STUDIO ANTROPOLOGICO DEI REPERTI SCHELETRICI UMANI RINVENUTI NEL CENTRO ABITATO DI CODROIPO  
Licia Usai

ota introduttiva

Il materiale scheletrico umano in studio proviene da tre zone del centro abitato di Codroipo: Piazzetta Marconi (scavo del 1995), Piazza Garibaldi (scavo del 1994) e Viale Duodo - Casermetta "Moro" (scavo del 1994). Solo per il primo sito l’autore ha collaborato allo scavo curando il recupero specialistico degli scheletri e gli aspetti di antropologia tafonomica; per gli altri due il materiale osseo è stato rinvenuto nel corso di lavori edili e quindi recuperato e affidato successivamente per le analisi antropologiche.

Metodologia di studio

Il materiale è stato sottoposto al restauro per permettere, quando possibile, il rilievo dei caratteri antropologici. I caratteri metrici e morfometrici relativi al cranio e al post craniale sono stati rilevati applicando i metodi descritti da Martin e Saller (1956-59) e Hug (1940); per quelli morfologici, discreti ed ergonomici ci siamo basati su vari lavori di diversi autori citati nel testo, con lo scopo di evidenziare, quando possibile, non solo i tratti propri di ogni soggetto, ma anche i caratteri che accomunano o meno gli individui tra loro.

La diagnosi di sesso è stata effettuata, quando possibile, sulle ossa del bacino e sul cranio in base ai parametri riportati da Ferembach (e altri 1979), da Novotny (1975) e da Schulz (1930); per gli adulti l’età modale alla morte in anni è stata assegnata osservando i caratteri del bacino e del cranio (Miles 1963; Ubelaker 1978; Ferembach et alii 1979; Brothwell 1981), per gli individui giovanili l’età stata determinata in base alla maturazione dentaria e alla lunghezza delle diafisi delle ossa lunghe (Stloukat, Hanakowa 1978), quando non è stato possibile effettuare la diagnosi in anni si è adottata la classificazione dell’età in periodi secondo il metodo di Vallois (1960).

I reperti rinvenuti in Piazzetta Marconi

Durante la campagna di scavo dell’estate 1995 sono state rinvenute due sepolture probabilmente riferibili al periodo longobardo. Gli scheletri, al momento del ritrovamento, si presentavano in buono stato di conservazione ed erano deposti in tombe singole.

Sepoltura 1

La tomba era delimitata da ciottoli in corrispondenza del distretto cranico e toracico. Lo scheletro era deposto in decubito dorsale con il cranio leggermente rialzato e ruotato verso sinistra. Si osserva la stretta connessione dell’articolazione temporo-mandibolare che, insieme al mantenimento dell’anatomica rotazione del primo tratto cervicale della colonna, testimonia come la posizione del cranio, al momento del ritrovamento, sia quella originaria di deposizione. L’arto superiore sinistro era lungo il fianco con l’avambraccio e la mano sopra l’addome; in particolare si può osservare che l’omero è dislocato medialmente nel torace e presenta all’osservazione, come anche il radio e l’ulna, la faccia posterolaterale. Tale posizione è dovuta allo spostamento post mortem dell’arto che nel cadavere era deposto sul bordo rialzato della fossa; una volta libero dai tessuti molli esso è caduto medialmente all’interno della stessa, ruotando di circa 180°; questo spostamento è stato possibile probabilmente per la formazione di uno spazio liberato dalla decomposizione di un sudario (costituito forse da tela pesante). Alcuni metacarpali e falangi della mano sinistra si rinvengono notevolmente dislocati tra i femori e le tibie per la pendenza del terreno e per possibili fenomeni di flottazione. L’arto superiore destro è leggermente flesso al gomito, la mano è posta lateralmente al coxale; le clavicole sono parallele alla colonna vertebrate e delle coste rimane in connessione la porzione posteriore (l’anteriore risulta asportata post mortem); esse sono state bloccate dalle pareti laterali della fossa. I coxali sono slittati all’indietro, il movimento è rimasto all’interno dello spazio liberato dalle masse muscolari dei glutei, forse bloccati dai bordi della fossa; gli arti inferiori sono distesi e i piedi sono stati asportati post mortem.

La posizione delle clavicole, delle coste e del bacino evidenzia dei fenomeni di compressione laterale dovuti alla fossa stretta a fondo concavo. Per la struttura della fossa è probabile che chi ha deposto il cadavere lo abbia fatto tenendolo sotto le ascelle e per le caviglie.

La decomposizione è avvenuta in uno spazio pieno; il parziale dislocamento delle ossa delle mani potrebbe essere spiegato con la formazione di uno spazio vuoto creato dalla decomposizione di un probabile sudario di tessuto rigido o di altra natura del quale non si è trovata traccia.

Lo scheletro è riferibile ad un individuo di sesso femminile di 20-25 anni. Per la consistenza del materiale si rimanda alla silhouette (fig. 1).

Studio antropologico

Sul cranio e sul postcraniale si sono rilevati, quando possibile, i caratteri morfometrici, morfologici, discreti ed ergonomici.

Secondo la definizione di Hug (1940) basata sui valori dei diametri e quella che si evince dai relativi indici, il cranio è mediamente lungo e stretto (indice di dolicocrania) con fronte tendenzialmente divergente, le orbite sono leggermente basse e il naso stretto e alto. La capacità cranica è di 1216,12 cc. al basion (metodo di Pearson).

Per quanto riguarda i caratteri morfologici in norma superiore la forma è ovoide con fenozighia; in norma laterale la volta cranica è pianeggiante e l’occipite è ovoide; in norma posteriore il contorno è a casa.

Per l’analisi del postcranio sono stati considerati quei caratteri che maggiormente evidenziano il modellamento osseo dovuto ad un intensa attività di tipo biomeccanica. L’indice di robustezza dell’omero evidenzia una simmetria tra lato destro (euribrachico) e quello sinistro (platibrachico); l’indice pilastrico del femore è debole nel destro e nullo nel sinistro, quello merico indica platimeria per entrambi i lati; l’indice cnemico della tibia è di euricnemia.

In generate la robustezza delle ossa del postcraniale attesta una prevalenza del valori medio-alti, questo potrebbe indicare che l’individuo in studio fosse impegnato in attività fisiche relativamente impegnative.

Questo si evince anche dall’osservazione delle inserzioni muscolari relative sia all’arto superiore, dove risulta evidente quello per il bicipite, deputato alla flessione del braccio e sia quelle dell’arto inferiore, dove si evidenzia l’inserzione del grande gluteo nel femore, molto importante nel mantenimento della stazione eretta e nella deambulazione.

La statura (nel vivente) è stata calcolata con la formula di Trotter e Glaser (1977) per i bianchi, il valore medio è di 164,5 che rientra tra quelli considerati medio-alti nelle popolazioni moderne europee (Martin, Salter 1959).

Confronto con popolazioni sincrone

Per il confronto si considerano i soli caratteri metrici e morfometrici relativi al cranio, vengono utilizzati, per l’analisi multivariata di Penrose (1954) almeno 10 valori delle misure craniche non correlate fra loro se non debolmente.

Il confronto è stato possibile con i campioni longobardi di Lovaria, Udine (dati personali inediti), Centallo, Cuneo (Bedini et alii 1997), Castel Trosino, Ascoli Piceno (Kiszely 1971) e La Selvicciola, Viterbo (Sperduti et alii 1995).

Sono da considerarsi come appartenenti alla popolazione di confronto gli individui in cui il valore del c2 è vicino a quello dei gradi di libertà (GL) (Thoma 1978); ne consegue che se il valore della probabilità P è grande (>5%) i due campioni confrontati sono da ritenersi appartenenti allo stesso universo, se il valore della probabilità P è piccolo (_5%) sicuramente essi sono tra loro lontani (almeno per i caratteri metrici).

I risultati dell’indagine sono riportati nel seguente prospetto:

c2 distanza di forma GR P

Codroipo sep. 1 con Il campione di

Lovaria 19,65 1,6815 8 <2%

Centallo 41,50 3,1958 9 <0,1%

Castel Trosino 20,74 1,7744 8 <1%

La Selvicciola 52,19 4,0190 9 <0,1%

Dai dati sopra indicati il cranio si discosta metricamente da tutti i campioni, in maniera minore dal gruppo di Lovaria e Castel Trosino e maggiormente da quello di Centallo e La Selvicciola. Questo potrebbe indicare che l’individuo in studio non sia da riferirsi al gruppo longobardo, ma che esso fosse un rappresentante della popolazione autoctona sulla quale si inserirono i gruppi umani allogeni di stirpe nordica (i Longobardi); del resto anche i dati archeologici non indicano la certa attribuzione della sepoltura al periodo longobardo.

Patologie ossee e dentarie

Le analisi paleopatologiche non hanno evidenziato sullo scheletro e sui denti segni di malattie o traumi ossei; da questo è verosimile ritenere che la causa di morte, considerando la giovane età dell’individuo, sia da riferirsi ad un evento patologico acuto di vario genere che non ha interessato l’apparato scheletrico.

Sepoltura 2

Lo scheletro, parzialmente asportato post mortem, è deposto in decubito dorsale; rimane solo parte del cranio, i cinti scapolari, il tratto cervicale e toracico della colonna vertebrate e l’omero destro.

Il cranio è stato rinvenuto ruotato sul lato destro. Questa posizione è secondaria a uno spostamento tafonomico in quanto la porzione di mandibola era caduta anteriormente e le vertebre cervicali erano notevolmente dislocate rispetto alla rotazione anatomica osservabile nel caso di una giacitura originaria e intenzionale della testa del cadavere su un fianco; in particolare l’atlante mostrava al momento del ritrovamento l’arco posteriore e l’epitrofeo era spostato lateralmente a sinistra. L’omero era parallelo alla colonna.

Per la consistenza del materiale si rimanda alla silhouette (fig. 3). Lo scheletro è riferibile ad un bambino di circa 6-8 anni.

Patologie ossee e dentarie

Sullo scheletro, a livello della clavicola destra si osserva una frattura completamente risolta in corrispondenza della parte mediana del corpo. Si ritiene sia da riferire a un trauma subito nei primi anni di vita; non si può escludere anche che possa essere una frattura ostetrica all’atto della nascita. Purtroppo la mancanza delle ossa dell’arto superiore sinistro vieta il confronto per lo sviluppo volumetrico tra l’omero destro e il sinistro; infatti il primo dovrebbe risultare iposviluppato rispetto al secondo poiché, in situazioni di frattura della clavicola durante il parto, il trauma limita la funzionalità e il movimento del braccio e quindi anche il modellamento osseo conseguente all’impegno muscolare.

Sui denti (incisivi superiori e inferiori definitivi) è stata osservata una diffusa presenza di linee di ipoplasia sullo smalto, insorte tra il secondo e il quarto anno di vita. Tale patologia è legata principalmente a deficit nutrizionali o a stati patologici avvenuti in età infantile e si manifesta con un arresto della deposizione dello smalto durante lo sviluppo del dente (amelogenesi); questi stati di stress rimangono documentati per tutta la vita dell’individuo.

I reperti rinvenuti in Piazzetta Garibaldi

Nel 1996 e 1997 il dott. Maurizio Buora mi consegnò, per le analisi antropologiche, alcuni reperti scheletrici, probabilmente di epoca longobarda, rinvenuti durante dei lavori stradali nell’area della Piazza Garibaldi al centro di Codroipo nel 1994.

Durante il ritrovamento non è stato possibile distinguere le individualità scheletriche in quanto, a parte per un solo individuo quasi completo, gli altri resti erano in giacitura secondaria, probabilmente disturbati da lavori urbani effettuati, nella stessa area, negli anni precedenti.

Lo studio ha permesso di riferire i ritrovamenti scheletrici a 5 individui di cui segue una breve descrizione:

Individuo 1

Lo scheletro, anche se frammentario, ha rappresentati tutti i distretti scheletrici, per questo si ritiene che sia riferibile ad una deposizione primaria, non disturbata precedentemente e intercettata dalla ruspa durante i lavori del 1994.

Cranio: quasi completo; non è stato possibile il restauro con il riassemblaggio degli elementi cranici e il rilievo dei caratteri metrici e morfometrici in quanto questo distretto presenta una deformazione post mortem.

Gabbia toracica: sono presenti tutte le vertebre cervicali, alcuni frammenti delle toraciche e una lombare; numerose porzioni di coste.

Cinto scapolare: si ritrovano entrambe le clavicole e parte delle scapole.

Arti superiori: gli omeri, i radii e le ulne non sono completi; in particolare il radio sinistro presenta le epifisi non ancora saldate alla diafisi, questo indica che l’accrescimento delle ossa non era completo.

Cinto pelvico: dei coxali si ritrova solo la porzione dell’ala iliaca.

Arti superiori: i femori, le tibie e le fibule non sono completi; anche queste ossa presentano i segni di incompleto accrescimento osseo.

Lo scheletro è riferibile a un individuo maschile di 19-20 anni.

Studio antropologico

È stato possibile rilevare solo alcuni dei caratteri antropologici relativi al postcraniale: per l’omero il grado di schiacciamento della diafisi attesta l’euribrachia (indice = 80,6) e le impressioni muscolari del bicipite e del deltoide non sono evidenti, l’ulna è eurolenica (indice = 97,1) cioè presenta un minimo appiattimento latero-laterale dell’estremità prossimale della diafisi; per quanto riguarda l’arto inferiore il femore presenta un pilastro medio (indice = 111,9) e l’indice merico indica platimeria per entrambi i lati (indice = 77,4 nel d. e 71,5 nel s. ) mentre la tibia presenta un indice di euricnemia (indice = 81,1 nella d. e 87,6 nella s. ); le inserzioni muscolari non sono particolarmente evidenti. Si ricava complessivamente il quadro di un individuo con apparato scheletrico relativamente gracile e poco impegnato in attività fisiche intense; è probabile, data la giovane età, che fosse debilitato da una patologia non scheletrica tanto da limitarne l’impegno in mansioni lavorative pesanti.

Patologie dentarie

Si segnala la presenta di ipoplasia dello smalto localizzata sugli incisivi e canini superiori e inferiori, insorta a 2 anni di vita del soggetto.

Per gli altri resti scheletrici rinvenuti in questo sito, che non risultavano in giacitura primaria, ma già interessati da precedenti rimaneggiamenti, è stato fatto il calcolo del numero minimo degli individui rappresentati, in base alle possibili associazioni tra le ossa controlaterali, alla presenza di ossa omolaterali e di quelle che si presentavano non ancora completamente ossificate o di alcune, già ossificate, ma visibilmente di minor volume e più gracili delle altre.

Individuo 2

È rappresentato da:

Arti inferiori: sono presenti dei frammenti di entrambe le diafisi di femore, tibia e fibula, l’astragalo e il calcagno sinistri e due metatarsali.

I pochi resti sono riferibili ad un individuo adulto di sesso non determinabile.

Individuo 3

È rappresentato da:

Arti superiori: riconoscibili un frammento di omero di incerta lateralità.

Cinto pelvico: l’osso pubico destro, non saldato alle altre due ossa del coxale. Arti inferiori: sono presenti solo un frammento di diafisi femorale e tibiale del lato sinistro.

I resti sono riferibili ad un individuo giovane di un’età inferiore ai 15 anni.

Individuo 4

È rappresentato da:

Arti superiori: una falange.

Arti inferiori: si riconoscono due frammenti di diafisi tibiale e di fibula di incerta lateralità e un osso del tarso.

I resti sono riferibili ad un individuo adulto di sesso non determinabile.

Individuo 5

È rappresentato da:

Gabbia toracica: si distinguono alcuni archi, non saldate al corpo, di vertebre lombari e frammenti di coste.

Arti superiori: rimane 1/2 prossimale d’ulna destra con epifisi in accrescimento.

I pochi resti sono riferibili ad un bambino di circa 3-4 anni.

I reperti rinvenuti in Viale Duodo

Casermetta Moro

I resti scheletrici, consegnati all’autore nel 1997, sono stati ritrovati nel 1994 durante del lavori edili; essi si presentavano privi di connessione e notevolmente rimaneggiati. Dopo il restauro sono state effettuate, quando possibile, le associazioni tra ossa omologhe e calcolato il numero minimo degli individui rappresentati; segue un breve elenco del materiale.

Calvario quasi completo, manca la parte sinistra del frontale, non sono integrabili i due temporali, un frammento di parietale destro e di occipitale, la faccia è completa con lo zigomatico destro non integrabile; mandibola priva di processi coronoidei e dei condili.

L’esame odontologico ha evidenziato la perdita intra vitam del primo e del secondo molare mascellare di destra, la presenza di formazione di un deposito di tartaro sui denti anteriori (incisivi e canini) sia mascellari che mandibolari, inoltre si riscontrano quattro carie non penetranti rispettivamente sul secondo premolare mascellare di destra, sul primo molare sinistro e sui secondi molari mandibolari. Il calvario e la mandibola sono riferibili ad un individuo maschio di circa 20-25 anni.

Tre frammenti non integrabili di frontale, frammento di temporale destro; ramo mandibolare destro.

Il materiale è riferibile ad un individuo adulto-giovane probabilmente di sesso femminile.

Cinque frammenti non integrabili di frontale; frammento destro del corpo della mandibola.

L’analisi dei denti in situ (canino, primo e secondo premolare e primo molare) evidenzia linee di ipoplasia sul canino e sul primo premolare insorte tra i 2 e i 3 anni di vita, in particolare sul canino di osserva inoltre la presenza sulla superficie del dente di un solco ben definito riferibile ad un arresto di deposizione dello smalto dovuto ad un episodio carenziale più grave del precedente, insorto dopo i 3 anni di vita del soggetto. È presente una carie penetrante sulla superficie occlusale del primo molare.

I resti sono riferibili ad un individuo di sesso non determinabile di circa 20 anni.

Per i distretti del postcraniale non è stata possibile un’associazione certa con i crani sopra descritti.

Gabbia toracica: numerosi frammenti di coste, 7 vertebre cerviali, 11 toraciche, 2 lombari e sterno riferibili ad un unico individuo. Prima vertebra sacrale di giovane;

Cinto scapolare: clavicola destra e sinistra e scapola destra e sinistra non complete riferibili ad un individuo adulto di sesso maschile; si nota la robustezza delle clavicole (in valore dell’indice è di 27,5) e l’evidente inserzione del muscolo grande pettorale e succlavio.

Clavicola destra con estremità mediale in accrescimento e scapola sinistra frammentaria riferibile ad un individuo probabilmente maschile, data la robustezza della clavicola (indice = 28,9), di età inferiore ai 22 anni.

Porzione mediale di clavicola destra e frammento di scapola di incerta lateralità riferibile ad un individuo giovanile.

Arto superiore: omero destro e sinistro mancanti di epifisi prossimale, ulna sinistra priva di epifisi distale e radio sinistro riferibili ad un adulto di sesso maschile; dal radio è possibile calcolare la statura sul vivente che è di 177,29 cm. Omero sinistro riferibile ad un adulto di sesso maschile; si ricava una statura di 172,7 cm.

Omero sinistro privo di epifisi distale e due frammenti non integrabili di diafisi di omero destro riferibili ad un individuo adulto di sesso maschile. Frammenti di diafisi di omero destro e sinistro e frammento di diafisi di radio di incerta lateralità riferibile ad un adulto giovane di sesso femminile.

Sono presenti inoltre una diafisi di radio e ulna sinistra riferibili ad un adulto di sesso maschile e 1/2 prossimale di ulna sinistra con frammento di diafisi di radio destro e sinistro riferibili ad un adulto di sesso maschile, 4 metacarpali e 2 falangi; questi resti potrebbero essere associate agli individui sopra distinti, ma che comunque non danno indicazione della presenza di ulteriori individui.

Cinto pelvico: coxale sinistro privo di pube, di cresta iliaca e di parte dell’ischio riferibile ad un individuo di sesso maschile.

Tre frammenti di ala iliaca destra e un frammento di ischio sinistro riferibili ad un individuo di sesso maschile.

Arti inferiori: 1/3 prossimale di femore destro riferibile ad un individuo adulto di sesso maschile; l’indice di platimena (valore di 83,9) e l’evidente inserzione del grande gluteo indicherebbe un notevole impegno dell’arto nella deambulazione.

Porzione prossimale privo di testa di femore sinistro riferibile ad un individuo adulto di sesso non determinabile; l’indice è di eurumeria (valore di 88,7). Diafisi femore sinistro riferibile ad un individuo adulto di sesso non determinabile; si osserva un pilastro debole (indice = 106,1).

Frammento di diafisi di femore e di tibia di incerta lateralità riferibili ad un individuo adulto di sesso non determinabile; si segnala una lieve periostite sulla tibia come risposta ad un evento patologico infettivo dovuto a traumi ripetuti (Day 1960) e/o a infezione batterica (Manchester 1983).

Sono inoltre presenti una rotula sinistra, un frammento di diafisi di femore di incerta lateralità e 2 metatarsali.

Si può concludere che i resti scheletrici rinvenuti in questo sito possono riferirsi ad almeno 4 individui in quanto presenti, più o meno completi, quattro omeri dello stesso lato (sinistro) di cui tre di sesso maschile (due adulti e uno di 20-25 anni) e uno di sesso femminile (di 20 anni circa).