Le necropoli rurali come fonte per la storia economica  

Dr. Maurizio Buora

Le poche tombe delle fasi più antiche della necropoli di lutizzo ci offrono importanti informazioni o conferme per la individuazione di aree di circolazione di prodotti. La t. 31 ha rivelato una predilezione per le fibule di tipo Nova Vas in un'area molto ristretta, forse in relazione con un asse viario che si staccava dalla via Annia probabilmente presso Palazzolo, già nella prima metà del 1 sec. a. C. Contemporaneamente vediamo in circolazione forme di coppette a pareti sottili sostanzialmente ignote, o almeno non studiate. In età augustea si conferma la presenza delle "Tiegellampen" del tipo 111 in aree molto vicine tra loro e forse omogenee, come il Pavese, il Delta del Po e il sistema agro di Aquileia-Magdalensberg. All'inizio del periodo imperiale vediamo come la zona di lutizzo sia strettamente collegata al sistema produttivo e distributivo di Iulia Concordia, come conferma la presenza del laterizio con marchio T. AE MA, con tutta probabilità prodotto nella Destra Tagliamento, forse non lontano dall'attuale centro di S. Vito al Tagliamento (cfr. BUORA 1983). La nuova strada augustea da lulia Concordia convoglia specialmente in età tiberiana merci dirette dall'attuale Veneto al Magdalensberg, come laterizi bollati (CALLEGHER e PICCOTTINI 1989). La conferma viene dalla presenza della patera con bollo FESTI, prodotta molto probabilmente ad Altino.

Nel successivo perio tardoantico per quanto riguarda il territorio di Aquileia possiamo ricordare tre necropoli rurali che presentano elementi di confronti e di diversità. Esse sono Castions di Strada, Sclaunicco e appunto lutizzo. Tutte sono poste presso assi viarii, ma Sclaunicco è il sito più vicino ad Aquileia. Forse non è un caso che solo qui si siano rinvenuti oggetti (coppa e lucerne) di ceramica africana del 111 e IV sec. d. C. e anche fiale di vetro altrimenti sconosciute nel resto del Friuli, al di fuori della città di Aquileia (BUORA 1989). A questo proposito non va dimenticato il legame diremmo fisico della nostra zona con Concordia. Di recente il Próttel ha dimostrato come proprio a Concordia vi sia un calo percentuale nell'affiusso di ceramica africana nel corso del IV sec. d. C., mentre nello stesso periodo vi è un picco ad Aquileia (PROTTEL 1996 ). E molto probabile che tale fenomeno si sia ripercosso, forse in maniera esponenziale, nel territorio. Ovviamente tale indicazione va attentamente valutata caso per caso. Per quanto riguarda il vetro a lutizzo troviamo una bottiglia del tipo Isings 104 che pare particolarmente apprezzata come dono funerario ad Aquileia e nelle zone ad essa collegate. Altro elemento che va attentamente valutato è la presenza di ben tre contenitori del tipo Mid Roman 3, che dimostrano una notevole capacità economica degli abitanti della zona. La carta di diffusione di questi contenitori dimostra la loro concentrazione nel Caput Adriae (come è ovvio, dal momento che venivano per lo più dall'Asia Minore). Di grande interesse, in relazione alle indagini effettuate negli ultimi anni sulla produzione e la circolazione di recipienti in ceramica grezza, è la possibilità di datazione delle ciotole di tipo Sclaunicco che appaiono sempre più e meglio prodotti locali e che ora possiamo distinguere in due tipi di cui uno, databile nel corso del IV sec. e presente specialmente intorno alla metà dello stesso, distinto da uno più recente, con decorazione a onde, che appare prodotto di importazione e sembra databile non prima della fine del IV e più probabilmente nei primi decenni del V. Con l'andar del tempo questi recipienti sembrerebbero migliorare anziché impoverirsi.

Non vi sono poi più dubbi sulla produzione (locale?) e l'utilizzo delle forme meno curate di così dette "Firmalampen" o lucerne che ne conservano la forina, perdendo il gusto della firma sottostante, in tutto il IV sec. e probabilmente ancora all'inizio del V, come già supposto per la necropoli di Castions di Strada. Le lucerne africane o pseudoafricane sembrano non aver raggiunto in maniera massiccia il territorio. La necropoli di lutizzo ha per noi un grande significato per quanto riguarda lo studio della circolazione monetaria del periodo tardoantico nell'agro di Aquileia (vedi analisi del Callegher in questo volume). Lo scavo estensivo ha permesso di documentare la presenza di numerose monete in più tombe. Alcune di queste appartengono al periodo di Magnenzio. Proprio al periodo di Magnenzio ci riportano dati combinati di carattere numismatico e antiquario. Nella necropoli è documentata la presenza di almeno sette soldati (tt. 8-44-50-51-54-55-69), così scaglionati quanto a età della morte

Età 15-18 20-25 25-30 30-35 post 21
N. tomba 51-54 69 8 50-55 44 ]

 

Non è da escludere che altri inumati, privi nelle sepolture di qualunque segno di riconoscimento come militari (fibbie etc.) possano tuttavia esserlo stati. Dai dati in nostro possesso sembrerebbe che nessuno avesse oltrepassato la soglia dei 35 anni, anzi la maggioranza sembra essere al di sotto dei trenta. Se osserviamo la disposizione delle loro sepolture, possiamo osservare come tutte, salvo la n. 69, siano disposte nella fila più esterna, il che farebbe pensare che questa possa essere stata veramente l'ultima. Un altro dato interessante deriva dall'osservazione che esistono due coppie di sepolture di soldati affiancate, rispettivamente le mi. 50-51 e 55-54. In entrambi i casi si verifica la costante che accanto alla deposizione di un individuo di 30-35 anni ve n'è uno di 15-18 anni (l'età minima per l'arruolamento era di circa 17). Si potrebbe pensare a coppie di fratelli entrambi arruolati. Riteniamo che la cronologia della t. 44, fissata in base alle monete al 352 d. C. o poco dopo, possa valere anche per le altre deposizioni, il che è in qualche misura confermato dai rinvenimenti numismatici. Se questo è vero, considerata la giovane età dei defunti, si potrebbe pensare a qualche fatto di carattere militare, forse di interesse locale, non menzionato dalle fonti. Nel gennaio 350 Magnenzio, ucciso Costante nelle Gallie, si proclamò imperatore e si impadronì tosto anche dell'Italia e di Roma, portando i suoi confini sino alle Alpi Giulie. Probabilmente già allora Aquileia divenne la sede operativa del suo dominio. Con ogni probabilità la zecca aquileiese iniziò la sua attività per Magnenzio nel mese di febbraio 350 coniando monete d'oro, d'argento e di bronzo, queste ultime anche per Costanzo 11, segno di una non ancora avvenuta rottura tra i due augusti. Le coniazioni si intensificano per tutto il 351 e ancora nel 352 anche per il fratello cesare Decenzio (GORINI 1980, p. 718). Nel 350 Costanzo, fatta pace coi Persiani, era giunto nell'Illirico per sedare i tumulti provocati dall'usurpatore Vetranione e quindi passò l'inverno a Sirmium. L'anno successivo Magnenzio giunse a Siscia in Pannonia, per combattere contro Costanzo, ma fu da lui sconfitto a Mursa (attuale Osijek) il 28 settembre 351. Si dice che in quella battaglia di Mursa vi furono 54.000 morti, ben di più dei 40.000 della successiva battaglia di Adrianopoli. Dopo la sconfitta, Magnenzio si rifugiò ad Aquileia, ove trascorse l'inverno. Al momento dell'entrata in città la zecca di Aquileia coniò alcuni splendidi multipli in oro di cui uno porta la legenda LIBERATOR REIPVBLICAE (GORINI 1980, p. 718). L'esito della battaglia di Mursa non fu dunque avvertito localmente - o non si permise che si avvertisse - come una sconfitta.

Nel 352 Costanzo, forza le fortificazioni delle Alpi Giulie (claustra Apium Iuliarum) e si impadronisce di un castello per l'astuzia di un certo Atto, e giunse inaspettato dinanzi Aquileia. Si dice che allora Magnenzio, colto di sorpresa mentre nel circo attendeva alle corse, riparasse con pochi nelle Gallie mentre Aquileia e tutta l'Italia cadevano in potere di Costanzo. Di fatto Magnenzio dovette abbandonare Aquileia fin dal settembre 352, poiché da quella data emette moneta a Treviri e ad Arelate. Il 10 agosto 353 Magnenzio, ridotto alla disperazione, si diede la morte insieme con il suo cesare (e fratello) Decenzio lasciando Costanzo unico imperatore.

Echi delle vicende tormentate di questo periodo ci giungono da due documenti epigrafici del Friuli. Uno, un miliare da Porto Nogaro, ora al Museo di Udine, in lode di Magnenzio (S.L, 1063 = I.A., 2900), ci informa sulla sua cura per le strade, essenziali per il controllo del territorio e il rapido spostamento delle truppe. Al tempo dopo la sua sconfitta è stato attribuito un frammento di iscrizione del museo di Aquileia che ricorda Costanzo come vincitore e trionfatore (CIL, V, 859 I.A., 459).

Anche dei soldati agli ordini di Magnenzio ad Aquileia è rimasta qualche traccia epigrafica. Di grande interesse a questo proposito è la così detta epigrafe del refrigerium (AE 1982, 383 = I.A., 2913 cfr. FRANZONI 1987, n. 22; Milano capitale 1990, pp. 303~304) datata al 28 luglio 352, posta per un defunto natus in Dardania (formula che ricorre altre volte nelle iscrizioni di Aquileia). Egli dunque proveniva dalla Mesia (oggi Serbia), da cui venivano altri soldati noti dalle epigrafi aquileiesi del IV sec. (sui problemi generali si veda SPEIDEL 1990). 1 Moesiaci del IV sec. furono istituiti al tempo di Costantino Magno unendo reparti della Legio IV Flavia (già di stanza a Singidunum) e VII Claudia. Ad Aquileia esisteva fin dal periodo tetrarchico un reparto della legione XI Claudia. Un soldato, probabilmente cristiano, della legione XI Claudia fu sepolto alla Beligna (LA., 2924). Ora i nostri soldati, che riteniamo almeno in parte agli ordini di Magnenzio, sepolti a lutizzo, offrono un nuovo importante contributo alla conoscenza di un periodo estremamente complesso e ricco di futuri sviluppi quale è il quarto secolo d. C. in Friuli.