Maurizio
Buora
Nota
sui bolli delle anfore rinvenute a Codroipo
Coponi
Il
bollo, al genitivo con lettere rilevate alte mm 10, compare entro cartiglio.
In un esemplare integro di Padova questo è di forma rettangolare
e misura mm 50 x 15 (PESAVENTO MATTIOLI 1992, p. 159, n. 302).
Il
rinvenimento di un’anfora, oggi perduta, con questo marchio nella villa
rustica di Borgo Siana, presso Pola, registrato già nel primo decennio
del Novecento, ha fatto pensare a un’origine istriana, sostenuta ancora
dal Degrassi (GNIRS 1906, col. 46; STICOTTI 1908, p. 263; DEGRASSI 1953
= 1962, p. 958; DEGRASSI 1956 = 1962, p. 966), ripetuta poi via via (ad
es. PANCIERA 1957, p. 74) oggi non più condivisa neppure dagli
autori croati. Dieci anni fa è stata sostenuta un’origine picena
(ZACCARIA 1989, p. 478), cui potrebbe portare qualche sostegno la presenza
di tegole con il marchio C. COPONI, attestate però solo a Vasto,
nel Molise (CIL, IX, 6078, 64). In realtà la carta di distribuzione
della dozzina di esemplari oggi noti di anfore con questo bollo mostra
una diffusione compresa quasi esclusivamente tra l’Istria e la pianura
padana, fino a Novara, nella massima parte a nord del Po e una completa
assenza lungo la costa e l’interno del Piceno. L’unica attestazione a
sud del Po, in due esemplari, viene dalla villa della Scartazza, nel territorio
di Modena, ove si accolga la proposta del Buchi di intendere il nostro
marchio nella forma tradita CORONI (per cui CIL, XI, 6695, 27a = SCOTTI
1989, p. 97, n. 11), che ha altri confronti (CALLENDER 1965, n. 431).
Viene riferita a questo fabbricante anche l’anfora rinvenuta a Tarso (GOLDMANN
1950; TCHERNIA 1986, p. 148, n. 66; ZACCARIA 1989, p. 479, nota 66). Va
ricordato che nel Museo archeologico di Cividale si conserva un orlo di
anfora con lettere a rilievo che sono state lette come CORONI dal prof.
M. Mirabella Roberti (inv. n. 3093, sch. n. 8, riportata da CIVIDINI 1997,
p. 84) proveniente da Sedegliano. Per quanto riguarda la cronologia si
può fare riferimento alla villa della Scartazza che è stata
datata a partire dagli ultimi decenni del I sec. a. C. Molto significativa,
ai fini anche della determinazione cronologica, è la totale assenza
di anfore con questo marchio sul Magdalensberg, il che porta a comprenderne
la produzione integralmente entro il I sec. a. C. Va ricordato che dalla
medesima villa di Sedegliano è venuto alla luce anche un frammento
di anfora Lamboglia 2 con il marchio ARCHELA (v. da ultimo CIVIDINI 1997,
p. 89) ugualmente trasportato lungo una probabile strada che veniva dal
porto di Iulia Concordia e che ancora non raggiungeva il centro transalpino.
La insistita presenza lungo un itinerario stradale che costeggiava a est
i corsi del Tagliamento fa pensare che l’area di produzione non sia tanto
l’ambito aquileiese (che avrebbe avuto altre direttrici di traffico) -
a tanto meno quello istriano, quanto quello veneto. Più della metà
degli esemplari noti con questo bollo sono stati trovati tra Verona, Trieste
e Pola.
Del
tutto ipotetici i tentativi di identificare il nome riportato con un magistrato
della Giudea, attestato nel 6 d. C. (BALDACCI, Commercio Cisalpino, p.
26. n. 32; TASSAUX 1984, p. 197; ZACCARIA 1989, p. 480) - l’identificazione
urta oltre tutto contro un limite temporale troppo basso - o con il pretore
del 49 a. C. (ZACCARIA 1989, p. 482).
Attestazioni
1)
Borgo Siana (Croazia);
2)
Trieste;
3)
Aquileia;
4)
Cividale, terme (TAGLIAFERRI 1986, p. 364);
5)
Codroipo;
6)
Villa di Turrida di Sedegliano (CORONI?);
7)
Padova;
8)
Verona;
9)
Collegara (Scartazza CORONI);
10)
Milano;
11)
Novara;
12)
Tarso.
Vari
Pacci
Il
marchio è stato distinto in sei varianti dalla Maier-Maidl nel
1992 (pp. 68-69), datate da Bezeczky (1994, p. 80), dall’età tardoaugustea
alla prima età claudia, in base ai rinvenimenti del Magdalensberg.
Il nostro esemplare, a lettere rilevate alte mm 15 entro cartiglio rettangolare
alto mm 18, è privo di punto separativo e risulta appartenere alla
variante 2, che sul Magdalensberg sarebbe databile all’età tardoaugustea.
Del
centinaio di esemplari noti buona parte si data nel periodo augusteo.
Rispetto agli altri due marchi rinvenuti nel drenaggio di Codroipo (COPONI
e M. HER PIC) l’area di diffusione è più ampia, e si estende
a quasi tutta la pianura padana, con sporadiche presenze nell’Adriatico
a Narona e nel Mediterraneo occidentale (a Tharros). A questo proposito
non appare strano che alcuni luoghi di rinvenimento del marchio COPONI
siano anche luoghi di ritrovamento del marchio VARI PACCI (Aquileia, Padova,
Verona. Milano, Novara, Collegara). Nell’età tardoaugustea anfore
con questo bollo vennero portate anche sul Magdalensberg (BEZECZKY 1994,
pp. 78-87) e poi verso la metà del secolo (quando la città
venne fondata) a Virunum. Risulta di particolare interesse la distribuzione
nel Friuli, evidentemente dipendente dall’asse viario che da Iulia Concordia
tendeva al Magdalensberg. Troviamo infatti esemplari a Concordia, a Codroipo
e a Villalta, lungo il medesimo allineamento della strada che portava
verso il centro montano della Carinzia. Anche la presenza presso Basiliano
pare dipendere da questa irradiazione, anziché da un asse che partiva
da Aquileia, ove comunque il prodotto contenuto nelle anfore con questo
bollo arrivava ugualmente, forse per via endolagunare.
La
Toniolo, che pubblica i disegni dei 14 marchi di Altino, osserva che la
variante con le due C contenute una dentro l’altra appare a Verona, Altino
e sul Magdalensberg. Tale variante, secondo il Bezeczky si daterebbe all’età
tiberiana.
Luoghi
di rinvenimento (elenco dei materiali editi)
1)
Cuneo (Benevagienna);
2)
Tortona;
3)
Novara;
4)
Chieri (3 exx, RIVA 1987, pp. 96-97);
5)
Alba (?) (CIL, V, 8112, 84);
6)
Alessandria;
7)
Milano (più exx.);
8)
Cremona;
9)
Verona (30 exx.);
10)
Villabartolomea;
11)
Mantova;
12)
Reggio Emilia;
13)
Modena- S. Cesario sul Panaro;
14)
Modena - Collegara (villa della Scartazza);
15)
Modena (4 exx.);
16)
Novi;
17)
Este (Foglio 64, p. 299);
18)
Padova (2 exx.),
19)
Altino (14 exx.);
20)
Concordia;
21)
Codroipo;
22)
Aquileia (più exx.);
23)
Villaorba di Basiliano, loc. Casteò (CIVIDINI, MAGGI 1997, pp.
40-41);
24)
Villa romana presso Villalta (BUORA 1983, pp. 79-80);
25)
Magdalensberg (20 exx.);
26)
Virunum;
27)
Emona (BEZECZKY 1987, p. 19);
28)
Pola;
29)
Narona;
30)
Sirmium (BRUKNER 1981, tav. 158, n. 35);
31)
Tharros.
Il
ritrovamento di Codroipo permette di anticipare la produzione delle anfore
con il nostro marchio alla fine del I sec. a. C. Esse sarebbero rimaste
in circolazione per quasi mezzo secolo.
L’origine
è variamente considerata dalla maggior parte degli studiosi italiani
e croati da un lato e da quelli austriaci dall’altro. Da alcuni è
ritenuta "quasi certamente istriana" (BUCHI 1973, p. 599, sulla
scorta di ZEVI 1967, p. 27, nota 17); la stessa origine è considerata
"quasi certa" dalla Pesavento Mattioli (1992, p. 112) e non
è messa in dubbio neppure da Starac 1997. L’ipotesi, non discussa,
è ricordata da ultimo anche in Mazzocchin (1998, p. 233). La Maier
Maidl rileva che il centro di produzione doveva avere contatti molto intensi
con il Magdalensberg e perciò sposta la possibile origine all’ambito
aquileiese-istriano (MAIER MAIDL 1992, p. 70).
La
carta di diffusione mostra che anfore con questo bollo viaggiavano, probabilmente
diffuse anche lungo il Po oltre che lungo i maggiori assi stradali (Postumia,
Emilia etc.), da un capo all’altro della pianura padana. Le presenze relativamente
numerose in Piemonte (a Tortona, Benevagienna, Novara, Chieri e forse
Alba) non risultano facilmente spiegabili con un’origine istriana o aquileiese.
Esse vanno collegate alla diffusione lungo le rotte del Mediterraneo occidentale,
come dimostra il rinvenimento di Tharros, mentre i ritrovamenti della
Venetia e in Istria si collegano alla rotta lungo l’Adriatico orientale
(Narona).
L’area
di distribuzione di queste anfore mostra che una produzione localizzata
nell’Istria sarebbe stata del tutto marginale rispetto al mercato. Effettivamente
anche le presenze nell’agro di Aquileia risultano del tutto insignificanti:
a parte le attestazioni in città e a Codroipo si conoscono solo
altri due casi presso Basiliano e Fagagna, ovvero nella parte nord-occidentale
dell’agro. Il fatto che essa si trovi qui, poco prima dell’attivazione
della strada che collegava i centri veneti e Iulia Concordia direttamente
con il Magdalensberg, rinforza l’ipotesi di una possibile provenienza
da ovest. Il gentilizio Varius è ovviamente attestato in Aquileia
(23 casi registrati nell’indice delle I. A. a partire dall’epoca tardorepubblicana)
ma è presente anche a Concordia, ove troviamo un liberto Augustalis
con suo figlio o forse, più probabilmente, fratello, peraltro alla
fine del I sec. d. C. (CIL, V, 1896 = LETTICH 59), a Oderzo (CIL, V, 2021
= FORLATI TAMARO 45) ove abitavano tre fratelli di elevata condizione,
a Este, e infine a Verona (CIL, V, 3820). Un argomento finora non utilizzato
per meglio comprendere la possibile area di produzione delle nostre anfore
è dato dal rinvenimento nel teatro di Asolo di un frammento di
olla in ceramica grezza, all’interno di uno strato di età augustea,
con il bollo entro cartiglio e lettere rilevate VARI[--] (MAZZOCCHIN 1994,
fig. 9,8 a p. 51). Per quanto gli eventuali legami tra la produzione di
olle e quella di anfore non emergano mai chiaramente dai rispettivi bolli,
in genere molto diversi, in questo caso la coincidenza appare almeno molto
interessante. Nel Veneto esisteva, dunque, una piccola officina ceramica
di un Varius, non lontana da Asolo.
Si
ritiene, in conclusione, che l’area di produzione delle nostre anfore,
come già proposto da Riva (1987, p. 97) vada localizzata nella
pianura padano-veneta occidentale, non molto lontano da Verona ove sono
stati rinvenuti ben 30 esemplari.
M. Her Picen (Tav.
XLIV)
La
trentina di esemplari con questo marchio, a lettere rilevate alte mm 5
entro cartiglio rettangolare alto mm 6 si trovano sotto il bordo di anfore
Dressel 6 A. La loro diffusione, per quanto le attestazioni siano meno
numerose che per le anfore bollate VARI PACCI, rivela un mercato sostanzialmente
simile a quello delle anfore precedentemente esaminate, con il Magdalensberg
- ove si è rinvenuto più del 20 % degli esemplari finora
noti - che fa la parte del leone, una estensione fino alla parte occidentale
della pianura padana (Dertona) una presenza consistente nella zona di
Modena (S. Cesario sul Panaro e Rubbiara) e Reggio Emilia e sporadiche
attestazioni lungo le rotte mediterranee, da Roma a Cartagine ad Atene
(cfr. BUORA 1995).
A
parte l’ovvio riferimento agli altri bolli, forse della stessa famiglia
degli Herennii, l’origine picena è solo motivo di fede, dato che
non risulta affatto chiara dall’area di diffusione che farebbe pensare
anche in questo caso piuttosto a una produzione padana.
Il
possibile collegamento con il console del 34 a. C. o del 1 d. C. rimane
ancora indimostrato e indimostrabile.
In
conclusione si può osservare che i bolli relativi alle anfore rinvenute
nel drenaggio di Codroipo presentano un aspetto simile, in quanto sono
formati da lettere rilevate entro cartiglio rettangolare e sono posti
o sul bordo o sotto di esso. Per almeno due siamo sicuri della loro declinazione
al genitivo. Tali caratteri li avvicinano ad altri tipi di bolli presenti
ad es. sulle lucerne dal 20 a. C. al 50 d. C. o nella prima età
imperiale sulla terra sigillata. La loro diffusione, per quanto presenti
delle
differenze
dovute forse anche alla diversa durata e importanza dei fabbricanti, interessa
un’area sostanzialmente simile, con ovvie diversità per quanto
riguarda la distribuzione via mare. Se ne ricava che in quel periodo esisteva
un mercato "transpadano", con estensione a sud nella zona di
Modena (non a caso nella parte centrale della pianura, aperta a influenze
e a rapporti diversi) e saltuariamente in altre aree, a Nordest fino al
Magdalensberg e in qualche caso a Emona e a Siscia. Esso comprendeva le
anfore, certi tipi di sigillata (tipico il marchio SOLIMARI) e anche oggetti
come le Sariustassen e la ceramica tipo Aco, ma anche particolari forme
di semidepurata.
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