primi esempi di castellieri carsici ha inizio in quest’area uno sviluppo culturale con caratteri originali e peculiari (cultura dei Castellieri) che influenzerà, in misura diversa a seconda della distanza, i coevi aspetti culturali della pianura friulana.

Nel Friuli centrale ed occidentale le fasi antiche e medie dell’età del bronzo sono tuttora documentate in modo molto frammentario, che non consente di proporne una ricostruzione compiuta ed organica.

Il Bronzo antico è attestato, oltre che da pochi contesti di scavo, da un certo numero di manufatti bronzei sporadici, prevalentemente armi (pugnali e asce). L’unico contesto tombale sicuramente riferibile a questo periodo, la tomba sotto tumulo di Selvis di Remanzacco, presentava al centro del tumulo un inumato disteso con corredo comprendente un pugnale a base semplice con tre fori per l’immanicatura. L’uso di seppellire sotto tumuli personaggi eminenti delle comunità si ricollega a tradizioni dell’Europa continentale e balcanica, proprie anche del Bronzo medio (cultura delle tombe a tumulo), periodo cui vanno probabilmente riferiti molti dei tumuli che un tempo esistevano nella pianura friulana. Tra gli scarsissimi rinvenimenti ceramici del Bronzo antico in Friuli va ricordato quello di Visco, riferibile alla fase finale del periodo, in cui parte dei materiali sembra richiamare elementi stilistici propri delle culture di Wieselburg-Gata, diffusa tra l’Austria orientale e l’Ungheria nordoccidentale, e di Cetina, diffusa in Dalmazia; proprio seguendo una via che attraverso il Friuli orientale ed il Carso attraversava la pianura friulana, singoli elementi ricollegabili a queste tradizioni culturali potrebbero aver raggiunto il Veneto ed il bacino gardesano, dove ne sono documentati esempi isolati nel tardo Bronzo antico.

Anche il Bronzo medio, specialmente nelle fasi iniziale e piena, è documentato in Friuli prevalentemente da rinvenimenti sporadici di manufatti bronzei, spesso connessi con letti fluviali. Fra tali manufatti compaiono, oltre ad asce e pugnali, anche le spade che denotano la dipendenza in una prima fase da modelli alpino-orientali (spada corta tipo Sauerbrunn, da S. Giorgio di Nogaro), e carpatico-danubiani in un secondo momento, quando sembra iniziare una produzione locale (tipi Castions di Strada e Teor). Verso la fine del periodo fanno la loro comparsa dei tipi di origine italica (spade tipo Sacile e Montegiorgio) (1). Nel Bronzo medio è ancora attestato l’uso della sepoltura sotto tumulo, come è documentato a Molinat (Maniago) (2); si è proposto di ricondurre a questo periodo anche i due tumuli di S. Odorico di Flaibano (3). Possediamo solo scarsi dati sugli abitati, riferibili al Bronzo medio tardo e alla fase di transizione al Bronzo recente:

in particolare a quest’ultimo momento sembrerebbero riconducibili i materiali ceramici rinvenuti in un pozzetto individuato poco a nord del tumulo di Molinat (Maniago) e quelli provenienti dall’US 91 di Porpetto Le Isole, abitato su dosso con palizzata perimetrale, in cui sono percepibili influssi dall’ambito dei castellieri carsico-istriani (4).

A partire dalla fase finale del Bronzo medio e nel corso del Bronzo recente l’Italia nordorientale è interessata da un imponente fenomeno di incremento del popolamento; in alcune aree, in cui l’insediamento era già ben attestato nelle fasi precedenti, tale fenomeno porta ad osservare una forte densità insediativa, con proporzioni particolarmente macroscopiche nell’area terramaricola ma anche nell’area della cultura dei Castellieri carsico-istriani. In altre aree, come il Veneto orientale, il periodo compreso tra il tardo Bronzo medio ed il Bronzo recente corrisponde ad un notevole aumento del numero complessivo dei siti e dei rinvenimenti. Tale fenomeno è accompagnato, a partire dal Bronzo recente iniziale, dalla diffusione nella produzione ceramica di elementi stilistici di provenienza peninsulare adriatica derivanti dalla cultura subappenninica, pur in un quadro di aspetti locali anche marcatamente differenziati. Anche nella pianura friulana alle prime tracce di abitati attribuibili alla fase finale del Bronzo medio e al momento di passaggio al recente, segue nel corso del Bronzo recente una grande diffusione del popolamento, che sembrerebbe legittimo ricondurre ad un’effettiva crescita demografica (5). Le tracce di abitati sono state rinvenute in tutti gli ambiti geografico-ambientali della pianura, dalla fascia perilagunare alla bassa pianura udinese e pordenonese, all’alta pianura (ma praticamente solo ad est del Tagliamento, mentre l’alta pianura del Friuli occidentale, più arida, non sembrerebbe interessata in questa fase da insediamenti stabili) fino alla pedemontana e alle pendici collinari, e restituiscono l’immagine di un territorio abbastanza organizzato dal punto di vista insediativo, anche se con una densità che in base ai dati attuali appare variabile. La tipologia insediativa risulta molteplice, comprendendo abitati di ambiente umido, abitati o aree di frequentazione lungo le sponde di fiumi, abitati su rialzo naturale in alcuni casi con terrapieni difensivi (gli abitati di questo tipo vengono definiti castellieri di pianura). Nella cultura materiale la produzione ceramica presenta elementi di sostanziale omogeneità in tutto il territorio considerato, tuttavia è riscontrabile un più marcato influsso degli aspetti veneti, rilevabile soprattutto negli elementi di origine subappenninica quali le anse ad apofisi sommitale, nel Friuli occidentale, mentre nel Friuli centrale è più sensibile l’influsso della cultura dei castellieri carsico-istriani. Rispetto alle fasi precedenti, la presenza ora di ripostigli comprendenti manufatti bronzei inutilizzabili o rotti destinati alla rifusione e pani in lega a base di rame o loro frammenti lascia ipotizzare una ormai acquisita padronanza locale delle tecniche di lavorazione dei metalli; le tipologie documentate attestano il legame del nostro territorio con le cerchie metallurgiche sia occidentali che orientali.

Con la fase iniziale del Bronzo finale sembra percepibile una crisi che pone termine a questo intenso ciclo di popolamento: numerosi siti infatti risultano abbandonati, mentre una continuità con la fase precedente è documentata solo in rari casi; diminuisce inoltre drasticamente il numero di manufatti bronzei sporadici. Tale fenomeno, che sembrerebbe riscontrabile anche in altre aree dell’Italia settentrionale, in particolare nell’area terramaricola dove il sistema insediativo del Bronzo recente subisce un improvviso generalizzato collasso, è stato ricondotto a diversi fattori, climatico-ambientali e storici; tra questi in particolare è stato ipotizzato un legame con il crollo dei grandi sistemi politici del Mediterraneo orientale.

Segni di ripresa sono percepibili con la fase piena del Bronzo finale, probabilmente in relazione ai percorsi commerciali attivati attorno al grande polo commerciale di Frattesina, sul basso corso del Po, grazie ai nuovi stimoli provenienti dall’Egeo tramite i mercanti ciprioti. Prova ulteriore di questa rifioritura nel pieno Bronzo finale sono le tracce del transito attraverso la regione di pani metallici destinati al commercio (BORGNA 1992). Con la fase più tarda del Bronzo finale ed i momenti iniziali dell’età del ferro sembra attuarsi un nuovo intenso ciclo di popolamento, con la ripresa dell’occupazione in numerosi siti occupati già nel Bronzo recente e spesso con imponenti strutturazioni e rinnovamenti delle cinte difensive, che caratterizzano anche siti attestati solo a partire da questa fase; rispetto al Bronzo recente tuttavia questo nuovo ciclo di popolamento sembrerebbe coincidere in Friuli anche con un parziale dislocamento delle aree sfruttate: si riduce infatti molto il numero di siti attestati nella fascia perilagunare ed anche nella bassa pianura. In questa fase inoltre appaiono già pienamente attivi alcuni centri destinati a svolgere nelle successive fasi dell’età del ferro e nell’età romana delle funzioni primarie rispetto al territorio, come Concordia ed Aquileia.

 

2. Protostoria nel Codroipese

L. Quarina, nel suo fondamentale lavoro (1943) su castellieri e tombe a tumulo della provincia di Udine (allora comprendente anche la Destra Tagliamento), cita il territorio di Codroipo solo in riferimento a due località, "Ciastelir di Revedischia" e "Gradiscutta di Codroipo", comprese in un elenco di località segnalate da Tellini circa quarant’anni prima (TELLINI 1900) in base ai toponimi, che «lasciano sperare che accurate indagini nei loro dintorni ... non riusciranno in ogni caso sterili» (TELLINI 1900 in QUARINA 1943, p. 96); per entrambe Quarina segnala l’assenza di rinvenimenti archeologici e di tracce di strutture antropiche antiche nella morfologia del terreno (6).

La prima individuazione di reperti di età protostorica nel territorio codroipese risale al 1983, quando il sig. T. Bruno raccolse e consegnò alla Soprintendenza regionale per i BAAAAS dei frammenti ceramici rinvenuti in superficie nelle località di Gradiscje (Gradisca), al margine meridionale dell’abitato di Codroipo (7), e di Cjamps dai Cjastilirs, tra le frazioni di Rividischia e S. Martino, più vicino a quest’ultima; questo secondo sito coincide probabilmente con quello segnalato da Tellini e Quarina ed è prevalentemente indicato in letteratura con il nome di Rividischia (8). Entrambi i siti sono stati quindi inseriti nella carta archeologica del territorio comunale di Codroipo redatta da T. Cividini nel 1989 su incarico dell’Amministrazione Comunale, nella quale viene inoltre segnalata l’esistenza di un "tumulo" posto a breve distanza dalla Gradiscje, che attende però ancora una verifica cronologica, e costituiscono le uniche evidenze finora note di età protostorica nel Codroipese (9). Il sito di Gradisca conserva caratteri morfologici residui che potrebbero ricondurlo nella tipologia dei castellieri di pianura, presentandosi come un ripiano romboidale lievemente rialzato sulla pianura circostante e cinto da un fossato (MIOTTI 1981, VITRI 1983a). Per il sito di Rividischia, il proprietario del terreno ha riferito (10) dell’esistenza di rialzi del terreno lungo il perimetro del campo circondati da un fossato, profondo fino a 2 metri, che lui stesso spianò nel 1965-1968, colmando, almeno su due lati, il fossato.

Fin dai primi rinvenimenti fu possibile inquadrare cronologicamente (VITRI 1983a; CÀSSOLA GUIDA, VITRI 1988; 1990) le due fasi principali di frequentazione protostorica degli insediamenti di Gradisca e di Rividischia, per la presenza in entrambi di materiali riconducibili sia al Bronzo recente che al tardo Bronzo finale-prima età del ferro. Negli anni successivi diversi appassionati proseguirono le ricerche in questi due siti ed i materiali raccolti, confluiti nel 1996 nei Civici Musei di Udine, sono presentati in questa sede (11).

Recentemente è stato dato avvio ad un ciclo di ricerche sul sito di Rividischia, nell’ambito del quale sono state condotte due campagne di scavi stratigrafici (1998 e 1999) (12).

 

3. L’insediamento protostorico di Rividischia

Il sito di Rividischia si trova in comune di Codroipo, in prossimità della frazione di San Martino (I.G.M. F. 40, IV SO), a 24 m slm; si tratta di un campo caratterizzato sulla mappa catastale da una forma approssimativamente esagonale, il cui perimetro occidentale e meridionale coincide con una roggia, attestata nella cartografia storica ed attualmente leggermente rettificata e trasformata in canale di bonifica; ad Est, almeno due dei lati dell’esagono ripercorrono il tracciato di un largo fossato, colmato nel 1965-1968 dal proprietario del campo che contestualmente spianò le parti più rilevate del terreno.

Il sito si colloca (13) nella fascia di divagazione orientale del Tagliamento, attivata particolarmente nell’immediato postglaciale. L’analisi del microrilievo ha evidenziato per questa porzione della Bassa Pianura friulana una pendenza del 2% verso Sud-Est con la presenza di alcune aree depresse rettilinee, concordi con l’inclinazione generale, ampie circa mezzo chilometro e fra loro spaziate di circa 3-400 m. Le due bassure poste ad Est e ad Ovest sono formate da terreni ghiaiosi, probabilmente depositatisi agli inizi del postglaciale, mentre in quella centrale sono presenti terreni limoso sabbiosi; solo al centro di questa bassura compaiono terreni ghiaiosi, sul colmo del sito che si innalza di circa un metro sull’area circostante; è probabile quindi che il sito, con il suo particolare perimetro parzialmente marginato da una roggia di una certa importanza, sia una forma erosiva risparmiata dal passaggio del paleoalveo che formò la bassura.

 

4. Materiali di superficie

Nel corso di ripetute ricognizioni sul sito, legate alle ricerche per la Carta Archeologica del Comune di Codroipo, e condotte principalmente tra 1989 e 1991, sono stati recuperati in superficie abbondanti materiali ceramici, un cospicuo campione di manufatti bronzei e scarsi resti di industria litica. Il maggior addensamento del materiale è stato rilevato nella parte centrale e meridionale del terreno, ma non ne furono segnalate concentrazioni particolari, tanto per i resti ceramici che per i bronzi. Una piccola parte del materiale ceramico protostorico, riferibile al Bronzo recente, è pervenuto ai Civici Musei di Udine

con l’indicazione di "Rividischia Ovest", che ne circoscrive l’area di rinvenimento al settore occidentale del terreno.

Lo studio dei materiali di superficie, in assenza di dati sulle associazioni, è stato condotto con criterio esclusivamente tipologico.

I. Industria litica

Alcune lamelle di selce patinata e schegge di piccole dimensioni e forma irregolare (14) attestano la lavorazione in loco della selce nella Preistoria recente o nelle prime età dei metalli, nell’ambito di frequentazioni sulla cui intensità non è per ora possibile esprimere alcuna valutazione.

La piccola ascia trapezoidale, forse utilizzata come cuneo (I.1), è difficilmente inquadrabile dal punto di vista cronologico; per una generica indicazione si può richiamare la tendenza alla riduzione delle dimensioni delle asce in pietra levigata nell’Eneolitico e soprattutto nelle prime fasi dell’età del bronzo, in cui si collocano alcuni esemplari simili al nostro dall’area palafitticola e dalla pianura veronese (SALZANI 1996a, fig. 157, 3: Cisano; fig. 157, 11: Molino di Gazzo); esemplari simili a quello di Rividischia tuttavia sono noti già nel Neolitico antico (CHELIDONIO 1996, fig. 147, 3: Lugo di Grezzana).

Tra i reperti meglio inquadrabili vanno ricordati due frammenti di asce forate (15), entrambi classificabili come frammenti prossimali (16) conservanti parte del tallone e di un lato. Nell’ambito delle asce forate friulane, oggetto di una recente edizione sistematica (17), il primo reperto (I.2) potrebbe trovare confronto, nonostante la sua estrema frammentarietà, per lo spessore (18), la forma del tallone, la distanza tra esso ed il foro e il suo diametro, in esemplari completi da Aquileia (D’AMICO et alii1996, fig. 153, 2), da Torsa di Pocenia (fig. 154, 2) e da S. Eliseo di Caporiacco (fig. 154, 3), o frammentari da Baldasseria (fig. 155, 7) e da Pozzuolo (fig. 155, 10). Dal punto di vista dimensionale, il frammento di Rividischia, che misura cm 2,7 tra foro e tallone e cm 3,4 di spessore, è accostabile in particolare all’esemplare frammentario da Pozzuolo (fig. 155, 10) e a quello completo da S. Eliseo di Caporiacco (fig. 154, 3); in base alla vicinanza nelle proporzioni tra quest’ultimo esemplare e il frammento di Rividischia, si potrebbe ipotizzare che esso appartenesse ad un’ascia di lunghezza simile a quella dell’esemplare di S. Eliseo, pari cioè a circa 8 cm. Si tratta tuttavia solo di un’ipotesi non verificabile, data anche l’impossibilità di valutare l’importanza di un eventuale accorciamento del manufatto originario per successive riaffilature.

L’altro frammento (I.3) è confrontabile per la forma del tallone con un esemplare da Roveredo di Varmo (D’AMICO et alii 1996, fig. 153, 1), rispetto al quale l’esemplare di Rividischia è maggiormente asimmetrico.

Nella citata edizione delle asce forate friulane vengono inoltre discussi i dati di contesto utilizzabili ai fini di una collocazione cronologica e culturale di questo tipo di manufatti, che sembrano comparire sia in contesti attribuibili all’Eneolitico che al Bronzo antico (19), ed a tale arco di tempo dovranno essere ricondotti, nell’impossibilità attuale di documentare con più precisione una frequentazione in un periodo più circoscritto, i frammenti di Rividischia. Il loro rinvenimento nell’ambito di un sito su cui sarebbe sorto in seguito un castelliere non appare eccezionale in ambito friulano: analoghi rinvenimenti sono stati infatti effettuati a Gradisca sul Cosa, a Montedoro e a Castellazzo di Doberdò (20).

Gli elementi di falcetto a ritocco piatto bifacciale, tipologicamente definibili come raschiatoi foliati, sono comunemente diffusi nel Bronzo antico e medio negli abitati dell’area palafitticola e terramaricola e della pianura veneta (21); tali manufatti hanno prevalentemente forma subrettangolare, meno spesso subtriangolare. Con la fine del Bronzo medio la diffusione di questi strumenti subisce una drastica contrazione, per la concorrenza dello strumentario metallico; nel Bronzo recente elementi di falcetto in selce sono attestati solo in poche aree, presumibilmente per la vicinanza di abbondanti fonti di approvvigionamento di materia prima (in particolare i Lessini nelle Prealpi veronesi) che ne rende conveniente l’utilizzo rispetto ai corrispondenti utensili metallici (cfr. ad esempio Fiavè, nel Trentino meridionale (22)).

I.1) Piccola ascia trapezoidale con lati leggermente concavi e sezione biconvessa, tallone verticale picchiettato; forse utilizzata come cuneo. Pietra verde, levigatura. Lungh. 3,2. (1989) Inv. n. 224.688 (Tav. I, 1).

I.2) Frammento di ascia forata, si conserva parte del tallone piatto e di un lato e traccia del foro. Serpentinite, levigatura. Ø ded. foro 2,4. (1990) Inv. n. 224.687 (Tav. I, 2).

I.3) Frammento di ascia forata, si conserva parte del tallone convesso e di un lato e traccia del foro. Serpentinite, levigatura. Ø ded. foro 2,4. (1999, Sondaggio 3, arativo) Inv. n. 224.686 (Tav. I, 3).

I.4) Elemento di falcetto a sezione biconvessa, forma subtriangolare allungata, taglio rettilineo denticolato. Selce grigia, scheggiatura. Lungh. 4,8. (1989) Inv. n. 224.685 (Tav. I, 4).

I.5) Frammento di elemento di falcetto su lama. Selce grigia, scheggiatura. Lungh. 4. (1989) Inv. n. 224.684 (Tav. I, 5).

II. Manufatti in bronzo

Dalle ripetute ricognizioni compiute sul sito proviene un numero cospicuo di reperti bronzei protostorici (23), per la grande maggioranza frammentari.

Sono riconoscibili le seguenti categorie:

a) Oggetti d’adorno: comprendono due spilloni e tre anelli.

b) Armi: comprendono pugnali, con un esemplare frammentario e tre frammenti di lame; un frammento di lama di spada; un frammento di punta di lancia ed uno di immanicatura a cannone, forse attribuibile a cuspide di lancia.

c) Utensili: comprendono due frammenti di asce; coltelli, con due esemplari frammentari a lingua da presa, due frammenti di lame ed uno di lingua da presa; falcetti, con quattordici frammenti di lame ed uno di lingua da presa; due frammenti di scalpelli; un punteruolo doppio; una lesina.

d) Elementi di incerta attribuzione: un frammento di lamina con fori per l’inserimento di chiodi.

e) Frammenti di panelle.

II.1. Spilloni

Questa classe di oggetti di abbigliamento è documentata da due esemplari: il primo è riferibile al tipo Verucchio del Carancini (1975, pp. 207-208, n. 1457-1467), diffuso nel Bronzo finale (XI-X sec. a. C.) soprattutto nella pianura padana centro-orientale ed attestato anche in Friuli (CARANCINI 1975, n. 1467 da Udine); il secondo esemplare non trova confronti soddisfacenti: la sua pertinenza ad età protostorica può forse essere suggerita dalla capocchia a globetto schiacciato, che caratterizza diversi tipi di spilloni datati tra Bronzo recente e prima età del ferro (CARANCINI 1975).

II.1.1) Capocchia biconica, collo ispessito a sezione quadrata; riferibile al tipo "Verucchio" del Carancini; patina verde, ampie corrosioni sul gambo. Bronzo, fusione e martellatura. Lungh. 9,1. (1989) Inv. n. 224.677 (Tav. I, 10).

Cfr. CARANCINI 1975, n. 1461.

II.1.2) Capocchia globulare schiacciata, collo assottigliato decorato alla base da due leggere solcature, punta divisa; patina verde molto scuro. Bronzo, fusione e martellatura. Lungh. 8,9. (1989) Inv. n. 224.680 (Tav. I, 9).

II.1.3) Frammentario alla capocchia, collo a sezione rettangolare appiattita, forse con tracce di torsione, gambo a sezione circolare; piegato; patina verde scuro brunastro, corrosioni in più punti. Bronzo, fusione e martellatura. Lungh. 9,2. (1989) Inv. n. 224.989 (Tav. I, 11).

II.2. Anelli

Gli oggetti d’ornamento sono attestati da due anellini e da un anello, la cui forma, alquanto generica, non offre appigli per uno specifico inquadramento cronologico.

II.2.1) Verga a sezione subromboidale, convessa all’esterno, concava all’interno, di spessore asimmetrico; patina verde molto scuro, con profonde corrosioni localizzate. Bronzo, fusione. Ø 1,6. (1989) Inv. n. 224.984 (Tav. I, 6).

II.2.2) Verga a sezione circolare; patina verde molto scuro, in ampie zone profondamente corroso. Bronzo, fusione. Ø 2,1. (1989) Inv. n. 224.983 (Tav. I, 7).

II.2.3) Robusta verga a sezione rettangolare; patina verde molto scuro. Bronzo, fusione. Ø 3,8. (1989) Inv. n. 224.985 (Tav. I, 8).

Cfr. SALZANI 1990-1991, fig. 58, 6.

II.3. Pugnali

I pugnali sono documentati da quattro frammenti. Un esemplare (II.3.1) rientra nei pugnali a lingua da presa a margini rialzati della famiglia Peschiera, diffusi soprattutto in Italia settentrionale ed assegnati al Bronzo recente; nell’ambito di questa famiglia tipologica, il nostro esemplare appartiene alla classe caratterizzata dalla presenza di un solo chiodo alla base, ed in particolare al tipo Cascina, al quale la Bianco Peroni (1994, p. 153, n. 1516-1517) riferisce due esemplari dal Veronese; un terzo esemplare, conservato al Museo Civico di Treviso (BIANCO PERONI 1994, n. 1518), si avvicina a questo tipo, di cui il pugnale di Rividischia costituisce dunque l’attestazione più orientale.

Più complesso è l’inquadramento degli altri esemplari, stante anche la loro frammentarietà che non ne consente una compiuta classificazione tipologica: il frammento di pugnale a base semplice (II.3.2) sembrerebbe tuttavia riconducibile, per la posizione dei fori rispetto allo sviluppo della lama, a modelli piuttosto arcaici, probabilmente delle fasi iniziali o piene della media età del bronzo; l’altro frammento, invece, caratterizzato da un codolo allungato (II.3.3), potrebbe essere accostato a tipi diffusi nel Bronzo medio tardo e nel Bronzo recente (24).

II.3.1) A lingua da presa stretta con margini rialzati, spezzata alla base dove si conserva traccia di un foro, lama slanciata con robusta costolatura mediana decorata da due solcature lungo i margini leggermente sinuosi, sbrecciati; riferibile al tipo Cascina della Bianco Peroni; patina verde molto scuro, frequenti corrosioni localizzate. Bronzo, fusione e martellatura. Lungh. 14,5. (1989) Inv. n. 224.675 (Tav. II, 1).

Cfr. BIANCO PERONI 1994, tav. 84, n. 1516.

II.3.2) A base semplice non determinabile, con traccia di due fori all’inizio della lama rastremata a sezione romboidale, con leggera costolatura centrale, margini sbrecciati in alcuni punti; patina bluastra, piccole corrosioni localizzate. Bronzo, fusione e martellatura. Lungh. 2,2. (1989) Inv. n. 224.972 (Tav. II, 2).

II.3.3) A codolo allungato frammentario con spalle smussate, lama a sezione romboidale, con leggera costolatura centrale; sul codolo resta traccia di quattro fori, di cui due alla base; patina verde molto scuro, con ampie corrosioni; incrostazioni fortemente ossidate, di colore verde molto chiaro, marginano i fori, probabilmente in relazione ai ribattini. Bronzo, fusione e martellatura. Lungh. 3,3. (1989) Inv. n. 224.674 (Tav. II, 3).

II.3.4) Frammento di lama a profilo leggermente rastremato e sezione romboidale appena rilevata; decorata da due solcature sottili parallele ai margini, che si presentano ampiamente sbrecciati; patina verde oliva, con zone nerastre e corrosioni localizzate sui margini. Bronzo, fusione e martellatura. Lungh. 3,4. (1989) Inv. n. 224.973 (Tav. II, 4).

II.4. Spade

Questa classe è documentata da un unico reperto che, conservando solo l’estremità dell’arma, risulta di classificazione particolarmente difficile; considerando la sezione, l’andamento dei lati, la decorazione e le dimensioni del frammento di lama si possono osservare delle analogie soprattutto con alcuni esemplari dei tipi Montegiorgio (BIANCO PERONI 1970, n. 119-130), Cetona (BIANCO PERONI 1970, n. 135-147) e Allerona (BIANCO PERONI 1970, n. 153-163), rispettivamente riferibili al tardo Bronzo medio-Bronzo recente iniziale, Bronzo recente, Bronzo recente-Bronzo finale iniziale, arco cronologico al quale si potrebbe dubitativamente attribuire il nostro esemplare.

II.4.1) Due frammenti ricomponibili di lama a lati subrettilinei convergenti, sezione romboidale, decorata lungo i margini da due sottili scanalature congiungentisi presso l’estremità; margini sbrecciati in più punti; entrambi i frammenti sono leggermente piegati; patina verde molto scuro, con corrosioni localizzate. Bronzo, fusione e martellatura. Lungh. 26,8. (1989) Inv. n. 224.676 (Tav. II, 5).

II.5. Punte di lancia

Anche questa classe è documentata da un solo esemplare, fortemente frammentario, che presenta scarsi appigli per una precisa collocazione cronologica, stante anche l’assenza di studi tipologici sistematici per tale classe di manufatti; il profilo conservato, tendente alla forma ovale allungata, ricorda esemplari assegnati al Bronzo recente-inizio finale, e può solo farne ipotizzare un’attribuzione a queste fasi.

Viene inoltre dubitativamente attribuito ad una punta di lancia un frammento di immanicatura a cannone.

II.5.1) Frammento conservante l’estremità e parte della lama a contorno lanceolato poco espanso, con robusta costolatura centrale; piegato all’estremità, margini ampiamente sbrecciati; patina verde molto scuro, con numerose corrosioni localizzate; in qualche punto è visibile il colore del metallo. Bronzo, fusione e martellatura. Lungh. 7,5. (1989) Inv. n. 224.677 (Tav. II, 6).

II.5.2 Frammento di immanicatura a cannone a sezione convessa e profilo rastremato, finito ad un’estremità; conserva traccia di un foro; patina verde molto scuro, ampiamente corrosa. Bronzo, fusione e martellatura. Lungh. 3,1. (1989) Inv. n. 224.977 (Tav. II, 7).

II.6. Asce

Un solo frammento, tipologicamente non classificabile e cronologicamente non significativo, è riferibile a questo tipo di utensile.

II.6.1) Parte inferiore angolare della lama con traccia del taglio convesso espanso; patina verde oliva scuro, ampiamente corrosa su un lato. Bronzo, fusione e martellatura. Lungh. 2. (1989) Inv. n. 224.974 (Tav. II, 8).

II.7. Coltelli

Questa classe di utensili, presente in Italia settentrionale a partire dal Bronzo recente, è documentata a Rividischia da cinque frammenti, di cui due pertinenti a coltelli a lingua da presa a margini rialzati. Il primo (II.7.1), nonostante la frammentarietà, è riconducibile al tipo Fontanella della Bianco Peroni, diffuso prevalentemente "tra l’arco alpino e il corso del Po" ed assegnato al Bronzo finale, di cui non toccherebbe però le fasi più avanzate.

L’altro esemplare (II.7.2) richiama, per la presenza di un elemento massiccio allungato di congiunzione tra la lingua da presa e la lama, nonché per la sezione della lama e la forma della lingua da presa, a lati leggermente divaricati, e per la decorazione sulla lama e la sua inclinazione rispetto al manico, il tipo Vadena, di origine transalpina e diffuso soprattutto nella valle dell’Adige tra Bronzo finale non iniziale e primo ferro. Il frammento di Rividischia si avvicinerebbe in particolare alla varietà C, con elemento di congiunzione a sezione poligonale; esso manca tuttavia di un elemento costitutivo del tipo Vadena, il listello all’inizio della lingua da presa, al cui posto troviamo un ispessimento bilaterale dell’elemento massiccio di congiunzione con la lama; il nostro esemplare sembrerebbe dunque collocarsi in senso evolutivo tra il tipo Fontanella ed il tipo Vadena. Per queste considerazioni se ne propone una datazione nell’ambito del pieno o tardo Bronzo finale (XI-X sec. a. C.).

Va ricordato che sia il tipo Fontanella che la varietà C del tipo Vadena sono inseriti da Peroni tra i tipi di bronzi caratteristici della seconda fase del Bronzo finale (BF 2), secondo la seriazione da lui proposta (1996, pp. 314-315, fig. 67, 4-5).

II.7.1) A lingua da presa a margini rilevati, conservata solo per il tratto iniziale, lama a sezione concava fortemente ispessita al dorso convesso, e ampiamente frammentaria verso il taglio di cui non resta traccia; riferibile al tipo "Fontanella" della Bianco Peroni; patina verde molto scuro con ampie corrosioni. Bronzo, fusione e martellatura. Lungh. 7,2. (1989) Inv. n. 224.969 (Tav. II, 9).

Cfr. per il tipo BIANCO PERONI 1976, pp. 19-20, n. 40-48.

II.7.2) A lingua da presa a margini rilevati con traccia di un foro, frammentaria, elemento massiccio di congiunzione alla lama allungato a sezione ovale superiormente schiacciata, lama raccordata a scalino alla lingua da presa con cui forma un angolo ottuso molto ampio; lama con dorso espanso appena convesso e sezione a T, decorata a bulino su entrambi i lati da due file di punti congiunte all’estremità, l’inferiore orizzontale, la superiore ondulata; patina verde molto scuro a tratti più chiaro, con corrosioni e incrostazioni. Bronzo, fusione e martellatura; incisione. Lungh. 8,3. (1989) Inv. n. 224.680 (Tav. II, 10).

II.7.3) Frammento di lingua da presa a margini rilevati, stretta e sottile, piegata; dubitativamente attribuito ad un coltello; patina verde molto scuro con corrosioni localizzate. Bronzo, fusione e martellatura. Lungh. 2. (1989) Inv. n. 224.976 (Tav. II, 11).

II.7.4) Frammento di estremità di lama serpeggiante a dorso espanso e sezione a T; patina verde molto scuro, corroso e sbrecciato al taglio. Bronzo, fusione e martellatura. Lungh. 3,3. (1989) Inv. n. 224.971 (Tav. II, 12).

II.7.5) Frammento di lama a dorso espanso formante superiormente una marcata costolatura; piegato all’estremità; patina verde oliva, corroso e sbrecciato al taglio. Bronzo, fusione e martellatura. Lungh. 2,6. (1989) Inv. n. 224.970 (Tav. II, 13).

II.8. Falcetti

I numerosi frammenti rinvenuti, pertinenti quasi tutti alla lama, sono troppo poco conservati per consentirne una puntuale definizione cronologica: mancano infatti di elementi essenziali quali il profilo del taglio, la forma e la decorazione della lingua da presa e la sua angolazione rispetto alla lama. Presentano tutti una costolatura più o meno rilevata o, talora, un ispessimento lungo il dorso della lama, caratteristica comune all’intero sviluppo cronologico di questi utensili, compreso tra tardo Bronzo medio e prima età del ferro (25). Il frammento con costolatura lungo il dorso ed una leggera nervatura parallela sulla lama (II.8.5) è confrontabile per il trattamento della lama con due falcetti del ripostiglio di Muscoli (VITRI 1983c, tav. 15 A, 3-4), assegnato al XII sec. a. C. La decorazione a doppia costolatura parallela lungo il dorso delle lame di falcetti a taglio semicircolare (II.8.2-4) si diffonde in Italia a partire dal XII sec. a. C. e perdura fino ad almeno tutto il Bronzo finale, con una particolare concentrazione nell’Italia nord-orientale (26). Il motivo decorativo a quattro costolature presente sul frammento di lingua da presa (II.8.1) sembrerebbe rientrare nelle caratteristiche decorative dei falcetti soprattutto del Bronzo recente-Bronzo finale pieno (XIII-XI sec. a. C.) (27).

II.8.1) Parte della lingua da presa decorata da quattro costolature verticali; patina verde scuro brillante. Bronzo, fusione e martellatura. Lungh. 1,6. (1989) Inv. n. 224.978 (Tav. III, 1).

II.8.2) Frammento di lingua da presa con due costolature a sezione trapezoidale, congiungentisi, una delle quali decorata da tacche oblique; patina verde molto scuro-bruno. Bronzo, fusione e martellatura. Lungh. 1,6. (1989) Inv. n. 224.981 (Tav. III, 2).

II.8.3) Frammento di lama a profilo semicircolare aperto, con due costolature a sezione trapezoidale lungo il dorso congiungentisi presso l’estremità; estremità frammentaria, taglio sbrecciato in più punti; patina verde chiaro con chiazze più scure, corrosioni localizzate presso l’estremità. Bronzo, fusione e martellatura. Lungh. 8,4. (1989) Inv. n. 224.681 (Tav. III, 3).

II.8.4) Frammento di lama con due costolature a sezione trapezoidale lungo il dorso; patina verde scuro, ampiamente corrosa sulla faccia posteriore. Bronzo, fusione e martellatura. Lungh. 3,9. (1989) Inv. n. 224.979 (Tav. III, 4).

II.8.5) Frammento di estremità di lama, dorso rinforzato da costolatura poco rilevata; patina verde scuro-bruno, con zone corrose. Bronzo, fusione e martellatura. Lungh. 2,1. (1989) Inv. n. 224.980/3 (Tav. III, 6).

II.8.6) Frammento di estremità di lama, dorso rinforzato da costolatura poco rilevata; patina verde chiaro, con zone corrose. Bronzo, fusione e martellatura. Lungh. 2,5. (1989) Inv. n. 224.980/1 (Tav. III, 5).

II.8.7) Frammento di estremità di lama, presso il dorso appena ispessito sottile scanalatura; patina verde cupo, con zone corrose. Bronzo, fusione e martellatura. Lungh. 1,8. (1989) Inv. n. 224.980/2 (Tav. III, 7).

II.8.8) Frammento di lama ispessita presso il dorso; patina verde chiaro ampiamente corrosa, con zone verde molto scuro. Bronzo, fusione e martellatura. Lungh. 1,1. (1989) Inv. n. 224.982/2 (Tav. III, 10).

II.8.9) Frammento di lama ispessita presso il dorso; patina bruno scuro. Bronzo, fusione e martellatura. Lungh. 1,9. (1989) Inv. n. 224.982/4 (Tav. III, 8).

II.8.10) Frammento di lama appena ispessita lungo il dorso; patina verde molto scuro, con chiazze bluastre, corrosioni localizzate. Bronzo, fusione e martellatura. Lungh. 2,1. (1989) Inv. n. 224.982/5 (Tav. III, 9.

II.8.11) Frammento di lama con una costolatura a sezione triangolare lungo il dorso; patina bruno molto scuro, corrosioni in più punti. Bronzo, fusione e martellatura. Lungh. 2,8. (1989) Inv. n. 224.982/9 (Tav. III, 11).

II.8.12) Frammento di lama con una sottile costolatura a sezione semicircolare lungo il dorso, sbrecciature sul taglio; patina verde opaco, con ossidazioni azzurrastre localizzate. Bronzo, fusione e martellatura. Lungh. 4,6. (1989) Inv. n. 224.982/10 (Tav. III, 12).

II.8.13) Frammento di lama con una costolatura a sezione semicircolare lungo il dorso; patina verde chiaro-bruno. Bronzo, fusione e martellatura. Lungh. 1,3. (1989) Inv. n. 224.982/3 (Tav. III, 13).

II.8.14) Frammento di lama con una costolatura a sezione semicircolare schiacciata e larga lungo il dorso; patina verde molto scuro, ampiamente corrosa. Bronzo, fusione e martellatura. Lungh. 1,6. (1989) Inv. n. 224.982/8 (Tav. III, 14).

II.8.15) Frammento di lama con una costolatura a sezione trapezoidale lungo il dorso, marginata da una sottile nervatura poco rilevata; patina verde brunastro molto scuro, ampiamente corrosa. Bronzo, fusione e martellatura. Lungh. 1,6. (1989) Inv. n. 224.982/6 (Tav. III, 15).

II.8.16) Frammento di lama con una costolatura a sezione trapezoidale poco rilevata lungo il dorso; patina verde molto scuro. Bronzo, fusione e martellatura. Lungh. 1,1. (1989) Inv. n. 224.982/7 (Tav. III, 16).

II.8.17) Frammento di lama con una costolatura a sezione trapezoidale lungo il dorso; patina azzurrastra, ampiamente corrosa ed incrostata. Bronzo, fusione e martellatura. Lungh. 1,7. (1989) Inv. n. 224.982/11 (Tav. III, 19).

II.8.18) Frammento di lama con una costolatura a sezione trapezoidale lungo il dorso; patina verde chiaro con zone scure e brune. Bronzo, fusione e martellatura. Lungh. 1,5. (1989) Inv. n. 224.982/1 (Tav. III, 17).

II.8.19) Frammento di lama con una costolatura a sezione trapezoidale lungo il dorso; patina verde molto chiaro, corrosa ed incrostata; incurvato. Bronzo, fusione e martellatura. Lungh. 1,5. (1989) Inv. n. 224.982/12 (Tav. III, 18).

II.9. Scalpellini, lesine e punteruoli

Questo gruppo di piccoli strumenti comprende due frammenti di scalpellini, una lesina ed un punteruolo. Si tratta di strumenti dallo schema elementare, rimasti in uso per lungo tempo e, quindi, di difficile collocazione cronologica. Tra Bronzo recente e Bronzo finale trovano documentazione gli scalpellini a sezione quadrata; entrambi gli esemplari sono frammentari, tuttavia la porzione di fusto conservata sembra sufficientemente ampia per ritenere che lo strumento conservasse la sezione quadrata per l’intero fusto, senza assumere la sezione ottagonale comune agli scalpelli soprattutto nel tardo Bronzo finale-prima età del ferro. Non mi sono invece noti in letteratura confronti per il punteruolo doppio con verga a sezione quadrata ritorta.

Il frammento di lamina rappresenta presumibilmente, per la sua sottigliezza e la sequenza di fori per chiodi, il rivestimento di un manufatto non determinabile così come la cronologia della lamina; si può ricordare la presenza di lamine dalle caratteristiche abbastanza simili, anche decorate, nel ripostiglio di Pila del Brancòn (VR), la cui epoca di deposizione è assegnata all’inizio del Bronzo finale (SALZANI 1994).

II.9.1) Frammento di scalpello a sezione quadrata, taglio appena espanso; patina verde scuro corrosa in molti punti. Bronzo, fusione e martellatura. Lungh. 2,4. (1989) Inv. n. 224.986 (Tav. III, 20).

Cfr.: Palafitte 1982, tav. 32, 6; SALZANI 1993, tav. XV, 7; MARZATICO 1997, tav. 4, 29; CATARSI, DALL’AGLIO 1978, tav. XVII, 2; DE MIN, GERHARDINGER 1986, tav. 8, 71.

II.9.2) Frammento di scalpello a sezione quadrata, taglio appena espanso, spigoli decorati da taglietti obliqui; patina verde scuro corrosa in più punti. Bronzo, fusione e martellatura; incisione. Lungh. 3,3. (1992) Inv. n. 224.987 (Tav. III, 21).

Cfr. per la forma: Palafitte 1982, tav. 32, 6; SALZANI 1993, tav. XV, 7; MARZATICO 1997, tav. 4, 29; CATARSI, DALL’AGLIO 1978, tav. XVII, 2.

II.9.3) Lesina a sezione circolare, estremità appiattite diametralmente opposte, tagli convessi; patina verde scuro brunastro, molto corrosa. Bronzo, fusione e martellatura. Lungh. 6,1. (1989) Inv. n. 224.988 (Tav. III, 22).

II.9.4) Punteruolo doppio a sezione quadrata ritorta nella parte centrale del fusto, circolare ad un’estremità; piegato. Bronzo, fusione e martellatura. Lungh. 8,9. (1989) Inv. n. 224.682 (Tav. III, 23).

II.9.5) Due frammenti ricomponibili di stretta e lunga lamina rettangolare, finita su un lato lungo ed uno corto, l’altro lato lungo leggermente dentellato, frammentaria all’estremità; sagomata con concavità longitudinale, conserva traccia di sette fori per altrettanti chiodi; patina verde brillante pressoché scomparsa, ampie ossidazioni nerastre, a tratti visibile il colore metallico. Bronzo, fusione e martellatura. Lungh. 16,8. (1989) Inv. n. 224.990 (Tav. III, 24).

II.10. Elementi non determinabili e tracce di metallurgia (E.F.)

Nell’area del castelliere sono stati recuperati in superficie anche 25 frammenti di pani realizzati in leghe a base di rame (28). Diciannove sono riconducibili a panelle di forma subcircolare, prodotte in matrici monovalve e note in diversi ripostigli della pianura friulana tra il Bronzo recente e il Bronzo finale (29): in particolare, tredici (II.10.1-13) a sezione piano-convessa schiacciata (i cosiddetti "pani a frittata"), tre (II.10.14-16) a sezione piano-convessa fortemente rilevata, probabilmente conica, due (II.10.17-18) a sezione troncoconica, uno di dubbia pertinenza ad una delle varianti (II.10.19). L’aspetto delle fratture fa ritenere che nella maggior parte dei casi si tratti del prodotto di divisione intenzionale della panella, di cui non sono stati rinvenuti, comunque, esemplari interi. Le superfici sono scabre, prive di successiva rifinitura, e spesso recano evidenti tracce di bolle.

Quattro frammenti sono riconducibili a lingotti di diversa forma: barra a sezione piano-convessa (II.10.20), piastra probabilmente subrettangolare (II.10.21-22); il quarto (II.10.23), costituito dalla parte terminale di una piccola barra appuntita a sezione triangolare, è stato dubitativamente riferito ad un pane a piccone o fusiforme.

Altri due frammenti (II.10.24-25), anch’essi presumibilmente riconducibili a lingotti per l’aspetto e il tipo di superficie, non consentono ipotesi sulla forma originaria.

Vi sono inoltre 13 frammenti, probabilmente appartenenti a panelle piano-convesse, il cui peso totale è pari a g 115,94, e che presentano due gruppi di addensamento, uno intorno a g 5-6, l’altro intorno a g 11-13; altri piccoli 17 frammenti informi hanno un peso complessivo pari a g 72,96.

Sono presenti infine quattro frammenti di robusta verga a sezione circolare od ovale (peso complessivo g 12,3) e tredici frammenti di barre a sezione piana o lateralmente ispessita (peso complessivo g 104,5, tav. 2, 43), di cui è incerta la pertinenza all’età protostorica.

Panelle di forma subcircolare in lega a base di rame

II.10.1) Frammento conservante parte del margine originale, curvilineo; fratture probabilmente intenzionali; sezione piano-convessa, molto sottile; superfici particolarmente regolari. Lega a base di rame, fusione. 3,3x3,9x0,8, g 38,48. (1989-1992) Inv. n. 224.992/10 (Tav. IV, 1).

II.10.2) Frammento conservante una minima parte del margine originale, curvilineo; fratture abbastanza regolari risultato di divisione intenzionale; sezione piano-convessa; superfici scabre. Lega a base di rame, fusione. 1,9x3,4x1, g 22. (1989-1992) Inv. n. 224.992/1 (Tav. IV, 2).

II.10.3) Frammento conservante una minima parte del margine originale, curvilineo; fratture probabilmente intenzionali; sezione piano-convessa; superfici scabre. Lega a base di rame, fusione. 2,6 x2,4x0,9, g 13,94. (1989-1992) Inv. n. 224.992/2 (Tav. IV, 3).

II.10.4) Frammento conservante parte del margine originale, curvilineo; fratture probabilmente intenzionali; sezione piano-convessa; superfici scabre. Lega a base di rame, fusione. 2,9x2x0,7, g 17,39. (1989-1992) Inv. n. 224.992/3 (Tav. IV, 4).

II.10.5) Frammento conservante parte del margine originale, curvilineo; fratture abbastanza regolari risultato di divisione intenzionale; sezione piano-convessa; superfici scabre, quella superiore con tracce di bolle. Lega a base di rame, fusione. 7x2,9x1,2, g 69,42. (1989-1992) Inv. n. 224.683 (Tav. IV, 5).

II.10.6) Frammento conservante parte del margine originale, curvilineo, frastagliato; fratture intenzionali e un lato troncato di netto; sezione piano-convessa; superfici abbastanza compatte. Lega a base di rame, fusione. 2x2x2,4, g 15,06. (1989-1992) Inv. n. 224.992/16 (Tav. IV, 6).

II.10.7) Frammento conservante una minima parte del margine originale, curvilineo; fratture probabilmente intenzionali; sezione piano-convessa; superfici abbastanze compatte. Lega a base di rame, fusione. 4,2x2,5x1,4, g 73. (1989-1992) Inv. n. 224.992/4 (Tav. IV, 7).

II.10.8) Frammento conservante parte del margine originale, curvilineo; fratture regolari, intenzionali; sezione piano-convessa; superfici particolarmente regolari. Lega a base di rame, fusione. 3x2,4x1,4, g 25,7. (1989-1992) Inv. n. 224.992/9 (Tav. IV, 8).

II.10.9) Frammento conservante parte del margine originale, curvilineo; fratture intenzionali; sezione piano-convessa; superfici abbastanza compatte. Lega a base di rame, fusione. 2,1x1,9x1, g 13,48. (1989-1992) Inv. n. 224.992/18.

II.10.10) Frammento privo di margini integri originali; fratture intenzionali; sezione piano-convessa; superfici scabre con incrostazioni metalliche. Lega a base di rame, fusione. 2x2x1,3, g 16,74. (1989-1992) Inv. n. 224.992/19.

II.10.11) Frammento privo di margini integri originali; fratture intenzionali; sezione piano-convessa; superfici scabre. Lega a base di rame, fusione. 2,4x1,9x1,5, g 22,51. (1989-1992) Inv. n. 224.992/20.

II.10.12) Frammento privo di margini integri originali; fratture intenzionali; sezione piano-convessa; superfici scabre, quella inferiore con tracce di bolle. Lega a base di rame, fusione. 3,4x2,2x1,4, g 34. (1989-1992) Inv. n. 224.992/21.

II.10.13) Frammento conservante parte del margine originale curvilineo e frastagliato; fratture intenzionali di cui una regolare sulla faccia inferiore; sezione piano-convessa, superfici scabre e irregolari con crepa longitudinale su quella superiore. Lega a base di rame, fusione. 5,3x4,7x1,8, g 130,5. (1989-1992) Inv. n. 224.992/22 (Tav. IV, 20).

II.10.14) Frammento conservante parte del margine originale, curvilineo; fratture regolari intenzionali; sezione piano-convessa; superfici abbastanza compatte. Lega a base di rame, fusione. 2,7x3,1x1,7, g 44,11. (1989-1992) Inv. n. 224.992/5 (Tav. IV, 9).

II.10.15) Frammento conservante parte del margine originale, curvilineo; fratture probabilmente intenzionali; sezione piano-convessa; superfici scabre con tracce di bolle. Lega a base di rame, fusione. 1,5x2,9x1,9, g 23,45. (1989-1922) Inv. n. 224.992/17 (Tav. IV, 10).

II.10.16) Frammento conservante parte del margine originale, curvilineo; fratture probabilmente intenzionali; sezione piano-convessa; superfici scabre, quella superiore con tracce di bolle. Lega a base di rame, fusione. 2,6x2,4x2,6, g 49,32. (1989-1992) Inv. n. 224.992/6 (Tav. IV, 11).

II.10.17) Frammento conservante parte del margine originale; fratture regolari intenzionali; sezione trapezoidale; superfici scabre, quella inferiore con tracce di bolle. Lega a base di rame, fusione. 3,3x4,4x1,7, g 75,76. (1989-1992) Inv. n. 224.992/7 (Tav. IV, 12).

II.10.18) Frammento conservante parte del margine originale, curvilineo; fratture regolari intenzionali; sezione trapezoidale; superfici scabre, quella inferiore con vistose tracce di bolle. Lega a base di rame, fusione. 2,8x5,5x2,2, g 86,11. (1989-1992) Inv. n. 224.992/8 (Tav. IV, 13).

II.10.19) Frammento conservante parte del margine originale, curvilineo; fratture intenzionali; sezione piano-convessa, superfici scabre con tracce di corrosione. Lega a base di rame, fusione. 4x2,5x1,2, g 27,3. (1989-1992) Inv. n. 224.992/24 (Tav. IV, 21).

Lingotti

II.10.20) Frammento di forma subrettangolare recante traccia di frattura su un lato corto; sezione piano-convessa; superfici scabre. Lega a base di rame, fusione. 3,4x2,9x1,7, g 70,18. (1989-1992) Inv. n. 224.992/11 (Tav. IV, 14).

II.10.21) Frammento conservante due margini finiti adiacenti, rettilinei, formanti un angolo stondato; frattura probabilmente intenzionale sul lato lungo; sezione piana; superficie inferiore scabra, superficie superiore abbastanza compatta, entrambe con numerose incrostazioni metalliche. Lega a base di rame, fusione. 3,8x3,2x1,2, g 56,05. (1989-1992) Inv. n. 224.992/12 (Tav. IV, 15).

II.10.22) Frammento di forma subrettangolare con fratture intenzionale e piccolo foro, probabile traccia del morso della tenaglia; sezione piano-convessa, superfici scabre. Lega a base di rame, fusione. 4x1,8x0,7, g 13,85. (1989-1992) Inv. n. 224.992/23.

II.10.23) Frammento di forma allungata e rastremata con estremità arrotondata; sezione triangolare; frattura regolare intenzionale; superfici abbastanza compatte recanti qualche incrostazione metallica. Lega a base di rame, fusione. 3,1x1,3x1,3, g 16,79. (1989-1992) Inv. n. 224.992/13 (Tav. IV, 16).

II.10.24) Frammento di forma subrettangolare; sezione piano-concava; superfici abbastanza compatta. Lega a base di rame, fusione. 1,9x1,6x1, g 10,54. (1989-1992) Inv. n. 224.992/14 (Tav. IV, 17).

II.10.25) Frammento di forma trapezoidale; sezione piano-concava; superfici abbastanza compatta. Lega a base di rame, fusione. 2,6x2,2x1, g 19,42. (1989-1992) Inv. n. 224.992/15 (Tav. IV, 18).

I reperti in metallo provenienti dalle raccolte di superficie nell’area del "castelliere" di Rividischia sono per la gran parte inquadrabili, come visto sopra, in un arco di tempo piuttosto ampio, compreso tra il Bronzo recente e le fasi più avanzate del Bronzo finale; le presenze nel corso di tale periodo sono scandite in momenti diversi e successivi da alcuni reperti suscettibili di determinazioni cronologiche di dettaglio. Nessun pezzo sembra doversi ascrivere esclusivamente alla prima età del ferro, mentre almeno un frammento di pugnale sembrerebbe risalire ad un momento precedente, la media età del bronzo, anche se questa sola evidenza non pare sufficiente, in assenza di chiari riscontri nella ceramica, per ipotizzare una fase di frequentazione del sito in questa età.

La frequenza di reperti fortemente usurati e rotti, inutilizzabili ai fini funzionali, assieme ai numerosi frammenti di panelle in lega a base di rame potrebbe far pensare all’esistenza di scorte di materia prima da utilizzare; tuttavia, questi reperti sono stati rinvenuti dispersi su tutta la superficie del sito, e non ne è stata notata alcuna concentrazione particolare, così che non sembra possibile ipotizzare l’esistenza di un ripostiglio. Essi sembrerebbero comunque attestare lo svolgersi nell’ambito del sito di attività metallurgiche.

 

III. Ceramica

I reperti ceramici protostorici provenienti dalle raccolte di superficie effettuate a Rividischia tra il 1989 e il 1996 ed esaminati per il presente lavoro sono in tutto 1430, quasi esclusivamente pertinenti a ceramica vascolare, mentre minima è la presenza di altri manufatti fittili (fusaiole, alari o sostegni, anelloni fittili). Nella ceramica vascolare i reperti conservanti parti più o meno estese e significative del profilo del vaso, utilizzabili per la classificazione tipologica della forma del recipiente, o singoli elementi tipologici (decorazioni, elementi di presa) sono circa un migliaio (30); per molti di tali reperti tuttavia, a causa dell’assenza di associazioni e della forte frammentarietà del materiale, risulta assai difficile, se non impossibile, proporre datazioni precise al di là di un generico inquadramento tra le fasi tarde dell’età del bronzo e la prima età del ferro, trattandosi di forme vascolari o di isolati elementi tipologici molto generici, in uso per un lungo arco di tempo. Si è ritenuto opportuno tuttavia non limitare la presentazione del materiale ai non numerosi reperti suscettibili di un preciso inquadramento cronologico, illustrando anche materiali più generici o per i quali non è stato possibile individuare confronti puntuali, al fine di fornire una documentazione il più possibile completa sul sito.

La ceramica esaminata è tutta realizzata a mano e conserva spesso traccia della lavorazione a colombino. Le superfici sono lisciate, più o meno accuratamente, ed in rarissimi casi, pertinenti ad alcune scodelle ad orlo rientrante, tazze o biconici, lucidate.

Gli impasti, dei quali è stata tentata una classificazione formalizzata, sono assai eterogenei, in relazione verosimilmente sia alla produzione, più fine o grossolana, sia alla cronologia, e presentano un’ampia gamma di realizzazioni, dagli impasti molto disomogenei a matrice compatta poco porosa con inclusi eterogenei per natura e dimensioni, fino ai più tardi impasti resi omogenei a matrice porosa con degrassante selezionato e calibrato.

La presentazione del materiale è organizzata per classi tipologiche, procedendo (secondo una scelta arbitraria) dalle forme vascolari più aperte alle più chiuse e dalle fini alle grossolane.

III.1. Scodelle

Sono così definiti vasi di forma aperta, poco profonda e poco articolata, verosimilmente destinati a contenere cibi solidi (31); tra i 56 esemplari attestati nel materiale di superficie di Rividischia, si riconoscono 7 scodelle troncoconiche (di cui due con orlo a tesa), una scodella a vasca probabilmente emisferica, 48 scodelle ad orlo rientrante di cui 17 con orlo e spalla modellati a costolature oblique.

Le scodelle troncoconiche con orlo non distinto (III.1.1), scarsamente attestate (4 esemplari), hanno profilo arcuato generalmente poco profondo e rappresentano una forma di lunghissima durata; più circoscrivibili nel tempo sono le due scodelle troncoconiche con orlo a tesa, attribuibili al Bronzo recente (32), mentre ad un momento avanzato del Bronzo finale va ascritta la scodella troncoconica con bordo piatto internamente ispessito ed aggettante (III.1.3), con confronti soprattutto in area castricola ed istriana.

La scodella a calotta con bordo bilateralmente aggettante (III.1.2) è ascrivibile al Bronzo recente, probabilmente alla fase evoluta, e risulta attestata sia in area veneta che nel Friuli centrale.

Le scodelle ad orlo rientrante (III.1.4-17), documentate da 48 esemplari, costituiscono una forma comparsa già nel pieno ed evoluto Bronzo recente (BAGOLAN et alii 1997, fig. 197b, 12) ed ampiamente diffusa tra l’inizio del Bronzo finale e la prima età del ferro (CARDARELLI 1983), arco cronologico in cui risulta ampiamente in voga anche la decorazione a solcature dell’orlo e della spalla; gli esemplari di Rividischia presentano nella maggior parte dei casi un orlo poco sviluppato o appena accennato, collocandosi in qualche caso (III.1.11) ancora nel Bronzo recente, più genericamente tra Bronzo finale e prima età del ferro negli altri. La decorazione a costolature oblique sull’orlo e la spalla di tali vasi (16 esemplari, III.10-17) compare in ambito regionale in una fase iniziale del Bronzo finale (33) ed è attestata almeno fino all’inizio dell’età del ferro (34); al medesimo arco cronologico sono probabilmente riferibili le meno frequenti scodelle ad orlo rientrante con spalla modellata a costolature orizzontali (III.1.7) (35). Ad una scodella ad orlo rientrante era probabilmente pertinente la piccola presa orizzontale biforata frammentaria (III.1.18).

III.1.1) Bordo appiattito, appena aggettante esternamente, orlo non distinto dall’accenno di vasca a profilo troncoconico arcuato. Impasto semifine, superfici lisciate bruno rossastro. Lungh. 3,6. (1989) Inv. n. 224.643 (Tav. V, 1).

Cfr. BIANCHIN CITTON 1989, fig. 26, 3; MIZZAN 1996, LXXVI, 456.

III.1.2) Bordo appiattito bilateralmente aggettante, orlo non distinto dall’accenno di vasca arcuata, probabilmente a calotta. Impasto grossolano, superfici lisciate bruno chiaro arancio. (1989) Inv. n. 224.799 (Tav. V, 2).

Cfr. BAGOLAN et alii 1997, fig. 198a, 7; SALZANI 1993, tav. II, 14; BIANCHIN CITTON 1989, fig. 18, 2; BORGNA 1994, fig. 25, 6.

III.1.3) Bordo piatto fortemente ispessito ed aggettante all’interno, vasca a profilo arcuato. Impasto semifine, superfici lisciate, rosse. Lungh. 3,1. (1989) Inv. n. 224.557 (Tav. V, 3).

Cfr. CARDARELLI 1983, tipo 13 e tav. 29B, 14; MORETTI 1978, fig. 9, 6.

III.1.4) Bordo assottigliato e arrotondato, brevissimo orlo rientrante, spalla ispessita ed appena angolata, accenno di vasca a profilo arcuato profondo. Impasto fine, superfici lisciate accuratamente bruno scuro. Lungh. 2,8. (1989) Inv. n. 224.550 (Tav. V, 6).

III.1.5) Bordo appiattito, brevissimo orlo appena rientrante, ampia spalla arrotondata, accenno di vasca troncoconica profonda rettilinea. Impasto fine, superfici lisciate grigie e brune. Lungh. 5,2. (1989) Inv. n. 224.548 (Tav. V, 7).

Cfr.: BIANCHIN CITTON, PAIOLA 1994, fig. 15, 2; SALZANI 1973, tav. VII, 4; MIZZAN 1996, tav. IXC, 590.

III.1.6) Bordo assottigliato, orlo rientrante, ampia spalla arrotondata, vasca a profilo subrettilineo profondo. Impasto semifine, superfici lisciate bruno chiaro. Lungh. 3,9. (1989) Inv. n. 224.547 (Tav. V, 8).

Cfr. BORGNA 1994, fig. 30, 38.

III.1.7) Bordo assottigliato, breve orlo rientrante, spalla ispessita e modellata a costolature orizzontali, quella superiore più marcata, vasca a profilo arcuato poco profondo. Impasto fine, superfici grigie, quella esterna lucidata, l’interna lisciata accuratamente. Lungh. 3,5. (1989) Inv. n. 224.555 (Tav. V, 9).

III.1.8) Bordo appiattito, orlo rientrante, spalla decorata a costolature orizzontali, traccia di vasca arcuata. Impasto semifine, superfici lisciate bruno chiaro. Lungh. 3,3. (1989) Inv. n. 224.556 (Tav. V, 10).

Cfr. CARDARELLI 1983, tipo 29; tav. 31 A, 3.

III.1.9) Bordo arrotondato, brevissimo orlo appena rientrante, spalla angolata, vasca a profilo arcuato poco profondo. Impasto fine, superfici lisciate accuratamente bruno scuro. Lungh. 4,6. (1989) Inv. n. 224.552 (Tav. V, 11).

Cfr. BAGOLAN et alii 1997, fig. 198b, 12; MORETTI 1978, fig. 5, 4.

III.1.10) Bordo arrotondato, breve orlo rientrante, spalla arrotondata modellata come l’orlo ad ampie costolature oblique, accenno di vasca troncoconica profonda. Impasto semifine, superfici lisciate bruno grigiastro. Lungh. 5,2. (1989) Inv. n. 224.561 (Tav. V, 12).

Cfr. MASELLI SCOTTI 1986, tav. 1, 8.

III.1.11) Bordo tagliato obliquamente verso l’interno, spalla modellata a lunghe costolature oblique poco marcate, accenno di vasca a profilo arcuato profondo. Impasto fine, superfici accuratamente lisciate. Lungh. 5,5. (1989) Inv. n. 224.559 (Tav. V, 13).

Cfr. CARDARELLI 1983, tav. 30, 13; MASELLI SCOTTI 1984, tav. II, 3.

III.1.12) Bordo arrotondato, orlo rientrante modellato a lunghe costolature oblique, accenno di vasca troncoconica profonda arcuata. Impasto fine, superfici accuratamente lisciate grigio scuro. Lungh. 4,6. (1989) Inv. n. 224.560 (Tav. V, 14).

Cfr. CARDARELLI 1983, tav. 30, 13; MASELLI SCOTTI 1984, tav. II, 4.

III.1.13) Bordo arrotondato, orlo rientrante modellato ad ampie costolature oblique, vasca a profilo subrettilineo poco profondo. Impasto fine, superfici lisciate bruno scuro. Lungh. 3,5. (1989) Inv. n. 224.543 (Tav. V, 15).

Cfr. MASELLI SCOTTI 1984, tav. II, 3; MASELLI SCOTTI 1986, tav. 1, 7-8.

III.1.14) Bordo arrotondato, breve orlo rientrante modellato a costolature oblique, accenno di vasca troncoconica profonda rettilinea. Impasto fine, superfici lisciate grigie e brune. Lungh. 4,1. (1989) Inv. n. 224.569 (Tav. V, 16).

III.1.15) Bordo arrotondato, orlo verticale, ampia spalla arrotondata; orlo e spalla sono modellati esternamente da marcate e lunghe costolature oblique, accenno di vasca troncoconica schiacciata appena arcuata. Impasto semifine, superfici lisciate grigie. Lungh. 5. (1989) Inv. n. 224.567 (Tav. V, 17).

Cfr. MASELLI SCOTTI 1986, tav. 1, 7; SALERNO 1996, fig. 27b, 21.

III.1.16) Bordo tagliato verticalmente verso l’interno, orlo e spalla modellati da marcate costolature oblique, accenno di vasca troncoconica arcuata schiacciata. Impasto semifine, superfici lucidate nere. Lungh. 5,2, Ø ded. 16,8. (1989) Inv. n. 224.565 (Tav. V, 18).

Cfr. SALZANI 1973, tav. II, 2; SALERNO 1996, fig. 27b, 21.

III.1.17) Bordo appiattito, brevissimo orlo rientrante modellato a profonde costolature oblique, accenno di vasca troncoconica schiacciata arcuata. Impasto fine, superfici accuratamente lisciate grigio scuro. Lungh. 3,9. (1989) Inv. n. 224.563 (Tav. V, 19).

Cfr. SALZANI 1973, tav. VII, 2; SALERNO 1996, fig. 42a, 150.

III.1.18) Presa frammentaria con doppio foro passante, originariamente probabilmente impostata sulla spalla di una scodella

ad orlo rientrante. Impasto semifine, superficie lisciata bruno rossastro chiaro. Lungh. 3,5. (1989) Inv. n. 224.574 (Tav.

V, 20).

Cfr. SALZANI 1993, tav. V, 7.

III.2. Tazze e ciotole

Vengono così definiti vasi di forma articolata, dalla funzione prevalentemente potoria e profilo sostanzialmente analogo; la distinzione tra tazze e ciotole è basata su un criterio dimensionale (36). Sono attestate tazze e ciotole carenate, in cui cioè il profilo forma una marcata articolazione angolata al raccordo tra la parete e la vasca, e meno frequenti tazze lenticolari, caratterizzate da un collo subverticale o svasato concavo e da una spalla arrotondata più o meno rigonfia.

Nell’ambito del Bronzo recente, probabilmente tra le fasi piena ed evoluta del periodo, sono inquadrabili 13 esemplari, per la maggior parte gravemente frammentari, di tazze e ciotole carenate con parete concava, da poco svasata a verticale a rientrante e carena angolata, in genere abbastanza marcata (III.2.1-8); tra questi sembrerebbe forse riconducibile con maggiore probabilità alla fase evoluta del Bronzo recente l’esemplare III.2.2, dalla vasca particolarmente schiacciata.

Le tazze carenate a parete verticale concava e carena fortemente ispessita (4 esemplari, III.2.6) sono accostabili ad un tipo assegnato in area veneta al Bronzo recente (37) e sembrerebbero trovare confronto in un esemplare assegnato alla fase 1 di Frattesina (XII sec. a. C.).

Il frammento di carena di grande tazza decorato da un esteso motivo di solcature concentriche attorno ad un modesto ispessimento della carena arrotondata (III.2.17) trova un preciso confronto in un vaso della tomba 57 della necropoli di Gradina sul Canale di Leme, in Istria, assegnata all’XI sec. a. C.

Il frammento di tazza carenata con carena modellata a costolature oblique e distinta da una leggera solcatura (III.2.15) sembrerebbe trovare riscontro nella II fase di Frattesina (XI-metà X sec. a. C.), mentre più generico nell’ambito del Bronzo finale e della prima età del ferro è l’inquadramento di tre frammenti di spalla modellata a costolature oblique, dubitativamente riferiti a tazze lenticolari.

Vanno probabilmente ascritti ad un momento pieno o tardo del Bronzo finale i due frammenti di carena marcata decorati da tacche oblique (III.2.16).

La tazza carenata III.2.9, per la quale non è stato rintracciato un confronto puntuale nella bibliografia consultata, può essere accostata per una certa somiglianza nel motivo decorativo ad un piccolo biconico da Concordia, Area del Teatro-Quartiere Nord-Ovest, assegnato al X-IX sec. a. C. (38). Al medesimo periodo sono ascrivibili il frammento di tazza lenticolare decorato da un fascio di leggere scanalature oblique (III.2.13) ed il frammento di tazza decorato da due solcature a falsa cordicella marginate da punti impressi (III.2.15) (39), nonché, probabilmente, i frammenti di tazze lenticolari decorate sulla carena da trattini incisi obliqui (III.2.11) e da un motivo angolare di solcature assai irregolari (III.2.13) (40), pur in mancanza di confronti puntuali.

III.2.1) Frammento di ciotola carenata: bordo appiattito, breve orlo svasato, breve parete leggermente rientrante, carena angolata, traccia di vasca troncoconica probabilmente arcuata. Impasto fine, superfici lisciate brune. Lungh. 4,6, Ø ded. 15,6. (1989) Inv. n. 224.583 (Tav. VI, 1).

III.2.2) Frammento di ciotola carenata: bordo arrotondato, orlo svasato, breve parete subverticale, carena angolata, vasca a profilo arcuato molto schiacciato. Impasto semifine, superfici lucidate nere, ampiamente abrase. Lungh. 5,4, Ø ded. 9. (1989) Inv. n. 224.533 (Tav. VI, 4).

Cfr. CARDARELLI 1983, tipo 47 e tav. 27, 2; BORGNA 1994, fig. 45, 139.

III.2.3) Frammento di ciotola carenata: bordo assottigliato, ampio orlo poco svasato a profilo continuo con l’alta parete poco svasata, internamente distinta da una risega, carena angolata poco pronunciata, accenno di vasca a profilo arcuato poco profondo. Impasto fine, superfici lucidate nere. Lungh. 6,8, Ø ded. 32. (1989) Inv. n. 224.580 (Tav. VI, 5).

Cfr. BIANCHIN CITTON 1989, fig. 17, 4; 23, 2; MORETTI 1983c, tav. 34, 14; BELLINTANI 1992, tipo 3b, tav. 1, 1; HORVAT-SAVEL 1988-1989 (Dolnij Lakos), tav. 3, 3; solo per la forma: VITRI 1983a, fig. 6, 12; BIANCHIN CITTON 1996a, fig. 8, 22.

III.2.4) Frammento ricomposto di ciotola carenata: bordo tagliato obliquamente all’esterno, orlo svasato a profilo continuo con la parete verticale concava, carena angolata, traccia della vasca a profilo probabilmente schiacciato; diametro massimo all’orlo. Impasto semifine, superfici accuratamente lisciate bruno chiaro e rosato. Lungh. 13, Ø ded. 30,6. (1989) Inv. n. 224.577 (Tav. VI, 3).

Cfr. per la parete sopra la carena: BORGNA 1994, fig. 45, 139.

III.2.5) Frammento di tazza carenata: bordo appiattito, breve orlo svasato a profilo continuo con la parete verticale concava, carena angolata, traccia di vasca arcuata. Impasto semifine, bruno rossastro scuro. Lungh. 3,7. (1989) Inv. n. 224.591 (Tav. VI, 4).

III.2.6) Frammento di tazza carenata: bordo assottigliato, orlo svasato a profilo continuo con la parete concava verticale, traccia della carena fortemente ispessita e della vasca a profilo probabilmente arcuato schiacciato; diametro all’orlo pressoché analogo a quello alla carena, nella quale resta l’incavo per il pomello d’innesto dell’attacco inferiore di un’ansa con attacco superiore all’orlo. Impasto fine, superfici lisciate bruno chiaro e rosato. Lungh. 7,6, Ø ded. 12,6. (1989) Inv. n. 224.576 (Tav. VI, 6).

Cfr. CAPOFERRI 1988, tav. 55, 4 (BR 1 e/o 2); LEONARDI 1978b (Altavilla Vicentina), fig. 1, 1; ARENOSO CALLIPO, BELLINTANI 1994, fig. 22, 3.

III.2.7) Frammento di tazza carenata: base dell’orlo svasato a profilo continuo con la parete concava rientrante, carena marcata angolata, traccia di vasca a profilo arcuato forse poco profondo. Impasto semifine, superfici lisciate accuratamente bruno scuro. Lungh. 3,1. (1989) Inv. n. 224.595 (Tav. VI, 8).

Cfr. SALZANI 1976a, fig. 1, 6; BELLINTANI 1992, tipo 7a, tav. 2, 11.

III.2.8) Frammento di ciotola o tazza carenata: traccia della base di parete appena rientrante, carena angolata marcata da un cordone applicato orizzontale a tacche, vasca arcuata profonda. Impasto semigrossolano, superficie lisciate bruno rossastro. Lungh. 5,2. (1989) Inv. n. 224.599 (Tav. VI, 15).

III.2.9) Frammento di tazza carenata: accenno della parete verticale concava, carena ispessita angolata, accenno di vasca a profilo arcuato schiacciato; alla base della parete si dispone una solcatura a zig-zag, sovrastata da tre solcature irregolarmente

orizzontali marginate superiormente da una sequenza orizzontale di punti impressi; il motivo è interrotto, verosimilmente in prossimità di un’ansa. Impasto fine, superfici lisciate. Lungh. 3,5. (1989) Inv. n. 224.540; (Tav. VI, 5).

III.2.10) Frammento di tazza carenata: traccia della base della parete rientrante, carena distinta da leggera solcatura ed ispessita modellata da brevi costolature oblique. Impasto fine, superfici lisciate grigie. Lungh. 3,8. (1989) Inv. n. 224.582 (Tav. VI, 12).

Cfr. per il tipo BELLINTANI 1992, tipo 7a, tav. 16-23.

III.2.11) Frammento di tazza lenticolare: alto collo verticale appena concavo, spalla arrotondata poco prominente distinta superiormente da una solcatura orizzontale larga; la base del collo e la spalla sono decorate da tre sequenze orizzontali di tratti obliqui incisi. Impasto fine, superfici lisciate grigie. Lungh. 3,3. (1989) Inv. n. 224.598 (Tav. VI, 10).

III.2.12) Frammento di tazza lenticolare: spalla arrotondata decorata superiormente da una solcatura orizzontale da cui si dipartono solcature formanti triangoli pendenti irregolari, tratti obliqui paralleli ed un tratto verticale. Impasto fine, superfici lisciate. Lungh. 5. (1989) Inv. n. 224.542; (Tav. VI, 11).

III.2.13) Frammento di tazza lenticolare: traccia della base del collo, spalla arrotondata decorata da leggere scanalature oblique. Impasto fine, superfici lisciate grigio scuro. Lungh. 2,4. (1989) Inv. n. 224.584 (Tav. VI, 13).

SALZANI 1976c, fig. 9, 17.

III.2.14) Frammento di tazza lenticolare: traccia della base del collo, carena ispessita formante un leggera risega decorata da

leggere impressioni oblique, vasca troncoconica schiacciata debolmente arcuata. Impasto fine, superfici lisciate grigie e brune. Lungh. 8,4, Ø ded. 18. (1989) Inv. n. 224.585 (Tav. VI, 14).

Cfr. per la forma: MIZZAN 1996, tav. CXX, 807; motivo: SALZANI 1990-1991, fig. 21, 6.

III.2.15) Frammento di tazza: collo concavo decorato alla base da una sequenza lineare di punti impressi, spalla ampia poco prominente decorata da due solcature orizzontali a falsa cordicella. Impasto fine, superfici lisciate. Lungh. 2,1. (1989) Inv. n. 224.541 (Tav. VI, 19).

Cfr. per il motivo: CÀSSOLA GUIDA, VITRI 1988, tav. VI, 5-7; MIZZAN 1996, tav. X, 59; XLI, 226; LXXXIII, 520; XCI, 592; MASELLI SCOTTI 1984, tav. II, 15.

III.2.16) Frammento di grande tazza o di vaso biconico: traccia della parete nettamente rientrante, carena pronunciata a spigolo smussato e decorata da tacche oblique, accenno di vasca troncoconica rettilinea schiacciata. Impasto semigrossolano, superfici lisciate bruno rossastro scuro. Lungh. 6,6. (1989) Inv. n. 224.603 (Tav. VI, 16).

Cfr. BELLINTANI 1992, tipo D2; MASELLI SCOTTI 1984, tav. VII, 5.

III.2.17) Frammento di grande tazza o di vaso biconico: carena arrotondata ispessita in corrispondenza di una bugna conica poco prominente, di cui rimane traccia, decorata da solcature concentriche ravvicinate. Impasto semifine, superfici accuratamente lisciate brune. Lungh. 5,9. (1989) Inv. n. 224.602 (Tav. VI, 17).

Cfr. MIHOVILIC 1973, tav. 26 (tb 57); (motivo) BORGNA 1994, fig. 35, 85; MASELLI SCOTTI 1986, tav. 2, 9.

III.3. Piatti, scodelloni, vasi subcilindrici

È presente un solo frammento di piatto (III.3.1), di un tipo confrontabile in area veneta dove è datato al Bronzo recente-recente evoluto; al medesimo periodo sono assegnabili gli scodelloni a profilo troncoconico arcuato profondo (10 esemplari), ad orlo non distinto, in un caso decorato a tacche, o ad orlo appena svasato o verticale (III.3.2), ed un esemplare di scodellone carenato a brevissimo orlo appena svasato ed ispessito, alta parete rientrante appena concava, carena poco marcata, vasca profonda (41). Sulla base soprattutto di confronti regionali e nel trevigiano, sono assegnabili al Bronzo recente-recente evoluto anche i vasi subcilindrici ad orlo non distinto o, in tre casi, con bordo bilateralmente ispessito (14 esemplari, III.3.3); l’esemplare con orlo a T (III.3.4) può forse essere circoscritto al momento evoluto e alla fase di passaggio al Bronzo finale iniziale. Al Bronzo recente-recente evoluto vanno infine assegnati anche 5 frammenti di orli ad inclinazione non determinabile, forse pertinenti a vasi di questo tipo, di cui 2 con bordo bilateralmente ispessito ed aggettante e 3 con bordo a T.

III.3.1) Frammento di piatto: bordo appiattito, breve parete rettilinea svasata su cui è impostato un cordone applicato orizzontale decorato da ampie impressioni ovali, attacco al fondo angolato ed espanso a tacco, accenno di fondo leggermente concavo. Impasto grossolano, superfici approssimativamente lisciate arancio rossastro. Lungh. 9,4, Ø ded. 15,6. (1989) Inv. n. 224.656 (Tav. VII, 1).

Cfr. CAPOFERRI 1988, tav. 54, 12; FASANI, SALZANI 1975, tav. III, 9.

III.3.2) Frammento di scodellone: bordo appiattito, orlo verticale leggermente concavo, accenno di vasca troncoconica profonda arcuata su cui è applicato un cordone suborizzontale ad ampie e profonde impressioni. Impasto grossolano, superfici lisciate bruno rossastro e grigio. Lungh. 7,7. (1989) Inv. n. 224.806 (Tav. VII, 2).

III.3.3) Frammento di vaso subcilindrico: bordo appiattito bilateralmente espanso a T ed appena inclinato all’interno, orlo non distinto, accenno di parete a profilo subcilindrico leggermente aperto. Impasto semifine, superfici lisciate bruno rossastro chiaro. Lungh. 4. (1989) Inv. n. 224.645 (Tav. VII, 3).

Cfr. BORGNA 1994, fig. 35, 74; 39, 104; 40, 116.

III.3.4) Frammento di vaso subcilindrico: bordo appiattito leggermente profilato internamente, orlo ad andamento irregolare non distinto dall’accenno di parete a profilo rettilineo su cui è impostata una presa ellissoidale, il cui margine conservato è espanso in un cordone applicato orizzontale a sezione triangolare. Impasto semifine, superfici lisciate brune. Lungh. 7,2. (1989) Inv. n. 224.646 (Tav. VII, 4).

Cfr. BORGNA 1994, fig. 34, 68; 41, 121; 49, 160; per la presa: BIANCHIN CITTON 1989, fig. 23, 19.

III.4. Olle

Si tratta di vasi, attestati da 120 frammenti, di forma prevalentemente ovoide, talora globosa, destinati alla conservazione e alla preparazione degli alimenti, e probabilmente anche a servire genericamente da contenitori in ambiti funzionali diversi.

All’età del bronzo recente (42) sono riconducibili gli esemplari a bordo ispessito ed espanso bilateralmente, anche a T, con orlo non distinto o verticale (III.4.1-3); 3 frammenti di olle ovoidi ad orlo svasato con bordo decorato a tacche (III.4.6-7); un frammento di olla ovoide con breve orlo poco svasato (TASCA 1996, fig. 1, 2); 3 frammenti di olle a breve orlo verticale e breve spalla marcata (43); il frammento di parte inferiore del corpo di un’olla decorato da cordoni verticali (III.4.24).

Sei frammenti presentano invece l’orlo a tesa obliqua, ispessito internamente al contatto con la spalla dove forma frequentemente uno spigolo vivo (III.4.14-15, 18-20), elemento caratteristico del Bronzo recente evoluto e della fase di passaggio al Bronzo finale secondo la sequenza evolutiva di tali orli individuata in Veneto (44). Nel Bronzo finale (XI-X sec. a. C.) sembrerebbero prevalentemente inquadrabili gli orli a tesa, più o meno ampi, con spigolo vivo interno, anche doppio, privo dell’ispessimento (25 esemplari, III.4.16-17, 21) (45); i 5 orli nettamente svasati a profilo concavo internamente sfaccettato (III.4. 22) ed i 3 esemplari ad ispessimento e appiattimento superiore e doppio spigolo interno (III.4.23) sono riconducibili a modelli diffusi nel Bronzo finale-prima età del ferro (XI-IX sec. a. C.) in area carsica e nel gruppo di Dobova; quelli riconducibili ad olle ovoidi si rifanno a modelli ben attestati nel Bronzo finale nell’area hallstattiana slovena, dove peraltro proseguono per buona parte della prima età del ferro. Ad un momento avanzato del Bronzo finale sembrerebbe assegnabile, in base a confronti con il basso Veronese, l’esemplare con orlo poco svasato debolmente concavo (III.4.4).

Gli orli svasati di olle ad ispessimento e appiattimento superiore, presenti con 16 esemplari (III.4.9-13), sono caratteristici in ambito regionale e fino al Veneto orientale del tardo Bronzo finale-Ferro iniziale (X-IX sec. a. C.); ad un momento centrale di questo periodo va probabilmente attribuita, in base al confronto con un esemplare da Pozzuolo, l’olletta a profilo aperto schiacciato (III.4.8).

Ad un vaso di forma ollare è riferibile il beccuccio versatoio frammentario (III.4.30): si tratta di un elemento presente in area veneta soprattutto nel Bronzo recente, ma noto anche in epoche successive (46).

Altri frammenti consentono solo un inquadramento molto generico: la decorazione a tacche oblique sulla spalla alla base dell’orlo è attestata già nella II fase di Frattesina, e prosegue fino alla prima età del ferro, anche se i confronti migliori per il frammento da Rividischia (III.4.26) farebbero propendere per una datazione compresa tra tardo X e IX sec. a. C. La presenza sulla spalla alla base dell’orlo di coppie o fasci di solcature orizzontali, anche marginati da piccole cuppelle o punti impressi (III.4.16, 27-29), è un elemento caratteristico del Bronzo finale, a partire già da un suo momento piuttosto arcaico (47).

III.4.1) Bordo appiattito ed ispessito, a sezione triangolare esternamente aggettante, orlo probabilmente non distinto su spalla inclinata. Impasto semigrossolano, superfici lisciate rossastre. Lungh. 4,7. (1989) Inv. n. 224.760 (Tav. VII, 5).

Cfr. SVOLJØAK 1988-1989, tav. 4, 8 (Most na Soœi).

III.4.2) Bordo appiattito bilateralmente aggettante, più marcatamente all’esterno, orlo ispessito non distinto dall’accenno di spalla sfuggente. Impasto grossolano, superfici lisciate rosso arancio. Lungh. 4,5. (1989) Inv. n. 224.525 (Tav. VII, 6).

Cfr. SALZANI 1989, fig. 4, 8; BIANCHIN CITTON 1989, fig. 18, 8; 27, 6.

III.4.3) Bordo appiattito ed espanso bilateralmente a T, breve orlo verticale a profilo continuo con la traccia di spalla. Impasto grossolano, superfici lisciate arancio rossastro. Lungh. 4,4. (1989) Inv. n. 224.651 (Tav. VII, 7).

Cfr. BORGNA 1994, fig. 35, 74; MORETTI 1978 (Nivize), tav. 2, 12.

III.4.4) Bordo appiattito, orlo poco svasato leggermente concavo, a profilo continuo con l’accenno di spalla sfuggente. Impasto semigrossolano, superfici lisciate bruno rossastro e nero. Lungh. 4,8, Ø ded. 14. (1989) Inv. n. 224.728 (Tav. VII, 8).

Cfr. SALZANI 1974, fig. 8, 8.

III.4.5) Bordo appiattito e bilateralmente ispessito, ampio orlo appena svasato e concavo, traccia di spalla sfuggente. Impasto semigrossolano, superfici lisciate bruno chiaro. Lungh. 3,6. (1989) Inv. n. 224.747 (Tav. VII, 9).

Accostabile a BORGNA 1994, fig. 49, 158.

III.4.6) Bordo arrotondato decorato da ampie tacche circolari, orlo

svasato poco concavo, nettamente articolato rispetto all’accenno di spalla sfuggente. Impasto semigrossolano, superfici lisciate rossastre. Lungh. 5. (1989) Inv. n. 224.699 (Tav. VII, 10).

Cfr. BIANCHIN CITTON 1989, fig. 17, 11; SALERNO 1996, tav. 28, 27.

III.4.7) Bordo arrotondato decorato da impressioni subcircolari, orlo svasato, traccia di innesto sulla spalla. Impasto semifine, superfici lisciate bruno rossastro. Lungh. 2,5. (1989) Inv. n. 224.746 (Tav. VII, 11).

Cfr. BIANCHIN CITTON 1996a, fig. 7, 4-5.

III.4.8) Bordo arrotondato decorato da tacche oblique, breve orlo svasato, spalla appena ispessita molto sfuggente, accenno di corpo a profilo schiacciato aperto. Impasto semigrossolano, superfici lisciate nerastre. Lungh. 4,5, Ø ded. 15. (1989) Inv. n. 224.642 (Tav. VII, 12).

Cfr. MIZZAN 1996, tav. LXXVII, 467.

III.4.9) Bordo appiattito esternamente aggettante, ampio orlo svasato poco concavo. Impasto semigrossolano, superfici lisciate brune. Lungh. 3,2. (1989) Inv. n. 224.713 (Tav. VII, 13).

Cfr. MIZZAN 1996, tav. III, 12; CXXXVII, 925; MASELLI SCOTTI 1984, tav. II, 9.

III.4.10) Bordo appiattito, breve orlo svasato fortemente concavo con appiattimento superiore e spigolo vivo interno. Impasto semigrossolano, superfici lisciate bruno rossastro. Lungh. 2,8. (1989) Inv. n. 224.718 (Tav. VII, 14).

Cfr. MIZZAN 1996, tav. III, 17; LI, 300; LXV, 368; XCVI, 627; MASELLI SCOTTI 1984, tav. III, 9.

III.4.11) Bordo arrotondato, ampio orlo svasato superiormente appiattito con spigolo interno. Impasto semifine, superfici lisciate bruno grigiastro. Lungh. 6,6. (1989) Inv. n. 224.538 (Tav. VII, 15).

Cfr. MIZZAN 1996, tav. I, 3; III, 17; IV, 19 e passim; MASELLI SCOTTI 1984, tav. II, 17.

III.4.12) Bordo arrotondato, orlo svasato fortemente concavo, superiormente appiattito ed aggettante all’esterno, con doppio spigolo interno, traccia di innesto sulla spalla. Impasto semifine, superfici lisciate bruno rossastro scuro. Lungh. 6. (1989) Inv. n. 224.626 (Tav. VII, 21).

Cfr. BORGNA 1991, fig. 8, 5; ADAM et alii 1983-1984, fig. 11, 2.

III.4.13) Bordo appiattito, ampio orlo molto svasato con largo appiattimento superiore e spigolo vivo interno. Impasto semigrossolano, superfici lisciate bruno scuro nerastro. Lungh. 3,9. (1989) Inv. n. 224.715 (Tav. VII, 19).

Cfr. MIZZAN 1996, tav. XXI, 114; XXII, 128; LI, 299.

III.4.14) Bordo assottigliato, orlo svasato pressoché a tesa poco inclinata, internamente ispessito ed a spigolo vivo al contatto con l’accenno di spalla sfuggente. Impasto semifine, superfici lisciate rosso arancio. Lungh. 4,9. (1989) Inv. n. 224.995 (Tav. VII, 16).

III.4.15) Bordo arrotondato, ampio orlo svasato pressoché a tesa poco inclinata, internamente ispessito ed a spigolo vivo al contatto con l’accenno di spalla sfuggente. Impasto semigrossolano, superfici lisciate bruno rossastro. Lungh. 8,1. (1989) Inv. n. 224.641 (Tav. VII, 17).

Cfr. SALZANI 1993, tav. IV, 2; BIANCHIN CITTON 1989, fig. 18, 9.

III.4.16) Bordo appiattito, breve orlo poco svasato rettilineo formante spigolo interno con la traccia di spalla inclinata, decorato alla base da una sequenza orizzontale di piccole cuppelle marginata da una solcatura orizzontale. Impasto semigrossolano, superfici accuratamente lisciate bruno scuro. Lungh. 3,4, Ø ded. 16. (1989) Inv. n. 224.600 (Tav. VIII, 1).

III.4.17) Bordo appiattito, orlo poco svasato rettilineo ispessito all’estremità, traccia di attacco alla spalla. Impasto semifine, superfici lisciate arancio rossastro. Lungh. 3,9. (1989) Inv. n. 224.712 (Tav. VII, 18).

III.4.18) Bordo appiattito, ampio orlo a tesa inclinata internamente ispessito ed aggettante, accenno di spalla a profilo sfuggente. Impasto semigrossolano, superfici lisciate rosso chiaro-arancio. Lungh. 6,2, Ø ded. 20,6. (1989) Inv. n. 224.650 (Tav. VIII, 3).

Cfr. SALZANI 1993, tav. IV, 2; VII, 6; XII, 4; BIANCHIN CITTON 1989, fig. 18, 9.

III.4.19) Bordo arrotondato decorato da tacche triangolari, orlo svasato ispessito e con spigolo interno all’attacco con la spalla sfuggente sulla quale immediatamente sotto l’orlo è impostata una piccola presa frammentaria. Impasto semifine, superfici lisciate, accuratamente all’interno, bruno scuro nerastro. Lungh. 4,2. (1989) Inv. n. 224.707 (Tav. VII, 22).

Cfr. BIANCHIN CITTON 1989, fig. 18, 9; 29 (US 35), 5; BIANCHIN CITTON 1996a, fig. 7, 5.

III.4.20) Bordo arrotondato, orlo a tesa inclinata formante spigolo interno ed esternamente ispessito all’attacco con la spalla sfuggente. Impasto semigrossolano, superfici lisciate bruno rossastro. Lungh. 4,1. (1989). Inv. n. 224.739 (Tav. VII, 20).

Cfr. BIANCHIN CITTON 1989, fig. 17, 8; 25, 9; BIANCHIN CITTON 1996a, fig. 7, 4-5.

III.4.21) Bordo appiattito, orlo a tesa nettamente obliqua formante un doppio spigolo interno al raccordo con l’ampia spalla sfuggente. Impasto semigrossolano, superfici lisciate bruno nerastro. Lungh. 3,7, Ø ded. 20. (1989) Inv. n. 224.631 (Tav. VIII, 2).

Cfr. BELLINTANI 1986, tav. 2, 1.

III.4.22) Bordo arrotondato e assottigliato, orlo nettamente svasato concavo internamente sfaccettato, accenno di spalla a profilo marcato. Impasto grossolano, superfici lisciate bruno scuro. Lungh. 6,1, Ø ded. 22. (1989) Inv. n. 224.632 (Tav. VIII, 4).

Accostabile a MORETTI 1983c, tav. 34, 4.

III.4.23) Bordo appiattito, orlo svasato con appiattimento superiore e doppio spigolo vivo interno. Impasto semigrossolano, superfici lisciate bruno scuro nerastro. Lungh. 4,4. (1989) Inv. n. 224.625 (Tav. VIII, 6).

Cfr. MORETTI 1978, fig. 1, 1-5; MASELLI SCOTTI 1981, tav. 1, 19; BORGNA 1991, fig. 8, 4; BIANCHIN CITTON 1996a, fig. 8, 26.

III.4.24) Parte inferiore della parete svasata arcuata decorata da cordoni applicati verticali, traccia di attacco espanso al fondo. Impasto semigrezzo, superfici lisciate arancio rossastro e bruno grigiastro. Lungh. 6. (1989) Inv. n. 224.671 (Tav. VII, 23).

Cfr. CÀSSOLA GUIDA, VITRI 1988, tav. I, 6; accostabile a BIANCHIN CITTON 1996a fig. 8, 19, ma con scanalature.

III.4.25) Base dell’orlo svasato, spalla molto sfuggente, accenno del corpo ovoide; alla base dell’orlo coppia di solcature orizzontali ravvicinate. Impasto semigrossolano, superfici lisciate rossastre. Lungh. 4,8. (1989) Inv. n. 224.704 (Tav. VIII, 5).

III.4.26) Orlo svasato, accenno di spalla decorata da una sequenza orizzontale di tacche oblique. Impasto fine, superfici lisciate grigio scuro. Lungh. 2,8. (1989) Inv. n. 224.703 (Tav. IX, 7).

Cfr. SALZANI 1974, fig. 7, 9-10; SALZANI 1993, tav. 25, 1, 7; BELLINTANI 1992, tipo D2, tav. 5, 13; MASELLI SCOTTI 1984, tav. VII/2.

III.4.27) Base dell’orlo svasato internamente ispessito e formante uno spigolo con l’accenno di spalla a profilo troncoconico debolmente arcuato, decorata da tre solcature orizzontali e da una sequenza orizzontale di piccole cuppelle. Impasto semifine, superfici accuratamente lisciate nerastre. Lungh. 4,6. (1989) Inv. n. 224.606 (Tav. IX, 8).

Cfr. SALZANI 1990-1991, fig. 33, 5; MIZZAN 1996, tav. X, 58.

III.4.28) Accenno dell’orlo svasato, decorato alla base da una sequenza lineare di piccole cuppelle, accenno di parete a profilo troncoconico rettilineo decorata da un fascio di solcature suborizzontali ravvicinate. Impasto semifine, superfici accuratamente lisciate nerastre. Lungh. 3,6. (1989) Inv. n. 224.609 (Tav. IX, 9).

Cfr. per il motivo MIZZAN 1996, tav. X, 58.

III.4.29) Orlo svasato, frammentario all’estremità, con doppio spigolo interno, ispessito in corrispondenza dell’attacco alla spalla inclinata decorata da una coppia di larghe solcature orizzontali. Impasto fine, superfici lisciate accuratamente bruno scuro nerastro. Lungh. 4,7. (1989) Inv. n. 224.607 (Tav. IX, 11).

III.4.30) Frammento di beccuccio-versatoio a sezione ovale, impostato su frammento di parete convessa. Impasto semigrossolano, superfici lisciate brune. Lungh. 4,1. (1989) Inv. n. 224.637 (Tav. IX, 2).

Cfr. SALZANI 1976b, fig. 3, 26; SALZANI 1989, fig. 5, 12; BELLINTANI 1986, tav. 2, 3; BELLINTANI 1992, tipo ET 31, tav. 3, 19.

III.5. Vasi biconici e frammenti di orlo e parete attribuibili ad olle o biconici

A grandi contenitori di forma biconica o tendente al biconico inquadrabili nell’ambito del Bronzo recente-recente evoluto, comuni all’area veneta e friulana, sono riferibili orli non distinti (2 esemplari, III.5.1), anche con bordo fortemente ispessito ed aggettante all’esterno (3 esemplari, III.5.2), un orlo a tesa interna, esternamente aggettante (III.5.3), ed un orlo a tesa poco inclinata internamente ispessito ed aggettante (III.5.4). Dubitativamente al Bronzo recente evoluto-Bronzo finale iniziale possono forse essere riferiti i 3 frammenti (III.5.7) di carena marcata da un cordone applicato decorato da tacche oblique. L’ampio orlo a tesa rettilinea inclinata, a facce parallele, con spigolo vivo interno (III.5.5) trova antecedenti nel Bronzo recente ed è più probabilmente assegnabile al Bronzo finale, forse ad un suo momento tardo (X sec. a. C.). Nel corso del Bronzo finale-prima età del ferro andrà inquadrato il frammento di carena decorata da punti impressi e sovrastata da un fascio di solcature oblique (III.5.8), mentre ad una fase compresa tra la fine del Bronzo finale e la prima età del ferro (fine X sec.-IX sec. a. C.) è riconducibile il frammento di spalla, probabilmente di biconico, decorato da fasci obliqui di solcature molto sottili e leggere (III.5.6).

III.5.1) Frammento di biconico: bordo appiattito e aggettante esternamente, orlo appena svasato a profilo continuo con la spalla fortemente inclinata. Impasto grossolano, superfici lisciate bruno rossastro. Lungh. 8,5, Ø 29. (198). Inv. n. 224.652 (Tav. IX, 1).

Cfr. per la forma BIANCHIN CITTON 1989, fig. 23, 20.

III.5.2) Frammento di dolio di forma probabilmente tendente al biconico: bordo appiattito e fortemente aggettante esternamente, orlo non distinto dalla traccia di spalla nettamente inclinata. Impasto grossolano, superfici lisciate. Lungh. 5. (1989) Inv. n. 224.655 (Tav. IX, 3).

Cfr. SALZANI 1993, tav. I, 8; BIANCHIN CITTON 1989, fig. 22, 8.

III.5.3) Frammento di dolio di forma probabilmente tendente al biconico: orlo ad ampia tesa interna esternamente aggettante, con bordo esterno frammentario ed interno appiattito, traccia di spalla fortemente inclinata. Impasto grossolano, superfici lisciate arancio rossastro. Lungh. 5,7. (1989) Inv. n. 224.657 (Tav. IX, 5).

Cfr. SALZANI 1977, fig. 2, 5; BIANCHIN CITTON 1989, fig. 22, 8; GNESOTTO, BALISTA 1992, fig. 1, 3.

III.5.4) Frammento di olla o biconico: bordo appiattito, ampio orlo a tesa poco inclinata internamente ispessito ed aggettante al contatto con la spalla fortemente inclinata. Impasto semigrossolano, superfici lisciate bruno grigiastro. Lungh. 4,5. (1989) Inv. n. 224.654 (Tav. IX, 4).

Accostabile a SALZANI 1993, tav. IV, 8.

III.5.5) Frammento di biconico: bordo appiattito, orlo ad ampia tesa inclinata formante spigolo vivo con la traccia di spalla. Impasto semigrossolano, superfici lisciate bruno rossastro chiaro. Lungh. 4,8. (1989) Inv. n. 224.648 (Tav. IX, 6).

Cfr. BIANCHIN CITTON, GILLI 1998, fig. 8, 58; SALZANI 1993, tav. X, 3; SALZANI 1974, fig. 1, 15; BELLINTANI 1992, tipo 19, tav. 7, 3; SALERNO 1996, fig. 28, 24.

III.5.6) Parete convessa inferiormente ispessita in prossimità della carena, decorata da fasci obliqui di sottili solcature irregolari a disposizione probabilmente angolare. Impasto semifine, superfici lisciate accuratamente brune. Lungh. 8,4. (1989) Inv. n. 224.622 (Tav. IX, 10).

Cfr. SALERNO 1996, fig. 32, 61; PETTARIN 1996, fig. 8, 5; VITRI 1983a, fig. 7, 6, 8; MASELLI SCOTTI 1981, tav. 10, 1-2; MASELLI SCOTTI 1984, tav. VII, 1; per il motivo: SALZANI 1974, fig. 3, 14.

III.5.7) Frammento di carena angolata su cui è applicato un cordone sottile decorato da tacche ovali oblique. Impasto semifine, superfici lisciate bruno rossastro scuro. Lungh. 2,8. (1989) Inv. n. 224.604 (Tav. IX, 15).

Cfr. MORETTI 1978, fig. 8, 11.

III.5.8) Frammento di carena angolata poco marcata; coppia di solcature oblique sopra la carena, subito sotto la quale è impostata una sequenza orizzontale desinente di punti impressi. Impasto fine, superfici lisciate accuratamente nere. Lungh. 3,3. (1989) Inv. n. 224.611 (Tav. IX, 16).

Cfr. MASELLI SCOTTI 1984, tav. VII, 6.

III.6. Colini

Si tratta di vasi destinati a lavorazioni di alimenti particolari, forse del latte, con la parte inferiore interessata da fori pervi piuttosto fitti, distribuiti più o meno ordinatamente; i siti del Bronzo finale veneto ne hanno restituito numerosi piccoli frammenti, meno spesso frammenti di cui fosse ricostruibile la forma. I "colini in forma di vaso" sono inseriti nelle cronotipologie dell’area veneta come tipi del Bronzo finale pieno (48); l’esemplare di Rividischia (III.6.1), in forma di ciotola carenata a breve parete verticale concava, risalirebbe ad una fase precedente, essendo assegnabile, in base ai confronti, al Bronzo recente evoluto-momento arcaico del Bronzo finale (XII sec. a. C.). Nel materiale di superficie di Rividischia è presente inoltre un frammento di parete multiforata, anch’esso attribuibile ad un colino ma di forma non ricostruibile.

III.6.1) Bordo assottigliato, breve orlo svasato, parete appena rientrante e concava, carena angolata, accenno di vasca troncoconica debolmente arcuata con fori passanti disposti in file parallele. Impasto semifine, superfici lisciate accuratamente grigio scuro. Lungh. 6,1, Ø ded. 18,4. (1989) Inv. n. 224.575 (Tav. IX, 17).

Cfr. per la forma: CAPOFERRI 1988, tav. 58, 9; LEONARDI 1973, tav. 83, 3 (M. Madarosa); SALZANI 1993, tav. XIII, 11; SALZANI 1976a, fig. 1, 10.

III.7. Fondi

Sono rappresentati da 109 frammenti, in stragrande maggioranza di fondi piani con attacco alla parete angolato (35 frammenti) o, più spesso, espanso a tacco (50 frammenti) e talora a disco (13 frammenti). Sono invece molto rari i fondi concavi (6 frammenti). I fondi espansi a disco all’attacco con la parete risalgono a tradizioni del Bronzo medio e sono ben attestati nel repertorio locale del Bronzo medio-recente; assai più generico nell’ambito della tarda età del bronzo e della prima età del ferro è invece l’inquadramento degli altri frammenti di fondi, riferibili per la quasi totalità a forme di medio-grandi dimensioni.

Sono presenti infine 7 frammenti di bassopiedi troncoconici, elemento anche questo di lunga durata (49).

III.8. Anse e prese

Le anse sono documentate da 84 esemplari; si tratta per la grande maggioranza di anse a nastro verticale, a cui sono riferibili 51 frammenti di parti del nastro (in 11 casi stretto e spesso, avvicinandosi così alle anse a bastoncello schiacciato documentate da altri 2 frammenti) non meglio determinabili morfologicamente. Tra gli esemplari meglio conservati, rientrano nelle produzioni del Bronzo recente-recente evoluto sei ansette canalicolate, due ansette tubolari (III.8.3), un’ansa a nastro verticale insellato leggermente rastremato con profilo ad anello schiacciato, a margini concavi (III.8.2), un’ansa a nastro verticale spesso a profilo subquadrangolare prominente, tre anse (due tubolari, una ad arco: III.8.10) con nastro pluricostolato. Al medesimo arco cronologico è attribuibile l’apofisi lobata frammentaria di ansa a nastro (III.8.5): si tratta della versione locale (ben attestata nel basso Pordenonese ed anche a Gradisca di Codroipo) di un caratteristico elemento tipologico subappenninico diffuso nel Bronzo recente veneto. L’elemento decorativo interpretato dubitativamente come variante locale dell’espansione aliforme di ansa a nastro risalirebbe, giusta questa lettura, a modelli propri dell’area carsica del Bronzo medio (50), probabilmente tardo, avvicinandosi però maggiormente all’esemplare dell’US 91 di Porpetto Le Isole. Tra la fine del Bronzo medio ed il Bronzo recente va inquadrata l’ansa a maniglia a nastro stretto e spesso ed a profilo semicircolare (III.8.14).

Le anse a nastro o a bastoncello verticale con costolatura mediana (8 esemplari, III.8.6-9), le anse a nastro verticale rastremato e, in un caso, costolato, riferibili a grandi tazze (III.8.11-12) e le anse a maniglia a bastoncello a sezione subrettangolare o subovale e profilo semicircolare schiacciato (6 esemplari, III.8.13) trovano i migliori confronti a Pozzuolo ed in area giuliana tra tardo Bronzo finale e prima età del ferro (X-IX sec. a. C.).

Le prese, documentate da 57 esemplari oltre agli esempi presenti su frammenti di forme sopra descritte, comprendono esemplari a lingua semicircolare più o meno prominente (17 esemplari, di cui 5 con impressione mediana: III.8.20-21), genericamente riferibili al Bronzo medio-recente; nel Bronzo recente sono inquadrabili la presa ellissoidale (III.8.19), confrontabile nel trevigiano, e quelle semicircolari a fronte verticale (III.8.18), confrontabili in ambito regionale. Tra le numerose prese a pseudoansa (complessivamente 20 esemplari tra interi e frammentari), quelle a largo nastro (5 esemplari, III.8.16) sono attribuibili al Bronzo recente-recente evoluto, quelle ad ansa tubolare a margini obliqui (TASCA 1996, fig. 2, 1) al Bronzo recente evoluto, quelle ad ansa tubolare a margini verticali (III.8.17) al Bronzo recente evoluto-finale iniziale (51); ad un momento iniziale o arcaico del Bronzo finale va più probabilmente ascritta la presa a pseudoansa subrettangolare allungata (TASCA 1996, fig. 2, 3) (52). Ben documentate sono anche le prese a piastra (16 esemplari, III.8.22), in genere a profilo trapezoidale e leggermente insellate, impostate su pareti convesse o sulla carena di grandi vasi biconici; si tratta, in base ai confronti in area veneta, di un elemento di lunga durata nell’ambito del Bronzo finale fino alla primissima età del ferro (XI-IX sec. a. C.).

III.8.1) Ansetta canalicolata, frammentaria e ricomposta, leggermente rastremata verso l’alto ed espansa agli attacchi superiori, margini tagliati verticalmente. Impasto fine, superficie lisciata bruna. Lungh. 2,4. (1989) Inv. n. 224.661 (Tav. X, 1).

Cfr. SVOLJØAK 1988-1989, tav. 6, 3 (Most na Soœi).

III.8.2) Ansetta ricomposta a nastro verticale largo rastremato, insellata, profilo ad anello schiacciato. Impasto semifine, superfici accuratamente lisciate brune con zone nerastre. Lungh. 4,4. (1989) Inv. n. 224.997 (Tav. X, 2).

III.8.3) Ansetta tubolare orizzontale, ricomposta, a sezione subtriangolare. Impasto fine, superfici lisciate bruno scuro. Lungh. 4,1. (1989) Inv. n. 224.663 (Tav. X, 3).

Cfr. BIANCHIN CITTON 1989, fig. 30, 2.

III.8.4) Ansa frammentaria a nastro verticale medio leggermente rastremato verso l’alto, profilo semicircolare. Impasto semifine, superfici lisciate brune. Lungh. 3,1. (1989) Inv. n. 224.842 (Tav. X, 4).

Cfr. SALERNO 1996, fig. 28, 29.

III.8.5) Apofisi lobata di ansa a nastro verticale. Impasto semifine, superfici lisciate. Lungh. 4,2. (1989) Inv. n. 224.901 (Tav. X, 5).

Cfr. GNESOTTO, BALISTA 1992, fig. 3; TASCA 1994, fig. 3, 3; CÀSSOLA GUIDA, VITRI 1988, tav. IV, 9.

III.8.6) Ansa frammentaria a nastro verticale stretto leggermente rastremato verso l’alto, costolatura mediana, profilo ad arco. Impasto fine, superfici lisciate nerastre. Lungh. 1,7. (1989) Inv. n. 224.875 (Tav. X, 6).

Cfr. SALERNO 1996, fig. 28, 32.

III.8.7) Ansa frammentaria a nastro verticale stretto, costolatura mediana, profilo ad ampio arco asimmetrico; conserva l’attacco superiore impostato su parete appena concava, in corrispondenza della traccia di un’articolazione del profilo forse alla base dell’orlo. Impasto semigrezzo, superfici lisciate bruno scuro. Lungh. 5,5. (1989) Inv. n. 224.596 (Tav. X, 7).

Cfr. MIZZAN 1996, tav. XXXVII, 208, 209; LXXVIII, 475; CI, 657; CXIII, 747; MASELLI SCOTTI 1984, tav. IV, 9.

III.8.8) Frammento di ansa a nastro verticale spesso e stretto, costolatura mediana, a sezione romboidale nella parte superiore, profilo ad arco. Impasto grossolano, superfici lisciate bruno scuro. Lungh. 3,3. (1989) Inv. n. 224.872 (Tav. X, 8).

Cfr. MIZZAN 1996, tav. CXXXI, 886.

III.8.9) Attacco superiore di ansa a nastro verticale stretto, costolatura mediana; impostata su parete appena arcuata. Impasto semifine, superfici lisciate grigie. Lungh. 2,3. (1989) Inv. n. 224.873 (Tav. X, 9).

Cfr. MIZZAN 1996, tav. XXXVII, 208; CI, 657; CXIII, 747; MASELLI SCOTTI 1984, tav. IV, 2, 6, 10.

III.8.10) Frammento di ansa a nastro verticale medio decorato esternamente da due costolature verticali, profilo arcuato; impostata su carena. Impasto semifine, superfici lisciate grigie. Lungh. 5,2. (1989) Inv. n. 224.835 (Tav. X, 11).

Cfr. LEONARDI 1978b (Altavilla Vicentina), fig. 1, 4; BELLINTANI 1992, tipo ET 13, tav. 19, 10; MIZZAN 1996, tav. LXXVIII, 481.

III.8.11) Frammento di ansa a nastro verticale medio rastremato ed ispessito verso l’alto, costolatura mediana, profilo ad arco. Impasto semifine, superficie lisciata nerastra. Lungh. 4,7. (1989) Inv. n. 224.876 (Tav. X, 10).

Cfr. MIZZAN 1996, tav. XXXIX, 218-220; LXXIX, 484; CI, 662; CXIII, 750.

III.8.12) Frammento di ansa a nastro verticale rastremato verso l’alto, profilo arcuato; decorata inferiormente da una solcatura obliqua, probabilmente appartenente ad un motivo angolare. Impasto fine, superfici lisciate grigie. Lungh. 4,4. (1989) Inv. n. 224.849 (Tav. X, 12).

III.8.13) Frammento di ansa a maniglia orizzontale, a bastoncello a sezione irregolarmente ovale, profilo semicircolare schiacciato; conserva un attacco. Impasto semigrossolano ricco di inclusi calcitici, superficie lisciata grigiastra. Lungh. 8,4. (1989) Inv. n. 224.634 (Tav. XI, 1).

Cfr. (per il tipo) BELLINTANI 1992, tipo ET 17, tav. 19, 20-22; MIZZAN 1996, tav. X, 54; LXXIX, 491; LXXX, 496; CIII, 670.

III.8.14) Ansa a maniglia orizzontale, a bastoncello a sezione quadrangolare spessa, frammentaria, profilo semicircolare prominente; impostata su parete arcuata. Impasto grossolano, superfici lisciate bruno rossastro scuro. Lungh. 7,3. (1989) Inv. n. 224.665 (Tav. XI, 2).

Cfr. LEONARDI 1978a, fig. 7, 5; VITRI et alii 1994, fig. 5, 4, 6.

III.8.15) Espansione semicircolare concava di attacco d’ansa, probabilmente a nastro orizzontale. Impasto semifine, superfici lisciate bruno e grigiastro. Lungh. 4,4. (1989) Inv. n. 224.919 (Tav. XI, 12).

Dubitativamente accostato a CARDARELLI 1983, tipo 134; VITRI et alii 1994, fig. 4, 5.

III.8.16) Presa a pseudoansa a largo nastro verticale, a margini concavi. Impasto grossolano, superficie lisciata rosso arancio. Lungh. 6. (1989) Inv. n. 224.535 (Tav. XI, 4).

Cfr. BORGNA 1994, fig. 48, 155.

III.8.17) Presa frammentaria a pseudoansa tubolare schiacciata con estremità leggermente convessa e margini fortemente concavi. Impasto semigrossolano, superficie lisciata bruno rossastro. Lungh. 6,6. (1989) Inv. n. 224.636 (Tav. XI, 5).

Cfr. BORGNA 1994, fig. 48, 155.

III.8.18) Frammento di tozza presa semicircolare poco prominente, a fronte verticale. Impasto semigrezzo, superficie lisciata bruno rossastro. Lungh. 4. (1989) Inv. n. 224.907 (Tav. XI, 3).

Cfr. TASCA 1994, fig. 4, 2.

III.8.19) Presa frammentaria ellissoidale ad estremità tagliata verticalmente e margini espansi in cordone applicato orizzontale; impostata su parete convessa. Impasto grossolano, superfici lisciate bruno scuro. Lungh. 5,1. (1989) Inv. n. 224.909 (Tav. XI, 6).

Cfr. BIANCHIN CITTON 1989, fig. 27, 3.

III.8.20) Presa frammentaria a lingua semicircolare con impressione mediana e margini probabilmente espansi in cordoni applicati; impostata su parete debolmente arcuata. Impasto semigrossolano, superfici lisciate bruno scuro. Lungh. 7,2. (1989) Inv. n. 224.666 (Tav. XI, 7).

III.8.21) Presa frammentaria a lingua con impressione mediana, decorata da una tacca all’estremità laterale conservata; impostata su parete rettilinea. Impasto semigrossolano, superfici lisciate bruno rossastro scuro. Lungh. 5,4. (1989) Inv. n. 224.915 (Tav. XI, 8).

III.8.22) Presa frammentaria a piastra, a profilo trapezoidale ed estremità leggermente insellata; impostata su carena. Impasto semigrossolano, superfici lisciate bruno scuro. Lungh. 3,5. (1989) Inv. n. 224.692 (Tav. XI, 9).

Cfr. SALZANI 1973, tav. XIV, 4; SALZANI 1974, fig. 11, 1.

III.9. Decorazioni

Sono attestate complessivamente da 262 frammenti, oltre agli esemplari decorati precedentemente descritti. Prevalgono di gran lunga le decorazioni plastiche, costituite da cordoni applicati orizzontali lisci

(81 esemplari), digitati (141 esemplari, III.9.2-4), a tacche sottili trasversali (1 esemplare, III.9.1), prevalentemente riconducibili ai repertori decorativi del Bronzo recente-recente evoluto, così come il motivo a reticolo di cordoni applicati (III.9.8) ed il cordone obliquo discendente da uno orizzontale, in prossimità di una presa (III.9.7). La campitura di bugnette (16 esemplari (53), III.9.9) è attestata in ambito culturale subappenninico soprattutto sul versante adriatico e nelle aree emiliana e veneta influenzate da tale aspetto culturale nel Bronzo recente primo e pieno (54); questo motivo ebbe nel medesimo periodo, e forse anche nel Bronzo recente evoluto, un particolare successo nei siti della bassa pianura friulana (55). Più probabilmente al Bronzo recente evoluto sono riferibili i cordoni orizzontali ad impressioni oblique (III.9.5-6), mentre al Bronzo recente evoluto-finale iniziale va probabilmente riferito il frammento di parete decorato da punti profondamente impressi (III.9.11), confrontabile in area veneta. Il motivo a larghe solcature è attestato in area carsica in siti databili dal Bronzo medio, forse tardo, fino al Bronzo finale iniziale (III.9.10; 6 esemplari, almeno uno dei quali riferibile con certezza ad un’olla ovoide). Due frammenti di piccole dimensioni conservano traccia di motivi a fasci di solcature parallele, suborizzontali o angolari (III.9.12-13), di difficile inquadramento cronologico; nell’ambito del Bronzo finale-prima età del ferro (XI-IX sec. a. C.) andrà inquadrato il frammento di parete decorato a punti e solcature (56).

III.9.1) Frammento di parete arcuata decorata da un cordone applicato orizzontale a sezione sottile triangolare, a tacche sottili trasversali. Impasto semifine, superfici lisciate bruno rossastro scuro. Lungh. 4. (1989) Inv. n. 224.605 (Tav. XII, 1).

Cfr. MASELLI SCOTTI 1984, tav. II, 6.

III.9.2) Frammento di parete recante due cordoni applicati orizzontali a sezione triangolare larga con ampie impressioni circolari ravvicinate. Impasto semigrezzo, superfici lisciate rosso. Lungh. 5,8. (1989) Inv. n. 224.954 (Tav. XII, 2).

Cfr. BORGNA 1994, fig. 35, 86; 41, 131.

III.9.3) Frammento di parete recante un cordone applicato orizzontale a sezione triangolare larga con ampie impressioni circolari ravvicinate. Impasto semigrezzo, superfici lisciate bruno rossastro. Lungh. 9. (1989) Inv. n. 224.949 (Tav. XII, 3).

Cfr. BORGNA 1994, fig. 35, 86; 41, 131.

III.9.4) Frammento di parete recante due cordoni applicati orizzontali a sezione triangolare con ampie impressioni ovali trasversali ravvicinate. Impasto semigrezzo, superfici lisciate esterno bruno rossastro scuro, interno nero. Lungh. 5,7. (1989) Inv. n. 224.953 (Tav. XII, 4).

Cfr. BORGNA 1994, fig. 35, 86; 41, 131.

III.9.5) Frammento di parete recante un cordone applicato orizzontale a sezione triangolare larga con impressioni oblique ravvicinate. Impasto semigrezzo, superfici lisciate bruno rossastro. Lungh. 11,4. (1989) Inv. n. 224.952 (Tav. XII, 5).

Cfr. CARDARELLI 1983, tipo 180, tav. 19.

III.9.6) Frammento di parete recante un cordone applicato orizzontale a sezione triangolare con impressioni oblique contigue. Impasto semifine, superfici lisciate esterno bruno rossastro, interno rosso. Lungh. 5,7. (1989) Inv. n. 224.947 (Tav. XII,78).

Cfr. CARDARELLI 1983, tipo 180, tav. 19.

III.9.7) Parete appena arcuata recante traccia del distacco di una presa con il margine conservato espanso in cordone applicato orizzontale liscio, dal quale se ne diparte uno obliquo curvilineo corrente al di sotto della presa. Impasto semigrezzo, superfici lisciate. Lungh. 6,2. (1989) Inv. n. 224.918 (Tav. XII, 8).

III.9.8) Frammento di parete recante due cordoni applicati a sezione triangolare ortogonali. Impasto semifine, superfici lisciate rosso-bruno. Lungh. 4,1. (1989) Inv. n. 224.957 (Tav. XII, 11).

Cfr. LEONARDI 1978a, fig. 7, 1.

III.9.9) Frammento di parete arcuata campita da bugnette a base quadra irregolare, disposte disordinatamente. Impasto semigrezzo, superfici lisciate rosso arancio con zone bruno scuro nerastro. Lungh. 5,5. (1989) Inv. n. 224.673 (Tav. XII, 10).

Cfr. TASCA 1994, fig. 4, 4, 6.

III.9.10) Frammento di parete decorata da una coppia di larghe solcature ad andamento leggermente curvilineo. Impasto semifine, superfici lisciate bruno grigiastro. Lungh. 4,2. (1989) Inv. n. 224.613 (Tav. XII, 9).

Cfr. CARDARELLI 1983, tav. 24, 9 (Castelliere di Moncas di Valle); 28, 2 (Castelliere di S. Spirito di Cittanova).

III.9.11) Frammento di parete decorata da punti profondamente impressi distanziati ed allineati verticalmente. Impasto fine, superfici lisciate bruno chiaro. Lungh. 2,2. (1989) Inv. n. 224.615 (Tav. XII, 6).

Cfr. SALZANI 1976a, fig. 4, 11.

III.9.12) Parete rettilinea decorata da tre solcature subparallele irregolari. Impasto fine, superfici accuratamente lisciate nerastre. Lungh. 2. (1989) Inv. n. 224.608 (Tav. IX, 14).

III.9.13) Parete convessa decorata da due fasci obliqui e contrapposti di solcature, a disposizione angolare. Impasto fine, superfici lisciate grigio scuro. Lungh. 2,8. (1989) Inv. n. 224.612 (Tav. IX, 12).

III.9.14) Frammento di parete debolmente arcuata decorata da due solcature parallele marginate da una sequenza di punti impressi. Impasto fine, superfici accuratamente lisciate nerastre. Lungh. 2,7. (1989) Inv. n. 224.610 (Tav. IX, 13).

Cfr. per il motivo MIZZAN 1996, tav. VIII, 43; XI, 63.

III.10. Altri fittili

Le fusaiole sono manufatti di piccole dimensioni connessi con l’attività della filatura; l’unico esemplare proveniente dal materiale di superficie di Rividischia, di forma biconica (III.10.1), è verosimilmente databile tra il Bronzo recente ed un momento arcaico del Bronzo finale (XIII-XII sec. a. C.). Più difficilmente inquadrabili i due frammenti di "supporti" (III.10.2-3), che solo per dei caratteri molto generici si avvicinano agli alari a mattonella del Bronzo finale-Primo ferro veneto (PANOZZO 1998), tra i quali non trovano specifici termini di confronto. Un elemento di supporto, ma a sagoma convessa, proviene dalla superficie 2/3 di Braida Roggia (BORGNA 1994, fig. 31, 49), ma anch’esso non costituisce un buon termine di confronto per gli esemplari qui presentati, per i quali si potrà solamente ipotizzare una probabile relazione con l’ambito del focolare. Sono presenti inoltre due piccoli frammenti di anelli fittili di grandi dimensioni (57) a sezione subovale verticale; date le minime dimensioni dei frammenti, non ne è ricavabile il diametro. Manufatti di questo tipo sono noti in un lungo arco di tempo tra il Bronzo recente e la piena età del ferro (58) (PANELLA 1998).

III.10.1) Fusaiola biconica frammentaria a coni di pari sviluppo e profilo piuttosto schiacciato, superfici da piane a convesse. Impasto semifine, superficie lisciata bruna. H 2,2, Ø max 2,2. (1989) Inv. n. 224.638 (Tav. XII, 13).

Cfr. BELLINTANI 1992, tipo 29c, tav. 14, 23; SALERNO 1996, fig. 26a, 4; CARDARELLI 1983, tipo 194; MASELLI SCOTTI 1986, tav. 3, 11.

III.10.2) Frammento di supporto o alare, a base irregolarmente piana espansa con margini verticali e sviluppo verticale inclinato, a fronte arrotondata. Impasto grezzo compatto, superfici lisciate (ad eccezione di quella basale, grezza) rosso chiaro. Lungh. 5,3. (1989) Inv. n. 224.639 (Tav. XII, 14).

III.10.3) Frammento di supporto o alare di forma parallelepipeda, conservante un angolo inferiore con due lati congiunti tra loro e con la base ad angolo retto, e l’altro lato lungo espanso presso la base ed il raccordo con il lato corto, convesso. Impasto disomogeneo con numerosi inclusi, leggermente alterato per ipercottura, superficie sommariamente lisciata bruno rossastro. Lungh. 7. (1989, sito di Rividischia zona Ovest) Inv. n. 224.640 (Tav. XII, 15).

IV. Considerazioni sul materiale di superficie

L’abbondante materiale di superficie di Rividischia attesta il succedersi nel corso del tempo di più frequentazioni nell’area del "castelliere". Le testimonianze più antiche sono costituite dagli scarsi resti di industria litica, tra i quali vanno annoverati i due frammenti di asce forate, collocabili tra l’Eneolitico ed il Bronzo antico.

A questa prima fase segue, probabilmente dopo uno iato cronologico, una presenza ben più massiccia inquadrabile tra il Bronzo recente (XIII-metà XII sec. a. C.) e l’inizio dell’età del ferro (IX sec. a. C.). È difficilmente valutabile, allo stato attuale della documentazione, il momento preciso di inizio della frequentazione in queste fasi, che può indicativamente essere posto nel corso del Bronzo recente iniziale o pieno: molto scarsi sono infatti gli elementi che si richiamano a tradizioni del Bronzo medio, ma, almeno nella ceramica, nessun reperto sembrerebbe doversi ascrivere esclusivamente a quel periodo.

I reperti in bronzo provenienti dalle raccolte di superficie nell’area del "castelliere" di Rividischia sono per la gran parte inquadrabili, come visto sopra, in un arco di tempo piuttosto ampio, compreso tra il Bronzo recente e le fasi più avanzate del Bronzo finale; le presenze nel corso di tale periodo sono scandite in momenti diversi e successivi da alcuni reperti suscettibili di determinazioni cronologiche di dettaglio. Nessun pezzo sembra doversi ascrivere esclusivamente alla prima età del ferro, mentre almeno un frammento di pugnale sembrerebbe risalire ad un momento precedente, la media età del bronzo, anche se questa sola evidenza non pare sufficiente, in assenza di chiari riscontri nella ceramica, per ipotizzare una fase di frequentazione del sito in questa età. Dal punto di vista culturale, tutti i manufatti tipologicamente inquadrabili rientrano in tipi diffusi nell’Italia nord-orientale.

La frequenza di reperti fortemente usurati e rotti, inutilizzabili ai fini funzionali, assieme ai numerosi frammenti di panelle in lega a base di rame potrebbe far pensare all’esistenza di scorte di materia prima da utilizzare/riutilizzare e quindi allo svolgersi nell’ambito del sito di attività metallurgiche; tuttavia, i reperti metallici erano sparsi su tutta la superficie del sito, e non ne è stata notata alcuna concentrazione particolare, così che non sembra possibile ipotizzare l’esistenza di un ripostiglio. Il frammento interpretato come parte di un pane a piccone aprirebbe inoltre, se è corretta l’attribuzione, una interessante prospettiva sull’inserimento dell’abitato di Rividischia, non lontano da uno dei guadi sul Tagliamento, nelle vie di scambio che hanno interessato, nel Bronzo finale, la pianura friulana.

Fra i materiali ceramici esaminati, nonostante la loro quantità, solo per un numero piuttosto esiguo di frammenti è stato possibile proporre un inquadramento cronologico preciso, mentre la grande maggioranza degli altri rientra in tipi di lunga durata. Si è potuta comunque riconoscere una componente di considerevole importanza quantitativa riferibile al Bronzo recente-recente evoluto, nella quale alcuni elementi consentono di ipotizzare l’inizio della frequentazione del sito nel corso delle fasi iniziali o piene del Bronzo recente (59); un massiccio numero di reperti si inquadra nelle fasi piena ed evoluta del Bronzo recente e nella fase di passaggio al Bronzo finale (seconda metà XIII-XII sec. a. C.): sembrerebbe collocabile nell’arco di queste fasi la principale frequentazione del sito.

Altri, meno numerosi, elementi attestano presenze nel corso del Bronzo finale, sia in un suo momento arcaico che nel Bronzo finale pieno; per queste fasi tuttavia la documentazione edita nel panorama regionale è ancora assai scarsa ed è risultato difficile proporre un preciso inquadramento per questi reperti, privi di associazioni e spesso rientranti in tipi generici e di durata piuttosto lunga. Rimane quindi aperto il problema sulla continuità di vita nell’abitato nel corso del primo e pieno Bronzo finale, mentre ben attestato è il periodo compreso tra il tardo Bronzo finale e l’inizio dell’età del ferro, in particolare per il X e IX sec. a. C.; nessun reperto invece sembrerebbe doversi attribuire esclusivamente all’VIII sec. a. C.

Dal punto di vista culturale, i materiali ceramici di Rividischia trovano i principali termini di confronto nelle facies ceramiche del Bronzo recente e del Bronzo finale-primo Ferro della pianura friulana, attestate in particolare da alcuni contesti di scavo come Pozzuolo-Braida Roggia, Pozzuolo-Cjastiei, Castions di Strada, Udine. Nel corso del Bronzo recente e nel Bronzo finale iniziale appaiono consistenti e significativi i rapporti, tramite il Pordenonese, con il Veneto orientale e fino alla Bassa Veronese ed al Polesine; ad Est appaiono molto stretti i legami con i Castellieri carsico-istriani, mentre sembrano nel complesso limitati ad elementi isolati o fortemente generici i contatti con i gruppi di Campi d’Urne delle Alpi sud-orientali. Nelle fasi successive, e soprattutto nel tardo Bronzo finale-inizio dell’età del ferro (X-IX sec. a. C.), diviene più marcato il legame con l’area carsico-istriana, in un panorama culturale esteso al Pordenonese e al Veneto orientale, non privo però di rapporti con i coevi aspetti veneti.